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Autore: ROSA66    02/04/2022    5 recensioni
Storia partecipante al contest In sella alle scope indetto da Legar sul forum Ferisce più la penna.
Viktor non si era mai interessato molto alle ragazze, strane creature capaci di tutto per avere un briciolo della sua attenzione salvo, poi, mostrarsi fragili e indifese.
Non le capiva. Per questo preferiva il Quidditch; amava quella sensazione di libertà, il vento sul viso quando inseguiva il boccino, la gioia intensa della vittoria, il rude cameratismo che si creava con i compagni di squadra.
Ma quando vide per la prima volta Hermione Granger che camminava svelta per i corridoi di Hogwarts portando una borsa piena zeppa di libri e pergamene, pensò che, forse, esisteva altro al di fuori del Quidditch
[Viktor/Hermione]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il boccino perfetto (in blu pervinca)
 



Quando Hermione Granger vide per la prima volta Viktor Krum fu alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Punta di diamante della Nazionale bulgara, a soli diciotto anni era già considerato un mito.

Appena la squadra fece il proprio ingresso nello stadio, svolazzando in aria con le divise cremisi, la folla esplose in un boato enorme:«Krum, Krum, Krum!». 
Hermione si sporse per vedere meglio il giocatore così tanto osannato dall’intero Mondo magico: non amava molto quello sport, ma riconosceva il talento di uno scatto fulmineo per afferrare un boccino d’oro, l’abilità nel prevenire le mosse avversarie e il genio nell’inventare nuovi schemi di gioco.
Ne ammirò l’eccellenza e pensò che avrebbe voluto conoscere meglio il ragazzo che si nascondeva dietro la divisa, ma al contempo realizzò che, dopo l’esperienza della Coppa del Mondo, sarebbe stato impossibile incontrarlo di nuovo in futuro.
 Il destino avrebbe portato lei a Hogwarts e Krum in Nord Europa.
Quando, tre mesi dopo, Hermione Granger vide Viktor Krum tra i ragazzi che rappresentavano la Scuola di Magia di Durmstrang al Torneo Tremaghi, pensò sorridendo quanto il destino potesse essere imprevedibile…
 
 
 
Viktor non si era mai interessato molto alle ragazze, strane creature capaci di tutto per avere un briciolo della sua attenzione salvo, poi, mostrarsi fragili e indifese.
Non le capiva. Per questo preferiva il Quidditch: amava quella sensazione di libertà, il vento sul viso quando inseguiva il boccino, la gioia intensa della vittoria, il rude cameratismo che si creava con i compagni di squadra.
Ma quando vide per la prima volta Hermione Granger che camminava svelta per i corridoi di Hogwarts portando una borsa piena zeppa di libri e pergamene pensò che, forse, esisteva altro al di fuori del Quidditch.
Ciò che lo colpì maggiormente fu che, nonostante la cinghia fosse talmente tesa da essere quasi sul punto di spezzarsi, non sembrava che la cosa le pesasse anzi, trascinava quel fardello come se al suo interno avesse piume e non carta.
Non era una ragazza appariscente. I capelli, gonfi e ricci, si muovevano ondeggiando a ogni passo e il viso, completamente privo di trucco, non mostrava particolari che attirassero l’attenzione.
Eppure, c’era qualcosa in lei che lo catturava, un dolcissimo rigore che lo intimoriva e lo affascinava allo stesso tempo.  Non era una studentessa come le altre e dentro di sé provò il forte desiderio di volerla conoscere meglio.
Come attratto da una calamita fece un passo in avanti, verso di lei, ma prima che potesse anche solo rivolgerle la parola la ragazza venne raggiunta da due studenti che la affiancarono. Portavano i suoi stessi colori e dalla familiarità con cui parlavano dovevano essere suoi amici.
Gli passò talmente vicino che sentì la sua risata, sincera e cristallina – e quel suono gli entrò dentro.
Viktor si fermò, una punta di delusione sul viso, e non poté far altro che seguirla solo con lo sguardo mentre si allontanava fino a quando non scomparve dietro l’angolo.
 
Quando la vide per la seconda volta Viktor, ormai campione di Durmstrang al Torneo Tremaghi, si stava allenando con la sua Firebolt allo stadio di Hogwarts appositamente messo a disposizione degli ospiti.
La sfida richiedeva forza fisica, prontezza di riflessi e una certa acutezza nel riconoscere le insidie nascoste, e nessuno sport poteva mettere alla prova i Campioni meglio del Quidditch.
Decine di ragazzine adoranti lo guardavano estasiate dagli spalti, sbracciandosi tra mille gridolini nella speranza di essere notate. Ma più le ignorava, più il loro numero aumentava.
Tranne lei. Se ne stava lì, seduta, leggendo un libro.
Non appena la vide, Viktor scese in picchiata tra l’ammirazione generale, rallentando con finta disinvoltura in modo da poterla guardare con attenzione. Ammirò quel corpo minuto, i capelli tenuti stretti sulla nuca in una crocchia scomposta, il naso delicato e le labbra sottili. In quel momento gli sembrò una creatura meravigliosa.
Hermione alzò gli occhi dal pesante tomo che teneva sulle ginocchia, incrociando quelli scuri di lui.
Il colore del viso sfumò in un rosso intenso. Era più avvezza allo studio, che le schiudeva le immense meraviglie del sapere, che non alle attenzioni dei ragazzi.
Ma Krum sembrava diverso, e osservandolo bene, sentì un’emozione nuova, diversa.
Non era paragonabile a nessun’altra sensazione.
Il ragazzo si convinse che doveva vincere le sue resistenze, ma attese un minuto di troppo.
«Viktor, komm schon», gridò uno dei suoi compagni di squadra.
A malincuore fece dietrofront, maledicendo dentro di sé la sua goffaggine quando si trattava di affari di cuore.
 
Non si diede per vinto. Era come conquistare il boccino d’oro. Quella ragazza rappresentava sicuramente un’impresa ardua, difficile ma non impossibile.
Deciso a sapere almeno il suo nome, Viktor si rivolse ai Serpeverde presso il cui tavolo gli  studenti di Durmstrang erano soliti consumare i pasti.
«Cosa? Il suo nome?» esclamò schifato Malfoy, «quella è una Sanguesporco, Krum. Unreines blut» aggiunse coprendosi il naso con una mano e ridacchiando con gli amici.
Unreines blut.
Sangue impuro.

Per diversi giorni non fece che pensare a quanto gli aveva rivelato il Serpeverde che, evidentemente, dava molta importanza alla purezza dell’albero genealogico.
Ma quello sguardo ambrato, ormai, gli aveva stregato il cuore, e non aveva nessuna intenzione di liberarlo da quell’incantesimo.
 
Andò a cercarla nel posto dove immaginava che un’amante dello studio come lei avrebbe sicuramente trascorso gran parte del suo tempo. Arrivato in biblioteca si guardò intorno.
E lei era lì, una meraviglia alla luce delle candele. Sembrava avere un’aura di perfezione. Questa volta non c’erano le ragazzine urlanti o i duri allenamenti di Karkaroff, ma solo loro due. Dopo aver spostato la sedia con delicatezza per non disturbarla, Krum le si sedette di fronte. Lei lo guardò meravigliata, per poi arrossire imbarazzata ma non disse nulla, continuando a leggere.
«Io, Viktor…» le disse il ragazzo sottovoce indicando se stesso con un dito, «… tu come chiama?»
Hermione pensò che fosse dolcissimo.
«Hermione, mi chiamo Hermione», sussurrò per non farsi sentire da Madama Pince.
«Hermionni».
«No, Viktor, il mio nome è Hermione».
«Hermionni».
«No, non ci siamo. Ripeti con me, Her-mio-ne».
«Her-mio-ni».
Hermione, sconsolata, scosse la testa. pensando che non sarebbe stato affatto facile.
 
 
Da quel momento Viktor prese l’abitudine di farle compagnia in biblioteca al termine degli allenamenti, e mentre lei studiava i libri, lui studiava lei. Gli piaceva quella sensazione di pace che emanava e che gli arrivava dritta al cuore. Nel silenzio di quel luogo non c’erano parole tra i due, ma una conversazione fatta di sguardi, di pudore velato di rossore, di mani che si sfioravano leggere. Viktor scoprì che quando Hermione non capiva qualcosa arricciava le labbra e strizzava gli occhi come per fermare un’idea, che non si accontentava di studiare un solo libro ma ne apriva tre o quattro contemporaneamente, e che prendeva appunti su tutto.
Ogni tanto alzava lo sguardo e gli sorrideva timidamente.

Hermione apprezzava quella compagnia discreta e silenziosa, anche se non capiva cosa ci trovasse uno come Krum, che aveva stuoli di ragazzine pronte ad assecondare ogni suo desiderio, in una come lei.
Stranamente, però, si sentiva felice.
Finché un giorno Viktor non la sorprese invitandola al Ballo del Ceppo. Tra decine di studentesse che gli morivano dietro, lui aveva scelto lei.
«Io e te… al ballo? Insieme?» Hermione pensò di aver capito male.
«Ja, du, Hermioni. Tu accetta?» incalzò il giovane. Era la prima volta che si sentiva così, in balìa di un sentimento sconosciuto, e in cuor suo desiderò ardentemente che lei accettasse l'invito.
Hermione lo guardò nelle iridi scure. Non c’era traccia di scherno o di compassione, ma solo un vivo interesse.
Non ebbe alcuna esitazione nel rispondere.
«Sì».
 
La Sala Grande era stata completamente trasformata per l’occasione, con i quattro grandi tavoli fatti Evanescere per fare spazio alla pista da ballo e al palco dove si sarebbe esibita la band dei Weird Sisters. Migliaia di fiocchi di neve scendevano leggeri dal soffitto incantato, dando l’illusione che nevicasse realmente.
Tutti gli studenti erano vestiti con abiti eleganti e affollavano la scuola.
Viktor si guardò intorno impaziente.
La divisa rossa gli fasciava il fisico asciutto, temprato dopo anni di pesanti allenamenti, facendo risaltare la sua carnagione scura. Ignorò le attenzioni di alcune ragazze che gli passavano davanti sorridendo con l’intento di farsi invitare a ballare.
Per l’ennesima volta guardò verso le scale. Non era mai stato così nervoso, neanche alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Poi, quando cercò nuovamente Hermione, la vide.
Vestita con un abito blu pervinca che si muoveva a ogni suo passo, i capelli rischiarati dalla luce delle candele e il sorriso più luminoso che avesse mai visto, avanzava verso di lui.
Viktor pensò che fosse bellissima.
Era convinto di aver catturato, finalmente, il boccino perfetto.
 
 
Bill e Fleur avevano dato il via alle danze del loro matrimonio al centro del grande locale che aveva ospitato la cerimonia. Le nozze erano state anticipate considerati i tempi non proprio favorevoli in cui morire era all’ordine del giorno.
Hermione prese un bicchiere di Acquaviola dal tavolo delle bevande e lo sorseggiò piano, guardando gli invitati che iniziavano a formare le coppie per ballare. Indossava un abito rosso carminio decorato con rouche, i capelli lasciati liberi sulle spalle.
L’atmosfera gioiosa della festa si scontrava, però, con il suo umore. Si sentiva triste e annoiata, cercando invano qualcosa che le risollevasse il morale.
«Vuoi ballare con me, Hermione?»
Quella voce…
Non la sentiva da quasi quattro anni, e anche se la pronuncia era migliorata, il tono basso e profondo era sempre lo stesso. Si girò e lo vide.
Più robusto e con i capelli più lunghi di quanto ricordasse, le stava porgendo una mano per invitarla,  gli occhi scuri che la guardavano con la medesima emozione del passato.
Hermione annuì sorridendo.
Certi amori, a volte, fanno dei giri enormi, per poi tornare inevitabilmente al punto di partenza.
 
 
 
 
 
Nota dell’autore:
Storia partecipante al contest In sella alle scope indetto da Legar sul forum Ferisce più la penna.
Devo fare due precisazioni, spiegare due libertà che mi sono presa con questa storia.
Primo, ho cambiato il luogo in cui Viktor ed Hermione si incontrano, che nei film (non ricordo se anche nei libri) è sulle sponde del Lago Nero, mentre qui è diventato lo stadio del Quidditch di Hogwarts. Questa variazione si è resa necessaria per via del contest di Legar.
La seconda libertà riguarda la lingua parlata da Viktor, che dovrebbe essere il bulgaro ma che io ho trasformato nel tedesco.
I personaggi, al solito, non mi appartengono, in quanto di proprietà di J.K.Rowling.
 
  
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