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Autore: eddiefrancesco    05/04/2022    0 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«In qualsiasi modo vogliate chiamarla, mi ci sono voluti due anni di inviti per indurla a venire a trovarmi.» proseguì Lady Bodenham. «Non vedo nessuna donna vestita di nero» osservò Galen dopo aver scrutato le signore presenti, tutte elegantemente abbigliate con abiti di seta di vari colori. «Non è ancora qui» replicò Eloise. «Dovrebbe scendere tra breve, a meno che sua figlia non faccia i capricci. Lei la ama svisceratamente e se non sta attenta la viziera'.» Il sorriso di Galen si fece teso in modo quasi impercettibile. «Sono sicuro che le avrete dato i vostri consigli in merito» commento' ironico. Le opinioni di Eloise erano quelle di una donna che non era mai stata madre. «È naturale, ma dubito che ne terrà conto. È stata sempre testarda.» «Allora rilassatevi, cugina. Io mi sono ripromesso di evitare le donne ostinate e le vedove testarde con dei figli mi riempiono di orrore.» «Vi prego di non parlare in questo modo in presenza della mia amica! Sono sicura che la fareste inorridire.» «E noi non vogliamo che nessuno dei vostri ospiti si scandalizzi» convenne Galen, convinto che non gli ci sarebbe voluto molto per sconvolgere la maggior parte di quelle menti benpensanti. «Perciò, dopo che saremo stati presentati, la ignorero'.» Il suo lieve sarcasmo non fu colto da Eloise. «So di non potermelo aspettare da voi. Tutti sanno che non siete in grado di lasciare in pace una donna. Cercate solo di non amoreggiare con lei, perché sono certa che in quel caso tornerà a Jefford in un baleno. Ha già sentito parlare di voi. A dire il vero temo...»Eloise arrossi. «Temo di avere fatto un ritratto fin troppo eloquente delle vostre avventure.» Galen non faticava a immaginare come la cugina avesse descritto lui e i suoi trascorsi amorosi. Era probabile che la vedova lo considerasse un vero e proprio demonio. «In ogni caso non è più così bella come era fino a due anni fa.» «La morte di suo marito ha avuto un effetto devastante sul suo aspetto?» «Ne rimase quasi uccisa. In tutta franchezza io ho sempre pensato che quell'uomo fosse troppo vecchio per lei. E tuttavia lei lo adorava e quando ebbero una figlia la loro felicità aumento', anche se non si trattava di un maschio.» Eloise si avvicinò di più inondandolo con la forte fragranza del suo profumo. «Ricordo che i parenti del marito erano furiosi. Per anni erano stati convinti che avrebbero ereditato i suoi soldi e invece non solo si era sposato, ma aveva anche messo al mondo un erede. Ho sentito dire che dopo la morte di Daniel Davis-Jones si fecero piuttosto agguerriti e suggerirono che fossero fatte delle indagini.» «Che cosa c'era di tanto misterioso nella sua morte?» «A dire il vero...» Eloise si fece ancora più vicina. «Fu piuttosto improvvisa. Il dottore però si dichiarò assolutamente sicuro che si trattasse di polmonite. Non so come qualcuno abbia potuto solo pensare che sua moglie fosse stata capace di...» Sollevò le ciglia ammiccando. «Omicidio?» «Non ditelo!» gridò la cugina, inorridita. «Quando la avrete conosciuta capirete anche voi che la sola idea è pazzesca. È la creatura più gentile del mondo!» «Siete voi a mettermi pensieri del genere in testa» osservò Galen. «Come avete fatto a sapere queste cose?» «Ho i miei informatori, Galen.» Non poteva essere altrimenti, considerando gli ospiti che affollavano continuamente la sua casa, i periodi trascorsi a Bath e a Baden-Baden a fare cure termali e la fitta corrispondenza che intratteneva con le sue conoscenze. Aveva una ampia rete di conoscenza che la tenevano continuamente al corrente di tutto e di tutti. «Santo cielo! Credo di aver appena commesso un grave errore a raccontarvi tutte queste cose» disse Eloise con un tono pieno di rimorso. «Ne sembrate affascinato.» «I pettegolezzi non mi hanno mai interessato e vi assicuro che le vedove con i figli non esercitano alcun richiamo particolare su di me, cugina.» «Bene. Adesso venite con me. Vi presento Lady Mary» disse Eloise facendo un cenno alla giovane. «Credo di avere bisogno di qualche momento di solitudine per ricompormi e prepararmi a questa importante presentazione» rispose lui dicendo una parziale verità. «Vogliate scusarmi, ma credo che una breve passeggiata nei vostri incantevoli giardini farà al mio caso.» Prima che Eloise potesse protestare, Galen si voltò e si diresse verso la terrazza. Una fugace occhiata dietro le spalle gli disse che la cugina non lo aveva seguito e sospirò di sollievo. Accolse con piacere l'aria fresca, lontano dai profumi delle signore e da quello della cipria proveniente dalle parrucche che alcuni anziani ospiti di Eloise ancora amavano indossare. Avrebbe dovuto riflettere prima di accettare l'invito della cugina a restare a Potterton Abbey per qualche tempo. Aveva dimenticato che lei reputava la sua casa vuota se non aveva almeno venti ospiti. E ora che le aveva rivelato i suoi progetti, si sentiva come se fosse appena stato messo all'asta. «Si vende un Duca usato, in condizioni ancora passabili» mormorò parlando a se stesso. Si fermò un istante a osservare il parco che circondava la proprietà della cugina. Poteva anche essere una ficcanaso intrigante, ma aveva dei giardini bellissimi. Respiro' profondamente inalando l'odore dell'erba e altri inconfondibili profumi che gli ricordarono che si trovava in Inghilterra. Non c'era niente in nessuna parte del mondo che potesse essere confrontato con la campagna inglese. Con un altro sospiro si diresse verso il boschetto dove sperava di trovare un po' di solitudine. Se per stare da solo doveva nascondersi, lo avrebbe fatto. «Attenzione, signore!» Allarmato dall'avvertimento, Galen si chino' mentre qualcosa gli volava sopra la testa. «Che cosa...?» «Scusatemi!» gridò una ragazzina correndo verso di lui. Raccolse la sua palla e si fermò a una certa distanza, arrossendo e fissandolo con un paio di occhi azzurri sgranati che brillavano sotto una folta massa di riccioli scuri. «Non mi ero accorta che ci fosse qualcuno nelle vicinanze quando l'ho calciata» continuò in tono di scusa. Avrebbe potuto avere dagli otto ai dodici anni. Indossava un abito blu senza ornamenti che suggeriva il lutto. La pregevole fattura e la buona qualità del tessuto gli dissero che doveva trattarsi della figlia di qualche ospite di Eloise. Galen provò un'ondata di simpatia per quella bambina con degli occhi così luminosi, costretta a indossare dei vestiti scuri e che invece avrebbe dovuto portare tinte pastello decorate di fiori e di nastri. Poi si chiese se non fosse proprio la figlia dell'amica di Eloise, l'ostinata vedova che aveva perso la sua bellezza. Se era così, sua cugina si sbagliava nell'affermare che la ragazzina era troppo coccolata. Lui aveva avuto modo di conoscere diversi ragazzini davvero viziati e la bambina che aveva davanti non aveva niente in comune con loro. Il suo fratellastro più giovane lo avrebbe fatto pentire amaramente di essergli capitato tra i piedi mentre giocava. «Va tutto bene» la rassicuro' sorridendole. I sorrisi di Galen Bromney non erano particolarmente rari. «Sono felice di sapere di non essere attaccato.» La bambina sgrano' gli occhi e strinse ancora di più la palla. «Vi siete trovato mai sotto attacco?» «Una volta o due» replicò lui riluttante. La bocca della ragazzina si spalanco' per lo stupore. «Ma a rischio della mia reputazione e per essere completamente onesto, anche in quei casi le armi erano parole e non spade» confessò. Alla notizia la bambina fece una faccia lunga e Galen provò una strana sensazione di vuoto. «Permettetemi di presentarmi. Io sono il Duca di Deighton» disse in tono formale facendo il suo migliore inchino. Rimase particolarmente compiaciuto nel vedere che la sua espressione era di nuovo incantata mentre piegava la testa con grazia. «Io sono la signorina Jocelyn Davis-Jones» «Come state, signorina Davis-Jones?» «Molto bene, grazie, Vostra Grazia.»
   
 
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