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Autore: Lis4_88    03/04/2022    1 recensioni
"Pensi che sia normale se una persona ama un'altra persona dello stesso sesso?"
Niente sguardi. Solo verso il piccione.
"Chi decide che cos'è normale?" arrivò di tutta risposta "Perché è normale amare una persona del sesso opposto ma del proprio no? Non me lo spiego. O entrambe le cose sono normali o nessuna delle due lo è."
"Penso che nessuna delle due lo sia." dissi restando immobile, mentre la sigaretta si consumava nella mia mano destra.
"L'amore non é normale."
"Concordo."
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Matt, Mello, Misa Amane, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non penso che nella mia vita ci sarà mai un evento più triste del funerale di Watari. È stata la prima volta che indossai uno smoking, ma avrei preferito fosse stato in circostanze migliori, come poi fu invece la seconda volta.
La celebrazione si svolse in una chiesetta graziosa alla periferia di Winchester, costruita in mattoni grigi e ornata da cespugli di fiori viola. Aveva anche un cocuzzolo con un'apertura da cui si intravedeva una campana di ottone. Il batacchio suonò 10 volte a intervalli regolari quella mattina, quando la bara che conteneva il mio amato tutore uscì dalla chiesa e venne riposta nel retro del veicolo funebre, che seguimmo fino all'uscita della città.
Inutile dire che piansi tantissimo, come tutti del resto. Chi internamente e chi esternamente. Quando dovemmo incamminarci a ridosso della macchina, L si posizionò in fondo alla fila di persone e camminò a passo lento in modo da stare distante almeno due metri dal chiudi fila.
Sembrava che semplicemente non accettasse la cosa, e vedere la cassa di legno rendeva il tutto troppo concreto. A dargli però uno schiaffo di realtà fu Misa, alla fine del funerale. Schiaffo in tutti i sensi, perché gli scagliò una manata sulla guancia destra.
"Credevi che metterti infondo alla fila avrebbe cambiato qualcosa?!" urlava in preda al pianto "Dovevamo stare tutti insieme davanti. Noi dieci, la sua famiglia."
Tralascio i dettagli ma dopo una conversazione carica di dolore, Misa venne allontanata da Light ed L da Nate e i due non si parlarono per quasi tre settimane. Pochi di noi si parlarono in realtà, in quel periodo di tempo. Il silenzio ci sembrava la via di guarigione più veloce. Una delle poche persone con cui ebbi una conversazione fu Mihael. Il che era assurdo, dato che una settimana prima la morte di Watari mi aveva fracassato il naso dopo che io gli avevo spiattellato in faccia la mia gelosia nei confronti di Linda.
Erano passate circa due settimane dal funerale, ed era una sera di settembre troppo silenziosa per quella casa, con tanto di accompagnamento di grilli che frinivano all'esterno. Era un periodo in cui eravamo particolarmente stressati, Roger più di tutti, perché doveva stare dietro a milioni di fogli e questioni legali che ci spaventavano. Il solo pensiero di venire divisi ed essere spediti in parti
diverse del mondo, ci faceva gelare il sangue nelle vene. Quindi visto lo stress e ancora il dolore della perdita di Watari che alleggiavano nell'aria non era certo il momento ideale per sostenere una conversazione con Mihael tispaccolafacciasemirivolgilaparola Kheel. E soprattutto, non una conversazione di quello spessore.
Ero messo prono nel mio letto, con i piedi appoggiati sul cuscino dove in teoria ci andava messa la testa.
Stavo giocando con la mia psp, a un gioco che avevo già completato quattro volte. Ero troppo triste per concentrarmi su un nuovo videogame. Le mie dita si muovevano in automatico, sapendo perfettamente quali tasti premere: X + triangolo mossa speciale, cerchio salto e quadrato attacco a sorpresa. Finito il livello.
Light e Matsuda erano nel letto di fronte al mio a studiare casi archiviati trovati online nei database della polizia. Si scambiavano opinioni e l'aspirante poliziotto era esaltato al pensiero che un giorno quello sarebbe stato il suo lavoro.
"Secondo me è stato il fidanzato!"
"Matsui, il fidanzato era fuori città. Più probabilmente è stato il padre."
"Ma ha un alibi!"
"Non è detto che regga!"
Le successive tre notti Matsuda le passò con una torcia sotto le coperte a rileggersi gli appunti per scovare il colpevole. Alla fine era stata la madre. Mi mancano quei due babbei.
Intanto Misa e Linda erano su un'altro letto a mettersi lo smalto a vicenda.
In quel momento si sentì pronunciare un: "Tutti fuori. Devo parlare con Matt."
Alzai subito lo sguardo, e quando le mie iridi si scontrarono con due lapislazzuli azzurri mi mancò il fiato.
I due criminologhi presero di corsa le matasse di fogli che c'erano sparsi sul letto e se la svignarono. Misa e Linda chiusero le boccette del prodotto per unghie e presero anche una spazzola e qualche elastico dalla cassettiera, e anche loro lasciarono la stanza chiudendo la porta. Poco prima che le loro figure sparissero vidi Misa che mi rivolse un pollice alzato strizzando l'occhio. Io ero terribilmente confuso.
Non passò neanche un secondo, che la porta cigolò di nuovo facendo sbucare il faccino pallido di Nate.
"Fuori parassita!" gridò Mihael.
"Devo prende-" tentò di dire il ragazzino indicando una macchinina lego lasciata sul tappeto.
"Ho detto fuori!"
E così la porta venne chiusa di nuovo, stavolta da un biondo particolarmente incazzato. In tutto ciò io mi alzai dal letto, lasciando la psp accesa.
Quando calò finalmente il silenzio, Mello fece un lungo sospiro e iniziò a girare per la stanza, mentre si teneva con due dita il ponte del naso.
"Volevo solo scusarmi" disse dopo aver disegnato un infinito con i suoi passi "Per averti rotto il naso".
"Sei in ritardo di circa..." inizia a contare sulle punte delle dita "...3 settimane".
"Vaffanculo!" sbottò subito Mihael.
Faceva bene ad arrabbiarsi, dato che per una volta non era stato lui a iniziare.
Però volevo togliermi lo sfizio di essere io lo stronzo qualche volta.
"Sei tu che mi hai trattato in quel modo, dicendomi quelle cose!"
Non capivo se il suo intento fosse davvero scusarsi o se voleva sbattermi in faccia tutte le cose che avrebbe voluto dirmi quella mattina. Comunque mi aveva colpito e affondato, così abbassai lo sguardo.
"Ti chiedo scusa anch'io."
Seguirono minuti interminabili di silenzio e poi aggiunsi "Ma comunque questo non giustifica la tua violenza!"
Mello roteò gli occhi e si avvicinò a braccia conserte.
"Non capisco perché ti ossessiona tanto il mio rapporto con Linda."
Perché ti amo, forse? Ma sopravvalutavo Mihael credendo che potesse collegare una cosa del genere a un concetto come l'amore.
"Davvero non ti viene in mente nulla?" Lo sollecitai avvicinandomi.
"Cosa dovrebbe venirmi in mente scusa?"
Alzai gli occhi al cielo bisbigliando un "Watty aiutami tu".
"Sei proprio un idiota." dissi incastrando i miei occhi con i suoi.
"Ti spacco la facc-!"
Lo zittì posando le mie labbra sulle sue, afferrandogli i fianchi.
Ancora adesso, mi complimento con me stesso ogni giorno per il coraggio che ho avuto. Watari, l'ho fatto per te. E per me stesso, perché bramavo quelle labbra da anni.
La bocca di Mihael era come quello spazio che si crea tra un mobile e il muro e la mia lingua era un braccio che cercava di afferrare qualcosa finito sul fondo di quel vicolo troppo stretto. Dopo un po' qualcuno spostò il mobile, e Mello mi permise di entrare con la lingua e mi contornò il collo con le braccia. Dire che avevo i brividi sarebbe troppo riduttivo. Sentivo tutto il mio corpo in fermento, finalmente a contatto con la sua altra metà e non me lo sarei lasciato sfuggire.
Intensificai il bacio e strinsi forte i fianchi di Mihael, che iniziò ad avanzare fino a farmi ricadere sul mio letto. Sentii qualcosa di duro che mi perforò la schiena e che mi continuava a premere sulle scapole. Afferrai la psp e la scagliai per terra. Avevo ben altro a cui pensare.
Spostai una mano da uno dei fianchi e la feci strisciare sotto la t-shirt oversize che Mello indossava. Quel petto così liscio e piatto era stata un'opera d'arte per me da troppi anni. Ammiravo la sua straordinaria bellezza ma non potevo toccarla. E invece adesso le mie dita accarezzavano con calma quella pelle così liscia, senza tralasciare neanche un centimetro. Ma si sa, le cose belle non durano per sempre. Però il destino è stato uno stronzo con me, non mi ha fatto gustare quella meraviglia neanche cinque minuti.
Poco prima di arrivare al suo capezzolo, Mello si staccò dal bacio e mi guardò qualche istante con occhi che trasparivano paura.
"Tutto questo è sbagliato."
Si alzò di scatto e si mise l'indice e il medio delle mani sulle tempie, come se stesse comunicando telepaticamente con qualcuno.
"Ma che cazzo Mells!" sbottai io, parecchio scocciato dalla situazione. Dopo cinque anni di attesa avevo finalmente quel corpo sopra di me e neanche il tempo di spogliarsi che lui se ne va via? No, non esiste.
"Tutto ciò è sbagliato" ripeté di nuovo il biondo.
Mi alzai anch'io dal letto e mi avvicinai rabbiosamente a lui.
"Si può sapere cosa ti prende adesso? Sembrava ti stesse piacendo"
"Non è questo il punto!"
Mihael alzò la voce di scatto facendomi sobbalzare, ma sentivo il mio corpo fremere di rabbia. Anzi il termine più corretto sarebbe "frustrazione".
"E quale sarebbe il punto?! È perché ti scopi Linda?!"
"Smettila con Linda cazzo! Lei non c'entra nulla!"
Un rumeno e un tedesco che litigano in una stanza. Sembra l'inizio di una barzelletta.
"Mells davvero non capisco quale sia il problema" dissi a voce più bassa, dopo aver fatto un lungo respiro. Mihael per la prima volta in vita sua si era scusato con me e stavamo anche limonando, non volevo litigare di nuovo.
"Tu, tu sei il problema." rispose il biondo, anche lui con un tono di voce calmo, cosa che rese la frase ancora più dolorosa. La sua voce era sul punto di spezzarsi e pensavo che stessi per assistere a uno dei rarissimi pianti di Mello.
Anche la mia voce si spezzò dal pianto, proprio come il cuore, che potei udire sgretolarsi in minuscoli frammenti.
"I-io?...Sarei io il problema...?"
Sentii una lacrima scendermi lungo la guancia, poi un'altra, poi un'altra ancora.
Stentavo a crederci.
"Matt sei...sei un ragazzo."
Gli occhi di Mello erano bagnati e sul punto di far scendere enormi cascate d'acqua. Deglutiva spesso e a fatica, ma malgrado questo continuava a fissarmi con i suoi lapislazzuli corrosi dal dolore.
"È sbagliato. È tutto sbagliato."
"Mello..." dissi tentando di frenare le lacrime. "Non c'è nulla di sbagliato...io sono innamorato di te."
E in quel momento successe una cosa che non mi sarei mai aspettato di vedere: Mihael crollò. Copiose lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, tante da farlo singhiozzare.
"Non posso Mail." riuscii però a distinguere fra i singhiozzi.
Sentivo che ero anch'io sul punto di crollare, ma non volevo che il biondo lo vedesse.
Spalancai la porta e iniziai a correre per il corridoio e poi giù per le scale. La mia vista era annebbiata dalle troppe lacrime, quindi fu una fortuna che non mancai un gradino, fracassandomi poi le ossa.
Non presi il giubbotto e neanche i miei goggles, ma aprii solo la porta di casa e me ne andai fuori. Poco prima di uscire udii solo un "Matt cos'è succes-" pronunciato da Matsuda, che venne interrotto dallo sbattere della porta.
Iniziai a camminare pulendomi il viso con gli avambracci, ma le lacrime continuavano a uscire.
Non so quanto passeggiai, fin troppo però, perché mi ritrovai nella vecchia stazione ferroviaria ai confini della cittadina.
Arrivato lì il fiume di lacrime si era un po' calmato, adesso avevo il viso rosso e gli occhi gonfissimi.
Mi sedetti sul bordo delle rotaie e successivamente lasciai andare il mio corpo, distendendomi a pancia all'aria sui binari. Il cielo stava iniziando a sfumare verso l'azzurro ciano, con ancora qualche sprazzo di luce gialla che sfiorava il terreno. Sopra di me due rondini volavano in cerchio, rincorrendosi l'un l'altra. Forse erano innamorate. Fanculo l'amore. In quel momento avrei voluto solo una sigaretta. Anzi, un intero pacchetto.
Come una manna dal cielo, sentii dei passi avvicinarsi e capii che qualcuno era fermo in piedi davanti a me, ma non mi interessava sapere chi fosse.
"Cristo se hai camminato."
Riconobbi dal tono monocorde e sempre scocciato che si trattava di Mikami.
Si distese sui binari a fianco a me e iniziò a fissare il cielo blu spoglio di nuvole.
"So che ne hai bisogno".
Mi porse un pacchetto di Marlboro, che io afferrai di scatto e me ne accesi subito una. Non lo ringrazierò mai abbastanza, e non ringrazierò mai abbastanza il potere rilassante della nicotina. Voi non fumate però mi raccomando.
"Hai intenzione di tornare a casa?" chiese il corvino, anche lui soffiando via nuvole di fumo.
"Non lo so" risposi sinceramente "Forse non stanotte".
"Sai che Jabar potrebbe farti strane cose nel sonno se dormi da lui?"
Una risata sincera uscì dalle mie labbra e mi fece dimenticare per un istante il dolore che stavo provando. Penso che questa sia una delle caratteristiche che amo di più di Teru. Non si mostra interessato a quello che ti succede, e riesce a non farti pensare al problema.
Finimmo di fumarci le sigarette nel totale silenzio, e quando divennero due mozziconi ormai il sole era bello che tramontato. La luna rischiarava leggermente il cielo notturno, ed era la nostra unica fonte di luce dato che in quella vecchia ferrovia non c'era più l'elettricità da anni.
"C'è della vodka nella camera di Roger" disse Mikami "Credo lo aiuti a superare lo stress. E penso che possa aiutare noi a superare la notte."
Mi voltai verso di lui con degli occhi da cerbiatto e lo vidi che mi sorrideva in maniera dolce. Altra cosa assurda che probabilmente non rivedrò mai. Avrei voluto non provare sentimenti per Mello e limonarmi lui in quell'istante.
Quando tornammo a casa erano le undici passate, e stranamente tutti quanti erano già coricati a letto. Sono sicuro che nessuno di loro stesse dormendo, ma era quello che volevano far credere.
Mikami si intrufolò nella camera di Roger prestando attenzione a non fare il minimo rumore, e sfilò la vodka da dentro l'armadio. Ma tanto anche se avesse sbattuto il mignolo sullo spigolo della porta, Roger dorme con due palle da tennis che lui considera "tappi per orecchie" e ingurgita tre sonniferi che stordirebbero un elefante.
Salimmo sul tetto dalla finestra della mansarda e seduti sulle tegole verdi, ci passavamo la bottiglia di quell'alcolico particolarmente scadente. Era al sapore di melone, una vera merda. Ma quando si ha il cuore spezzato andrebbe bene anche l'olio del motore a costo di sballarsi.
La città era silenziosa, buia, avvolta in un'atmosfera che definirei quasi inquietante. Era come se tutta Winchester sapesse del mio dolore e per solidarietà si era messa a tacere.
"L'amore fa schifo" dissi dopo un sorso dalla bottiglia, che poi passai a Mikami.
"Grazie a Dio sono nato aromantico" concordò lui. Tutti noi sapevamo che Mikami non provava attrazione verso nessun essere umano già prima di scoprire il significato di quel termine.
Ci finimmo tutta la bottiglia, e una volta bevuto l'ultimo sorso mi tolsi lo sfizio di scagliarla il più lontano possibile urlando un: "Vaffanculo Mihael!"
Ero ubriaco e con il cuore in frantumi.
Rischiammo di cadere da 20 metri di altezza quando rientrammo dalla finestra, perché la stanchezza aveva fatto fare all'alcool ancora più effetto del solito. Appena i piedi di Mikami toccarono le assi di legno scricchiolanti, si portò una mano alla bocca e corse fuori dalla stanza. Poco dopo sentii il suo vomito che si riversava in bagno.
Io vedevo tutto annebbiato e mi girava la testa. I muri ruotavano e si contorcevano e poco dopo caddi a terra in un sonno profondo.

 

   
 
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