Serie TV > Wynonna Earp
Segui la storia  |       
Autore: aurora giacomini    31/03/2022    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

17


 

 

Erano tutte e tre in cucina, sedute al tavolo. La teglia del polpettone vuota per metà. Diverse bottiglie di spumante erano state aperte e svuotate, così come una di brandy.

“Toglietemi una curiosità”, disse Nicole, svuotando l'ennesimo bicchiere di spumante, “non vi scambiate nessun regalo?” Aveva bevuto molto e stava continuando ad ingerire alcol, ma nonostante la corporatura minuta, non sembrava avere molto effetto su di lei. Aveva solo le gote un po' rosse e gli occhi lucidi.

“Si fa la mattina di Natale”, trillò Wynonna che, al contrario di Nicole, era palesemente ubriaca. “Sciocca!”, rise.

“Tu lo fai la sera della Vigilia?”, chiese Waverly. L'alcol aveva fatto effetto anche a lei; per gran parte della sera aveva cercato di non parlare troppo per non dimostrarlo.

Nicole annuì: “L'ho sempre visto fare questa sera, sì. A proposito, non contavo di passare il Natale con voi, dunque...”

“Non preoccuparti!”, si affrettò a dire Waverly, capendo dove Nicole voleva arrivare. “Neppure io ti ho preso qualcosa. Il regalo di Wynonna è nascosto da giugno, dunque... Non ci ho pensato...”

“Dov'è? Dove lo nascondi?” strillò Wynonna, divertita.

“E tu dove nascondi il mio?”

Wynonna si limitò a farle no col dito prima di riempirsi il bicchiere. Non finì il piccolo compito: lasciò che la testa scivolasse lentamente verso il tavolo. Cominciò a russare letteralmente tre secondi dopo.

“Immagino che ora siamo solo noi due.” Nicole si alzò e prese una bottiglia intoccata. “Andiamo su, ti va? Non so tu, ma io ho ancora voglia di bere.”

“Ti seguo.”


 

Avevano scelto la stanza di Nicole.

Si misero sedute sul letto, a gambe incrociate. Una di fronte all'altra. Le due abat-jour, poste sui comodini, creavano un'atmosfera soffusa e calda, illuminando delicatamente le due donne.

“Allora”, Nicole stappò la bottiglia impedendo che il tappo scappasse via, “hai avuto una bella serata?”

“Tu?”, s'informò Waverly, accettando la bottiglia e prendendo un piccolo sorso prima di restituirla a Nicole.

“E' stato molto carino. L'atmosfera, la cena, la compagnia. Tutto molto simpatico.”

“Vero”, le sorrise. “Sono felice che tu sia rimasta, sai?”

“Anche io sono felice.”

“Dove saresti andata? Voglio dire, se non ti avessi fermata, dove saresti andata?”

Nicole alzò le spalle: “Forse in un motel. Ero pronta a dormire in macchina, a dirla tutta. E' scomodo da morire. Sai, non poter allungare le gambe e tutto.”

“Dormi spesso in macchina?”

Nicole annuì prima di sorseggiare.

“E ti va bene così? Voglio dire... non lo so. Non so neppure da dove vieni. Dov'è la tua casa?”

“Nel tuo cortile.”

Quella risposta non ebbe alcun senso per i primi trenta secondi in cui Waverly si perse a fissare le dita di Nicole, strette attorno al collo della bottiglia. Aveva delle mani davvero grandi. I tendini, i muscoli e le vene erano in rilievo. Erano piacevoli da osservare.

“Vivi in quella macchina?”

“Il lavoro che ho scelto mi costringe a viaggiare molto, come farei ad occuparmi di una casa? E comunque mi faccio ospitare nelle case di cui mi devo occupare. Non è una vita così terribile. Prima avevo un camper, sai? Mi costava troppo, allora ho accettato quella 5oo da una signora che non poteva più guidarla. Me l'ha data in cambio dei miei servizi e poi... sì. Mi è sembrato un buon affare.” La guardò e le sorrise: “Quella macchina ha una storia, la vuoi ascoltare?”

“Ti prego.”

“Nel 2oo1 rimase coinvolta in un incidente: finì in un lago. A bordo c'erano una donna e suo figlio. Lei si salvò... il bambino, Dylan, non ce la fece. La cosa incredibile è che, nonostante il volo che aveva fatto, la macchina non aveva riportato alcun danno, neppure uno specchietto rotto; ne furono tutti sorpresi quando la recuperarono dal fondo, tre giorni dopo. Rimasero ancor più sorpresi quando videro che l'interno era completamente asciutto e che, nonostante ciò, il bambino fosse scomparso. Devo fare qualcosa migliorare i miei racconti...”

“Com'è possibile?”

“E' un mistero che non è mai stato svelato.” Nicole prese un lungo sorso. “Un mistero che neppure Dylan è stato in grado di dissipare.”

Waverly trattenne il respiro.

“Sì”, confermò Nicole, intuendo i pensieri di Waverly, “è stato lui ad accendere la luce, prima. Non preoccuparti, gli vai a genio, voleva solo proteggermi. Mi ha vista agitata e ha pensato fossi in pericolo.”

“C'è un bambino fantasma... Nella tua macchina c'è un bambino fantasma? E' lui che ascolti, allora, quando non mi rispondi. E' con lui che parlavi, l'altra volta...” Finalmente ne aveva avuta la certezza. Finalmente le venivano confermati i suoi sospetti. “Credo di aver sempre saputo che ci fosse qualcuno, lì con noi, ma... Wow! Dico davvero, wow!” Allungò la mano e Nicole le passò la bottiglia. “Parlami di lui. Com'è fatto? Quanti anni ha? Da quanto tempo hai quella macchina?”

Nicole sorrise per il fiume di domande e per il rivolo di spumante che era scivolato lungo il mento e la gola della ragazza. “E' castano-biondo, ha gli occhi marrone scuro. Penso abbia cinque o sei anni; non ne sono sicura: la versione cambia ogni volta che glielo chiedo. E' molto curioso, ha sempre qualche domanda... in questo vi assomigliate molto. Non smette mai di parlare, neppure un secondo. A volte non ascolta neppure la mia risposta e mi fa altre cento domande. Ormai ci sono abituata, sono passati sei anni da quando sua madre mi ha dato la macchina.”

“Lui sa di... voglio dire, sa di non essere vivo?”

“Chi è Morte, quando hai cinque o sei anni? Non credo che lui concepisca il concetto come potresti fare tu o qualunque altra persona.” Si rimpossessò della bottiglia e bevve.

“E sua madre... lei sa che lui è lì dentro?”

“Sì. Sapeva che suo figlio era ancora in quella macchina, in qualche modo. Tutti i giorni si sedeva sui sedili posteriori e parlava con lui. Un giorno volle sapere se lui poteva sentirla e capirla. Voleva sapere se lui l'avesse perdonata; a quel punto arrivai io. Fu molto commovente.” Nicole abbassò gli occhi. “Lei sapeva che la dea sarebbe arrivata. Non voleva lasciarlo da solo, così lo affidò a me. Dylan sa che quella macchina non potrà funzionare per sempre, sa che un giorno dovrò dirgli addio.”

“E a quel punto?” Le lacrime inumidirono gli occhi di Waverly. “Cosa succederà, a quel punto?”

Nicole sospirò. “Gli ho promesso che porterò la macchina in un bel prato con tante farfalle. Lui adora le farfalle. Spero solo che, ad un certo punto, sia pronto ad andare via, oltre il velo sottile.”

“Perché è ancora qui? Perché non ha ancora attraversato il velo?”

“Inizialmente pensavo che non volesse lasciare la sua mamma, ma poi è riuscito ad accettare anche quella nuova separazione. Ora penso che sia semplicemente troppo incuriosito da un mondo che non è mai riuscito ad esplorare, se non attraverso i finestrini di quella 5oo.” Si portò la bottiglia alle labbra. “A volte sembra tutto troppo crudele, non è così?”

“Sì...” mormorò Waverly, che a quel punto stava definitivamente piangendo.

“E' ingiusto che debba sempre avere a che fare con me, una donna adulta. A volte, in alcuni cortili, ci sono dei bambini con cui può parlare. Anche in questa casa c'è una bambina che potrebbe parlare e giocare con lui, ma lei non può lasciare la casa, lui la-” Nicole si bloccò, perché Waverly era diventata bianca come un lenzuolo. “Stai bene?”

Waverly impiegò molto tempo a reagire. “Una bambina...?”, chiese con voce strozzata.

“Sì. Penso abbia quattro o cinque anni, ma è come parlare con un piccolo adulto. E' bionda. Mi arriva più o meno sopra al ginocchio, è molto piccola... La conosci?”

“No.” Una risposta troppo veloce.

“Waverly, credo che...” Sospirò. “Non so come concludere la frase che ho iniziato, ma-”

“Non concluderla! Non voglio più parlare di questo...!”

“Va bene, va bene. Ma ora ti prego di calmarti, okay? Stai emanando terrore...”

“Non posso! Non posso, okay? Wy-Wynonna... Prima devo...” Scese dal letto ed indietreggiò finché la sua schiena incontrò l'armadio. “Non posso...” Si lasciò scivolare a terra.

Anche Nicole si alzò e appoggiò la bottiglia mezza vuota sul comodino. “Va bene. Ho capito: non puoi.” Le si avvicinò. “Va tutto bene, okay? Ti giuro che va tutto bene...” Fece il giro del letto e si inginocchiò. “Va tutto bene.”

“Non voglio che quella cosa appaia...” biascicò tra le lacrime, “ma non riesco a calmarmi. Non voglio vedere quella cosa!”

Nicole esitò, ma infine le mise una mano sulla spalla. “Cazzo...” esalò quando le emozioni di Waverly la investirono. “Non succederà nulla”, la rassicurò. “Non è di te che si nutre, ha scelto Wynonna...”

“Mi sta... mi sta schiacciando il petto...” ansimò, “non posso respirare... mi schiaccia...”

“E' la paura, okay? E' solo paura, puoi controllarla.” Le prese il volto tra le mani e la costrinse ad alzare la testa: “E' la tua paura, ma tu non sei paura. Okay? Ripeti con me: io posso controllare la mia paura, poiché io non sono la mia paura.”

“Nico-Nicole... non... non posso respirare... non posso respirare...!” Aveva gli occhi impiastrati di lacrime e terrore.

“Okay. Vieni qui.” La strinse forte tra le braccia. “Pensa al mio cuore, pensa al mio respiro. Puoi fare questo per me? Concentrati sul mio respiro.”

Waverly schiacciò più forte l'orecchio contro il petto di Nicole. Ascoltò il suo cuore e il suo respiro.

“Stai andando alla grande. Sincronizza il tuo respiro col mio, okay? Seguilo... dentro... fuori... lentamente, profondamente...”

Waverly fece del suo meglio per eseguire quel semplice compito che però, per lei, era tutt'altro che semplice.

“Stai respirando, vedi? Lo stai facendo. Stai andando bene, sei bravissima. Continua così, piano. Dentro... fuori...”


 Nicole ascoltò il respiro di Waverly confondersi sempre meglio col suo. Non si mosse, non la lasciò mai, continuò a stringerla. A farla sentire protetta.

“Mi sento meglio...” mormorò Waverly. Non fece nulla per separarsi da Nicole, continuò a stringerle gli avambracci, a tenerla vicina al suo corpo. “Grazie...” Ad ascoltare i suoni del suo petto.

“Sì, stai meglio. Ora stai bene. Va tutto bene.”

“Dillo ancora...” mormorò, “quando lo dici tu... è vero...”

“Andrà tutto bene. Va tutto bene. Stai bene...” Nicole si fermò, perché aveva avvertito un cambiamento in Waverly: una paura diversa. Sapeva cosa stava per succedere. Sentì la sua stessa paura confondersi con quella di lei. Mosse la testa un secondo prima che Waverly alzasse la sua.

Si guardarono negli occhi. Lasciarono che comunicassero fra loro. Poi li chiusero.

La bocca di Nicole era calda e sapeva di alcol. Le sue labbra danzavano e catturavano quelle di Waverly come se potessero rapirle e portarle in un'altra dimensione. Il suo respiro si fece irregolare, quasi spasmodico. Ora era lei quella che aveva difficoltà a respirare.

“Cosa stiamo facendo? Cosa sto facendo...?”, ansimò nella bocca di Waverly. “Cosa-”

Waverly non voleva ascoltare il resto. Non voleva che quel momento finisse, quindi premette la bocca su quella di Nicole e soffocò le sue paure. Ci provò con tutta se stessa.

Era un bacio violento, spaventato.

Si alzarono mentre le loro bocche continuavano a cercarsi.

Caddero sul letto. Waverly sopra Nicole.

Aprirono gli occhi.

“Ora sono io che ti chiedo di non aver paura...” sussurrò Waverly, “non aver paura di me...” Si abbassò e la baciò. Delicatamente questa volta. Lentamente e dolcemente come aveva sempre progettato di fare. “Non aver paura di noi.”

Nicole avvolse il corpo di Waverly e si lasciò baciare. La baciò.

I loro respiri si confusero ancora una volta; nessuna delle due poteva più distinguere il proprio da quello dell'altra.


 

<)o(>


 

Nicole aprì gli occhi. La stanza era illuminata dal sole che filtrava dalla finestra. Waverly non c'era, se ne accorse subito. Si accorse anche di avere un gran mal di testa: postumi di una sbornia che non aveva quasi sentito.

Si mise seduta. Era vestita, indossava persino ancora le scarpe.

I ricordi della notte appena trascorsa la investirono: Waverly... la sua bocca, la sua lingua...

“Cosa ho fatto...?”, si chiese. “Mi hai visto farlo, vero?”, domandò voltandosi verso l'armadio. “Sì, so di non aver...” Alzò le mani: “Lascia stare... mi rendo conto che non è il tipo di conversazione che voglio avere con te.” Si prese la testa fra le mani. “E' per questo che non volevo ascoltarti... lo sapevo che sarebbe successo. Forse, una parte di me, è contenta che sia successo. E' solo che ho paura, capisci? Non so cosa sto facendo... Non è vero: so benissimo cosa sto facendo... è questo il problema.” Sospirò. “E' proprio ciò che intendo.” Si alzò e si diresse verso la porta. “Scusami, ho bisogno di un'aspirina e qualche litro di caffè.” Stava per afferrare la maniglia, ma si bloccò. “Merda!”


 

<)o(>


 

Wynonna si era spostata dal tavolo al divano. Fu lì che la trovò Waverly, scendendo.

Si piegò su di lei: “Wynonna?” In risposta ottenne un mugugno di protesta. “Buongiorno”, continuò, cercando di svegliarla, “ho fatto il caffè. Buon Natale.”

“Giorno...” mugugnò ancora Wynonna. Probabilmente era stata la parola “caffè” a convincerla.


 

“Sei una persona orribile, Waverly Earp! Mentire alla propria sorella la mattina di Natale! Non so come potrai guardarti allo specchio, d'ora in avanti! Hai detto che avevi fatto il caffè, quello è solo motivo per cui non ho ripreso il bel sogno che stavo facendo.”

Waverly sospirò e si mise seduta al tavolo della cucina mentre Wynonna prendeva l'occorrente per ottenere la sua adorata bevanda scura. “Devo parlarti...” disse, fissando un piatto pieno di briciole di polpettone.

“Dopo che avrò preso un'aspirina e bevuto il mio caffè. Mi sta scoppiando la testa.”

“Non credo di poter aspettare... questa cosa mi sta uccidendo.” Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, perché Wynonna si era voltata a guardarla. Aveva capito che era qualcosa di grosso. “Ho bisogno che tu non dia fuori di matto, però...”

“Waverly...?” Wynonna si appoggiò alla sedia con le mani. “Forse voglio che aspetti che beva il mio caffè e prenda l'aspirina. Credo di volere questo, okay?”

“Credo sia qui...”

“Chi?”

“Lei...” deglutì, “lei, Wynonna...”

“No, Waverly. Okay? No! Non mi stai facendo questo!” Wynonna cambiò punto d'appoggio, voltandole le spalle e aggrappandosi al lavandino. “Non mi stai facendo questo...!”

“Per favore... non dare fuori di matto, okay? Forse è solo arrivato il momento di dire a Nico-”

“NO!”, esplose Wynonna. Aveva cominciato a tremare e respirare come se nella stanza non ci fosse ossigeno.

Nicole e lo spettro apparvero nella cucina quasi nello stesso istante; lei correndo, esso materializzandosi tra il frigo ed il tavolo.

“Porta Wynonna fuori da qui! Ora!”

Nicole aveva avuto il tempo di impartire l'ordine, ma nient'altro: lo spettro si era lanciato contro di lei.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Wynonna Earp / Vai alla pagina dell'autore: aurora giacomini