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Autore: Dark Sider    06/09/2009    2 recensioni
Affascinato e stordito si guardò intorno ma tutto ciò che vide fu uno spazio aperto ed infinito, accecante nel suo puro colore bianco e bizzarro, quasi ridicolo, con quella vecchia nebbia stanca che arrancava, bassa, coprendo quella superficie che c’era, esisteva, ma che non aveva consistenza.
E poi lo vide.
Gli veniva incontro lentamente, avanzando nella nebbia che sembrava quasi aprirsi davanti a lui per lasciarlo passare.
Non aveva fretta; e perché avrebbe dovuto averne? A disposizione gli restava ancora tutta l’eternità: un tempo lungo, troppo, per essere anche solo immaginato.
[Prima classificata al Contest "Sorteggio, che la fortuna sia con voi!" indetto da Beat]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Kakuzu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Choji riacquistò i sensi ed inspirò a fondo il dolce, fresco profumo del nulla. L’aria era densa attorno a lui, come quando sta per giungere una tempesta o si sta’ per scatenare una calamità.

Il silenzio premeva fastidiosamente sulle orecchie del ragazzo quasi stesse indossando dei paraorecchi particolarmente efficaci.

Choji aspettò molto tempo – o poco tempo, impossibile stabilirlo con esattezza – per aprire gli occhi. In realtà, non era sicuro di possederli ma quando questi si spalancarono, ebbe la certezza che i due bulbi oculari fossero ancora al loro posto.

La vista che gli si offrì lo lasciò più scosso e perplesso di quello che già non fosse. In verità, non è che il ragazzo vedesse poi molto: tutto era offuscato da una nebbia più densa di qualunque altra gli fosse capitato di vedere prima d’allora. Sembrava quasi solida e palpabile mentre gli scivolava lentamente accanto e attraverso, pigra, indifferente alla misera vita che giaceva su quella che era senza ombra di dubbio una superficie candida ma che sembrava non esserci realmente.

Choji decise che si sentiva abbastanza in forze per alzarsi in piedi e vedere se in quel luogo vi fosse qualcosa di diverso da quell’impalpabile eppure densa nebbia che continuava il suo lento viaggio lungo quel luogo che era tutto e niente.

Non percepì il suo corpo muoversi quando si tirò in piedi, come se fosse stato un burattino senz’anima i cui movimenti erano dettati da fili invisibili; eppure il suo corpo era lì, lo vedeva infelice e flaccido eppure così bello, ora, puro e perfetto anche nella sua umana imperfezione.

Choji mosse un braccio per essere sicuro che il suo corpo gli appartenesse ancora. L’arto si distese senza che lui avvertisse il moto che gli aveva impartito. Non sentì i muscoli distendersi, i tendini tirarsi; in quel momento fu certo di poter tenere il braccio disteso in quella posizione per l’eternità senza avvertire il minimo segno di stanchezza o fatica.

Affascinato e stordito si guardò intorno ma tutto ciò che vide fu uno spazio aperto ed infinito, accecante nel suo puro colore bianco e bizzarro, quasi ridicolo, con quella vecchia nebbia stanca che arrancava, bassa, coprendo quella superficie che c’era, esisteva, ma che non aveva consistenza.

E poi lo vide.

Gli veniva incontro lentamente, avanzando nella nebbia che sembrava quasi aprirsi davanti a lui per lasciarlo passare.

Non aveva fretta; e perché avrebbe dovuto averne? A disposizione gli restava ancora tutta l’eternità: un tempo  lungo, tropo, per essere anche solo immaginato.

Choji mosso qualche passo aggraziato e leggero verso la figura che gli si avvicinava per scorgerla meglio, per vedere se fosse un volto amico o un viso ignoto quello che continuava a fissarlo imperscrutabile.

Quando fu abbastanza vicino, Choji lo riconobbe. Lo aveva incontrato una sola volta nella sua vita ed era stato in una circostanza tutt’altro che pacifica. Non ricordava il suo nome, ma rammentava che aveva combattuto contro di lui. E aveva perso.

Riconobbe il nero mantello frusciante a nuvole rosse dell’Akatsuki e gli venne da chiedersi cosa ci facesse un membro di Alba in quel posto. E soprattutto cosa ci facesse lui, Choji, in quella landa immacolata così impalpabile da sembrare un miraggio.

Quando il misterioso uomo dal volto coperto fu a pochi centimetri da Choji, si arrestò.

<< Noi ci siamo già incontrati >> disse il membro di Akatsuki e la sua voce risuonò calma e profonda e sembrò riempire tutto quell’infinito spazio.

Choji annuì e, in quel momento, seppe esattamente il nome di quel’uomo. Gli era venuto in mente con una tale naturalezza che gli sembrò di aver appena ricordato il nome di un vecchio amico che non vedeva da tanto tempo.

<< Kakuzu >> sussurrò, quasi avesse paura a chiamare l’altro.

<< Si, Choji >>.

L’attimo di silenzio durò solo pochi istanti – o molti secoli – durante i quali tutto tornò ad essere muto ed assordante nel suo silenzio.

<< Tu sai dove siamo? >> si azzardò a domandare Choji, anche se incerto come se non sapesse quello che stava dicendo.

Benché un tempo avesse combattuto contro Kakuzu, non avvertiva l’istinto di stare in guardia e preparare a difendersi.

Davvero, Kakuzu gli pareva un amico.

<< Se so dove siamo? >> Kakuzu scoppiò in una risata che di allegro aveva ben poco. Era cupa e triste e colpì Choji come un ceffone o una secchiata d’acqua gelata. << Si, lo so >>.

Il ragazzo aspettò che l’altro seguitasse a parlare, gli spiegasse. Ma non lo fece.

<< E dove siamo? >> ora Choji aveva preso un po’ più di coraggio e cominciava a sentirsi a proprio agio, meno solo.

Di nuovo Kakuzu scoppiò in quella tetra risata.

<< Siamo in un posto i cui si giunge una sola volta nella vita e in un suo preciso momento. Un posto di cui molti si domandano l’esistenza. Un posto dal quale non si può fuggire >> spiegò e ghignò all’espressione confusa del suo interlocutore.

<< Tu sei morto >> tagliò corto, fissando Choji con i suoi penetranti occhi verdi, l’unica parte visibile del volto celato.

Il ragazzo spalancò la bocca cercando, probabilmente, di dire qualcosa ma non ci riuscì.

<< Vuoi… vuoi dire che siamo in Paradiso? >> riuscì a balbettare, infine.

Di nuovo Kakuzu rise. << Già >> sussurrò. << Tutti bramano il Paradiso, non è così? Ma il Paradiso non è per tutti >>.

<< E allora dove siamo? >> domandò Choji, sempre più confuso.

Kakuzu lasciò vagare lo sguardo tra la nebbia come se vi vedesse cose meravigliose anziché un’inconsistente coltre bianca.

<< Questa è un’Anticamera >> spiegò, ancora assorto nella contemplazione del nulla. << Un luogo di passaggio, se preferisci >>.

<< Un luogo di passaggio? >> ripeté Choji come se questo potesse aiutarlo a capire. << Ma allora perché tu sei ancora qui? Sei morto da tempo, ormai >> osservò.

<< Si >> convenne Kakuzu. << Infatti sono qui per prendere te >>. Choji lo fissò, interrogativo.

<< Buffo il Fato, vero? Prima siamo stati nemici ed ora siamo destinati a condividere la stessa pena >> a Choji sembrò di vedere un accenno di sorriso sotto la maschera che gli copriva la bocca. Un sorriso triste ed amaro.

<< Ma di che pena stai parlando? Cosa dobbiamo pagare? >> domandò Choji come si aspettasse che, da un momento all’altro, spuntasse Shikamaru canzonandolo di essere caduto nel suo brillante scherzo.

<< L’ingordigia >> rispose Kakuzu, tranquillo.

<< L’i-ingordigia? >> balbettò Choji.

<< Si. Io, in vita, sono stato ingordo di soldi e tu di cibo, mi dicono… ora vieni, incamminiamoci >>.

Kakuzu si avviò e riprese il suo lento cammino. Choji lo seguì solamente per non rimanere di nuovo solo e per capire di più su quella storia assurda di cui era il protagonista.

<< Vedi >> proseguì Kakuzu, mentre camminavano fianco a fianco, circondati dalla nebbia << il Paradiso non è per gli ingordi; così come la Vita non è per chi teme la Morte e l’Amore e l’Amicizia non sono per chi ci crede.

<< Chi ha scoperto quella sfaccettata e segreta parte della vita che sono i piaceri, è destinato a pagare il prezzo della sua scoperta.

<< I piaceri della vita sono concessi solo a chi non li cerca o non sa trovarli; a chi non sa gustarli appieno: questi non pagheranno perché non si renderanno mai conto di averli sotto al naso; perché non li coglieranno mai, non godranno mai del piacere che danno… come quel bastardo che mi ha ammazzato >>.

E Choji capì che si stava riferendo a Naruto. E pensò al biondo, a Shikamaru e a tutti quelli che, come loro due, non pretendevano mai niente dagli altri, non andavano mai a cercare qualcosa che non avevano. Qualcosa che non potevano avere. Qualcosa che li avrebbe distrutti.

Il ragazzo, d’un tratto, parve capire. Ogni cosa gli si parò davanti chiara e nitida, dura e difficile; senza via di scampo.

Choji si bloccò e anche Kakuzu si fermò.

<< Dove mi stai portando? >> chiese, terrorizzato – per quanto ci si potesse spaventare in quel luogo.

<< Nel posto in cui è giusto che stiamo, a scontare la pena che ci è stata giustamente inflitta >> recitò Kakuzu come un attore che ha imparato alla perfezione la sua parte e la recita in maniera impeccabile.

<< Io non vengo >> si oppose Choji. Ora che i suoi sospetti erano stati accertati non aveva intenzione di andare oltre.

Kakuzu rise, beffardo. << Non puoi opporti. Devi venire all’Inferno: il posto giusto per gli ingordi >>.

Ora il panico si era impossessato di Choji. Voleva scappare, lo voleva davvero, ma non riusciva a muoversi; era inchiodato lì e, con orrore, capì che gli era concesso di andare solo avanti.

Non indietro. Mai più.

Il ragazzo rabbrividì mentre Kakuzu gli ordinava di seguirlo e lui ubbidiva, contro la sua volontà, come se una forza misteriosa spingesse e tirasse per farlo proseguire.

Non era giusto: non aveva fatto niente di male in vita; non voleva pagare solo per un po’ di golosità.

Maledetta vita ingiusta” pensò con rabbia mentre cercava di opporsi al suo triste Destino. Invano.

<< Vieni Choji. Andiamo nel posto che ci spetta. L’unico dove dobbiamo – e dove c è concesso – essere >> ripeteva Kakuzu continuando a proseguire lento e calmo, avendo ormai chinato il capo di fronte alla pena che doveva scontare.

<< Non voglio! Non voglio! >> si oppose Choji ma le sue grida si dispersero nell’infinita vastità del nulla. << Non ho fatto niente di male; non è giusto che paghi per una debolezza idiota! >>.

<< Ma il nostro peccato è stato proprio quello di essere così deboli da cogliere i piaceri che ci strisciavano di fianco >> lo beffeggiò Kakuzu.

<< No! >> urlò Choji ma non servì a nulla. La marcia verso la sua condanna proseguiva inesorabile.

Presto, i due furono in vista di un enorme portone in legno scuro che sbucava solitario dalla nebbia. Attorno ad esso si stagliava un’immensa muraglia di pietra, invalicabile, vasta quanto quell’Anticamera infernale.

Il portone era solcato da quelli che parevano profondi graffi e sembrava soffrirne terribilmente.

Come mosso da una forza superiore, si spalancò con un lamentoso cigolio per lasciar passare i due condannati.

Choji gridò ancora, urlò la sua protesta ed il suo dolore ma, ancora una volta, fu tutto inutile.

Perché gli errori si pagano.

E perché il Paradiso non è per gli ingordi.

Il portone si richiuse di nuovo, ubbidiente, inespugnabile, crudele.

 

 

E bruciarono i loro corpi.

Tra atroci urla e carnefici sordi.

Bruciarono nel loro peccato.

 

 

 

 

 

***

Devo dire che tutto mi sarei aspettata, tranne il primo posto!!

È stata una graditissima sorpresa ^_^

Devo anche dire che sono stata fortunata coi personaggi, perché avevano un punto in comune.

Riporto qui i giudizio della giudice:

 


Correttezza grammaticale e stilistica: 8/10
Completezza della storia: 9,25/10
Attinenza ai personaggi: 10/10
Originalità: 5/5
Giudizio personale: 5/5
OOC: -3/10
Punti Bonus: 3
Totale: 37,75 punti

Valutazione:
Andando in ordine secondo i parametri di valutazione: purtroppo – e davvero purtroppo – c'è qualche errore in giro: un “stà”, a cui non va l'accento, “paraorecchi” che dovrebbe essere “paraorecchie”, “tropo” a cui manca la doppia “p”, “mosso” che doveva essere un “mosse”, e “quel’uomo” senza la doppia “l”. Ma a parte questi errori, devo ammettere che il tuo stile mi è piaciuto molto. Le tue descrizione sembravano quasi palpabili e mi hanno molto impressionata (in positivo!). Per cui, l'8 sarebbe stato un voto molto più basso se si fossero contati solo gli errori di grammatica. Ma il fatto che la costruzione delle frasi fosse impeccabile e lo stile così buono mi hanno fatto alzare il punteggio.
Passando a come hai costruito la storia, punteggio molto alto perché, nonostante manchi l'antefatto, la tua narrazione è sufficiente per se stessa. Hai chiarito tutti i punti che hai toccato e non ci sono elementi oscuri.
Attinenza ai personaggi perfetta: dovevi usare quei due personaggi e li hai saputi sfruttare al meglio, usando solamente loro e trovando un punto di unione più che azzeccato (anche se si potrebbe discutere un po' sulle varie interpretazioni di “ingordigia”, “gola”, “avidità” e “avarizia”...ma non è questa la sede più idonea per discorsi del genere, per cui non me la sento di dire nulla di più su questo argomento).
L'originalità è anch'essa a voto massimo perché, appunto, legando i due personaggi da questo fattore non hai sfruttato la “comoda” soluzione di una possibile vendetta per la morte di Asuma, o cose del genere. I miei complimenti!
Caratterizzazione dei personaggi non a punteggio pieno perché, comunque, ci sono dei fattori che non rendono completamente fedeli i tuoi personaggi agli originali (vedi ad esempio Kakuzu in versione così chiacchiericcia). C'è anche da dire che il contesto ha contribuito a non renderli al loro “meglio”.
Alla fine ho deciso di non toglierti il punto per l'Au. Sebbene la storia non sia ambientata a Konoha, o in qualunque altro posto di Naruto, hai mantenuto tutte le caratteristiche che ci sarebbero state in un ipotetico aldilà di quel mondo. Sono morti, sono all'inferno, ma il mondo da cui provengono è il loro originale: è un'espansione dell'universo narutiano. Per cui, questa fiction non è Au secondo me.
Finisco facendoti i complimenti per la tua storia. Mi è molto piaciuta, praticamente in ogni suo aspetto: dallo stile fino alla storia in sé. Complimenti!

 

 

Complimenti anche a tutte le altre partecipanti.

 Non vedo l’ora di leggere le vostre storie ^_^

  
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