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Autore: tutanankie    03/04/2022    0 recensioni
Come sarebbe la vita di Ginny se avesse una cotta per l'insegnante più antipatico di Hogwarts?
[ambientata durante il II anno di Ginny, seguiranno in serie gli anni successivi]
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Prologo

 

Espresso per Hogwarts, II anno

 

Ginny Weasley aveva i capelli rossi da dodici anni, ma non si era ancora abituata.

Trascinarsi dietro quella massa attira-sguardi era sempre stato penoso per lei, ma lo era molto di più da quando le persone avevano un altro motivo (uno peggiore) per girarsi e fissarla.

Sicuramente sapevano. Tutti. Forse la notizia di quello che aveva fatto era trapelata anche fuori dalla scuola. In fin dei conti, lei aveva saputo ogni dettaglio dell’avventura della Pietra Filosofale e della morte del vecchio professore di Difesa contro le Arti Oscure, anche se non era ancora iscritta a Hogwarts quando era successo. Certo, come sua madre le aveva ripetuto ormai una decina di volte, lo aveva saputo perché era la sorella di Ron e non doveva pensare che ogni strega ficcanaso della Contea potesse leggere i fatti privati di Hogwarts sul giornale.

Per qualche motivo, questi ragionamenti non bastavano a tranquillizzare del tutto Ginny. Quella mattina, sul treno, aveva avuto la netta impressione che tutti gli altri studenti la guardassero. Aveva cercato di infilare le punte gonfie dei capelli appena lavati nel colletto del mantello, ma per farlo aveva dimenticato come si cammina ed era inciampata in uno dei suoi piedi. Si era sbigottita tanto che quasi non aveva notato il gruppetto di ragazze di Serpeverde che scoppiavano a ridere. Quasi.

Ma non aveva avuto molto tempo per disperarsi.

«Ciao Sorellina!»

Oh no.

«Buongiorno, piccola peste in incognito! Pronta a pietrificare qualche altro studente antipatico?»

«Fred», aveva borbottato Ginny. «George. Non potreste lasciarmi in pace?»

«Direi di no. Sei la nostra sorellina preferita», aveva risposto Fred (beh, forse era Fred).

«La più simpatica che abbiamo, parola mia», lo aveva rimbeccato George. «E poi, ce l’ha chiesto la mamma»

«E tu sai quanto può essere insistente, a volte»

«Insistente, sì»

«È proprio difficile immaginare un modo per disobbedirle. Anche volendo…»

«… non sapremmo come fare», aveva detto George, completando la frase del gemello.

Ginny scrollò la testa e si guardò attorno, nervosa. Avrebbe preferito avere fratelli che non si divertissero a punzecchiarla a pochi metri dai suoi compagni di scuola. Non che non ci fosse abituata. Aveva passato l’estate a sopportare battutine sempre più stupide su quello che era successo a Hogwarts. Ma un conto era affrontare i gemelli a casa, dove riusciva a tirare fuori delle belle rispostacce quando la mamma non sentiva, un conto era doverlo fare a scuola, in mezzo a tutti…

«Dovreste trovarvi un hobby» aveva borbottato. Aveva dato uno spintone a George (insomma, probabilmente era George) per lasciarseli alle spalle e cercare uno scompartimento vuoto – anzi, uno bello pieno, in modo che nessuno dei suoi fratelli potesse piazzarsi lì e metterla in imbarazzo.

Ma le si era parato davanti Fred, con un ghigno molto impertinente stampato in faccia. «Ma noi ce l’abbiamo un hobby. Ne abbiamo più di uno, in effetti, ma i primi cinque sei troppo piccola per saperli».

«E uno potrebbe essere illegale», aveva aggiunto George, col medesimo sogghigno.

«Senza contare che sei nostra sorella, e credo che anche questo sia illegale…»

«Idiota» aveva sbottato Ginny. Ma era stata attenta a non alzare la voce. Le era sembrato, proprio in quel momento, di intravedere Harry Potter in fondo al corridoio…

«Il fatto è» aveva proseguito suo fratello senza scomporsi, «che ti teniamo d’occhio. Sempre. Anche quando pensi che siamo impegnati, chessò, a studiare…»

«O a giocare a Quidditch»

«O a fare una di quelle cose che sei troppo piccola per sapere»

«A proposito, vedi di non ficcare il naso…»

«… o saranno guai»

«E belli seri, anche» aveva concluso George. «Davvero, non sai quanto»

«Quello che è successo al piccolo Ron quando ha rotto la scopa che mi aveva lasciato Charlie è niente al confronto. Capisci?»

Capiva eccome, Ginny.

Capiva che c’era qualcosa che Fred voleva davvero tenere nascosto, e capiva che le sarebbe bastato scoprirlo per vivere in pace per qualche mese.

«È Angelina, vero? Angelina Johnson, quella brava a Quidditch» aveva insinuato, con un sorrisetto.

«Non so di cosa parli», aveva sorriso Fred a sua volta. Le mani in tasca e la posa rilassata l’avevano convinta che non era impressionato dalla sua sagacia.

«Lo scoprirò»

«Non credo, no»

«Invece sì. E lo dirò a Ron! Non la smetterà più di prenderti in giro»

Fred era scoppiato a ridere. «Ora che sono terrorizzato!», aveva detto.

«Beh, se parli con Ron ricordati di salutarmi tanto Harry», aveva aggiunto George. I due gemelli si erano dati il cinque con un ghigno proprio soddisfatto sulla faccia.

«Smettetela»

«Oppure…?»

«Lo dirò alla mamma» aveva detto, questa volta seria.

George aveva fatto una faccia orripilata. «Non oseresti»

«Oh sì, invece!»

«Avremmo dovuto rinchiudere lei in quella piramide, Fred!»

«Già, Percy è uno stronzetto innocuo rispetto a te»

«Chi sarebbe cosa?» aveva chiesto una voce gelida dietro di loro.

«Oh-o»

«È arrivato lo Zuccaposcuola. Filiamocela!»

Fred e George avevano tagliato la corda.

«Non costringetemi a togliervi punti!»

Percy si era avvicinato a Ginny e le aveva appoggiato la mano sulla spalla, con fare protettivo. Ginny sapeva che si sentiva in colpa per la negligenza dimostrata l’anno prima. Era il più grande tra i fratelli che ancora studiavano a Hogwarts, e mamma e papà si sarebbero aspettati che scrivesse loro quando si era accorto del continuo, inspiegabile malessere che tormentava Ginny. Lei lo sapeva perché aveva origliato una conversazione tra Percy e papà, poche settimane dopo la fine della scuola. Sembrava che papà stesse rimproverando Percy, anche se non era arrabbiato… per lo meno, non aveva urlato. Ma per qualche ragione, era stato peggio che se l’avesse fatto.

«Tutto bene, Ginny?» le aveva chiesto Percy. Lei aveva annuito. Non le piaceva essere trattata come una bambina. «Se Fred e George esagerano, vieni a dirmelo, intesi?»

Ginny annuì di nuovo, certa che non l’avrebbe mai fatto. Percy l’aveva lasciata andare, convinto. Bastava poco a convincerlo.

Se n’era andato borbottando: «Che idioti. A volte mi chiedo… voglio dire, se non fossimo praticamente identici…»

Tutt’altro che rinfrancata dalla presenza dei suoi fratelli, Ginny aveva fatto il possibile per non completare l’opera e aveva cercato uno scompartimento nella direzione opposta a quella imboccata da Ron e da – il suo cuore accelerò solo a pensare quel nome – Harry.

 

 

Hogwarts, Sala Grande, parecchie ore dopo

 

Harry Potter non le piaceva. Lei lo amava, con tutta la forza che aveva nel suo corpo acerbo, da dodicenne. Lo amava al punto che non riusciva neanche a parlargli – aveva passato un anno intero a farsi cadere della roba addosso quando lui era nelle vicinanze.

Rispetto all’anno precedente, Ginny sentiva che il suo sentimento era cambiato. Prima si trattava di una cotta idealizzata, da ragazzina. Le piaceva un ragazzo famoso e fantasticava su di lui senza neanche conoscerlo. Ma dopo quello che era successo a giugno – quello a cui Ginny non pensava mai – provava per lui un sentimento molto più ricco di sfumature. Il fatto che le avesse salvato la vita rendeva le cose stranamente concrete. Sentiva che erano predestinati a stare insieme, prima o poi.

Per qualche motivo, Harry non sembrava essersi accorto di tale predestinazione. Ginny sospettava che i ragazzi, su certe questioni, fossero un po’ scemi (anche quelli geniali,  coraggiosi, eroici…)

«A cosa pensi, Ginny?» chiese Hermione, sorridendole in modo incoraggiante. Si era seduta di fianco a lei al banchetto di inizio anno e, tra un cosciotto di pollo e un carciofo fritto, era tutta sera che tentava di includerla nella conversazione.

«Oh, niente in particolare», rispose Ginny. Aveva l’impressione che anche l’amica di suo fratello fosse tra quelli incaricati di tenerla d’occhio. «Avete già avuto l’orario?», domandò.

Hermione, che di solito non vedeva l’ora di parlare di lezioni, arrossì in modo sospetto e rispose in fretta: «Uhm, no, insomma… non che io sappia. Tu sai già cosa frequenterai quest’anno?»

«Che vuoi dire?» chiese Ginny. «Quelli del secondo anno non possono scegliere le materie».

«Oh, ma certo che no» sbuffò Hermione. «Scusami, non so dove ho la testa… mi ero quasi dimenticata che tu sei al secondo anno. Ma in ogni caso quest’anno è un anno importantissimo per te».

Ginny sbarrò gli occhi.

«Voglio dire», continuò Hermione «che dovrai scegliere che materie iniziare a seguire l’anno prossimo. Il secondo anno è impegnativo. L’anno scorso non so come avrei fatto se non avessero annullato gli esami».

Ginny evitò di ricordarle che l’anno precedente era stata pietrificata e che probabilmente gli esami sarebbero stati l’ultimo dei suoi problemi in ogni caso.

«Comunque» proseguì Hermione, «quest’anno la vita a Hogwarts sarà un po’ diversa, no? Voglio dire, con i Dissennatori e tutto il resto…»

Ginny annuì, cercando di celare un brivido. Le avevano detto che qualche ora prima, in treno, era diventata pallida come una morta quando i Dissennatori erano entrati nel suo scompartimento. Non avrebbe mai dimenticato il senso di disperazione che aveva provato – quando si svegliava senza ricordare cos’avesse fatto, l’anno precedente, si sentiva allo stesso modo. Era un’angoscia che aveva sperato non tornasse mai più.

«Ron mi ha detto che Harry è stato male e che avete conosciuto il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure», disse Ginny.

«Oh sì», disse Hermione con un sorriso enorme. «È stato lui a cacciare il Dissennatore dal nostro scompartimento. Harry è… beh, lui… insomma, ha vissuto esperienze più tragiche della maggior parte di noi. Il professor Lupin dice che è, ehm, normale che succeda, in alcuni casi».

Ginny annuì. Aveva il cuore che batteva forte, come ogni volta che si parlava di Harry.

«Non vedo l’ora che arrivi la prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure», sospirò Hermione. «Il professor Lupin sembra così professionale. È stato pazzesco con quel Dissennatore».

Ginny decise di lasciarla parlare.

«… e naturalmente Aritmanzia sembra una branca della magia affascinante, spero solo di essere portata…»

Al tavolo dei professori, Hagrid era ancora tutto rosso per l’emozione di essere diventato professore – Ginny sospettava che quello che stava bevendo a grandi sorsi non l’avrebbe aiutato in tal senso – la McGranitt chiacchierava amabilmente con Vitious e Silente osservava deliziato la panna cotta che ballonzolava sotto i colpi del suo cucchiaino.

Tra i Grifondoro, nessuno era più rumoroso di Fred e George o più impettito di Percy. Ginny allungò la testa verso il tavolo di Corvonero, dove un’altrettanto impettita Penelope Light esibiva la sua spilla da Caposcuola e sorrideva in direzione del suo fidanzato.

Sono perfetti l’uno per l’altra, pensò Ginny con un pizzico di sarcasmo. In fondo erano anche abbastanza teneri insieme.

«… non sono sicura che mi piacerà tanto Cura delle Creature Magiche, sai, ho sempre avuto un po’ paura dei cavalli. Ma sono così contenta per Hagrid…»

«Sì, anch’io», confermò distrattamente Ginny.

Ron le passò davanti col braccio per raggiungere la quarta fetta di tiramisù. «Non sono sicuro che dovresti, ragazzo!», gli urlò il pesante cucchiaio d’argento.

«Oh, sta’ zitto», mugugnò Ron a bocca piena.

Di fianco a lui, Harry Potter soffocò una risatina.

Alla fine del banchetto, i tre si allontanarono insieme per andare a parlare con Hagrid e Ginny si avviò da sola verso la Sala Comune di Grifondoro. Salutò Colin Canon, con una leggera stretta allo stomaco (lui era uno dei ragazzi che il Mostro di Serpeverde aveva pietrificato l’anno prima). Lui sembrò entusiasta di rivederla, e la trascinò in una lunga discussione sul loro orario. Dopo aver sentito per la terza volta quanto fosse ansioso di imparare a trasfigurare le biglie babbane in cavolini di Bruxelles, Ginny riuscì a dargli la buonanotte e a sgattaiolare nel dormitorio femminile.

Lì, tra le sue cose già sistemate attorno al grande letto a baldacchino, pescò la lettera che le era stata recapitata poco dopo il suo arrivo a scuola.

 

 

Cara signorina Weasley,

 

il Professor Albus Silente, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, mi ha pregato di comunicarle il suo desiderio di riceverla in data lunedì 2 settembre, alle ore 18:00, presso il suo studio.

La parola d’ordine che le servirà per accedervi è “Bignè al caramello”.

Un saluto cordiale,

 

Professoressa M. McGranitt

Direttrice della Casa di Grifondoro

Vicepreside

 

 

Ginny, che ormai sapeva la lettera a memoria, la ripose insieme ad altri fogli ben ordinati che teneva in una scatola Infrangibile. Si ripeté, per l’ennesima volta, che sicuramente Silente non voleva espellerla, altrimenti non l’avrebbe fatta tornare a Hogwarts. Era sicura, però, che quella convocazione avesse qualcosa a che fare con il diario di Tom Riddle, e l’idea di doverne parlare la angosciava alquanto.

Per non pensarci troppo, si infilò a letto insieme a uno dei suoi Libri Declamatori preferiti, e si lasciò cullare dalla voce magica che usciva dalle pagine fino ad addormentarsi.

   
 
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