Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    01/04/2022    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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19


 


 



 

Waverly aveva chiesto al tassista di portarla all'Homestead: c'erano le luci e il gas da spegnere, oggetti da recuperare e altre cose di cui desiderava occuparsi.

“Non mi hai ancora detto dove stiamo andando.” Wynonna, che inizialmente si era seduta sul sedile anteriore, salì dietro, al fianco di Nicole. “E soprattutto... come stiamo facendo a fare tutto questo? Pensavo che... Sai? Pensavo non fossi esattamente benestante.”

“Ho le mie risorse”, rispose Nicole, guardando l'Homestead dai finestrini, osservando Waverly sparirci all'interno. “Siamo dirette in un motel in città. Staremo là finché non mi sentirò meglio; le mie ferite hanno bisogno di tempo.” Si voltò e la guardò negli occhi: “Incolpi te stessa o Waverly, per quello che è successo questa mattina?”

“Waverly ed io staremo bene.”

“Non ho dubbi al riguardo. La mia domanda aveva un altro scopo. Tu hai un serio problema con i sensi di colpa, Wynonna. Ho visto tutta la tua colpa... l'ho vissuta.”

Wynonna guardò brevemente l'autista, che a sua volta stava guardando verso di loro, attraverso lo specchietto retrovisore; poi guardò Nicole, i suoi occhi.

Improvvisamente ebbe paura di quella donna e desiderò scappare lontano da lei: in quello sguardo c'era il riflesso dei suoi stessi tormenti, dei suoi demoni. Attraverso gli occhi di Nicole, vide tutto ciò a cui cercava di sfuggire.

“Già...” mormorò Nicole. “E' stato orribile. Se lo spettro fosse rimasto dentro di me per altri due secondi, con ogni probabilità avrei perso completamente il lume della ragione. L'orrore con cui mi stai guardando è lo stesso con cui guardi dentro di te ogni giorno... da troppo tempo.”

L'uomo decise che l'argomento lo inquietava e non voleva lo riguardasse, dunque alzò il vetro divisorio. Uscì lentamente dal giardino degli Earp e si mise in strada.

Wynonna si limitò a fissarla, incapace di parlare, quindi Nicole continuò:

“Non penso tu sia il mostro che credi di essere, sai? Ma penso anche che sia completamente inutile che te lo dica io: devi essere tu, quella che se lo dice. E dovrai farlo, prima o poi, perché tutto questo non è giusto né per te... né per esso.”

“Voglio che tu non dica più nulla...” sussurrò con le lacrime agli occhi. “Ti prego...”

Nicole annuì, appoggiò la nuca sul bordo del sedile e chiuse gli occhi. Ascoltò il respiro di Wynonna farsi sempre più irregolare.

La ascoltò piangere.


 

<)o(>


 

Waverly si richiuse la porta alle spalle. Rimase ferma nel salotto per diversi minuti. Andò poi in cucina e anche lì si fermò. Guardò la teglia e il polpettone per terra, bagnati del sangue di Nicole. Rivide la scena ancora e ancora.

“Ti ho già visto. Ti conosco...” Non aveva idea se lo spettro potesse o meno sentirla, ma aveva bisogno di dire quello che doveva dire. “L'ho capito quando ti ho guardato negli occhi, attraverso quelli di Nicole. Ho ricordato. Ero molto piccola, la prima volta che ti vidi... e anche tu non sembravi così immenso come ora. Così oscuro. Non sei interessato a me e alle mie emozioni; credo sia perché io, al contrario di mia sorella, mi sfogo subito... io non mi tengo le cose dentro. Urlo, piango... mi arrabbio con la prima persona che trovo... lascio spazio per le cose più sciocche della vita. Vivo meglio...”

Andò in salotto e si lasciò cadere sul divano.
“Mi sono ricordata di quella donna, mi sono ricordata le tue urla di rabbia e terrore. E' stato come guardare il film di un momento della mia vita che era andato perduto.”

Ebbe la sensazione che la temperatura fosse improvvisamente diminuita.

“Sei qui, vero? Credo di percepirti. Vuoi sentire quello che ho da dire? Mi fa piacere, perché ho davvero bisogno di dirlo a qualcuno. C'è sempre questo odore di frutta marcia, quando appari? Fa sempre così freddo? Non me ne sono mai accorta... Non sto cercando di offenderti, sto solo dicendo. Non mi farai del male, giusto? Non è con me che sei arrabbiato... e, a proposito, grazie per avermi ridato Nicole. Ho apprezzato quello che hai fatto, spero tu mi creda. E spero anche che tu possa capire che lei non è il nemico. Credo che Wynonna sia l'unico nemico... il peggior nemico di se stessa.”


 

<)o(>


 

Wynonna aiutò Nicole ad uscire dalla macchina mentre il tassista recuperava la stampella dal bagagliaio.

“Cos'ha la tua gamba?”, chiese, notando che la teneva leggermente sollevata.

“Nulla di grave.”

“Immagino sia stato uno dei miei calci...”

“Ti stavo strangolando. Be', tecnicamente era il mio corpo a farlo, di conseguenza era con quello che stavi lottando. Legittima difesa.”

L'uomo scosse lentamente la testa: probabilmente era convinto che quelle due avessero trovato il modo di fuggire da un manicomio. Si affrettò a risalire in macchina e a ripartire.

“Non si fa pagare?”

“Verrà pagato domani mattina.” Nicole si appoggiò alla stampella e si voltò verso il motel: “Siamo nella 6. Ho preso una stanza a piano terra, ovviamente. Non è esattamente un cinque stelle, ma andrà bene.”

“Nicole... cosa sta succedendo? Quando sono entrata in un film di spionaggio?”

Apparvero le due fossette: “Perché un film di spionaggio?”

“Hai mai visto uno di quei film? Sai cosa? Va bene così. Ma prima di entrare in una camera che so di non potermi permettere, vorrei sapere da dove arrivano i soldi.”

“E' così importante? Posso dirtelo anche dopo che ci saremo riparate dal vento e dalla neve che, in caso non te ne fossi accorta, ha reso i tuoi capelli bianchi. Vuoi una bronchite o preferisci una stanza calda e una spiegazione?”


 “Ci sono solo due letti, me ne rendo conto.” Nicole si sedette lentamente sul più vicino alla porta, appoggiandoci la stampella di fianco. “Non mi sembrava il caso di abusare dell'altrui generosità.”

“La generosità di chi?” Wynonna era andata in esplorazione del bagno, l'unica altra stanza.

“Si chiama William, è un benestante signore di mezz'età a cui ho liberato la villa da un poltergeist. Non posso dirti il cognome, perché è in politica, sai... Sono stata in quella villa per tre settimane... era immensa! Ammetto che avrei potuto risolvere il problema molto più in fretta, ma ehi, una villa!”, sorrise. “Comunque, lui è il mio fondo delle emergenze. In dieci anni gli ho chiesto aiuto solo due volte. La prima quando sono finita in Louisiana e non sapevo come tornare indietro. L'altra quando, come questa volta, non potevo pagarmi le cure mediche; fu quando il fantasma di una donna morta nel 1849 mi comparve all'improvviso dietro le spalle. Presi un tale spavento che finii giù per una lunghissima scalinata di pietra, in Italia. Ero così giovane e impressionabile.”

“Quante vite hai vissuto?”, borbottò rientrando nella stanza. Non era particolarmente grande, ma aveva tutto ciò che serviva: due letti spaziosi, un tavolino e tre sedie, e un mobile con la TV. Non era affatto male. “Una parte di me ti invidia.” Si mise seduta sull'altro letto, quello più vicino al bagno. “Un'altra parte di me, invece, pensa che non potrei mai fare la vita che fai tu.”

Nicole cercò di distendersi. Dopo molti lamenti e qualche movimento cauto, riuscì nel suo intento.

“Ho una bella vita. Mi piace la mia vita. Faccio esattamente quello che ho scelto di fare e non mi manca nulla. Vado in giro, a volte per il mondo, e incontro tantissime persone diverse. La mia vita è meravigliosa.”

“Non hai mai pensato di fermarti? Di costruirti una famiglia? Cose del genere.”

Voltò lentamente la testa verso di lei, la guardò a lungo negli occhi prima di rispondere: “Una volta stavo per farlo, sai? Stavo per fermarmi e avere una vita normale. Ho conosciuto una persona e...” Sorrise. “Ho pensato fosse giusto fermarsi. E' stato un momento di debolezza e stanchezza. Ho ricordato che sono incapace di stare ferma, perché non ho radici. Sono una foglia e il vento mi porta dove vuole.”

“A proposito. In ospedale volevano conoscere il tuo cognome... cos'hai detto loro?”

“Quello che ho detto a te. William ha pensato al resto. I soldi possono comprare tutto, davvero tutto. Ma non mi fraintendere, non sono così legata al denaro. Non è il mio dio. L'unica cosa che chiedo alla vita è di essere libera.”

Wynonna abbassò lo sguardo. “Una libertà che stavo per portarti via... Pensavo che non ti avrei più rivista. Pensavo che se fossi sopravvissuta, avresti trovato il modo di scomparire. Ho cominciato a pensarlo quando nessuno voleva dirmi come te la stessi cavando... ho pensato fosse stata una tua richiesta.”

“Tutto accade per una ragione, Wynonna. Ti prego, non sentirti in colpa. Non sei riuscita a controllarti, è vero, ma non sono delusa da te. Non essere delusa da te stessa, okay? Le cose trovano sempre un modo di verificarsi; a volte lo fanno in modo dolce, graduale... a volte... boom!”

“Già...” Anche lei si distese. Guardò a lungo il soffitto; poi disse: “Domani ti dirò... ti dirò quello che ho fatto. Te lo devo... sei quasi morta per aiutarmi.”

“Non mi devi nulla, Wynonna. E' stata una mia scelta, tutto quanto. Ho scelto di accettarne le conseguenze. Quanto vorrai parlare, io ti ascolterò, questa è una promessa.”

“Grazie. Ti faccio un'ultima domanda, poi vorrei chiudere il discorso, almeno per un po'.”

“Ti ascolto.”

“Hai detto che... hai detto che non era giusto neanche per esso. Cosa volevi dire? Stavi parlando dello spettro?”

“Sofferenza genera sofferenza. Nessuno dovrebbe soffrire; è impossibile impedirlo, certamente, ma a volte basta poco per guarire delle ferite. Le cicatrici, tuttavia, non svaniranno mai. Un giorno guarderai quella cicatrice con amore, perché sarà guarita, e tu con essa.” Prese un respiro profondo. “Meditiamo, ti va?”



 

<)o(>



 

Waverly aveva radunato alcune cose nel soggiorno: vestiti di ricambio, l'occorrente per l'igiene personale, il computer di Wynonna e la valigia di Nicole. Aveva ancora una cosa da fare prima di raggiungere l'indirizzo che le aveva lasciato la donna dai capelli rossi.

Salì in camera sua.

Osservò la stanza come fosse quella di un'estranea e si sentì quasi un'intrusa. Non ebbe una spiegazione razionale, si sentì semplicemente così.

Recuperò un oggetto dal letto e scese le scale, diretta all'esterno.


 La macchina di Nicole era aperta, ma anche in caso contrario non sarebbe stato un problema: le chiavi erano sul mobile d'ingresso. Si era chiesta se lo spettro fosse riuscito a prendere il controllo del corpo di Nicole perché lei non aveva con sé la pietra nera. Non aveva saputo rispondersi.

Alzò il sedile e si mise seduta su quelli posteriori, poi richiuse la portiera.

“Ciao, Dylan...” sorrise allo spazio vuoto accanto a sé. “Ti ho portato questo.” Appoggiò un pupazzo sul tessuto grigio e rosa (una volta era nero e rosso, ma il sole l'aveva sbiadito). “Nicole mi ha detto che ti piacciono le farfalle... mi rendo conto che questa è una coccinella, ma anche loro stanno nei prati e, se non ricordo male, sono le migliori amiche delle farfalle. Sì, ne sono sicura. Spero ti piaccia...” Sospirò. “Probabilmente mi stai dicendo qualcosa, ma io non sono in grado di capirti... mi dispiace molto. Forse mi chiedi dov'è Nicole e cosa è successo... forse hai visto qualcosa che ti ha fatto paura. Nicole sta bene, dico davvero. Starà via qualche giorno, appena si sentirà meglio verrà a trovarti, te lo giuro... Ti ho portato la coccinella proprio perché tu possa avere qualcuno a farti compagnia. E' una coccinella magica, sai? Manda via la paura, la fa correre a gambe levate, dico davvero!” Smise di parlare, perché inconsciamente si aspettava una qualche risposta.

“Chiederò a Nicole di farci da intermediaria, un giorno. Ti piacerebbe? Potremmo parlare di qualcosa o potrei raccontarti una storia, ti piacciono? Mia sorella scrive, sai?”

Cercò di sorridere e di usare un tono allegro: “Mi piacerebbe tanto sapere cosa mi stai dicendo. Perché mi stai parlando, vero? Penso tu sia un bravo bambino, bravo e coraggioso. Ti occupi di Nicole, vero? Sei davvero coraggioso, Dylan.” Afferrò la maniglia. “Ora devo andare, ma tornerò presto e porterò anche Nicole, va bene?”

Ebbe la sensazione che qualcuno le sfiorasse il braccio. “Tornerò, lo prometto...” mormorò prima di chiudere la portiera.


 

Rientrò in casa e cominciò a caricare l'occorrente sul pick-up. Stava per chiudere la porta, quando si rese conto di voler dire ancora una cosa allo spettro.

“Mostrerò a Nicole dove quella donna ti ha portato la prima volta... vorrei che tu non provassi ad ostacolarla. Credo che Nicole aiuterà anche te. Lo farà di certo.”


 

<)o(>


 

Mancava poco all'alba. Wynonna si era addormentata per qualche minuto, dopo la meditazione. Un sonno breve e agitato.

Si era alzata, aveva guardato brevemente Nicole che, nonostante tutto, sembrava immersa in un sonno profondo e pacifico, ed era andata in bagno.

Aveva rinunciato alla doccia, perché l'accappatoio color vaniglia non le ispirava nessuna fiducia. Non si sarebbe messa un accappatoio di un motel, né quella mattina né mai.

Nella giacca aveva un pacchetto di sigarette. Ce n'era solo una.

Uscì a fumare mentre le ultime ombre della notte svanivano.

Vide il pick-up azzurro entrare nel parcheggio del motel quando il sole, nascosto dalle nubi, fece capolino oltre la montagna ad est.


 

“Tutto bene a casa?”, chiese quando Waverly smontò.

Tenne gli occhi bassi, esattamente come Wynonna. “Sì... Come sta Nicole?”

“Dorme. Prendo il pick-up, okay? Il mio portafoglio è ancora lì? Voglio comprare qualcosa per colazione e delle sigarette.”

“Lascia almeno che... Non importa, sveglierei Nicole...”

Wynonna sparì nell'abitacolo, mise in moto e partì.

Waverly sospirò ed entrò nella stanza numero 6.


 

Si mise seduta sul letto più vicino al bagno. Osservò Nicole, illuminata appena dal chiarore che filtrava dalla finestra; una luce fredda: il sole oltre le nuvole che si rifletteva sulla neve del parcheggio. Sembrava morta.

Un giorno le mie scenate saranno troppo anche per te. Forse capisci che mi sono essenziali per non impazzire, per non soccombere alle mie emozioni. Sicuramente è così, ma un giorno sarà troppo anche per te. Tu cerchi la calma, dici che emano calma... ci riesco perché non mi tengo le cose dentro. Non vedo via d'uscita.

Ma...

I nostri destini si sono legati anni fa, anche se tu ancora non lo sai. E' stato il destino a portarti da me. Sarò capace di non farti andare via?

Vide apparire le due fossette. Si sorprese a sorridere.

E' un bel sogno, Nicole?

“So di essere incantevole.”

“Mio Dio!”, esclamò Waverly, colta alla sprovvista. “Pensavo stessi dormendo... sognando...”

“Se fossi al tuo posto, probabilmente anche io rimarrei lì a fissarmi, ma... non puoi semplicemente venire a stenderti con me?” Le sorrise, aprendo l'unico occhio che poteva aprire. “Sarai stanca.”

“Come facevi a sapere che ero qui?”

“Ti sento. Sento la tua energia, ricordi?”

“Va bene, ma come sapevi che ti stavo guardando?”

Soffiò fuori l'aria della narici. “Ho tirato a indovinare.”

“Non è vero...”

“Okay, hai ragione. Ho ritenuto fosse la cosa più probabile, conoscendoti.”

“Davvero vuoi che mi metta vicino a te...?” sussurrò. Il suo cuore prese a battere sempre più veloce.

“Un corpo caldo mi renderebbe davvero felice. Non ho la forza di mettermi sotto le coperte.” Chiuse l'occhio e aprì il braccio sinistro, come invito. “Voglio le coccole.”

Rise. Quella frase l'aveva fatta ridere.

“Guarda che le coccole sono una cosa seria! Inoltre ho bisogno di tenerezza e compassione. Puoi essere la mia infermiera, se vuoi. Vuole prendersi cura di questa povera creatura, infermiera Waverly?”

“Non l'hai detto davvero...” rise di nuovo. Non aveva mai sentito Nicole fare discorsi del genere, non così scherzosi, almeno.

“L'ho detto e posso anche ripeterlo. Posso dire cose ben più imbarazzanti, quindi ti conviene sbrigarti.” Sbirciò brevemente nella sua direzione, come a controllare la reazione della ragazza, e richiuse di scatto la palpebra.

“Sei tutta scema, Nicole...” Si alzò e si fermò accanto al letto opposto. “Tutta scema...”

“Mi piace quando non sei arrabbiata con me.”

Si coricò cautamente al suo fianco. Col naso le strofinò la guancia.

“Puoi perdonarmi, Nicole?”, le sussurrò all'orecchio. “Mi dispiace per prima. Mi dispiace per tutto quanto...”

“Coccolami e forse ti perdonerò.”

Il volto di Nicole le sembrava grande come quello di una statua ed emanava un piacevole torpore. Le piaceva quella sensazione di intimità e paura. Le piaceva il suo odore. Tutto era perfetto, nonostante tutto.

“Non so che tipo di coccole ti piacciono...”

“Mi piacciono le carezze sui capelli, sul viso e sul petto, fra la gola e il seno. Mi fa sentire al sicuro. E mi piacciono anche i bacini. Penso mi piacerà qualunque modo sceglierai per prenderti cura di me.”

La mano di Waverly si posò delicatamente sul viso di Nicole. La accarezzò lentamente; dalla guancia, passando per la tempia, fino ai capelli. Ripeté il percorso un'infinità di volte, lentamente, dolcemente. Le posò anche qualche bacino sulla guancia e tempia opposta.

“Baciami...”

La voce leggermente roca di Nicole le aveva fatto uno strano effetto. Strano e incredibilmente piacevole.

Poggiò la bocca su quella di lei. Un bacio delicato e morbido. Dischiuse le labbra e catturò quelle di Nicole fra le sue, dolcemente.

Quello era il modo giusto di baciarla: delicatamente, senza una goccia di alcol in giro. Amorevolmente.

  
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