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Autore: Aagainst    05/04/2022    2 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.

 

I need you here right now
I need you stay somehow
(Travis Atreo-Somehow)

 

 

 

 

Madi avrebbe voluto sparire. Quando aveva chiamato Clarke, non aveva di certo pensato di poter causare chissà quale guaio. Certo, forse introdursi in una villa di sconosciuti non era stata la decisione più intelligente della sua vita, ma in fin dei conti non aveva fatto nulla di male. Non aveva rubato, né rotto nulla. D’istinto, aveva deciso di chiamare Clarke. Sua madre e Malachi chissà che le avrebbero fatto, mentre Lexa… Beh, a Lexa aveva già creato abbastanza problemi. Non voleva causargliene altri. Non sarebbe stato giusto.

“Clarke mi dispiace, ma devo chiamare la polizia.” 

“Rae, garantisco io per lei!” ribatté la bionda. Stava discutendo animatamente con la padrona di casa, una ragazza dai capelli scuri e di chiare origini latine. Madi l’aveva riconosciuta solo in un secondo momento. Non che avesse visto chissà quanti film e quante serie tv in cui Raven Reyes recitava, ma era comunque un’attrice piuttosto famosa. Tra lei e Clarke non sembrava scorrere buon sangue, per nulla.

“Si è introdotta in casa mia!”

“E ora se ne andrà. Come vedi, nessun problema.” ribatté Clarke. La latina alzò gli occhi al cielo. 

“Le chiedo di chiamare sua madre e mi ritrovo te davanti. Non so come vi conosciate, ma sono sicura che non sia tu ad averla partorita. Mi dispiace, ma non posso non chiamare la polizia.”

“Lo sai cosa adoro di te, Raven? La tua incredibile capacità di leggere sempre le situazioni. Davvero, spiegami come fai.”. Raven sospirò. 

“Clarke, lascia stare quanto successo tre anni fa. Non c’entra niente con tutto questo e lo sai.”

“Già, come volevasi dimostrare. Gli anni passano, ma Raven Reyes non cambia mai.” replicò Clarke. Da lontano, Madi ascoltava quella conversazione, la testa china per la vergogna. Cosa aveva fatto? E per che cosa, poi?

“E va bene, hai vinto.” cedette Raven. “Non chiamerò la polizia.”. Clarke tirò un sospiro di sollievo. 

“Grazie.” disse, per poi raggiungere Madi. “Andiamo.” esortò la ragazzina. Madi non se lo fece ripetere due volti e seguì l’attrice  all’uscita. 

“Clarke.”. La bionda si voltò. Raven la fissava con i suoi occhi color nocciola, tenendosi a debita distanza. Aveva lo sguardo triste, carico di rimpianti. 

“So che è tardi, ma volevo sapessi che mi dispiace. Mi manchi tantissimo.”. Clarke chinò il capo. Lo rialzò dopo poco. Scosse il capo.

“Hai detto bene, Rae. È tardi.”. E, presa Madi per mano, si avviò alla macchina.

 

________________

 

“Ma che diamine ti è saltato in mente? Dio, non posso crederci! E per fortuna si trattava di Raven, almeno è una persona abbastanza ragionevole!”. Madi teneva la testa china, lo sguardo fisso sul sedile della macchina. Clarke aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con lei, ne era consapevole. L’aveva combinata grossa, lo sapeva bene. 

“Madi, sto parlando con te. Che ti è preso?” insistette l’attrice, accostando e spegnendo la macchina. “Madi?”. La ragazzina si voltò verso il finestrino. Si sentiva un tale fallimento. 

“Madi?” la richiamò Clarke. Non c’era più traccia di nervosismo nella sua voce, solo molta preoccupazione. Madi si girò lentamente, tenendo lo sguardo sempre chino. Preoccupazione. Quando mai qualcuno si era preoccupato per lei?

“Madi, ehi.”

“Mi dispiace.” mormorò la ragazzina. “Avevamo fatto una scommessa.”

“Una scommessa?” chiese Clarke, confusa. Madi annuì.

“Ero con Trish e altri miei amici. Hanno scommesso che non sarei mai riuscita a scavalcare e allora…”. Clarke era allibita. “Mi dispiace, non succederà più.”

“Lo spero.” commentò l’attrice. “Madi, non fare mai più una cosa simile. Oltretutto, pensavo fossi a Polis.” 

“I miei amici volevano vedere Beverly Hills.” spiegò la ragazzina. 

“E ora dove sono?” chiese Clarke, immaginando già la risposta. Madi scrollò le spalle. 

“Non ne ho idea. Saranno scappati.”. L’attrice si passò una mano fra i capelli, indecisa sul da farsi. Avrebbe dovuto chiamare qualcuno? O avrebbe dovuto lasciar correre? 

“Ti porto a casa.” decise, infine.

“No!”. Clarke non poté nascondere un certo turbamento. Non si aspettava di certo una reazione simile. Si voltò verso Madi. La ragazzina si schiacciò contro lo sportello della macchina, come a voler sparire. Clarke le sorrise, cercando di risultare il più rassicurante possibile. 

“Vuoi che ti porti da Lexa?” propose, sperando con tutto il cuore che accettasse. Madi ponderò l’offerta, ma fece segno di no con la testa. Non poteva pesare su Lexa. Sapeva che lei e Costia avevano litigato a causa sua e non voleva capitasse di nuovo. 

“Scusa.” mormorò. Aprì lo sportello e fece per uscire, ma Clarke la fermò, posandole una mano sulla spalla. Madi si morse il labbro. Non voleva piangere. Non voleva fare pena a nessuno.  

“Madi, guardami.”. La ragazzina scosse il capo. “Madi.” insistette Clarke. Lentamente, la ragazzina obbedì. Sperò solo che l’attrice non fosse troppo arrabbiata con lei. Con sua somma sorpresa, però, non c’era traccia di rabbia negli occhi di Clarke. L’attrice le sorrise, carezzandole la gamba. Poi, acceso il motore, partì. 

 

________________

 

“Grazie per avermi chiamata.”

“Lexa, era il minimo.” rispose Clarke. Alla fine aveva deciso di portare Madi a casa sua, nella speranza che potesse tranquillizzarsi un po’. La ragazzina era in seguito crollata sul divano, stremata. A quel punto, Clarke aveva telefonato a Lexa. Non era stata una scelta facile. Non voleva peggiorare la situazione, né agitare ulteriormente Madi, ma non poteva di certo fingere che quell’ultima ora e mezza non fosse mai esistita. Al di là dell’effrazione ai danni di Raven, che considerava davvero una bravata da niente, era stata la reazione alla sua offerta di accompagnarla a casa ad allarmarla. E Lexa doveva saperlo. 

“Dov’è ora?” 

“Sta dormendo sul divano in soggiorno.” spiegò Clarke. “Posso parlarti un secondo?“. Lexa annuì, confusa. Clarke le fece segno di restare in giardino e si chiuse la porta alle spalle. Le due si sedettero sui gradini antistanti l’ingresso, l’una accanto all’altra. Clarke poteva sentire il cuore batterle all’impazzata ed era sicura che non fosse solo per le cose che stava per dirle. Dal canto suo, anche Lexa sembrava piuttosto tesa. Clarke sospirò. Non era il momento di lasciarsi andare ai propri sentimenti. Anche perché lei non provava nulla per Lexa. O, almeno, non avrebbe dovuto provare nulla. Al diavolo, imprecò fra sé, alzandosi in piedi. Si massaggiò il collo, con fare nervoso.

“Clarke?” Lexa la richiamò. Cominciava ad agitarsi, non capendo cosa stesse succedendo. Clarke prese un respiro profondo. 

“Ho impedito a Raven di chiamare la polizia.” esordì. Lexa corrugò la fronte, sempre più confusa.

“Non… Non capisco.” mormorò.

“Lei e i suoi amici hanno scommesso sulle sue capacità di effrazione. Peccato che si trattasse della villa di Raven. Dio, è stato così imbarazzante.”. Lexa non poteva credere alle sue orecchie. Quella ragazzina porta solo guai, le parole di Costia risuonarono chiare nella sua mente. 

“Chiamo sua madre.” asserì, prendendo il telefono dalla tasca dei jeans. Clarke le fece segno di no con il capo, prendendole la mano fra le sue. Quel contatto inaspettato fece sussultare entrambe. Lexa alzò lo sguardo. Un’onda blu la investì di colpo, mozzandole il respiro. Aprì la bocca per dire qualcosa, me ne uscì solo un suono strozzato. Clarke si morse il labbro. Doveva concentrarsi. Erano lì per Madi, nient’altro. 

“L-Lex…” mormorò. “Ecco, non… Io penso che qualcosa non vada.”. Lexa ritrasse la mano e guardò Clarke. 

“Beh, si è introdotta nella villa di una persona a lei sconosciuta, direi che sì, c’è ben più di qualcosa che non va.” 

“No, Lexa.” ribatté Clarke. “Non intendevo questo. Quando le ho proposto di accompagnarla a casa sua, ha reagito malissimo. Era nel panico, Lex. Non mi piace, per niente.”. Lexa sospirò.

“Clarke, io non posso, te l’ho già detto. Non fraintendermi, tengo a Madi, ma non ho né la capacità, né la possibilità di aiutarla.”. La bionda annuì e si sedette nuovamente accanto a lei. Prese un sassolino da terra e lo lanciò sul prato.

“Questa mattina mi sono vista con la sua insegnante.“ raccontò Lexa. “Lei, tu, Anya, mi state chiedendo di fare qualcosa che va al di là delle mie capacità. Non sono la sua tutrice legale, solo una persona da cui va a dormire ogni tanto. E, anche se Ontari non lo ammetterà mai, so benissimo che è felice che ci sia io a mettere un tetto sulla testa di sua figlia almeno due volte al mese.”

“Pensavo ti odiasse.” osservò Clarke. 

“Mi odia fino a quando non le serve qualcuno a cui lasciare la figlia quando ha da fare. E, tuttavia, non mi lascerebbe mai Madi. Andiamo, è pur sempre sua figlia. Inoltre, non credo di essere in grado di badare ad un’adolescente.”. Clarke le accarezzò il braccio, quasi senza accorgersene. Il suo tocco era così diverso da quello di Costia. Era rassicurante, lenitivo, salvifico. Clarke era un porto sicuro, lo era sempre stato. Lexa chinò lo sguardo. Doveva allontanarla. Doveva respingerla. Non poteva permettersi di rientrare così prepotentemente nella sua vita. Eppure, non riusciva a farne a meno.

“Lexa.”. Alzò lo sguardo. Di nuovo quel blu. 

“Non penso che forzarti a fare qualcosa per cui non ti senti pronta sia la soluzione giusta.”. Lexa si chiese se Clarke stesse parlando solo di Madi. “Ma credo che ti sottovaluti. In ogni caso, pensavo fosse corretto avvisarti.”

“E ti sono grata per questo.” Lexa ringraziò, passandosi una mano fra i capelli. Tra le due calò un silenzio quasi irreale. Entrambe non osavano aprire bocca, terrorizzate dall’idea di dire o fare la cosa sbagliata. All’improvviso la porta si aprì, distruggendo quella bolla creatasi intorno a loro due. Si voltarono. Madi le fissava, impietrita. Lexa si alzò in piedi e avanzò verso la ragazzina che, invece, fece un passo indietro, fino ad addossarsi alla porta. 

“Vieni.” si limitò a dire Lexa. “Andiamo a casa.”

 

________________

 

“Non sei arrabbiata?” Madi chiese dal nulla. Erano arrivate a casa di Lexa da una mezz’ora buona e non avevano ancora parlato di quanto successo. L’attrice sospirò e si sedette accanto alla ragazzina. 

“Sono felice che si sia risolto tutto senza l’intervento della polizia.” dichiarò. “L’importante è che non fai più una sciocchezza simile.”. Madi annuì. Di tutte le risposte possibili, quella era l’ultima che si sarebbe mai aspettata. 

“Sai, io e Clarke abbiamo recitato nella stessa serie tv per un po’. Una sera è riuscita a convincermi ad uscire con lei e Raven e beh, non so ancora come sia stato possibile, ma ci siamo ritrovate nella jacuzzi di un completo sconosciuto. Octavia ha dovuto trattare con la polizia per non farci arrestare.”. Lexa realizzò solo in un secondo momento di avere gli occhi lucidi. Le mancavano quei momenti trascorsi in serenità. 

“Tu e Clarke eravate molto legate?” chiese Madi. Lexa per poco non si strozzò con la saliva. 

“Sì.” rispose, laconica. 

“E poi?”. Già, e poi? E poi l’ho sedotta e abbandonata, pensò fra sé e sé. 

“E poi ho fatto degli errori, Madi. Errori a cui non posso rimediare. Ho rovinato tutto e, in un certo senso, è anche colpa mia se Raven e Clarke non sono più in buoni rapporti.”. Madi avrebbe voluto fare altre domande, ma decise di lasciar perdere, intuendo che doveva essere un argomento delicato. Si alzò dal divano e si avviò alla porta. 

“Dove vai?” domandò Lexa.

“A casa. È tardi e ho già disturbato abbastanza, Anya arriverà a momenti con gli altri e…”

“Resta.”. Madi sgranò gli occhi, incredula. Restare. Nessuno le aveva mai chiesto di restare.

“Ma Costia… E…” balbettò. Lexa la raggiunse e le sistemò con dolcezza una ciocca di capelli dietro all’orecchio. 

“Costia non c’è. E, comunque, con lei me la vedo io.”. Restare. Lexa le aveva chiesto di restare. E Madi non poté fare a meno di cedere, per l’ennesima volta quel giorno. 

 

________________

 

Clarke stava per andare a letto, quando il telefono squillò. Lexa. Non ci pensò su due volte e rispose. 

“Pronto? Tutto bene?” domandò, allarmata. 

“Sì, tutto benissimo.” la rassicurò Lexa. 

“Madi?” chiese Clarke. 

“È rimasta da me, sta dormendo ora. Volevo… Volevo ringraziarti. Per oggi, intendo. Sì, per avermi chiamata.”

“Ho fatto solo ciò che ritenevo giusto, Lexa.” rispose Clarke. Silenzio, di nuovo. Lexa sospirò. 

“Clarke, io… Mi dispiace, per tutto.”. La bionda sussultò. Non si aspettava di certo una simile confessione. 

“Lex…”

“Se potessi tornare indietro io… Ma non posso.”

“Lo so.” disse Clarke. “Ma non importa. Ci sono comunque, Lex. Te l’ho promesso.”. Clarke sentì Lexa singhiozzare. Stava piangendo. Avrebbe voluto correre da lei e stringerla a sé, ma non poteva, lo sapeva bene.

“Perché, Clarke? Perché mi stai aiutando?”. La bionda sentì un nodo in gola. Perché ti amo, avrebbe voluto rispondere. 

“Perché ti voglio bene.” dichiarò. “E perché te l’ho promesso tre anni fa, ci sarò sempre per te.”. Silenzio, di nuovo. “Lexa?”

“Sì, io… Buonanotte, Clarke.”

“Buonanotte.” mormorò la bionda. Sentì il click del telefono, segno che Lexa aveva attaccato. Prese un respiro profondo e si sedette sulla prima sedia che trovò. Sentì le lacrime bagnarle le guance prima e invaderle la bocca poi. Ne aveva abbastanza di tutte quelle bugie. Aveva bisogno di Lexa nella sua vita, quella era la verità. Non poteva più mentire a sé stessa, lei amava Lexa Woods. E la consapevolezza di non essere mai stata più spaventata di così la colpì più forte di un pugno allo stomaco.






Angolo dell'autrice 

Dunque, tanta carne al fuoco. Finalmente incontriamo di nuovo Raven, anche se il suo rapporto con Clarke è sempre più teso. Poi c'è Madi, che avrebbe solo bisogno di qualcuno che la protegga e la aiuti ad andare via da Polis. Infine, ci sono Lexa e Clarke. Se la prima è ancora molto bloccata (anche se sta iniziando a comprendere il ruolo che potrebbe avere nella vita di Madi), la seconda è già arrivata al punto di non ritorno. In fin dei conti, certi sentimenti non è possibile seppellirli per sempre. 
Che dire, spero vi stia piacendo. Se vi va, una recensione mi fa sempre piacere, anche per sapere come sto scrivendo e se la storia vi sta convincendo.
Grazie mille per leggere e a chi commenta. Alla prossima!
   
 
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