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Autore: Smeralda Elesar    03/04/2022    2 recensioni
Grazie al Guerriero Dragone, Lord Shen non è stato ucciso dalla sua stessa arma che crollava su di lui.
Non che il pavone sia minimamente contento della cosa, primo perché odia avere un debito con il panda, e secondo perché l'unica alternativa alla morte è la prigione, e per il suo orgoglio essere incarcerato è intollerabile.
Nonostante questo, Po vuole aiutare Shen a fare i conti con le ferite del passato.
Il problema è... come si fa ad aiutare chi non vuole essere aiutato?
Cosa può sorgere dal buio di una prigione per una creatura avvelenata dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Prima di cominciare un grazie speciale a TheDarkWolf, aka "il recensore della notte" per essersi fatto una maratona di recensioni tra le più belle che ho mai ricevuto. Grazie! *solleva i calici*

E adesso, preparate i fazzoletti. Sì, di nuovo *distribuisce pacchi di fazzoletti*



Ciò che sorge

***

Dal dolore

***

How many miles to go finding his dreams
How many years so slowly passed away
His will unbreakable. it keeps him alive
And always he screams

Nothing can stop my way
I'm gonna sail on till my very last day

(Journey's end - Serenity)



"A tenerti in vita, sempre, è stata la pietà che Guerriero Dragone ha avuto per il tuo dolore!"

Lo odiava!

Odiava come quel nanerottolo lo avesse preso e sbattuto di faccia contro la verità!

Shen le aveva provate tutte, ma nessun'altra spiegazione combaciava con quanto era successo durante nell'ultimo mese se non... quella!

Aveva dormito poco, male, ed il cibo del mattino non era stato nemmeno toccato.

Odiava come le cose avessero improvvisamente acquistato un senso! Era un senso che lui rifiutava, che avrebbe voluto stracciare, ma che dentro di sé sapeva essere vero e l'unico possibile.

All'inizio era stato "il panda è uno stupido a voler aiutare me che lo odio", poi, dopo la sua uscita in città, era diventato "il panda vuole aiutare per motivi incomprensibili me che sono arrabbiato" ed infine, dopo la sua insistenza nell'aiutarlo a raggiungere il cimitero e tutte le volte che lo aveva protetto, non poteva essere altrimenti che come aveva detto il suo maestro: "Il panda vuole tenermi in vita perché prova pietà per me che sto soffrendo".

Shen non si era reso conto di quanto devastante fosse la sua sofferenza se non quando aveva rotto gli argini al cimitero.

L'aveva sempre vissuta come rabbia, non aveva mai nemmeno lontanamente immaginato che fosse dolore.

E nel viverla come rabbia, nel suo scatenare rabbia per un mese intero ed ancora prima, non aveva fatto altro che mostrare quanto era sofferente, ed aveva sempre e solo attirato su di sé altra pietà.

La sua unica, magra consolazione, era che il panda sembrava essere l'unico ad essersene accorto ed ad aver reagito in quel modo.

Tutti gli altri avevano visto la stessa rabbia, ed avevano sempre reagito con altrettanta rabbia e tentando di distruggerlo.

Ma il panda!

Shen odiava che avesse visto una sua debolezza, più ancora una debolezza che lui non era riuscito a vedere e che non aveva mai estirpato.

Ed odiava che qualcosa di sottile ed indefinito fosse filtrato attraverso le incrinature del suo essere, la stessa cosa che riconosceva ciò che il panda aveva fatto e che lo lasciava confuso, ammutolito ed incapace di fare qualsiasi cosa.

Si sentiva incastrato nella propria vita: nel momento in cui aveva scelto di non uccidere il bue sapeva che qualcosa di lui era cambiato, ed allo stesso tempo tutto il resto di sè stesso rifiutava di dare loro ragione.

Quando la guardia venne ad aprire la cella lui fu preso da uno sgomento nuovo.

Non era riuscito a toccare cibo, ed il sonno arretrato lo rendeva nervoso come la notte in cui i lupi avevano affollato i suoi incubi.

Pensò di non andare.

Poi pensò alla pietà.

Non sapeva che fare: non voleva combattere il panda, ma non voleva nemmeno dargliela vinta!

La loro sfida quotidiana gli sembrava adesso un suo capriccio infantile, e non voleva più dare spettacolo di sé.

Sapeva cosa aveva provato lui due notti prima davanti alla rabbia del bue che voleva distruggerlo a qualsiasi costo, e pensare che il panda provasse per lui qualcosa di simile bastava a fargli venire voglia di sprofondare.

E d'altra parte non era pronto ad ammettere di non voler più combattere contro di lui!

Se avevano stabilito che la tregua sarebbe durata solo per un giorno, ebbene, sarebbe durata solo per un giorno.

Insicuro su cosa fare, per il momento decise di uscire dalla cella.

Percorse i corridoi lentamente.

Incontrò solo un drappello di guardia che però non interferì con lui in nessun modo.

Sapevano chi era e dello strano permesso che aveva avuto per uscire di cella, per tentare di morire ogni giorno o ucciso dal suo avversario o ucciso dalle frecce immediatamente dopo aver vinto.

Shen li oltrepassò e si trovò in uno dei bracci principali, con la luce dell'arena centrale che si stagliava in fondo.

Sentiva già il cicaleccio del panda che lo aspettava.

Non appena uscì nello spazio aperto si guardò attorno alla ricerca del suo guan dao.

Ricordava che gliel'avevano tolto durante i tre giorni di debolezza, e la possibilità di non trovarlo lo riempiva di paura.

Il bagliore familiare dell'acciaio appoggiato contro il muro poco lontano da lui gli fece provare un'ondata di sollievo.

Immediatamente dopo notò la presenza del panda, che come al solito chiacchierava con il bufalo.

-Oh, Shen! Come stai?-

Lui non rispose.

Si avvicinò a prendere il dao e fece i suoi soliti esercizi di riscaldamento, ma si rese conto che stava solo cercando di prendere tempo.

Lui non voleva più affrontare il panda, ed allo stesso tempo non voleva non volerlo più.

Gli sembrava tutto vuoto, inutile, come le marionette del teatro delle ombre che non sono grandi nemmeno la metà dei fantasmi che proiettano.

"Maledizione! Eppure deve finire in qualche modo!"

Si voltò verso il panda con la lama spianata ma non trovò paura ad attenderlo.

Non era mai stata paura, né rabbia, né odio, né incoscienza.

"È pietà. Ha sempre e solo avuto pietà di me. Anche adesso. E potrei attaccarlo, insultarlo, fare tutto quanto di peggio posso immaginare per ferirlo, ma lui non vedrà mai altro che il mio dolore"

Si accorse che era rimasto immobile al centro dell'arena, e che per la prima volta l'arma tremava nella sua presa.

Abbassò la lama del dao e la ritrasse.

Il panda non smise la posizione di guardia mentre lui si avvicinava, ma nemmeno sembrava preoccupato.

Gli era appena venuta un'idea. Era assurda, ma d'altra parte chi era finito in prigione, il principe o lo scemo del villaggio?

Si fermò di fronte al panda e gli offrì il guan dao con entrambe le ali.

-Prendila-

-Come? Davvero posso? Non è un trucco per... che ne so? Infilzarmi?-

Shen non gli rispose, si limitò a mantenere gli occhi fermi nei suoi.

-Oh. Oh, ok... sembra una cosa seria-

Un attimo dopo il peso dell'arma passò da lui al panda.

Era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma era anche l'unica possibile.

-Wow! È bellissima, lo sai? Yi dice che ci tieni molto-

-Vero. Aspetta... yi?-

-Oh, sì, la Divinatrice. Mi ha detto che posso chiamarla così-

Shen ne ebbe un'impressione strana perché anche lui un tempo ormai lontano aveva usato quel nome.

Il panda nel frattempo non gli badava più. Osservava affascinato il suo riflesso nell'acciaio della lama e teneva tra le zampe l'arma con una delicatezza che Shen non si sarebbe aspettato.

La prima volta che gliel'aveva riportata Shen ricordava di avergli lanciato una scheggia per impedirgli di toccarla.

-Com'è che ci tieni così tanto? -

-È molto importante per me-

-Wow! È leggerissima!-

-È stata progettata per essere letale senza sforzo-

Solo in quel momento, quando Shen gli ricordò quante volte era stata usata per uccidere, il panda sembrò provare un po' di apprensione.

-Per questo è così importante per te? È... l'hai sempre avuta con te in battaglia?-

-Anche da prima-

In risposta allo sguardo incuriosito del panda Shen decise di raccontargli qualcos'altro.

-Ero appena diventato maggiorenne. Mio padre mi mise a disposizione la fucina, il laboratorio e materie prime, ed un mastro fabbro. Mi disse che avrei potuto fare quello che volevo, usare i materiali che preferivo, ed avrei potuto avere tutti i consigli migliori. Avrei potuto costruire un'arma che fosse unica per me, ma solo a patto che fossi io in persona a battere il metallo nella forgia-

-Wow... ed hai davvero forgiato il metallo e lavorato nella fucina? Sembra mitico!-

-È stato un incubo. Sei mesi orribili- si fermò a guardare il suo riflesso nella lama -Ma ne è valsa la pena-

-Sì, be'...- il panda si mosse a disagio, scrutando i dettagli dell'arma -Mio padre invece mi aveva promesso che quando fossi stato abbastanza bravo mi avrebbe rivelato l'ingrediente segreto della sua zuppa dall'ingrediente segreto. Solo che, sai, poi non c'era nessun ingrediente segreto. Era solo, tipo, un modo per far credere ai clienti che la sua zuppa avesse qualcosa di speciale per non farli passare alla concorrenza. Ah, e per non farmi distrarre dal lavoro-

Shen rimase perplesso senza sapere cosa ribattere.

Il fatto che il panda avesse parlato di un padre lo confondeva. Non poteva essere un altro panda, altrimenti il panda avrebbe saputo tutto di lui fin dalla prima volta che lo aveva visto.

Ma allora chi? Qualcuno aveva allevato un cucciolo di panda orfano?

E per tutti gli antenati, perché mai parlava degli ingredienti di una zuppa?!

Scosse la testa. Si rese conto all'improvviso che lui non sapeva assolutamente nulla del panda che aveva davanti.

Sapeva che a volte gli altri gli si rivolgevano chiamandolo "Guerriero Dragone" ma pensava fosse un grado del kung fu. Una carica di alto livello, in effetti, che si chiese come potesse essere stata affidata ad un panda idiota.

Decise che non voleva permettere ad altre domande di formarsi nella sua mente e di distrarlo.

-Non ti chiedi come mai ho voluto metterla nelle tue mani?- gli chiese.

-Ehm... no. Cioè, adesso sì. Perché se tu mi chiedi se non me lo chiedo probabilmente dovrei chiedermelo, giusto?-

"Esatto, è un idiota. L'universo ha voluto umiliarmi e prendersi gioco di me facendomi sconfiggere dalla creatura più stupida che fosse mai riuscito a plasmare!"

-Guardala bene, panda. Questa è l'arma che ho usato quella notte-

-Quale notte?-

-Quella notte!- scattò Shen.

-Oh-

Il panda abbassò uno sguardo malinconico, stavolta appena più consapevole, sull'arma.

Se anche stava cercando qualcosa, una traccia, un segno, sarebbe stato inutile perché Shen aveva sempre riservato una cura maniacale alle sue armi.

-Di sicuro con questa lama ho spezzato la vita di qualcuno dei tuoi parenti- continuò Shen -Forse addirittura ho trafitto i tuoi genitori-

Il panda era molto a disagio adesso.

Fece per rimettere a lui l'arma ma Shen fece un passo indietro e lasciò le ali ben nascoste dentro le maniche.

-Adesso che lo sai affrontami con questa-

Il panda scosse la testa.

-Credi che cambierebbe qualcosa?-

-Fai come ti dico-

Shen non si era aspettato una scrollata di spalle.

Il panda si era riconcentrato sull'arma.

Sembrava non capire bene con cosa avesse a che fare, o come dovesse usarla.

"Non può non sapere cosa fare! Ha deviato palle di cannone, dannazione! Deve saper usare le armi tradizionali!"

-Ehm... Shen? Qualche suggerimento?-
Shen era confuso. Perplesso.
Osservava il panda è non riusciva a capacitarsi di come potesse essere così imbranato: non riusciva nemmeno ad impugnare il dao!
Stava cercando di tenerlo all'estremità del manico come se fosse una normale elsa, ma in quel modo l'arma era completamente sbilanciata e tutto sembrava un pessimo numero da circo.
-Panda! Non puoi tenerlo in quel modo!- esclamò stizzito.
-Dici di no? Allora così, forse?-
Quando finalmente provó ad impugnarla vicino all'elsa non riusciva a ruotare il polso nel modo giusto.
-Ahi! Ma insomma, come si usa questo coso?!-
Non poteva crederci! Il panda si era appena colpito da solo sul naso con il legno dell'impugnatura!

Shen dovette coprirsi gli occhi per ripararsi da quello spettacolo penoso.

"Che brutta idea... che orribile, brutta, pessima, sbagliatissima idea!"

-Va bene, basta così, fermati-

Il panda si immobilizzò all'istante.

-Io ti... insegnerò... almeno i movimenti base-

-Oh, wow! Mitico!-

-Panda!-

Non la stava prendendo per nulla nel modo giusto. Non come la stava prendendo Shen o come lui si sarebbe aspettato.

Il panda se ne stava davanti a lui, abbrancato alla sua arma in modo imbarazzante, con le guance gonfie e gli occhi colmi di aspettativa fissi su di lui.

Shen poteva solo presupporre che quell'atteggiamento per lui significasse "concentrazione".

-Bene. Per prima cosa come impugnare. La destra più vicino alla lama, per dare precisione ai colpi; la sinistra all'estremità, per imprimere forza. Usi la destra, non è vero?-

-Bè, dipende cosa devo fare. Per mangiare uso entrambe-

-Chissà perché la cosa non mi sorprende. E per... scrivere?-

Per un attimo Shen ebbe l'atroce dubbio che il panda non sapesse scrivere. In realtà per un attimo fu atroce certezza.

-Dipende su quale gomito sto più comodo. Quando mi stanco cambio. E poi è buffo perché la calligrafia cambia, ed a scuola ci hanno messo un sacco di tempo a capire che ero sempre io a scrivere, e non due persone diverse. E...-

-Concentrati-

-Oh. Oh, giusto-

Il panda provò un paio di movimenti, e per fortuna, dopo un altro paio di consigli riusciva a reggere il guan dao in un modo dignitoso.

Almeno non sembrava più che stesse impugnando una clava!

-Cavolo, è mitico! Ehi! Mi insegni come fai quella cosa di saltare?-

Fece per puntare la lama a terra.

-Fermo!-

-Ops! Mossa sbagliata?-

-Non provare mai più a fare una cosa del genere! È fatta per reggere il mio peso, non il tuo!-

-Oh. Bè, sì, in effetti io peso un po' di più di te. Credo-

Shen lo fissò con un sopracciglio inarcato.

-E va bene! Parecchio di più! D'accordo: niente salti. Anche se è un peccato-

Il livello di assurdità di quella giornata saliva di minuto in minuto. A volte raggiungeva picchi così alti che Shen si domandava se fosse tutto reale o solo uno strano sogno.

Scosse la testa per scrollarsi di dosso tutte le stranezze e per ridarsi un contegno.

-Molto bene, panda. E adesso che sai usarla, attaccami-

-Ma io non voglio attaccarti. Non vogli farti del male-

-Ti ho detto di attaccarmi! È un ordine!-

-Non posso, Shen! Non... ah!-

Shen gli era saltato addosso.

Per quanto il panda fosse riuscito a schivarlo era quasi inciampato, e adesso lo guardava spaventato.

-Ti ho insegnato ad usarlo perché tu mi affrontassi!-

-Ma io non voglio! Nè con quest'arma né con altre!-

-Non hai scelta, panda!-

-Certo che ce l'ho. Posso... che ne so... sedermi qui e non fare nulla. Non puoi costringermi ad attaccarti se io non voglio attaccarti-

Shen rimase con il becco aperto.

"Non vuole. Non posso costringerlo. Non... non posso!"

Se c'era una cosa che aveva sempre odiato era la consapevolezza della propria impotenza, ed il fatto che la sua volontà per il panda, semplicemente non contasse niente di niente, lo fece infuriare come non gli accadeva da giorni.

Si scagliò di nuovo contro il panda per costringerlo a reagire in qualsiasi modo.

-No, Shen!-

Impattò contro il legno del guan dao tenuto di traverso.

Lo sentì sotto le ossa delle zampe e sul torace, ma sotto il legno c'era qualcosa di soffice. Morbido. Elastico.

Prima che Shen potesse capire cosa era successo fu sbalzato via dal contraccolpo, e finì a rotolare poco lontano.

-Shen! Oh, io te lo avevo detto! Ti sei fatto male?-

Shen non gli rispose.

Rimase a terra dove era caduto, incapace di raccogliere le forze per sollevarsi.

Alzò solo il collo e si puntellò su un'ala, ma non avrebbe saputo fare altro.

L'impatto con il terreno era stato pesante, ma oltre quello, lui non riusciva a trovare un motivo per rialzarsi.

-Accidenti! Sei ferito?-

"Certo, figurarsi se non è preoccupato per me"

Chiuse gli occhi per ripararsi dalla preoccupazione che leggeva negli occhi verdi che cercavano i suoi.

-Va bene così, panda. E ora finiscimi-

-Shen, io...-

-Colpisci!-

Il ruore sordo accanto a lui era quello della lama piantata in qualcosa, ed il freddo lo raggiunse attraverso le penne sul fianco sinistro.

"Finalmente!"

Finalmente tutto si sarebbe spento, e lui non avrebbe più dovuto ascoltare il chiasso dei sentimenti dentro di lui né il suo cuore che batteva.

Si aspettava di sentire dolore, ma non provava nulla del genere.

Strano.

Per quanto lui non fosse mai stato trafitto a morte e non ne avesse esperienza diretta, era sicuro che mancasse qualcosa.

Con cautela sollevò di uno spiraglio una palpebra, e come aveva sospettato non era stato nemmeno ferito.

Il panda aveva piantato il dao a terra, attraverso la sua veste che era stata squarciata, vicinissimo a tanti organi vitali, ma il suo piumaggio bianco era rimasto immacolato invece di tingersi di sangue.

Shen sospirò e lasciò ricadere la testa.

-Hai sbagliato mira. Riprova-

-Non ho sbagliato-

Accanto a sé sentì il fruscio dell'arma che veniva estratta dal terreno e dalla stoffa.

Il panda posò il dao là vicino e rimase in ginocchio davanti a lui.

-Non è l'arma, Shen. È come decidi di utilizzarla-

-Perché ti rifiuti?! È... hai pietà di me?-

-Oh, non lo so! Io non sopporto l'idea di fare del male a qualcuno!-

-Ma sei un guerriero! Ti alleni ogni giorno a combattere o no?-

-Intendo... del male davvero! Il kung fu non fa veramente male-

-Potrebbe-

-Sì, potrebbe. Ma un vero maestro non lo farà mai-

Dietro il buio delle palpebre Shen rivide Maestro Rhino che gli puntava contro il martello.

"È un avvertimento, Shen"

Il suo cuore si torse sotto le costole.

All'improvviso aveva di nuovo paura, una paura folle, irrazionale, e nemmeno lui comprendeva di cosa.

-Basta così, Shen. Ci rivedremo domani-

Fece appena in tempo a cogliere il panda che si inchinava nel saluto kung fu e si allontanava.

L'arma era rimasta lì a terra.

Solo pochi giorni prima non avrebbe esitato a raccoglierla per attaccare il panda alle spalle, ora non riusciva nemmeno a rimettersi in piedi.

Non aveva mai provato tanta angoscia!

Avrebbe dato qualsiasi cosa perché smettesse, perché lo lasciasse in pace, ma ormai era entrata troppo a fondo dentro di lui.

Tutto quello che aveva fatto fino a quel momento gli sembrava inutile, ogni sforzo gettato via, e non c'era niente che potesse fermare il vuoto che gli si stava spalancando dentro.

-Uccidimi! Io non posso vivere così!-

-Oh, no! Non lo farò mai!-

-Tu devi farlo! Te lo chiedo... per favore. L'unico modo per aiutarmi è liberarmi-

Il panda lo raggiunse di nuovo e si inginocchiò di fronte a lui.

-Certo che voglio aiutarti, ma non posso farti del male nemmeno se sei tu a chiedermelo-

-Ed allora il bue, uno dei tuoi amici... il boia... chiunque! Non... non mi importa più come! Voglio solo che finisca!-

-Shen, non deve andare così. Non deve morire nessuno, nemmeno tu! Noi possiamo aiutarti. Sono sicuro che troveremo una soluzione con il consiglio dei maestri, ed anche yi sarebbe felice di aiutarti. Tu devi solo... devi volerlo, Shen-

-Io lo voglio. Ma non posso. Non... da certe cose non si torna indietro. Aiutami!-

Sapeva cosa voleva. Che il panda sollevasse il guan dao e che affondasse un colpo vero, capace di tagliare il suo filo della vita.

-Certo che ti aiuto! Puoi venire con noi! Dovrei prima chiedere a Shifu ma non preoccuparti, lo convincerò. Troveremo una soluzione in qualche modo-

Shen ci mise un po' a capire.

Lui aveva dato per scontato "aiutami a morire", il panda invece aveva risposto come aiutarlo a modo suo.

Shen aveva invocato la morte, ma era la vita ad accarezzarlo attraverso quello strano guerriero.

Gli scappò all'improvviso: nonostante lui avesse sempre tenuto la guardia alta ed avesse sempre resistito, alla fine il panda ci era riuscito: aveva spaccato la cosa che teneva tutto assieme dentro di lui e adesso tutti i suoi sentimenti si stavano riversando tra le crepe.

-E allora aiutami!-

Aiutami, aiutami, aiutami!

Non riusciva a fermarsi dopo che gli era sfuggito la prima volta.

-Certo che sì! Pew! Finalmente! Sai che cominciavo a non sperarci più?-

Il panda si protese verso di lui, e per una volta Shen non ebbe l'istinto di allontanarlo.

Lo vedeva leggermente sfocato attraverso le palpebre quasi serrate.

Nero e bianco.

Semplice.

Infantile.

Innocente.

Nell'aspetto di Po riconobbe all'improvviso tutti i panda che aveva ucciso quella notte.

Shen si ritrasse atterrito.

Avevano implorato pietà, avevano tentato di opporsi, avevano tentato di fuggire con i cuccioli, e lui non si era fermato davanti a niente.

Fuoco.

Sangue.

Urla.

Freddo ed aghi di cristalli di neve.

Una femmina di panda che i suoi lupi avevano intercettato lontano dal villagio, esausta, rannicchiata su sé stessa che piangeva con le zampe strette al petto e mormorava una ninnananna.

Non aveva mai smesso di sentirla. Non era solo un ricordo, era entrata dentro di lui con tutto il gelo della morte misto ad una tenerezza che lui in quel momento non aveva compreso.

Nel presente colse lo sguardo del panda, ma gli occhi che vedeva verdi erano quelli della creatura spaventata che lui...

-AAAAHHH!!!-

Si coprì gli occhi e scosse la testa per non vederla più.

"Non guardo cosa lascio dietro di me"

Non era vero! Aveva sempre ignorato la verità, ma lo sapeva bene cosa si era lasciato dietro.

Poteva aver chiuso sé stesso alla pietà, ma la consapevoleza, quella, c'era sempre stata.

L'orrore lo stava soffocando!

Anche sua madre cantava! Perché non aveva riconosciuto una madre anche in lei? Quella ninnananna avrebbe potuto essere per un cucciolo che lui aveva già ucciso!

Si accorse che anche lui si stava premendo il petto, e che non aveva smesso di gridare.

Avrebbe voluto più che mai che qualcuno lo uccidesse, ma ora che aveva la piena coscienza dell'orrore nello spezzare una vita non osava chiedere a nessuno di prendere su di sé lo stesso marchio che aveva lui.

Sentiva le grida gonfiarsi nei polmoni e risalire in gola, abbastanza forte da far vibrare le penne delle ali che teneva premute sul becco.

Gli sembrava di morire, ma forse persino la morte non aveva abbastanza pietà di lui da raccoglierlo.

Sul suo corpo era appena cosciente di qualcosa che lo toccava.

Se lo scrollò di dosso ma tornò più insistente di prima, e lui non aveva più la forza di lottare.

-Shh... Ehi, ehi, ora basta... Ti porto via da qui-

***

Era la seconda volta che Po si trovava con Shen in braccio ed in preda al dolore, e quella volta sembrava peggiore della precedente.

Eppure non capiva!

Sembrava che finalmente Shen avesse accettato il suo aiuto, perché all'improvviso si era richiuso in sé stesso?

-Maestro Po, cosa succede?-

-Mastro Roccia! Mi serve un posto dove stare! Una cella, l'infermeria, qualsiasi cosa che sia... al sicuro-

-Venite, vi accompagno-

Po seguì il bufalo dentro uno dei corridoi, lontano dagli sguardi degli arcieri.

In braccio a lui il corpo di Shen era leggero ma era contratto, ed il collo si era ripiegato sotto una delle ali; come al solito doveva stare attento alla coda mentre camminava.

Il suono sordo che gli usciva dalla gola si aggrappava al cuore di Po, così come il cuore del pavone che sfarfallava rapido contro il suo petto.

Al'improvviso Shen cacciò un grido e si contorse come se qualcosa lo avesse colpito.

-Shh... shh... va tutto bene... ora ci prendiamo un po' di tempo, va bene?-

Il pavone non gli rispose.

Po non era nemmeno sicuro che lo avesse sentito.

-Maestro Po, siamo arrivati-

Mastro Roccia fece un gesto verso una delle porte che aveva aperto; dava su una cella simile alle altre, ma ricavata in una rientranza della parete e che quindi aveva il lato più corto esposto invece di quello più lungo; la branda era in fondo, ed in quel modo dava l'illusione di un minimo di riserbo.

Po sapeva che era il massimo che poteva chiedere, per questo ringraziò il capoguardia.

Era appena entrato quando si ricordò una cosa importantissima.

-Mastro Roccia! Aspettate!-

Il bufalo si fermò a metà del gesto di chiudere la porta.

-Niente chiave stavolta. Per favore-

Il bufalo lo guardò perplesso, e proprio in quel momento Shen gridò di nuovo.

-Ne siete proprio sicuro Maestro Po?-

-Sicurissimo. Oggi no-

-Va bene. Solo, assicuratevi che non mi licenzino per questo, per favore-

Il bufalo se ne andò e Po rimase di nuovo solo in una cella sottoterra con il pavone che si lamentava.

-E va bene, risolviamo questa cosa-

Raggiunse la branda, ma al momento di mettere giù Shen qualcosa gli sembrò terribilmente sbagliato.

Lasciarlo gli sembrava sbagliato.

Po sapeva che se lui fosse stato in quelle condizioni avrebbe voluto qualcuno che lo stringesse e gli dicesse che andava tutto bene; Shen forse si sarebbe offeso a morte, eppure Po non riusciva a lasciarlo andare.

Si sedette lui con il pavone ancora in braccio e lo aggiustò meglio in modo che non scivolasse e non fosse soffocato.

Gli artigli gli affondarono attraverso i pantaloni e nella pelliccia, ma non era poi insopportabile, e sapeva che Shen non lo aveva fatto apposta a fargli male. Non quella volta.

A tratti sembrava che cercasse di dire qualcosa, ma non riusciva ad articolare nulla e finiva sempre ad emettere un urlo.

-Va tutto bene, Shen. Ti aiutiamo noi, te lo prometto... ora... ora però non...- la comprensione arrivò a Po dal nulla. Ricordò la prima volta che Shen aveva pianto in cella, e come lui fosse stato sorpreso che il pavone non avesse mai lasciato trapelare nulla.

-Anzi, sai cosa? Va bene così. Coraggio, amico, butta tutto fuori-

Gli rispose un grido lacerante soffocato contro la sua pelliccia. Un grido capace di scavare nella carne e di incrinare le ossa.

***

Era troppo da sopportare!

Tutti i rimpianti, tutta la sua sofferenza del passato, il rimorso appena scoperto, lo stavano facendo a pezzi.

Avrebbe solo voluto strapparsi da dentro tutto quello che continuava ad urlare dentro di lui, ma il suo corpo era paralizzato.

Qualsiasi cosa fosse lo stava trapassando come un dolore fisico, e lui non poteva più sopportarlo.

A tratti sperava che tutto quel dolore fosse abbastanza da ucciderlo e portargli finalmente pace, ma poi ricordava il barlume di speranza che il panda gli aveva fatto intravedere.

Perché il panda voleva ancora salvarlo, nonostante tutto!

Come i suoi genitori quando avevano rotto il guscio, non gli importava di cosa avrebbe potuto attirare di negativo, l'unica cosa che voleva era aiutare lui.

Il panda continuava a tenerlo in braccio, forse tentava di parlargli, ma lui non riusciva a dare un senso alle sue parole.

Troppe cose gli martellavano la testa... se non fosse morto sarebbe impazzito!

Anche se non avesse posto fine alla sua esistenza, riusciva a vedere nel futuro solo l'ignoto; vasto, terribile, vuoto e pieno di incognite che lo aspettava per divorarlo. E lui non aveva più la forza di ricominciare tutto daccapo!

"Ti aiuteremo noi. Devi solo volerlo, Shen"

Si sentì gettare un grido lacerante, che squarciò il silenzio dei corridoi e riecheggiò tra le mura di pietra.

Con un ultimo, disperato scatto di volontà, si aggrappò al panda perché sì, forse non poteva tornare indietro, però poteva fermare la caduta.

***

Il grido gettato da Shen lo aveva spaventato come nient'altro fino ad allora.

Stava pensando di chiamare una guardia perché chiamassero la Divinatrice, Maestro Shifu, un dottore, chiunque, quando improvvisamente Shen riprese vita.

Ebbe un paio di spasmi violenti, e poi, da che era completamente contratto e chiuso in sé, si aggrappò a lui con tanta forza da fargli male.

-Va bene così, non ti lascio. Non devi affrontare tutto questo da solo-

Anche lui aveva paura di tutta quella disperazione, ma temeva che se avesse lasciato Shen in quel momento non lo avrebbe ripreso mai più.

Lo tenne stretto mentre il pavone continuava a gridare tutto il suo dolore.

-Va bene così, dai. Butta fuori tutto-

Non c'era bisogno che glielo dicesse lui: Shen urlava come se gli stessero strappando il cuore.

Qualsiasi cosa fosse, Po non aveva mai visto nulla di simile: veva visto le persone piangere, lui stesso aveva pianto e a volte gli capitava di emozionarsi, ma quello che stava vedendo con Shen era completamente diverso.

Po non aveva mai sentito nessuno soffrire tanto da dover gridare in quel modo!

Come aveva fatto Shen a vivere fino ad allora senza far uscire in nessun modo tutto quel dolore?

Po aveva visto la sofferenza dietro la furia di Shen, ma vederla adesso nella sua forma più pura era terrificante.

Shen si aggrappava ancora a lui scavandogli dei solchi con le penne delle ali, e nonostante la pelliccia Po lo sentiva che tirava.

Sotto le piume e sotto la veste ogni muscolo era contratto con tanta forza da tremare.

Shen liberò un grido devastante, un urlo di pura sofferenza che squarciava il silenzio dei corridoi e faceva tremare le mura di pietra.
Po raccolse il pavone e lo tenne stretto.
Sembrava che non dovesse finire mai, e Po dovette chiudere gli occhi per resistere.
"Dovrà passare prima o poi!"
Il grido si ruppe in singhiozzi e poco dopo il signore della guerra era ridotto ad un ammasso in lacrime abbandonato contro di lui.

-Non ti lascerò solo, te lo prometto- gli ripetè Po -E se non dovessi farcela io da solo ad aiutarti ci saranno i miei amici, il mio maestro, ci sarà yi-

Per un po' Shen rimase completamente immobile.

Po non riusciva a vederlo perché aveva nascosto tutta la testa nel cavo tra il suo braccio ed il torace, e sembrava avere intenzione di restare lì in eterno.

-Vogliamo che tu stia bene. Lo capisci, non è vero?-

Dopo secondi interminabili il pavone annuì. Po lo aveva sentito chiaro e distinto contro la pelliccia.

Shen prese un lungo sospiro, e quando rilasciò l'aria tutto quello che aveva dentro defluì via, lasciandolo completamente privo di forze.

Po si trovò addosso tutto il suo peso, le ali che da acciaio tornavano ad essere di seta e non scavavano più dentro di lui.

-Uff... bene, hai visto? È passato. Non ti farà più male-

Il pavone annuì un'altra volta.

C'erano ancora singhiozzi che gli scuotevano le spalle, ma ormai il peggio era passato.

Le lacrime che sentiva scorrere erano ancora di dolore, ma un dolore sano. Stavano solo lavando via tutta la sofferenza che era stata.

L'unico modo che gli venne in mente per rassicurarlo era come faceva suo padre con lui quando era piccolo: con una ninnananna.

***

Erano le piccole occupazioni quotidiane, semplici e ripetitive, quelle che non richiedevano attenzione e lasciavano la mente libera di vagare a favorire l'arrivo di visioni spontanee.

Il catino pieno d'acqua in cui avrebbe dovuto lavare le verdure catturò la luce del sole in un riflesso speciale, che per la Divinatrice si allargò in un'altro frammento di luce che aveva visto un mese prima.

La luce che era apparsa quando Po aveva affermato per la prima volta di voler aiutare Shen era stata fragile, con uguali possibilità di essere soffocata come di poter crescere; quel giorno la battaglia era finita: la luce sul fondo della ciotola era riuscita a sfuggire alle ombre che volevano inghiottirla e si era sviluppata in una forma sicura.

"Alla fine ce l'hai fatta".

Sorrise dentro la visione.

C'era l'eco di qualcosa di rassicurante tutto attorno, e se si concentrava di più poteva sentire una ninnananna.

Accarezzò la luce un'altra volta prima di lasciarla andare.

La ciotola tornò ad essere un normale utensile da cucina e l'acqua era di nuovo pronta per lavare le verdure.

Mentre sbrigava le faccende, la Divinatrice continuava a mormorare la ninnananna che era le era rimasta in mente.

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Cantuccio dell'Autore

Non si può capire le paura che ho per questo capitolo! Sono ancora indecisa se sia bellissimo o se ho rovinato tutto.

Comunque giuro che abbiamo finito: basta traumi emotivi così grossi!

Anche perché siamo arrivati quasi alla fine, mancano tre o quattro capitoli, direi che abbiamo dato tutti più che abbastanza.

Per i tempi di pubblicazione dei prossimi capitoli non vi so dire nulla di preciso perché è tutto da ricostrire da ora in poi. Spero di postare entro la settimana o i dieci giorni.

Vi lascio le note.

-La canzone all'inizio è dei Serenity https://www.youtube.com/watch?v=XCuEtl6sIyg "Journey's end" mi è sembrata perfetta per chiudere l'arco di rendenzione vero e proprio. Questo capitolo è davvero la fine di un viaggio interiore, ed è anche la fine del periodo di rinvio del giudizio di Shen

Ps: vorrei fare i complimenti al (ai) superfan del capitolo 16: la situazione è di 54 visite sul capitolo 15, di 244 sul 16 e di 75 sul cap. 17.

Il che mi porta a pensare che qualcuno stia rileggendo quel capitolo, perché le visite salgono in un modo assurdo rispetto agli altri due.

Non so come, non so perché, non so chi sia(no) ma grazie.



Smeralda E. Elessar





   
 
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