Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    30/03/2022    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La 5oo rossa si fermò nel parcheggio posteriore dell'Happy Break, sotto lo stesso lampione della sera prima. Ancora una volta ospitava due sole macchine. Gli affari non andavano molto bene a causa delle nevicate.


 Il calore e l'odore caratteristico della tavola calda avvolsero le tre donne.

“Mi piace quando non c'è nessuno”, affermò Wynonna, dirigendosi verso uno degli ultimi tavoli, seguita da Nicole e Waverly.

Waverly prese posto accanto a Wynonna, Nicole si mise dall'altra parte.

Rimasero in silenzio.

Quel silenzio fu rotto dalla voce di Katie.

“Le mie ragazze preferite riunite qui!”, esclamò, emergendo dalla cucina e percorrendo lo stretto corridoio fra il bancone di alluminio e i tavoli. Si accigliò immediatamente quando vide il volto di Nicole: “Chi ti ha fatto l'occhio nero? Chi ha osato picchiare il mio angelo?”

Wynonna alzò la mano: “Qui la colpevole. E' stato un incidente, a mia discolpa...”

“Confermo”, disse Nicole, “è stato un incidente.” Conosceva bene il fuoco che poteva scoppiare nel petto di Katie. Inoltre non voleva che la cosa continuasse a pesare su Wynonna. “Almeno ora il mio volto ha un po' di colore”, rise.

“Wynonna Earp...” brontolò Katie. “Non si può lasciarvi da soli un momento, voi giovani!” Le sorrise, nonostante il tono un po' brusco. “Sei uscita dalla tana, finalmente! Sono settimane che non fai vedere quella tua faccia da faina! Come procede il tuo lavoro?”

“A rilento...” ammise. “Ho bisogno di un caffè, un'aspirina e... sì, anche di un pacchetto di sigarette. Le vendi ancora, vero?”

“Che brutto vizio...” borbottò Katie, “non puoi avere un po' di amore per i tuoi polmoni?”

“Di qualcosa dobbiamo pur morire... Ho scelto una morte lenta e quasi indolore. Sempre che qualcos'altro non mi uccida prima...” mormorò.

“Sciocchezze!”, esclamò; poi si rivolse a Nicole e Waverly: “Cosa vi porto, angeli?”

“Sono venuta qui col preciso intento di avere le tue meravigliose ciambelle”, le sorrise Nicole. “Caffè e ciambelle, per favore.”

“Per te, zucchero?”

“Lo stesso per me, grazie”, disse Waverly, sorridendole.

“Allora. Caffè, ciambelle. Aspirina e sigarette per la faina, qui”, riassunse Katie.

“Perché mi chiami così?”, sbottò Wynonna. “Avevi smesso anni fa... E anche io voglio del caffè!”

“Perché la tua faccia mi ricorda il muso di una faina”, rispose ridendo. “Ora quella di un roditore traumatizzato... Avete tutte delle facce traumatizzate, pensandoci. Che cosa sta succedendo alla tenuta degli Earp?”

“Ho una bellissima faccia...” brontolò Wynonna. “Bella ed espressiva. Umana!”, puntualizzò.

“Di tutto, Katie”, rivelò Nicole, “sta succedendo di tutto. Ma troveremo una soluzione.”

“La situazione è seria, dunque?”

“Molto”, confermò. “Non so quanto le ragazze vogliano svelare, ma posso dire che è qualcosa di grosso.”

“Puoi parlare liberamente, Nicole”, disse Wynonna, “Katie è della famiglia.”

“Vi conosco da quando portavate ancora il pannolino!”, confermò Katie. “Torno subito. Poi mi racconterete cosa sta capitando!”

Ripercorse a ritroso il corridoio e sparì nella cucina.

“Da quanto conosci Katie?” volle sapere Wynonna.

“Qualche anno”, rispose Nicole. “Ogni volta che mi capita di passare vicino a Purgatory, mi fermo qui.”

“Aspetta un momento... Mi ricordo che si diceva che l'Happy Break fosse infestato. Non presi sul serio le voci, ma ora...”

“Erano voci vere, ovviamente. Katie scelse me per avere aiuto. Abbiamo costruito un bel rapporto, credo.”

“E' ancora infestato?”

“Ovviamente, come ogni luogo su questa Terra. Ma non ci sono più state manifestazioni ostili.”

“Pat è ancora qui? Perché è di lei che stiamo parlando, vero?”

Wynonna sa di Pat? Questo nome è uscito ieri sera, quando Nicole... pensò Waverly.

“E' ancora qui”, annuì. “Ma è innocua... quando non mi attraversa.”

“Chi era Pat?”, chiese Waverly. “Perché non so di cosa state parlando?”

“Patrizia Holegrave, ricordi?”, iniziò Wynonna. “La senzatetto che rovistava in tutti i cassonetti della città. E' morta nel vicolo qui dietro.”

“Mio Dio!”, squittì Waverly. “Non l'avevo più vista... ma non sapevo fosse morta... Com'è successo?”

“Hanno parlato di cibo avvelenato; probabilmente veleno per topi.”

“Che modo orribile di morire...”

Nicole si appoggiò allo schienale. “Pat pensava fosse stata Katie ad avvelenare gli scarti, per farla smettere di rovistare nel suo cassonetto. Le rendeva la vita impossibile, a causa di questa convinzione.”

“Katie non farebbe mai una cosa tanto crudele. Non lo farebbe neppure se si fosse trattato di topi...” affermò Waverly, che conosceva bene la donna.

“Infatti non fu colpa sua. Alla fine sono riuscita a farlo capire anche a Pat”, spiegò Nicole.

Waverly concentrò l'attenzione sulle sue stesse mani. “Nicole... quello che è successo ieri sera... insomma...”

“E' il suo modo di darmi in benvenuto”, sorrise. “E' il suo modo.”

Wynonna sospirò. “Vi prego, basta parlare di morti...” Si voltò verso Waverly: “Dammi un abbraccio.”

Waverly corrugò la fronte. 

Che cos'ha Wynonna con gli abbracci, oggi?

“Certo...”

Nicole sorrise. Vide il viso di Wynonna rasserenarsi e sentì che la sua anima si faceva più tranquilla.

Wynonna non lasciò andare Waverly fino al ritorno di Katie.

“Ecco qui...” Appoggiò il vassoio col caffè e una scatola di aspirine. Dalla tasca del grembiule tirò fuori anche un pacchetto di sigarette. “Che brutto vizio”, ribadì, poggiandole accanto a Wynonna. “Ora vi porto anche le ciambelle.” E tornò verso la cucina.

“Esco a fumare”, disse Wynonna, prendendo il pacchetto. “Vuoi venire con me, Nicole?”

“Magari dopo”, le sorrise. “Va' pure fuori mentre io spiego, si fa per dire, a Katie quello che succede a casa. Così non dovrai assistere, va bene?”

“Mi piaci, rossa.” Si alzò e mirò alla porta.

Waverly attese qualche secondo, poi: “Il comportamento di Wynonna... insomma, sei stata tu?”

“Ti riferisci agli abbracci, immagino.” Sorrise e aprì le braccia: “Ne vuoi uno da me?”

Questa donna è assurda. Assurda e imprevedibile!

“Sì...” mormorò quasi senza rendersene conto.

Nicole sorrise. Si alzò e si mise in mezzo al corridoio, con le braccia aperte.

“Vieni...”

Faceva sul serio... Mio Dio, il cuore mi martella nel petto...

“Okay...” Anche lei si alzò; si avvicinò a Nicole e le mise la braccia attorno ai fianchi. In risposta, Nicole le mise una mano sulla nuca -un gesto molto protettivo- e l'altra sulla schiena.

Il suo cuore è così calmo... mentre il mio sta impazzendo. Aumentò leggermente la forza della stretta. Quanto mi piace questa sensazione. Quando mi piace il suo calore, il suo odore. Posso sentire i suoi muscoli e le sue ossa attraverso la camicia. E' così magra, eppure il suo corpo mi trasmette stabilità e fermezza.

Mio Dio... si può considerare un corteggiamento, questo? Di solito non è la prima cosa che si fa, gli abbracci, intendo... ma con questa donna... le regole, le leggi che conoscevo prima... smettono di avere senso.

“Shhh...” sussurrò Nicole, “non aver paura, va tutto bene.”

Giusto... lei può sentirmi! Devo calmarmi...

Nicole appoggiò il mento sulla testa di Waverly. “Ah... la tua energia è così piacevole”, disse. “Mi fai stare bene, Waverly Earp. Non perdere mai questa purezza, non lasciare che la vita, il mondo e le persone cambino chi sei. Non lo permettere.”

“Puoi abbracciarmi tutte le volte che vuoi...”

“Lo farò, ora che ho il tuo permesso.”

Forse questa è l'occasione per dirle che mi piace...

“Nicole...” No... “Nulla...”

Smise di pensare e si concentrò sulle sensazioni che il corpo di Nicole regalava al suo.

Chiuse gli occhi.

Era stato piacevole anche abbracciare Wynonna, ovviamente, ma l'abbraccio di Nicole era diverso. Diversamente protettivo, diversamente rassicurante. Aveva un significato diverso.

Diverso.

Katie si fermò in mezzo al corridoio con il vassoio pieno di ciambelle. Osservò sorridente la scena e non fece nulla per manifestare la sua presenza. Non voleva interrompere qualunque cosa stesse avvenendo fra Nicole e Waverly.

“Lesbiche...” brontolò Jim -il ragazzo maleducato fermo agli anni novanta-, uscendo dalla cucina. Indossava gli stessi vestiti delle sera prima e i suoi capelli sembravano ancor più unti e disordinati. “Mi fate rivoltare lo stomaco!” Uscì dalla porta principale, probabilmente stava andando a fumare.

Nicole, che aveva sentito una fitta di dolore provenire dalla ragazza, si staccò da lei e, con sorpresa di Katie e della stessa Waverly, avanzò verso la porta.


 Wynonna, che si era appena accesa la seconda sigaretta, vide Jim uscire e sedersi sul piccolo muretto che delimitava il parcheggio anteriore. Non la degnò neppure di uno sguardo.

“Ciao anche a te...” borbottò, stizzita. “Non essere sempre così affabile e gentile.”

“Dovresti fare qualcosa per tua sorella, invece di preoccuparti della mia educazione”, sputò, mettendosi in bocca una Marlboro.

“Non starai ricominciando con i tuoi discorsi omofobi, vero?” Soffiò fuori il fumo. “Non so cos'hai visto, ma non sono cazzi tuoi, Jim.”

“E' da malati.”

In quel momento uscì Nicole.

“Qual è il tuo problema?”, s'informò, fermandosi ad un passo da lui.

Jim si alzò in piedi. Era poco più basso di Nicole.

“Cosa vuoi?”

“Voglio sapere perché ti sei sentito in dovere di offendere la mia amica”, rispose Nicole, guardandolo negli occhi. “Non c'è nulla di male nel termine che hai usato: è stato il modo in cui l'hai usato ad infastidirmi. L'hai ferita, e io voglio sapere perché.”

“Nicole, lascia perdere”, intervenne Wynonna, “non vale la pena discutere con una testa di cazzo.”

“Me ne occupo io.” Poi tornò a concentrarsi su Jim: “A me fa schifo la menta, proprio schifo, sai? Per quanto mi riguarda dovrebbe stare solo nel dentifricio, ma non faccio nulla per offendere coloro che la pensano in modo diverso da me. Ognuno di noi è libero di avere le sue idee. Ognuno di noi è libero di disprezzare qualcosa. Quella libertà ha un prezzo, però. Quel prezzo sono gli altri, i sentimenti degli altri. Non conosco Waverly così bene, ma so che non merita di essere ferita e umiliata per qualcosa che non ha scelto di essere. Pensi che lei ti farebbe una cosa del genere? Sei disposto a pagare quel prezzo, Jim?

“Io...” Aveva perso tutta la baldanza.

Nicole gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò: “So che hai paura. Di cosa lo ignoro. Devi solo chiederti se esprimere la tua opinione sia più importante dei sentimenti altrui. Non c'è una risposta giusta: esiste solo la risposta giusta per noi.” Gli sorrise. “Non c'è cattiveria nel tuo cuore, ora lo so. Quindi forse entrambi conosciamo la risposta giusta per te.”

“Cazzuta...” commentò Wynonna, che aveva fatto di tutto per ascoltare le parole di Nicole.

“Non volevo spaventarti”, proseguì la donna dai capelli rossi, “se l'ho fatto mi dispiace. Volevo solo capirti. Volevo capire perché hai scelto di ferire una ragazza che con ogni probabilità non ti ha mai arrecato dolore, non volontariamente. Forse ti ha respinto e tu ti sei sentito ferito e umiliato. E' orribile non essere ricambiati, vero?”

“Lo è...” mormorò lui, guardandosi la punta delle scarpe. A quanto pareva, Nicole aveva centrato il punto. “Mi dispiace...”

“Non devi dirlo a me, ragazzo.”

Lui annuì, buttò la sigaretta ed entrò.

“Wow!”, esclamò Wynonna, avvicinandosi a Nicole. “Gli avrei spaccato la faccia, al tuo posto! Cosa che una volta ho quasi fatto...”

“Con alcune persone è inutile discutere. Ma prima dovremmo esserne sicuri, che sia inutile”, le rispose, voltandosi a guardarla. “La violenza dovrebbe sempre essere l'ultima possibilità, a volte neppure l'ultima. Quel ragazzo non è cattivo, è solo spaventato e ferito. Come tutti noi, ha i suoi demoni. Il dialogo, la comunicazione potrebbero salvare questo mondo... è questo che ho scelto di credere.”

“Non conosco nei dettagli quello che è successo, ho solo intuito qualcosa dalle tue parole...” Le sorrise: “Grazie per aver difeso mia sorella.”

“Non stavo difendendo solo lei”, rispose Nicole. “Volevo sinceramente capire quel ragazzo. Per me era importante sapere perché è successo quello che è successo. Là fuori c'è molta gente che non si sarebbe fatta problemi a tirarmi un pungo, anche solo a sputarmi in faccia o non rispondermi. Là fuori c'è gente che pensa davvero che l'omosessualità sia qualcosa di malato. E' la loro verità, e a volte non c'è niente da fare. Non siamo tutti uguali, forse questo è il bello del mondo... anche se ci fa soffrire.”

“Immagino ci saranno sempre differenze che non saremo disposti ad accettare, non è così?”

Nicole annuì: “Nessuno di noi è immune al giudizio. Siamo giudici e imputati.”

“Andiamo dentro. Mi fa soffrire vederti in camicia con questo freddo.”


 

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“Nicole...” mormorò Waverly, osservandola percorrere il corridoio e uscire.

“Quel ragazzo è un vero demonio!”, sbottò Katie. “Stai bene, zucchero?”

“Sì...”

“Spero che Nicole sappia cosa fare con lui, e che lo faccia prima che ci pensi io! Non c'è niente di sbagliato in te, lo sai, vero?”

“Lo so...” confermò Waverly. “Ma mi ha fatto male lo stesso. Nicole ed io... ci stavamo solo abbracciando... non stavamo facendo nulla...” Nascose il volto nel morbido petto di Katie. “E' stato così umiliante...”


 Jim rientrò un paio di minuti dopo.

Katie prese fiato, preparandosi ad urlargli qualche insulto; poi, però, si accorse che Jim avanzava a testa bassa nella loro direzione, e si trattenne. Era curiosa di sapere cosa sarebbe successo.

“Scusa...” disse semplicemente, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.

Waverly sospirò, cercando di trattenere le lacrime. “Va tutto bene...” mormorò. Non se lo aspettava, era certo.

“Prenditi il giorno libero”, gli disse Katie. “Non ti licenzio solo perché ti sei scusato, ma non tollererò altri atteggiamenti d'odio nella mia tavola calda, capito?”

Lui annuì e scomparve dietro il bancone, verso la cucina e lo spogliatoio.

“Forse nessuno è davvero perduto...” commentò Katie.


 

Poco dopo arrivarono anche Wynonna e Nicole.

“Tutto bene, sorellina?”, chiese Wynonna, facendole una carezza sui capelli. “Dov'è quella testa di cazzo?”

“Si è scusato, Wynonna... non c'è motivo d'insultarlo...”

“Il caffè sarà gelido ormai”, constatò Nicole, sgusciando fra le sorelle e il bancone per raggiungere il loro tavolo.

Presero tutte posto e nessuna parlò per diversi minuti. Ognuna di loro era immersa nei propri pensieri.


 “Ragazze...!”, esclamò Waverly ad un certo punto. “Galileo! Ci siamo dimenticate di Galileo!”

“Lo spettro non gli farà del male”, la rassicurò Nicole. “Il suo bersaglio è un altro.”

“Io...” mormorò Wynonna.

“Non ricordo se ho chiuso o meno la porta! Farà così freddo... povero piccolo. Dobbiamo tornare subito a casa!” Waverly si alzò e corse al bancone per dire a Katie che dovevano andare e di mettere tutto sul conto di Wynonna.

“E quello che succede alla tenuta degli Earp?”, urlò Katie quando le vide percorrere di corsa il corridoio. “E tu, angelo, non vorrai uscire di nuovo solo con la camicia?!”

“Perdonami, Katie”, urlò di rimando Nicole, raggiungendo la porta, “è impossibile fermare le sorelle Earp!”

“Verissimo...” sorrise lei.

  
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