Serie TV > Wynonna Earp
Segui la storia  |       
Autore: aurora giacomini    30/03/2022    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

12


 



 

Passione, non amore...

“Cosa vuoi dire?”

“La parola passione deriva dal Latino. Per farla breve, significa sofferenza.” Si alzò e si appoggiò al davanzale della finestra, concentrandosi sulla neve che aveva ripreso a cadere. “Quello che Wynonna ha per la scrittura è passione o amore?”

Non so cosa stia succedendo, ma intendo scoprirlo!

“Amore. Il suo è un grande amore per la scrittura”, affermò con convinzione.

“No”, replicò Nicole, “quella è ancora una volta passione.”

Waverly sospirò a disagio. “Va bene, allora non conosco la differenza... Perché c'è una differenza? Si soffre anche per amore, è ovvio!”

“La passione è manifesta in Wynonna: soffre per la sua arte e ne è, allo stesso tempo, gratificata. E' una continua lotta, ricerca... è un continuo cadere e rialzarsi. E' piangere e ridere.” Si voltò verso Waverly: “Quando Wynonna, o uno scrittore in generale compongono i loro testi... nel loro petto non c'è pace, non c'è mai riposo. Lo ripeto, è una lotta continua.” Si sfiorò il petto, e Waverly intravide un'attrice drammatica. “Qui dentro si accende un fuoco, quando siamo preda della passione. Quel fuoco ci divora e ne siamo schiavi. Tendiamo ad abbinare la passione all'erotismo, ma quella è solo una parte, una sua sfumatura: pensa alla passione di Cristo... la sofferenza, la pena.”

Questa donna mi confonde... ma devo ammettere di essere affascinata. Non l'avevo mai vista in questo modo. Non mi ero mai fermata a ragionare sul significato di quella parola, non come forse avrei dovuto.

“Allora cos'è l'amore...? Lo sai, Nicole?”

“Alcuni, in modo molto poetico, hanno preso questa parola ''a-mors'' -amare- dal latino, e l'hanno tradotta come ''senza morte''. Non so cos'è l'amore. Non sarò io a rinchiuderlo in un semplice cerchio. Posso però dirti cos'è l'amore per me. Posso darti solo la mia verità.”

“Dimmelo...”

“L'amore è rassegnazione. L'amore è quando non ha più senso lottare. Non c'è alcuna lotta.” Sorrise. “Questa è la mia definizione... ma io essere umano, come faccio a sapere cos'è davvero l'amore? So di aver amato delle persone, ma ho anche amato degli animali... amo la mia macchina. Sono amori diversi fra loro, ma è pur sempre amore, giusto? Suppongo di sì. Forse l'amore è ciò che più si avvicina al concetto di infinito... qualcosa che gli esseri umani non possono comprendere. Io non sono matematica, io sono umana.”

“Matematica?”

“Sì. La matematica concepisce non solo l'infinito, ma addirittura infiniti... infiniti, e la somma d'essi. Inconcepibile, per un essere umano.”

“Non farò finta di comprendere appieno le tue parole: sono concetti che mi trovo ad affrontare per la prima volta... nel senso, affrontarli in questo modo.”

“Meno male”, sospirò Nicole, “avevo finito gli argomenti e non avrei saputo come continuare.” Rise. “Mi dispiace, a volte comincio a parlare ed è impossibile fermarmi.”

Be', almeno non sembra più sul punto di arrabbiarsi... ammesso e non concesso che si stesse davvero per arrabbiare.

“Posso farti delle altre domande? Riguardano il tuo passato... riguardo al velo di cui parlavi prima. Magari anche riguardo alla morte... ho così tante domande.”

Nicole si rimise seduta al fianco di Waverly.

“Facciamo in questo modo...” Alzò tre dita: “Risponderò a tre domande, poi andiamo all'Happy Break e ci portiamo anche Wynonna. Ha bisogno di uscire da questa casa. La sua energia negativa mi arriva addosso anche da questa distanza. Ci stai?”

Imprevedibile...

“Ci sto. E credo di aver scelto le tre domande...”

“Ti ascolto.”

“Hai parlato di tua nonna... ma i tuoi genitori?”

“Mi hanno abbandonata. Non sopportavano quella vita fatta di sacrifici, fame e freddo. Forse non sopportavano neppure me.”

Mio Dio...! Che cosa orribile!, pensò Waverly. Vorrei chiederle di più su sua nonna, ma non intendo sprecare una domanda...

“Mi dispiace... dico davvero.”

“Lo so.”

“Allora... la mia seconda domanda... C'era la morte, dietro a Henry, vero? E' lei che hai visto...? E' così che lo sapevi. Era uguale... voglio dire, aveva lo stesso aspetto di quando l'hai vista da bambina?”

“Le prenderò come un'unica domanda, e la risposta è una soltanto: sì. Ultima domanda.”

“Che cos'è il velo sottile?”

“C'è un velo che divide i due mondi: il mondo dei vivi e il mondo degli spiriti. Possiamo immaginare questo velo come un tessuto; ogni tessuto ha degli spazi fra le fibre: dei passaggi. Quando questi passaggi vengono attraversati, i due mondi si mischiano. Meglio dire: alcuni spiriti entrano in questo mondo. Sfiorando le labbra di Morte... è stato come se avessi preso un coltello, capisci? Ho fatto un taglio molto grande, così grande che la mia anima si è connessa al mondo invisibile. Ho visto senza morire.”

“Wow...” sussurrò Waverly. “Anche tua nonna, dunque-”

“Ah-ah!” Nicole si alzò. “Alt. Tre risposte per tre domande. Fra poco Wynonna scatenerà l'apparizione di qualcosa che non siamo ancora pronte ad affrontare, troppa negatività. Andiamo.”

Non attese risposta, semplicemente uscì dalla stanza.


 

<)o(>


 

Wynonna seguì Nicole con lo sguardo. La ascoltò salire i gradini. Poi la sentì anche parlare con Waverly, senza afferrare il senso della conversazione, anche se non era difficile immaginarne la natura.

Non ha senso parlare di quella cosa! Non ha senso... è parte del passato, un passato lontano. Molto più lontano di tre settimane. Cazzo, stavo per... Una parte di me stava quasi per parlare di quell'episodio. Volevo farlo.

In casa mia c'è una donna che... che? Parla con i fantasmi? Se è così, non può dir loro di andarsene affanculo e lasciarci in pace? Troppo semplice? Perché le cose non possono mai essere semplici?

Si versò dell'altra grappa.

Devo pensare ad altro, o questo pensiero finirà per farmi perdere la ragione. Forse ho già perso la ragione: ho accettato l'esistenza dei cazzo di fantasmi! Credo di averlo fatto... non lo so. Non sono sicura. Che altro sono, se non fantasmi? Che cazzo ne so! So solo che questa storia finirà col mandarmi al manicomio.

Si alzò, prese la bottiglia e la tazza e si diresse in salotto.


 So come non pensare...

Si mise davanti al PC e si riempì la tazza di grappa. Sapeva che non sarebbe riuscita a scrivere nulla, per il suo romanzo. Leggere, però, era una faccenda diversa.

Una storia leggera... ecco di cosa ho bisogno.

Cercò fra i documenti del PC, e alla fine trovò una storia che sua mamma aveva scritto molti anni prima. Non era mai riuscita a concluderla.

Wynonna aveva ricopiato il foglio -che ora custodiva in un cassetto- su un documento digitale. Si era più volte chiesta se volesse provare a concluderla lei. Aveva deciso di no... l'avrebbe lasciata così. Pura, seppur incompiuta.

Un ricordo. L'ultimo ricordo di sua mamma...


 

«Signor Orso!», esclamò la Signora Orso, poggiando le zampe sui larghi fianchi pelosi, attorno ai quali era legato un grembiule bianco a fiori rosa. «Non puoi poltrire tutto il santo giorno! C'è la legna da tagliare e il tetto non si riparerà da solo!», lo sgridò, agitando il matterello sporco di farina.

«Stavo facendo un sogno, cara», sbadigliò il Signor Orso, alzandosi un po' dalla poltrona rossa in cui era sprofondato ore prima. «Sognavo che avevi fatto la torta di mele. L'avevi fatta usando le Golden Delicius! Quelle che la Signora Topo ha portato ieri.» Annusò l'aria col il suo grande naso nero. «Posso ancora sentirne il profumo!», esclamò, leccandosi il muso.

«La Signora Capra, non la Signora Topo!», lo contradisse, addolcendo un po' la voce. «Sei il solito distratto, caro! E la torta esiste davvero, non solo nei tuoi sogni! Ho lavorato tutta la mattina, mentre tu russavi come un orso! E' in forno, sarà pronta per pranzo.»

Il signor Orso


Si conclude così...

Svuotò la tazza. Ormai era ubriaca.

Quanto vorrei che la mamma fosse ancora qui. Quanto vorrei poter ascoltare ancora la sua voce, sentire il calore del suo abbraccio. Era così dolce quando ci leggeva le storie... lei era dolce sempre.

Mi manca tanto...

Vorrei essere di nuovo una bambina... i bambini hanno i genitori, o comunque degli adulti, che si prendono cura di loro, che risolvono i problemi. Io sono adulta, ma non sono sicura di saper risolvere i miei problemi. Forse, nonostante io sia divenuta a mia volta un adulto, ho ancora una visione infantile dello status. Forse penso ancora che gli adulti sappiano sempre cosa fare, penso che abbiamo tutte le risposte, che sappiano muoversi agilmente nel mondo. Non è così. Siamo solo dei bambini con un bagaglio di esperienze più grande, con una maturità differente... non per forza migliore di quella di un bambino: a volte siamo davvero ottusi, ci rifiutiamo di vedere.

Gli adulti non sono un prodotto finito. Siamo l'evoluzione del prototipo, rappresentato dai bambini. Siamo ciò che che non sarà mai completo, è questo a farci soffrire, forse. La consapevolezza di avere ancora tutto da imparare, la consapevolezza di non poter sapere tutto. La delusione di esserne finalmente consapevoli.

Sono una donna adulta, eppure, ora più che mai... le mie paure assomigliano a quelle di un bambino.

Non sono debole, so di non essere debole! Ho portato avanti questa casa, questa famiglia tutto da sola. Ho imparato a pagare le bollette, a far tornare i conti. Ho imparato un mestiere... ho imparato ad essere adulta e prendermi le mie responsabilità. Il punto è che non voglio farlo... ma lo faccio lo stesso. Perché questo è quello che fanno gli adulti: fanno ciò che va fatto, non ciò che vogliono.

C'è chi adulto non lo è mai diventato... sussurrò una vocina nella sua testa.

Sta' zitta!, ordinò. Non voglio ascoltarti!

“Non voglio...” mormorò, prendendosi la testa fra le mani.

Perché tu sei adulta, Wynonna? Perché tu hai potuto conoscere il mondo, invece lei no...?chiese ancora la voce.

“Non farlo... non ora! Non ora!”

Lei non ha mai conosciuto il bacio di un uomo o di una donna. Non ha neppure avuto il tempo di capire chi o cosa avrebbe potuto renderla felice. Mr. Teddy non conta, se te lo stai chiedendo, continuò. Ovatta e bottoni non possono sostituire carne e occhi.

“Perché mi stai facendo questo...?” mugugnò.

Non te lo meriti? E' questo che pensi?

“Lasciami in pace!”

“Wynonna...” La voce di Nicole. “Va tutto bene, ma non puoi fare così, capito? Non possiamo permettercelo.”

Alzò gli occhi color ghiaccio per incontrare quelli nocciola di lei.

“E' colpa tua...” ringhiò. Afferrò la tazza vuota. “E' colpa tua!” E la scagliò contro Nicole.

La donna riuscì ad evitare l'oggetto, quello che non riuscì ad evitare furono le mani di Wynonna. La afferrò per la camicia e la spinse, senza mai mollarla, verso il divano.

“Non toccarmi... non toccarmi, ti prego...” annaspò Nicole. “Lasciami andare, ti pre-” Il retro delle ginocchia scontrò il divano e lei cadde all'indietro. Trascinando anche Wynonna.

“Wynonna, non posso sopportarlo... ti prego-”

Le mani della donna dai capelli neri si strinsero attorno alla sua gola, mozzando la frase.

“E' colpa tua!”, le urlò. “Perché hai dovuto riportalo alla luce?!”

Nicole non lottò: era paralizzata dall'ira e dal dolore dell'altra donna che, miste all'ossigeno che non riusciva più a nutrire il cervello, la stavano trascinando nel limbo a cui già una volta era sfuggita.

“Wynonna!”

Non fu l'urlo di Waverly a riportare Wynonna in sé, furono gli occhi terrorizzati e iniettati di sangue di Nicole, uno dei quali era circondato da un alone violaceo.

“Non sono una persona violenta...” mormorò, staccandosi da Nicole. “Non sono questo...” disse, lasciandosi cadere a terra.

Anche Nicole cadde a terra, tossendo e annaspando alla ricerca d'aria.

Waverly avrebbe voluto muoversi, correre da Nicole e aiutarla.

Non poteva muoversi.

Un senso di disperazione, freddo e follia le copriva le spalle come un mantello fatto di dannazione e oscurità. La inchiodava.

“Scappa!” rantolò Nicole, riuscendo a rimettersi in piedi. “Esci subito da qui!” urlò, tossendo. “Va' fuori! Mi occupo io di Wynonna!”

Questa sensazione orribile alle mie spalle... Nicole così spaventata...

Waverly si voltò lentamente, aveva capito che c'era qualcosa, alle sue spalle.

Quello che vide non aveva molto senso. Forse non ne aveva alcuno. Una forma umanoide volteggiava dietro di lei. Era nero come il petrolio ed evanescente come vapore. Ma era reale, era dannatamente reale!

Urlò e scappò verso la porta, finalmente libera di muoversi. Ma non varcò la soglia: non voleva abbandonare Wynonna e Nicole.

“Nicole!”, gridò disperata, quando si accorse che la cosa mirava a sua sorella e alla donna dai capelli rossi.

Lo spettro si muoveva rapidamente. Se avesse deciso di procedere in linea retta, le avrebbe già prese, ma... si muoveva a zig-zag per il salotto. Sembrava quasi rimbalzare su pareti invisibili come la pallina di un flipper. Il suo modo di fare aveva un che di veramente disturbante, poiché non rispettava nessuna legge fisica. Nessuna legge di questo mondo... Non era di questo mondo.

“Scappa!”, gridò di nuovo Nicole. Afferrò Wynonna -che continuava a ripetere di non essere una persona violenta o cattiva- e la tirò per un braccio. La sollevò di peso. In una situazione normale, il suo corpo esile non le avrebbe mai permesso di sollevare una donna adulta. Quella era la magia dopante dell'adrenalina.

Nicole trascinò Wynonna fino alla porta, dove Waverly ancora esitava.

Finirono tutte e tre nella neve.


“Siamo al sicuro...” sospirò Nicole, chiudendo la portiera.

Erano entrate tutte dentro la macchina rossa, anche se nessuna di loro ricordava come. Era successo tutto troppo in fretta.

“State bene?”, chiese a Wynonna, seduta accanto a lei sul sedile del passeggero, e a Waverly, che occupava un sedile posteriore.

“Non volevo fare quello che ho fatto...” singhiozzò Wynonna. “Non volevo farti del male... non voglio fare del male a nessuno...”

“Lo so”, garantì Nicole. “Lo so, Wynonna. Sei sconvolta e ubriaca.”

Non voglio sapere cosa sarebbe successo se si fosse accorta di quella cosa... pensò Waverly. Forse è meglio che sia così ubriaca... anche io vorrei essere ubriaca, al momento.

Wynonna si artigliò alla coscia di Nicole, che si irrigidì violentemente.

“Non volevo farti del male...”

“Ho capito, Wynonna...” mugugnò. “Ho capito, ti credo... ma ora togli le mani da lì, ti prego. Ti perdono, okay? Ho già dimenticato tutto, ma ora smettila di toccarmi...!”

Wynonna liberò la coscia di Nicole. Mise i piedi sul sedile e nascose la faccia tra le ginocchia. Solo una donna con una certa elasticità, corporatura e altezza poteva riuscirci.

“Silenzio!”, sbottò Nicole, girandosi verso i sedili posteriori. “Che cazzo!” Probabilmente c'erano ancora dei rimasugli dell'energia negativa di Wynonna, in lei: quello scatto d'ira non le s'addiceva per nulla.

“Non ho emesso neanche un fiato...” mormorò Waverly, spaventata.

“Perdonami...” sussurrò, voltandosi di nuovo verso il parabrezza. “Non era rivolto a te...”

Mio Dio! Lo sapevo! In questa macchina c'è un fantasma!

“Va tutto bene... Grazie per... non lo so... tutto quanto...”

“Andiamo...” Mise in moto la macchina. “Abbiamo tutti un gran bisogno di caffè... e di una ciambella.”

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Wynonna Earp / Vai alla pagina dell'autore: aurora giacomini