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Autore: Lis4_88    03/04/2022    1 recensioni
"Pensi che sia normale se una persona ama un'altra persona dello stesso sesso?"
Niente sguardi. Solo verso il piccione.
"Chi decide che cos'è normale?" arrivò di tutta risposta "Perché è normale amare una persona del sesso opposto ma del proprio no? Non me lo spiego. O entrambe le cose sono normali o nessuna delle due lo è."
"Penso che nessuna delle due lo sia." dissi restando immobile, mentre la sigaretta si consumava nella mia mano destra.
"L'amore non é normale."
"Concordo."
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Matt, Mello, Misa Amane, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le celle della stazione di polizia erano più fredde di quanto pensavo. Sia a livello termostatico sia di mobilio.
I muri erano grigi e spogli, praticamente tutti con l'intonaco che cadeva a pezzi e le panche erano dure come il vibranio.
In fondo al corridoio c'era una scrivania con un agente che risolveva le parole crociate, e che sbadigliava ogni due per tre. Io sarei contentissimo di risolvere enigmi su un giornaletto ed essere pure pagato.
Ovviamente non c'erano orologi nelle vicinanze, ma a giudicare da quanto stava brontolando il mio stomaco eravamo chiusi lì dentro da circa due ore.
Io camminavo avanti e indietro in quel piccolo spazio quadrato, mettendomi le mani dietro la nuca, in tasca, incrociando le braccia al petto e poi di nuovo ripetendo la sequenza.
"Puoi stare fermo? Mi stai dando ai nervi." sbraitò Mihael, seduto su una delle panche anche lui con le braccia incrociate.
"Ho fame. E sono stufo di aspettare." risposi appoggiandomi alle sbarre di ferro, in modo che almeno le mie mani potessero avere accesso a un po' di libertà.
In quel momento a smuovere gli animi, arrivò un poliziotto che teneva ammanettato un ragazzo, probabilmente mio coetaneo, e lo rinchiuse nella cella di fronte la nostra.
Aveva i capelli castani con delle mash schiarite, un accenno di barba e una canotta marrone scollata che faceva intravedere il tatuaggio di un serpente che andava a nascondersi dietro il fianco sinistro. Al collo portava una collana con un pendente a triangolo e aveva un orecchino a cerchio sul lobo destro.
Per un attimo misi da parte i miei sentimenti per Mihael e mi concentrai su quella divinità criminale appena messa dietro le sbarre proprio di fronte a me. Iniziai a immaginare come sarebbe stato il suo tatuaggio senza quella canottiera addosso, e altri posti in cui avrei voluto vederlo ammanettato.
Quando il ragazzo fu messo in sicurezza, il poliziotto se ne andò, lasciandomi una visuale completa su quel gran figo.
Quest'ultimo notò subito la mia attenzione nei suoi confronti, e fece un ghigno divertito leccandosi le labbra. Si appoggiò anche lui alle sbarre e mi squadrò dalla testa ai piedi. In quel momento oltre a sentirmi accaldato, pregai che la polizia ci lasciasse in quella cella tutto il pomeriggio.
"Come può un bel faccino come te essere finito dietro le sbarre?" chiese l'angelo rinchiuso, con una voce che non aiutò la mia erezione a placarsi.
"Me lo chiedo anch'io, ma se la compagnia è questa incriminatemi pure." risposi squadrandolo a mia volta.
"Siamo in prigione non su Tinder cazzoni!"
Ero pronto a urlare un vaffanculo di rimando, credendo che l'insulto arrivasse da uno degli ubriaconi presenti nelle altre celle, ma mi accorsi che la voce era terribilmente vicina. E troppo familiare.
Mi girai, e Mello ci stava fissando con l'aria di chi ti avrebbe volentieri rotto la mascella.
"Avresti dovuto dirmelo che anche il tuo fidanzato è un criminale!" esclamò divertito tatuaggio a serpente.
"Non sono il suo fidanzato, e non siamo criminali come te mezza sega!"
Mihael si alzò di colpo e si appiccicò alle sbarre, puntando il dito verso il ragazzo di fronte a noi.
Per quanto quello scontro tra ragazzi sexy mi stesse portando ai limiti dell'eccitazione, fui felice quando arrivò un agente a interrompere il litigio che stava per scatenarsi. Il poliziotto estrasse delle chiavi dalla cintura e aprí la cella in cui eravamo rinchiusi.
"Siete liberi. Forza andate."
Io e Mello ci guardammo un po' increduli, ma sguisciammo fuori subito dopo senza farcelo ripetere due volte. Non mi sfuggì il dito medio che il biondo rivolse al ragazzo del tatuaggio prima di uscire.
Davanti la porta girevole della stazione di polizia, c'erano Watari e i nostri due salvatori che ci aspettavano frenetici.
Appena le nostre figure comparvero dal corridoio, Linda si gettò tra noi due contornandoci con le sue braccia snelle.
"Sono così felice di vedervi!" disse.
Sprofondai con la testa nell'incavo del suo collo e odorai quel profumo che sapeva tanto di casa. Fino a quel momento il mio naso aveva sentito solo piscio e odore di Maccallan.
Watari sembrava commosso e ci abbracciò con la sua forte stretta che riusciva a farmi sentire al sicuro ovunque mi trovassi. Dietro di lui c'era Mikami, che aveva il suo solito viso spento e serio, ma spero che anche lui sia stato felice di vederci.
"La testimonianza di Linda e Teru è stata fondamentale! Hanno accusato Terry di spaccio e aggressione fisica, starà chiuso in riformatorio per un bel po'!" Spiegò Wammy tutto contento.
Anche noi eravamo felici che quella carogna avesse ciò che meritava. Già vedevo i titoli sui giornali e le foto di Miss Rinoplastica con sotto scritto: "Mio figlio è innocente, la verità verrà a galla!" L'unica che rimarrà a galla sei tu con quei due canotti che chiami labbra.
Il nostro amato tutore ci riportò a casa con la sua vecchia Fiat color senape, che emetteva piccoli scoppi dal motore poco rassicuranti. Quella macchina sarebbe stata l'unica cosa a sopravvivere all'apocalisse, insieme agli scarafaggi.
Durante tutto il tragitto Mikami ci tartassò di domande su cosa ci avevano chiesto e di com'erano fatti i brutti ceffi in cella con noi.
"Per la terza volta, eravamo da soli in cella." disse Mello con una pazienza che non gli apparteneva.
"Però di fronte a noi c'era un figo da pau-"
Il mio commento fu interrotto da una gomitata che mi arrivò dritta nella milza, facendomi contorcere dal dolore.
"Ahia! Fanculo! Sei solo geloso perché non sei bello quanto lui."
Giusto il tempo di un ragazzi state buoni da parte di Watari, che Mihael mi afferrò per i capelli e iniziò a strattonarmi, seguito da me che gli infilai due dita in un occhio.
Tornati alla nostra abitazione, un po' più ammaccati di prima, venimmo accolti da un boato di grida, esaltazioni ed abbracci.
Avevano apparecchiato la tavola meglio del solito, e vi erano presenti pietanze di ogni tipo. Piatti di pasta, carne, verdure, una torta e dei pancake. Finalmente affondai i denti in quelle prelibatezze allo sciroppo d'acero.
"Vi hanno interrogati? Com'è stato?" chiese Matsuda esaltato, mentre inforcava un pezzo di carne succulento.
"Il tipo era un nero pelato, convintissimo di avere in mano la situazione." spiegai io divertito, mentre gesticolavo con le mani che reggevano una un bicchiere di succo d'ananas e una un pezzo di torta alle fragole. "E vi hanno messo in una cella? Com'era?" aggiunse Light.
"Una merda. Preferirei dormire nello stesso letto con Beyond."
Il commento di Mello fece ridere tutti, tranne il diretto interessato che afferrò un coltello ma venne fermato in tempo da Roger che gli porse le sue pillole.
Ci sono stati tanti bei momenti all'interno della casa famiglia, ma questo lo tengo particolarmente a cuore perché rappresenta il dolce sapore della vittoria.
Mentre aiutavo a sparecchiare, Misa mi passò a fianco reggendo una pila di piatti e mi sussurrò: "Stasera festeggiamo a modo nostro." Strizzò un'occhietto azzurro e sparì in cucina. Non mi ci vollero altri indizi per capire quali fossero le loro intenzioni.
Finalmente potei tornare al mio amato videogioco che avevo lasciato in pausa per troppo tempo, e mi stravaccai sul divano in uno dei pochi momenti in cui ricordo il salotto completamente vuoto. Tutti gli altri erano probabilmente o in camera a litigare o in mansarda a fare fuori pacchetti di sigarette. O entrambe le cose.
Mentre sferravo una raffica di colpi a un mutante con sei braccia, qualcosa di terribilmente freddo mi atterrò sulla coscia facendomi sobbalzare. Scoprii che la cosa che mi era arrivata addosso era un pacchetto di piselli surgelati e la persona che me l'aveva lanciata era niente popò di meno che Mihael.
Il biondo si sedette con noncuranza sul divano affianco mentre sorseggiava una Pepsi, e accese il televisore. Lo continuavo a fissare perplesso, reggendo il pacchetto di surgelati. Di sottofondo solo un presentatore di un qualche programma trash che Mello segretamente amava e il rumore del mio personaggio che veniva fatto saltare in aria dal boss alieno. Era la quinta volta che provavo a sorpassare quel livello.
Quando Mells finalmente si accorse che lo stavo scavando con lo sguardo si voltò e indicò la busta di piselli con il medio.
"Per la botta di prima" spiegò.
Dire: "Per la gomitata che ti ho sferrato perché ero geloso" costava troppo.
Ringraziai con un cenno del capo e abbassai lo sguardo perché sentivo che le mie guance iniziavano ad arrossarsi. Prima di raccontare queste cose non mi rendevo conto di quanto sembrassi una ragazzina in calore. Addirittura peggio di Misa.
Misi il sacchetto sul punto colpito e spinsi via la psp, dopo aver visto la scritta GAME OVER sullo schermo. Spostai la mia attenzione sul televisore, dove Mello stava guardando una gara di moto trasmessa in diretta da Parigi. Io ero sempre stato più affascinato dalle macchine, ma Mihael giurava che appena uscito dalla casa famiglia si sarebbe comprato una BMW S 1000 RR.
"Non era poi tanto bello."
"Chi?" chiesi, precipitando dalle nuvole.
"Il tizio della cella. Non era un granché."
Bevve un enorme sorso dalla bottiglia di vetro e appoggiò i piedi sul tavolino, distendendo meglio la schiena.
"Sei solo geloso." dissi scavalcando i braccioli che separavano i due divani e andandomi a sedere vicino a Mihael.
"Tu te lo sogni un tatuaggio del genere."
"Che cazzo me ne frega del tatuaggio."
Mi porse la bottiglia e bevvi anch'io un sorso di Pepsi. Odiavo la Pepsi, ma avevo letto che se bevi dalla stessa bottiglia di un'altra persona è come se vi foste dati un bacio indiretto. Ero giovane e stupidamente innamorato, non giudicatemi.
"Ce la siamo vista brutta" dissi.
"Non vedo l'ora che Milkovich esca dal riformatorio così gli rompo quella faccia da cazzo che si ritrova."
Risi di gusto, anche se sapevo che Mihael era più serio di un infarto. Semplicemente non volevo pensare in quel momento a cose dannose che Mello avrebbe fatto in futuro.
Restammo in salotto a bere Pepsi, guardare la TV e parlare di qualsiasi cosa fino al tramontar del sole. Per tutto quel tempo nessuno osò minimamente interferire con quell'armonia che si era creata, e tutti se dovevano uscire o andare in cucina passavano in assoluto silenzio, come ombre solitarie.
Venni a sapere molto tempo dopo che mentre io e Mihael guardavamo Will Coyote mangiando pop-corn, Misa, Light ed L erano acquattati sulle scale e scommettevano su come sarebbero andate le cose.
"Tempo una settimana e si baciano"
"Una settimana? No con Mihael é impossibile. Un mese e mezzo, e farà lui la prima mossa."
"Ma dai! Matt è innamorato di lui da anni, secondo me tra un mese annunciano il fidanzamento."
E io ingenuo che ero convinto che fossi bravo a nascondere i miei sentimenti. A quanto pare Mello era l'unico a non esserne a conoscenza.
La sera mi feci una doccia paradisiaca, strofinandomi per mezzora i miei capelli rossi con lo shampoo alla cannella che aveva comprato L. Il fatto di essere stato chiuso per ore in una cella, mi faceva sentire sporco e lurido.
Uscii dal bagno con una felpa a righe nere e bianche lasciata aperta e dei pantaloni comodi che di sicuro avevano indossato tutti in quella casa. Vista la mania del disordine di Misa, la nostra cassettiera sembrava una metropoli dopo un uragano e Light puntualmente passava ore della giornata a imprecare e cercare di mettere a posto. Un giorno però si stufò, e così i vestiti iniziarono a mischiarsi e a inglobarsi tra loro, senza più distinzioni tra intimo e pigiami o felpe e magliette. Più di una volta mi ritrovai a indossare una canottiera con un ricamo rosa di pizzo. 
Non feci neanche mezzo passo fuori dal bagno che mi ritrovai Mihael davanti, più scocciato del solito.
"Mells è mezzanotte cosa-?"
"Gli altri ci vogliono di sopra."
Non aggiunse altro e iniziò a dirigersi verso i gradini che portavano alla mansarda. Suppongo gli desse fastidio essere disturbato a quell'ora. Anche se in realtà a Mihael dava fastidio quando si rivolgevano a lui in qualsiasi orario della giornata.  Mi concessi un minuto per ammirare quel culo fantastico incorniciato in quei fuseaux aderenti che Mello amava, e poi lo seguii.
Varcata la soglia del vano polveroso, venimmo accolti da tutti gli altri, che ci guardavano sorridendo in semicerchio. Sulle travi della mansarda erano state attaccate le lucine di Natale, e sul balcone appoggiate casse di birra e il vecchio stereo che avevamo in soggiorno.
"Credevate che non avremmo dedicato una festicciola ai nostri piccoli criminali?" disse Linda in tono dolce.
Senza aggiungere altro ci fiondammo tutti sulle birre e accendemmo lo stereo tenendo la musica a volume ambiente, per non svegliare Roger e Watari che dormivano al piano di sotto.
Stappammo prima una, poi due, poi tre, poi quattro e poi cinque bottiglie ciascuno e finimmo le scorte di sigarette che ci rimanevano. Il tutto era accompagnato dalla musica, dalle nostre risate e dalla luna che rischiarava il cielo notturno all'esterno della finestra quadrata.
Avrei preferito non scoprire più avanti, che quella sarebbe stata solo la quiete prima della tempesta.

 

   
 
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