Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    31/03/2022    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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15



 



 

“Per fortuna la porta è chiusa. Io vado!”, annunciò Waverly, aprendo la portiera e correndo verso la casa.

“Noi invece ci prendiamo un momento, vero?” disse Nicole, rivolta a Wynonna. “Vorrei essere sicura che tu mantenga il più possibile la calma.”

“Pensi sia saggio lasciarla entrare da sola?” Wynonna osservò Waverly scomparire. “E se quel coso mostruoso le facesse del male?”

“E' sempre là dentro, ma non è abbastanza forte da manifestarsi”, spiegò. “E' sicuro. E vogliamo che resti sicuro, giusto?”

“Farò del mio meglio, lo prometto.”

“Ti chiedo di perdonarmi per quello che dirò, Wynonna. Ti chiedo di rimanere calma e forte, okay?”

“Ci provo... anche se non so quanto dipenda davvero da me: quando ho messo il latte a Galileo... ero tranquilla. E' stato lui a spaventarsi per primo...”

“Ma quando lui ha sentito qualcosa, hai avuto una qualche reazione, no?”

“Be', sì... Ho capito dove vuoi arrivare: quel demone si è manifestato perché mi sono spaventata, vero?”

Nicole annuì.

“Capito. Cosa volevi dirmi?”

“Che a volte scavare nel passato è doloroso, ma a volte è anche necessario... Respira piano, controllati.” Aveva avvertito un cambiamento in Wynonna; un cambiamento fatto d'ansia e dolore. Qualcosa di decisamente negativo. “Devi controllarti.”

“Ci sto provando!” Nel suo petto c'era un formicolio che le toglieva il respiro. “Ci sto provando...” aggiunse con maggior calma.

“Sei bravissima, okay? Dico davvero. Continua così”, la incoraggiò. “Ti ho detto che aspetterò tutto il tempo che sarà necessario, e dicevo sul serio, ma... ma vorrei che tu prendessi seriamente in considerazione di parlare con me il prima possibile. Lo faccio per il bene tuo e di Waverly, lo capisci, vero?”

Lei annuì, provando a reprimere i sentimenti che la invadevano.

“Stai andando bene.”

“Possiamo entrare.”


 “Non trovo Galileo da nessuna parte!”, urlò Waverly quando Wynonna e Nicole entrarono in casa. “Ho guardato ovunque, non lo trovo!”

“Ti aiuto a cercarlo”, disse Wynonna, “non preoccuparti.”

“E' inutile”, asserì Nicole, lasciandosi cadere stancamente sul divano.

“Che vuoi dire?”, indagò Waverly con un pizzico di allarme nella voce.

Wynonna si limitò a voltarsi verso la donna dai capelli rossi, intuendo quello che sarebbe successo.

“Non è qui. Se n'è andato. Non avete visto le impronte sulla neve?”

Waverly andò alla finestra, ma ovviamente da quella prospettiva e distanza non poteva distinguere molto.

“Ma la porta era chiusa! Come avrebbe fatto ad uscire?”

“Creature magiche, i gatti”, spiegò Nicole, cercando di addolcire la voce. “Magiche e libere. Questo non era il suo posto.”

“Tu lo sapevi...” mormorò Wynonna. “Mi avevi detto che lui era come te: qualcuno di passaggio, qualcuno con un piccolo compito...”

“E' così”, confermò, “sapevo che sarebbe rimasto solo il tempo di riprendere le forze.”

“Questo spiega anche perché stamattina sembravi a disagio ad uscire per comprare delle cose per lui...” continuò. “L'hai sempre saputo. Perché non hai detto nulla?”, chiese, sedendosi accanto a lei sul divano.

“Perché potevo anche sbagliarmi... anche se difficilmente mi sbaglio.” Si voltò verso Waverly: “So che questo ti fa soffrire, lo sento. Mi dispiace. Il gatto ha assolto al suo compito.”

“Quale sarebbe...?” Waverly lasciò perdere l'esterno per concentrarsi sull'interno. “Cosa vuol dire?”

“Ti ha permesso di conoscere Henry prima che fosse troppo tardi. Tutto accade per una ragione, Waverly Earp.”

“A volte mi risulti davvero fredda, Nicole...”ci tenne a farle sapere. “Davvero non ti dispiace neppure un po' che se ne sia andato?”

La guardò negli occhi, quando illustrò: “Dicono sia meglio aver amato e perso, piuttosto che non aver amato mai. Non sono d'accordo.”

“Tu passi dall'essere la creatura più dolce all'essere... quella più insensibile!”

Wynonna si concentrò su un filo che sporgeva dal suo maglione. Era davvero interessante, quel filo di lana. Colorato, soffice...

“Non voglio fingere di provare dispiacere per qualcosa che si è ripreso la sua libertà”, disse senza abbassare lo sguardo. “In questa casa avrebbe ricevuto cibo, calore... amore. Ma una gabbia dorata è pur sempre una gabbia.”

“Hai un cuore di ghiaccio...” Non riuscì a celare quanto fosse ferita.

“Il mio segno zodiacale riceve spesso questo tipo di commento”, annuì. “Però penso che sia semplicemente vedere le cose per come stanno. Non sono crudele perché chiamo le cose col loro nome... Vorrei non pensassi questo di me.” Alzò le mani e concluse: “Ma non sarò certo io ad impedirtelo.”

“Tu chiami libertà quello che lo stava uccidendo! Quello che probabilmente lo ucciderà!”

“E' stata una sua scelta.”

“Avresti semplicemente potuto dire che ti dispiaceva!”, urlò fra le lacrime. “Avresti semplicemente potuto venire da me e abbracciarmi!”

Corse su per le scale. Poco dopo si sentì una porta sbattere.

“Wynonna...” sospirò Nicole, qualche secondo dopo. “Io ti insegnerò a meditare, tu in cambio mi insegnerai come trattare le persone. Affare fatto?”

“Sei un disastro, Nicole... dico davvero. Ha ragione lei: potevi semplicemente essere dolce. Non devi usare la fredda logica ogni secondo della tua esistenza. Non era di logica che aveva bisogno.”

“Cercava un motivo, io gliel'ho dato, no? Cos'ho sbagliato, di preciso?”

“E' vero, Waverly era alla ricerca di un perché, ma soprattutto voleva un po' di umanità.”

“Perché non sei intervenuta?”

Wynonna scosse lentamente la testa e spiegò: “Non stava guardando me. Non era da me che voleva qualcosa...”

Nicole appoggiò la nuca sul bordo del divano e fissò il soffitto. “Waverly è una creatura troppo sensibile”, disse dopo qualche secondo, “qualunque mio comportamento finirà col farla soffrire. Non voglio farla soffrire, ma mi rendo conto di non sapere come impedirlo. Devo restare in questa casa finché non avrò risolto il problema, ma devo anche trovare un modo per avere una convivenza pacifica con lei.”

“Sii semplicemente... umana.” Si alzò. “Che ne dici se accendo il caminetto?”

“Buona idea.”

“E diresti lo stesso di una bottiglia di rum e di Paperino?”

“Assolutamente nulla da obbiettare. Ho bisogno di una pausa da tutto.”
 

 


 

Otto giorni dopo, Vigilia di Natale...

 


L'Homestead era tornata ad essere una casa tutto sommato normale. Solo qualche rumore o bisbiglio. Nulla di ingestibile. Nessun'altra manifestazione di spettri, almeno.

Waverly e Nicole non erano più state da sole nella stessa stanza, neppure nello stesso abitacolo. Non avevano davvero parlato di quello che era successo.

Nessuna aveva più menzionato Galileo.

Nicole aveva provato a parlare con Waverly, a dire la verità, ma aveva incontrato un muro.

Wynonna aveva imparato tecniche di meditazione e di autogestione. Stava andando bene.


 “C'è una domanda che mi gira in testa da giorni”, disse Wynonna. Lei e Nicole erano sedute sul tappeto del salotto, a gambe incrociate.

Nicole aprì un occhio: “Immagino che per oggi la meditazione sia finita.” Aprì anche l'altro: “Dimmi... Sento che la tua anima si sta increspando come le acque di un lago colpite da un sasso, ma sento anche che ti stai controllando. Molto bene.”

“Lascia la poesia a me... Oh, mi hai risvegliato un pensiero, dopo ricordami di parlartene.” Allungò le gambe e respirò profondamente, poi chiese: “Perché non... voglio dire, perché non chiedi agli spiriti di questa casa... quello che io non riesco a dirti?”

“I morti non parlano dei morti.”

“I brividi che mi hai fatto venire...” brontolò. “E' la prima volta che ti sento usare questo termine...”

“Non c'erano sinonimi altrettanto validi.” Appoggiò le mani dietro di sé, sul tappeto, e anche lei distese le gambe. “Sono fiera di te, sai? Hai mantenuto la calma, nonostante tutto.”

“Hai fatto un buon lavoro con me, Nicole”, le sorrise.

“Tu hai fatto un buon lavoro.”


 

<)o(>



 

Wow! Ho amato questa FF!, pensò Waverly, leggendo le ultime righe per la decima volta. L'autrice ha pubblicato un capitolo al giorno, come aveva promesso.

Speravo davvero tanto in un finale felice. Sono così contenta che Judy e Joe rimarranno insieme per sempre... che cosa meravigliosa!

Si lasciò cadere sul letto e fissò il soffitto.

In questi giorni non ho fatto altro che leggere... C'è un'altra FF che mi interessa; è un po' oscura e deprimente, ma sono curiosa di scovare il messaggio anche in questa nuova storia. L'autrice, nella nota iniziale, ha detto che c'è un tema più importante, dietro la cosa orrifica. Ho deciso: mi metterò a leggere anche quella.

Fece scorrere il dito sullo schermo del telefono finché trovò il titolo che cercava. Lesse le prime righe, poi la sua mente si distrasse.

Leggo perché non voglio pensare. Non voglio pensare a quanto mi sento stupida e imbarazzata. Conoscevo Nicole solo da un giorno e... in ventiquattrore mi sono arrabbiata con lei due volte. Mi sono arrabbiata con lei anche dopo che... Wynonna mi ha detto cosa Nicole ha fatto con Jim. E' stata dolce. E' stata dolce nei confronti di tutti. Eppure io ho continuato a ritenerla senza cuore. Fredda. Insensibile.

Nicole non è questo.

In questi giorni l'ho osservata. Ho capito e ho dato un senso alla cotta che mi sono presa per lei. E' bella, intelligente, profonda... saggia. Dannatamente bella e misteriosa.

Ho capito molte più cose di lei, eppure... eppure continuo a respingerla. Ogni volta che prova a rimanere sola con me, ogni volta che prova a parlarmi... io faccio un passo indietro.

Perché?

Perché non mi sento alla sua altezza. Perché non ho nulla da offrirle. Perché mi spaventa. Perché un giorno... lei se ne andrà via.

Forse potrei trovare un modo per non farla andare via. Forse potrei chiederle se potrebbe provare a scoprire chi potremmo essere insieme. Magari non prova quel genere di sentimenti o attrazione per me, ma forse dovrei togliermi il dubbio. Forse dovrei provare. Forse il non sapere mi logora più di quanto potrebbe fare un suo rifiuto.

Forse sono solo una stupida ragazzina. Una stupida ragazzina che continua a... prendersi cotte per le donne sbagliate.

Nicole è diversa da tutte le altre donne che ho conosciuto fin ora.

Lo è?

Non lo so.

Forse ho pensato che fossero sempre diverse. Forse ho sempre pensato che tutto sarebbe stato diverso, una volta dopo l'altra. Ci ho creduto. E, una volta dopo l'altra, ho raccolto i pezzi del mio cuore infranto; l'ho ricomposto e ho trovato qualcun altro con un martello.

Non imparo mai la lezione. Non mi sono ancora stancata di soffrire. Forse perché non sono d'accordo con Nicole: per me è meglio aver amato e perso, piuttosto che non aver amato mai. Non siamo neppure d'accordo su questo... come potrebbe mai funzionare, tra di noi?

Non lo so. Non sto neppure provando a capirlo. Pensarci e pensarci ancora non sbloccherà la situazione.

Non riesco a parlarle, ma... e se le scrivessi una lettera? Una lettera dove le dico sinceramente tutto quello che penso.

Voglio provarci.

Si alzò e andò alla scrivania. Accese la piccola lampada e, prese carta e penna, si mise a scrivere...

Molti fogli finirono nel cestino prima che fosse vagamente soddisfatta del risultato. Rilesse il tutto almeno trenta volte, poi si decise a piegarla in quattro. Su uno dei lati scrisse il nome di Nicole.

Gliela darò. Gliela darò, ma non ora.

La appoggiò vicino a dei libri. La osservò per diversi minuti, interrogandosi sulle sue stesse azioni, intenzioni.

Sono quasi le sei di sera. Devo scendere a mettere il polpettone in forno. Abbiamo sempre mangiato il polpettone, la Vigilia di Natale.

E' la Vigilia di Natale... che bello!

Si alzò, ma, prima di dirigersi verso la porta, guardò fuori dalla finestra.

Nevica... non sarebbe Natale, senza neve.


 

<)o(>


 

“Prima ti dicevo di un pensiero”, esordì Wynonna, sedendosi sul divano.

Nicole rimase sul tappeto, con la schiena rivolta al caminetto acceso.

“E' uno tosto”, continuò la donna.

Wynonna aveva trovato in Nicole una persona con cui perdersi in lunghi discorsi: filosofia, società, storia. Qualunque cosa. Nicole si era dimostrata un'ascoltatrice attenta e una donna affascinante e interessante. Aveva un pensiero per ogni cosa. Una “verità”, come le chiamava lei, per ogni argomento.

I suoi pensieri, le sue verità non erano mai banali.

“Ti ascolto.”

“Qual è la differenza fra un poeta e uno scrittore?”, chiese, appoggiandosi allo schienale del divano con un gran sorriso. Era palesemente fiera delle sue conclusioni, ma voleva prima sentire la risposta di Nicole. Voleva il suo pensiero.

“Oh...” Nicole sorrise a sua volta. “Mi piace. Lascia che ci rifletta un momento, no, meglio: lascia che trasformi i pensieri in parole...” La guardò negli occhi e rispose: “Prima però voglio farti a mia volta una domanda: sei una poetessa o una scrittrice? La tua risposta non cambierà la mia, però sono curiosa.”

“Una scrittrice, assolutamente!”

“Da questo posso pensare che le nostre verità sono simili.” Incrociò le gambe e appoggiò il mento al palmo della mano. “Penso che i poeti descrivano quello che vedono. Che lo facciano senza pregiudizio o giudizio: dicono le cose come stanno.”

“Si immedesimano in tutto e tutti...” Non era riuscita a contenersi.

“Sì, esattamente”, ne convenne Nicole. “Diventano ciò che descrivono. Parlano con gentilezza di ogni cosa, di ogni creatura. Il confine tra bene e male si assottiglia fino a comparire. Bianco e nero perdono di consistenza: il mondo è un'infinita sfumatura di grigio. Non è negativo, in questo caso, l'assenza di colore, perché non è neppure vero che manca il colore.”

“Se dico che i poeti sono madri e padri pieni di amore... per te ha senso?”

Nicole ci pensò un secondo, infine annuì: “Assolutamente sì. Dammi la tua definizione di poeta, prima di passare agli scrittori.”

“Hai già detto molto. Sono d'accordo con le tue parole... forse posso aggiungere che... non lo so”, sospirò e si grattò la testa, “che c'è un motivo per cui si dice ''poeta dall'animo gentile''.”

“Okay. Vai avanti.”

“Gli scrittori sono meno gentili, secondo me... Ha senso che non si senta ''scrittore dall'animo gentile'', perché non ha molto senso, no?”

“Non molto, no.”

“Gli scrittori sono esseri che amano giocare a fare Dio. Al contrario dei poeti, sono padri e madri senza amore, molto spesso. Al contrario dei poeti, giudicano tutto e tutti. Prendono una posizione e la difendono. C'è il bianco, il nero e anche il grigio. Ha senso per te?”

“Sì, ha senso. In qualche modo, anche se entrambi giocano con le parole, si potrebbe affermare che scrittore sia, artisticamente parlando, l'opposto di poeta.” La scrutò attentamente: “Come ti è venuto questo ragionamento?”

“Ascoltando un cantautore italiano: Fabrizio De André! I suoi testi sono pura poesia. Lui era un vero poeta moderno.”

“Prima di fare domande più intelligenti... Capisci l'italiano?”

“Magari”, sorrise. “No, molte canzoni hanno i sottotitoli in Inglese”, ammise. “Immagino che qualcosa vada perso durante la traduzione, ma quello che rimane... wow, davvero.”

“Parlamene, mi hai incuriosita.”

“Fu una canzone in particolare a scatenare in me questa riflessione: La ballata dell'amore cieco o della vanità. Parla di un amore malato. Parla di un uomo folle d'amore per una donna che per lui non ne ha neppure un po', di amore. Siamo noi a pensare che lei sia crudele, una vera stronza senza cuore... l'autore non dice nulla al riguardo, si limita a descrivere. Lui non giudica. Questo mi ha fatto esplodere il cervello.” Mimò un'esplosione vicino alle sue tempie. “Ci sono molte altre sue canzoni che rendono l'idea molto meglio: lui cantava di meretrici, di assassini, qualunque tipo di persona... non giudicava nessuno. Ho scelto questa solo perché, ripeto, è stata quella che mi ha fatto capire la differenza fra lui e me.”

“Questo è molto interessante”, disse Nicole. “Immagino che potremmo parlare per ore e trovare significati e differenze senza fine... magari anche delle somiglianze. E' uno di quei discorsi che potrebbe tenermi sveglia per notti intere.”

“Mi piace quando siamo d'accordo, quando i nostri pensieri si assomigliano, ma sono felice anche quando non siamo d'accordo su qualcosa.”

“Sarebbe noioso non avere mai un altro punto di vista, magari anche totalmente diverso dal nostro”, concordò.

“Hai centrato il punto, rossa”, le sorrise. Si voltò verso le scale: Waverly le stava scendendo. “Ehi, sorellina.” Sorrise anche a lei. “Sei venuta a darmi un abbraccio, vero?”

“Anche, sì”, disse, fermandosi a qualche passo da loro, “ma anche a mettere il polpettone in forno.”

“Me n'ero completamente dimenticata!”, esclamò Wynonna, dandosi una manata sulla fronte.

“Non avevo dubbi”, le sorrise.

Wynonna si alzò e la strinse fra le braccia. “Non so cosa farei senza di te!” E le diede un bacio sulla guancia.

Anche Nicole si mise in piedi: “Ci vediamo fra un paio di giorni.”

Wynonna e Waverly si voltarono a guardarla con la fronte corrugata.

Sotto lo sguardo sbigottito delle sorelle Earp, Nicole indossò la giacca: la finanziera nera che tanto piaceva a Waverly.

“Dove stai andando?”, chiese infine Wynonna, separandosi da Waverly.

“Il Natale si passa in famiglia. Ci vediamo il 26 mattina.” Si voltò e sorrise, augurando loro: “Buon Natale.”

Poi aprì la porta e uscì, senza aggiungere altro.

“Nicole non ha una famiglia...” mormorò Waverly.

“Cosa diavolo aspetti?!”, esclamò Wynonna. “Fermala!” La spinse verso la porta: “So che è quello che vuoi fare.”

“Diavolo, se lo voglio fare...” Non era sua intenzione dirlo a voce alta.

Scattò verso la porta, indossò il primo paio di scarponi che trovò -quelli di Wynonna, ma quello non era il momento di pensare alla comodità- e aprì la porta.


 L'aria gelida le congelò la faccia. Non ci fece caso.

Nicole aveva appena avviato il motore, ma non aveva ancora attivato i tergicristalli; il parabrezza era ricoperto di neve.

Questa volta non commise l'errore di correre sul portico ghiacciato: saltò direttamente i tre gradini, atterrando sulla morbida neve.

Aprì la portiera della 5oo e si gettò sul sedile del passeggero.

“Waverly Earp!”, esclamò Nicole. “Tu hai proprio deciso di fermarmi il cuore...” rise a disagio, portandosi una mano al petto. “Vuoi trasformarmi in uno spirito, ormai è chiaro!”

E mi sorride... Nonostante tutto... Nicole mi sorride...

“Non voglio che tu vada via...” Si girò completamente verso di lei, stando attenta a non colpire la leva del cambio. Osservò il viso di lei nella penombra dell'abitacolo: la trovò più bella e triste che mai. “Non andare...” aggiunse, in un sussurro lieve.

Nicole non disse nulla, si limitò a guardarla.

Waverly deglutì e le afferrò il risvolto della giacca. “Non andare via...” disse ancora, guardando quei suoi occhi tristi e umidi, forse a causa del freddo... forse di qualcos'altro. Si leccò le labbra, guardando brevemente quelle di Nicole.

“Non vado via...” mormorò. La voce era roca e bassa. Si schiarì piano la gola, sembrava sul punto di aggiungere qualcosa. Non lo fece. Forse perché Waverly stava avvicinando il volto al suo...

  
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