Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    06/04/2022    0 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Galen rimase impressionato dalle buone maniere della bambina. «Siete qui tutta sola?» le chiese guardandosi attorno alla ricerca di altri bambini. «Si.» rispose la ragazzina con aria quasi di sfida. La sua espressione perplessa la indusse a proseguire. «Gli altri non sono voluti uscire, così sono venuta io. Non mi importa di stare da sola.» «Una indipendenza davvero ammirevole, signorina Davis-Jones.» «Preferirei essere a casa mia. Qui non mi trovo bene.» «Mi dispiace sentirvi dire una cosa del genere.» La bambina arrossi'. «Lady Bodenham è molto gentile, la sua tenuta è meravigliosa e la sua cuoca prepara dei budini buonissimi, ma mi manca casa mia.» «Anche a me» confessò Galen. «La mia si trova in Italia.» Lei corrugo' le sopracciglia. «Siete italiano?» Lui fece cenno di no con il capo. «No, ma ho vissuto là per dieci anni e ormai la considero la mia vera casa.» Molto più di quanto non lo fosse mai stata la sua dimora di famiglia, anche se era altrettanto solitaria. «Suppongo di dover tornare dentro per il tè adesso.» «Non credo sia ancora ora» disse Galen. Indicò con un cenno la palla che lei teneva tra le mani. «Non gioco a pallone da molto tempo. Vi piacerebbe fare due tiri?» Jocelyn Davis-Jones chino' la testa di lato e lo scruto' con aria scettica. In quel momento lui si rese conto che voleva che quella ragazzina lo trovasse simpatico, anche se non sapeva perché. «Potreste sporcarvi i vestiti.» Galen sospetto' che quella raccomandazione le veniva fatta spesso. «Accetterò le conseguenze» dichiarò con coraggio. La bambina gli rivolse un sorriso prima di mettere a terra la palla. Mentre Galen si stava chiedendo se quei folti riccioli fossero naturali, lei all'improvviso e senza una parola di avvertimento calcio' il pallone lanciandoglielo addosso. Con un abile balzo lui lo schivo' e poi cercò di colpirlo con il piede. Lo tirò a Jocelyn e si accovaccio' per attendere la risposta, incurante della piega dei suoi calzoni e di ciò che avrebbe potuto dire il suo cameriere personale. La ragazzina era agile e ben presto riprese la palla tra i piedi scagliandola a fianco di Galen che allungò una gamba nel tentativo di fermarla. Ma con un gemito di orrore e di dolore finì a terra. «Vi siete fatto male?» gridò Jocelyn preoccupata. «No» borbotto' lui afferrando la palla e rialzandosi abbastanza in fretta, nonostante i muscoli delle sue gambe protestassero. La tenne sollevata e la colpì a mezz'aria con la punta di un piede mandandola qualche metro oltre l'avversaria. La bambina corse a raccoglierla e Galen ne approfittò per togliersi i fili d'erba dai calzoni. Al rumore del calcio sollevò la testa e poi si lanciò in avanti per cercare di intercettare il pallone. Quando riuscì a colpirlo al volo lanciò un grido di trionfo. Jocelyn fece per bloccarlo, ma lo vide sparire sotto un cespuglio prima di riuscirci. «Chissà dove è andato a cacciarsi!» esclamò chinandosi per scrutare in mezzo alle foglie. Galen si affretto' a raggiungerla per aiutarla a cercarlo. Stavano entrambi frugando tra i rami quando udirono una donna che chiamava Jocelyn. La bambina si rimise in piedi. «È la mamma. Deve essere l'ora del tè.» Guardò preoccupata verso il folto fogliame che sembrava avere inghiottito il suo giocattolo. «Sarà molto dispiaciuta quando saprà che ho perso la palla.» «Allora io rimarrò qui fino a quando non la avrò trovata.» Si offrì Galen. «Sono sucuro che non può essere andata lontano anche se l'ho colpita con un tiro prodigioso.» «Era un tiro piuttosto storto, altrimenti l'avrei intercettata» dichiarò Jocelyn. «Il pallone è andato esattamente dove intendevo mandarlo» replicò lui sulla difensiva. L'espressione della ragazzina tradì i suoi dubbi. «Volevate che sparisse tra i cespugli?» «No, certo che no. Io miravo a voi.» «Ma io mi trovavo dall'altra parte!» «Io...» Galen non riuscì a impedirsi di sorridere. «La mia mira era sbagliata, ma voi vi stavate muovendo in quella direzione. Non è vero?» «Jocelyn?» Galen e la sua piccola amica si voltarono e si accorsero che una giovane donna li stava guardando con aria interrogativa. Verity Escombe. Riconobbe immediatamente il suo viso e un miscuglio di emozioni lo assali'. Provò gioia, sgomento, collera ed eccitazione, tutti nello stesso momento. Fece un passo avanti, poi ci ripenso'. Aveva fatto di tutto per non rivederla. Durante i dieci anni trascorsi in Italia aveva sperato di non doverla mai più incontrare. Del resto perché avrebbe dovuto farlo? Erano trascorsi dieci anni e tuttavia Verity Escombe era ancora la stessa, con quegli occhi azzurri dall'aria interrogativa che la figlia aveva ereditato e le labbra socchiuse come se stessero per fare una domanda o se fossero in attesa di un bacio. Notò il semplice abito nero tagliato a vita alta, come dettava la moda del momento. Un sottile scialle di pizzo dello stesso colore le copriva le esili spalle. I capelli castano chiaro erano pettinati in modo semplice e non indossava guanti. Galen guardò la sua mano sinistra e notò l'anello nuziale. «Questo è il Duca di Deighton, mamma» annunciò Jocelyn avvicinandosi alla madre e prendendola per mano per portarla verso di lui. «Stavamo giocando.» Lui guardò la piccola. Nonostante quello che provava per Verity sapeva che avrebbe ferito la bambina comportandosi in modo rude. Perciò fece un elegante inchino e parlò come se non avesse mai incontrato Verity Escombe prima di allora. Come se dieci anni addietro lei non lo avesse sedotto e abbandonato. Con il cuore che le batteva all'impazzata per lo stupore e una sottile vena di eccitazione che nemmeno il timore riusciva a soffocare, la mente di Verity tornò all'ultima volta che aveva visto il Duca di Deighton. Lui era seduto nel suo letto, completamente nudo, e la stava supplicando di dirgli che cosa avesse. Lei aveva continuato a singhiozzare per il rimorso dell'atto lussurioso e avventato che aveva appena compiuto e non aveva risposto. Era corsa via con le gambe tremanti e i piedi nudi. In seguito, sperando disperatamente di non dover più incontrare Galen Bromney, aveva lasciato in fretta la casa dove entrambi erano ospiti, accampando con Lord Langley la scusa che la desideravano a casa. Ora lui era lì e aveva lo stesso aspetto elegante e affascinante di quando lo aveva visto per la prima volta dieci anni prima. I suoi occhi brillavano con la stessa luce che denotava apprezzamento e sicurezza e il suo sorriso era aperto e noncurante. E anche dopo tutto quel tempo continuava a portare i capelli neri lunghi a dispetto della moda corrente. Prima di conoscerlo aveva sentito diversi pettegolezzi sul Duca di Deighton e sul vezzo di tenere l e chiome fluenti sulle spalle senza per questo perdere un briciolo della sua virilità. Anzi, a dire il vero quell'aspetto gli conferiva un'aria selvaggia, suggerendo che fosse capace di provare passioni primitive e indomite. Lo aveva percepito la prima volta che aveva posato gli occhi su di lui e con il cuore in gola si rese conto che provava le stesse emozioni anche in quel momento. Quanto alle doti sessuali del Duca, sapeva per certo che non c'era alcuna esagerazione nella fama che lo precedeva. Verity guardò la figlia, del tutto ignara del rapporto esistente tra la madre e quell'uomo. Jocelyn doveva continuare a ignorare quella circostanza e così anche tutti gli altri. In caso contrario le loro vite sarebbero rimaste travolte dallo scandalo e dai pettegolezzi e la bambina avrebbe dovuto affrontare un futuro di immeritata notorietà. «Sono felice di conoscervi» disse il Duca con quella voce profonda e seducente che nessun altro uomo possedeva. «Voi dovete essere la signora Davis-Jones, se questa è vostra figlia» aggiunse con un altro piccolo inchino. «Proprio così, Vostra Grazia. Vieni, Jocelyn. Dobbiamo congedarci e rientrare per il tè» disse Verity evitando di incontrare il suo sguardo. «Venite anche voi?» gli domandò Jocelyn. «No.» Verity riprese a respirare.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco