Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    06/04/2022    0 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Wynonna era diretta all'Happy Break. Aveva deciso di tornare ai vecchi tempi: una tavola calda, qualche litro di caffè e il PC. Aveva scritto Le Vedove Ridono proprio su quelle vecchie panche. Bei tempi.

Ne aveva bisogno, aveva bisogno di quel suo spazio.

La prospettiva la mise di buon umore. Ottimo umore. Il suo viso accolse addirittura la comparsa di un sorriso.

Mi prendo una pausa. Mi merito una pausa da tutto. Non voglio essere meschina, ma sceglierò di essere onesta con me stessa: le condizioni di Nicole le impediscono di porre fine all'incubo dell'Homestead... questa me lo devo segnare. Dicevo, intanto che lei guarisce, io posso respirare. Posso, no... voglio rimandare tutta quella faccenda a quando Nicole sarà di nuovo in forma. A quel punto le parlerò di... Skyler. Lo farò. Lo farò dopo questa pausa.

Ci guadagniamo tutti, io come Waverly: potrà passare del tempo con Nicole, capire cosa succede tra loro.

Waverly... dopo andrò da lei e l'abbraccerò. Le ho tenuto il muso come una mocciosa. Non avrei dovuto farle pesare quello che è successo. Non sono stata una brava sorella. Le chiederò scusa.

Ho compreso, credo, le parole di Nicole: “Tutto accade per una ragione”, “Tutto trova il modo di seguire il suo corso”, o roba del genere. Quello che è successo doveva succedere. Poteva succedere in modo più delicato e graduale, ma sarebbe successo. Sarebbe potuta finire molto peggio, pensandoci: Nicole sarebbe potuta morire, e anche io. Sarebbe potuta finire decisamente in tragedia.

Immaginiamo la nostra vita con mille possibilità, anche terribili... ma non pensiamo quasi mai che potremmo non vedere l'alba del nuovo giorno. Non siamo eterni. Un giorno morirò, ma quel giorno non era ieri. E' abbastanza.


 

Respirò profondamente. L'aria tiepida, profumata di caffè e ciambelle, le riempì i polmoni.

Proprio come ai vecchi tempi.

Era tornata lì in compagnia di Waverly e Nicole, ma questa volta, a farle compagnia, c'era l'adorato computer portatile e il suo caricabatterie.

Non mi ero resa conto di quanto mi mancasse...

Si diresse verso l'ultimo tavolo, superando quello occupato da una donna solitaria che beveva il suo caffè e leggeva il giornale, e quello di una coppia con un bambino piccolo.

Per il momento il computer era carico.

Quando arriva Katie le chiedo il caffè e la prolunga per caricare il PC. Chissà se me l'ha tenuta da parte? Penso di sì. E la farò di nuovo arrabbiare: le chiederò le sigarette.

Le nevicate si erano finalmente placate, questo aveva permesso all'Happy Break di ripopolarsi un minimo. Normalmente le avrebbe dato fastidio, ma quella mattina riuscì ad apprezzare la presenza di altri esseri umani che, comunque, non badavano a lei.

Alzò lo schermo, ma non aprì nessun documento di testo. Si mise a guardare gli altri avventori.

Osservò prima la donna. Indossava una tailleur nero dall'aria particolarmente costosa. Era bionda con gli occhi blu scuro. Il rossetto rosso scuro spiccava sulla pelle quasi diafana. Questa vede il sole quanto lo vedo io. Wynonna stimò dovesse essere poco più bassa di Nicole, forse avevano anche la stessa età -qualunque fosse l'età della rossa.

La bionda alzò gli occhi dal giornale. Si era accorta di essere guardata. Doveva esserci abituata: era dannatamente affascinante. Le rivolse un sorriso cordiale. Wynonna ricambiò; poi distolse lo sguardo per non incoraggiare una conversazione che non era certa di voler iniziare.

La coppia col bambino era formata da due ragazzi, uno biondo e l'altro castano scuro. Una coppia giovane. Erano intenti a chiacchierare di qualcosa e non badarono a Wynonna.

Il bambino aveva due enormi occhi nocciola chiaro e i capelli rossi, rossi naturali. Nicole si tinge i capelli... non ci avevo mai pensato. E aveva il viso spruzzato di efelidi.

Queste persone vivono probabilmente qui a Purgatory: non credo che qualcuno parta da chissà dove per trascorrere la mattina di Santo Stefano in un'anonima tavola calda. Adoro l'Happy Break, ma se fossi in vacanza sceglierei un hotel, cose del genere.

Questo mi fa capire di essere rimasta isolata dal mondo, dalla mia stessa città per troppo tempo. Dopo la morte di Gregory non ho più avuto molta voglia di uscire di casa, di conoscere o avere a che fare con le persone. Mi sono chiusa in una gabbia a cui ora scopro di voler sfuggire.

“Ciao.”

La donna bionda si era fermata ad un paio di passi dal suo tavolo.

“Ciao”, rispose educatamente Wynonna. Voglio abbandonare la mia gabbietta, ne sono certa? “Posso aiutarti?”

La bionda indicò dietro di sé, verso il tavolo su cui aveva abbandonato il giornale. La tazza di caffè la teneva in mano. “Ho visto che mi stavi guardando...”

“Sì, stavo pensando che non conosco più chi abita nella mia stessa città.”

Accennò alla panca di fronte a Wynonna. “Posso?” chiese, guardandola con una certa insistenza.

“Prego.”

“Non voglio sembrare invadente, ma... ci conosciamo? Ho la fortissima sensazione di averti già vista.”

“Abitiamo la stessa città, giusto? Ci saremo viste in qualche negozio o al super mercato.” Le diede fastidio sottolineare, ribadire quello che aveva detto poco prima.

“Forse hai ragione...” Non sembrava convinta. Allungò la mano libera oltre il tavolo: “Joy.”

Accettò la mano e la strinse: “Wynonna.”

“Ah ecco!”, esclamò Joy. “Sei la scrittrice! Sapevo di non immaginarmi le cose. Ho un tuo libro a casa: Le Vedove Ridono.”

“Quello l'ho scritto qui, proprio a questo tavolo.” Non seppe neppure lei perché si fosse sentita in dovere di condividere quell'informazione.

“Che bello. Posso farti una domanda? Quando ti ho vista aprire il PC ho avuto un presentimento, che poi è diventato più forte quando ti ho guardata bene, e ora so che non mi sbagliavo.”

“Cosa vuoi chiedermi?” Sperò di non essere stata troppo brusca.

“Saresti interessata a scrivere una biografia? La mia. Ci ho provato, ma mi sono resa subito conto di non sapere neppure come cominciare. E' un miracolo se riesco a scrivere la lista della spesa!” Emise una risata cristallina. “Recentemente la mia vita è cambiata e... sento di volerlo condividere col mondo. Lo trovi stupido?”

“No, perché dovrei?”, inquisì, sinceramente curiosa di sentire la risposta.

“Non lo so... forse ho solo un'idea distorta degli scrittori. Forse penso che guardino tutti coloro che vogliono creare un libro con compassione e biasimo.”

“Siamo molto protettivi e incoraggianti con chiunque si approcci alla nostra stessa arte. Non sentiamo la competizione come succede negli altri settori. Magari ci viene l'orticaria quando vediamo dei personaggi che scrivono cose che chiamarle libri ci vuole troppo coraggio; hanno un grosso pubblico e sanno di poter vendere facilmente e molto, a dispetto della qualità di quello che offrono.”

Joy si piegò leggermente sul tavolo con fare cospiratorio. “Gli influencer sono il male”, bisbigliò.

“Non tutti, ma sì... sì!”, rise Wynonna.

“Allora? Pensi che potremmo fare qualcosa insieme? Per la biografia!”, si affrettò a dire, notando l'espressione confusa della mora. “Posso parlarti di quello che ho in mente e tu, sei vuoi, puoi prendere appunti o... non so come funziona. Sono disposta a pagarti bene. Penso che potresti essere quella giusta: mi piace molto come descrivi e analizzi l'animo umano. Ammetto di aver letto quell'unico libro, quello sulle vedove. Mi ha attirata il titolo, non lo nascondo, ma in breve mi sono innamorata del tuo modo di fare. Forse sto correndo troppo, ma secondo me è un segno. Averti incontrata proprio quando stavo per rinunciare al progetto, intendo.”

“Ammetto che il tuo entusiasmo ha cominciato a contagiarmi, ma prima vorrei capire se posso o meno essere la persona giusta. Ho già scritto delle biografie, ma molte altre ho dovuto lasciarle a qualcun altro, perché non rientravano nel mio campo di competenze, abilità e conoscenze. Vorrei avere le idee chiare, capisci? Inoltre lavorare senza una casa editrice, come mi è sembrato di capire... Dobbiamo parlarne con calma.”

“Certamente! Ascolta, ora devo andare: ieri ho perso il pranzo con la mia famiglia a causa della tormenta di neve. Devo farmi due ore di aereo per sentirmi chiedere quando mi sposerò, quando avrò dei figli... argh!”

“I pranzi di famiglia sono il male, giusto?”

“Proprio così!” Si alzò. “Mi lasci il tuo numero? Posso chiamarti quando torno e potremmo incontrarci ancora per parlare, cosa ne pensi?”

“Sembra perfetto.”


 

Per un momento ho pensato che ci stesse provando con me, pensò Wynonna quando Joy uscì dall'Happy Break. Questo lavoro potrebbe essere una svolta. Ho bisogno di soldi, spero di non averglielo fatto capire. Un lavoro. Finalmente! Forse le cose, per una volta, potranno andare per il verso giusto.

Ho fatto bene a venire qui, stamattina.

Tutto accade per una ragione.

Vide finalmente la porta della cucina aprirsi. Il computer era rimasto acceso, anche se inutilizzato, e la batteria era già scesa a metà. Doveva chiedere la prolunga a Katie.

Con disappunto vide trattarsi di Jim. Con orrore lo vide avvicinarsi alla coppia col bambino.

Era pronta ad intervenire e bloccare un eventuale attacco omofobo. Non fu necessario: Jim si comportò con assoluto disinteresse, quasi con educazione.

Fu quasi educato anche con lei, quando le chiese se volesse un caffè.

Nicole ha fatto un miracolo.


 

<)o(>


 

Waverly si svegliò lentamente. I pensieri ci misero molto a diventare razionali, a distaccarsi dal sogno che stava facendo. Un sogno di cui cominciava a non ricordare più nulla, ma era piuttosto certa che riguardasse la donna dai capelli rossi.

Si era addormentata al fianco di Nicole, abbracciata al suo corpo. Ascoltò il suo respiro pesante e regolare.

Lei dorme il sonno dei giusti.

La osservò per un po', poi spostò il braccio con cui Nicole la teneva stretta a sé e si alzò.


Si fece una doccia, rassegnandosi ad usare l'accappatoio del motel: il suo era rimasto nel pick-up.

Andò d'istinto al lavandino per lavarsi i denti, ma subito si accorse che anche lo spazzolino e il dentifricio erano chissà dove con Wynonna.

Sono quasi le due di pomeriggio, mi chiedo cosa stia facendo. Spero solo che stia bene.

Si rassegnò a sciacquarsi la bocca con il collutorio che aveva trovato nell'armadietto. La confezione era ancora sigillata, altrimenti avrebbe rinunciato.

Tornò nella stanza e si accorse che Nicole si era svegliata. Stava fissando soffitto con l'unico occhio disponibile al momento.

“Buongiorno”, le disse avvicinandosi. “Hai dormito bene?”

“Benissimo”, le sorrise, voltandosi a guardarla. “Tu?”

“Mi è piaciuto tanto... ieri sera, intendo...”

Comparvero le due fossette: “E' piaciuto anche a me. Mi puoi aiutare ad alzarmi?”

“Certo!” Si fermò al lato del letto. “Dimmi come non fare a farti male...”

Allungò il braccio sano. “Quello è un altro discorso”, rise. “Ignora i lamenti e tirami con forza. Prima o poi le costole smetteranno di farmi male e potrò alzarmi come e quando voglio.”

“Non mi dà fastidio, sai?”, disse afferrando la mano sinistra di Nicole.

“Cosa?”, chiese lei, preparandosi a sentire male.

“Prendermi cura di te...”

“Grazie...” le sorrise.

Con l'aiuto di Waverly, Nicole riuscì a mettersi seduta e a portare le gambe oltre il bordo del letto. Il dolore non era stato atroce come aveva temuto. Si ritrovò con la faccia a pochi centimetri dal seno di Waverly.

“Ho cambiato idea: non penso di volermi alzare; da qui la vista è stupenda.”

Waverly rise e le circondò testa e collo con le braccia, stringendola a sé. “Scema...”

Nicole ascoltò il cuore di Waverly e chiuse gli occhi. “Ancora meglio...” mormorò.


 

Waverly sentì l'acqua della doccia scrosciare. Nicole aveva avuto bisogno di aiuto solo per passare dalla posizione distesa a quella seduta.

Tutto ciò è irreale. Intimo e... casalingo, quasi. E' un sogno da cui non voglio svegliarmi.

Decise di controllare se il distributore di bibite, che aveva visto quella mattina, vendesse del caffè.

Aprendo la porta vide un pacco. Non era molto grande: le dimensioni di una scatola di scarpe. C'era una lettera. Piegandosi vide che era indirizzata a Nicole.

Strano...

La posò sul letto che aveva condiviso con Nicole e uscì.


 

Rientrò cinque minuti dopo con due lattine di Redbull. Pur sempre caffeina, si era detta.

Trovò Nicole seduta sul letto, stava leggendo la lettera.

Alzò lo sguardo su Waverly: “Quando torna Wynonna andiamo in un albergo, che ne dici?”
Spiegò a Waverly che in quel pacco c'erano i suoi antidolorifici e una carta di credito -inviata da William-. Le spiegò anche chi era William, a grandi linee. “... Mi ha pregata di accettare il regalo e penso che non sia il caso di rifiutare”, concluse.

“Ma... non so esattamente cosa dire. E' una situazione assurda...” mormorò Waverly, che cercava ancora di dare un senso al racconto di Nicole.

“Quell'albergo sarebbe stata comunque una mia tappa: il proprietario mi ha contatta nello stesso periodo in cui mi hai scritto tu. Ho ritenuto più urgente il vostro caso. Inoltre, non mi avrebbe fatta stare nel suo hotel a gratis: mi promise che, se avessi risolto il suo problema, mi avrebbe rimborsato tutto. Ho pensato che avrei guadagnato il necessario da voi, per poi pagare l'albergo. Credevo di dover rinunciare a quel lavoro, ma...” sollevò la carta di credito, “ora posso occuparmene. Possiamo occuparcene. Ti piacerebbe farlo con me?”

“Sei sicura di essere nelle condizioni per occuparti di una cosa del genere?”

“Se si tratterà di uno spettro, lascerò perdere. Ogni altra situazione sarà più che gestibile.”

“Sei sicura di poter davvero usare quella carta di credito?”

“E' un regalo. Posso farci quello che voglio, e voglio darti una stanza decente, fra le altre cose. Sarà un'avventura.” Le sorrise. “William potrebbe comprare quell'albergo, per lui sarebbe come comprare un sacco di patate. Se un ricco decide di darti i suoi soldi, accettali senza farti troppe domande... certo, assicurati che poi non li voglia indietro, però!”, rise.

“E sei sicura che William non rivorrà i suoi soldi?”

“Smettila di preoccuparti, okay? Sono come una figlia per lui. Credo mi abbia lasciato la sua villa in Francia, come eredità. Lui vorrebbe prendersi cura di me ogni giorno, ma non glielo permetto. Chiedo il suo aiuto solo quando non trovo una via d'uscita. Ogni tanto mi fa dei grossi versamenti di denaro, solitamente per il mio compleanno e a Natale... do tutto in beneficenza. Altri, là fuori, hanno bisogno di quel denaro molto più di me.”

“Potresti vivere una vita da sogno...” Mi rendo sempre più conto di sapere così poco su Nicole, sulla sua vita...

“La mia vita è perfetta. Forse, quando sarò anziana, mi rinchiuderò in quella gabbia dorata in Francia; ora è troppo presto. Le mie ali sono forti e vogliono portarmi nel mondo. La mia libertà non ha prezzo.” Abbassò lo sguardo. “Potresti pensare che faccio beneficenza perché sono una brava persona. Non è così: lo faccio per non sentirmi in colpa. E' egoismo. Non tutti hanno un William che impedirà loro di sprofondare in un baratro. Io posso fare quello che voglio e avere delle certezze economiche; le avrò anche dopo che William avrà lasciato questo mondo.”

“Quello che hai detto è la dimostrazione che sei una brava persona, Nicole”, le disse, e si mise accanto a lei sul letto. “Hai degli scrupoli. Potresti usare quei soldi per qualunque cosa, ma scegli di darli a chi ne ha più bisogno. Sei coerente con te stessa: parli di libertà come fosse una religione e tieni fede ai tuoi discorsi. E il tuo egoismo è sano: vuoi solo vivere in pace con te stessa... non c'è nulla di male in questo.”

Le rivolse un sorriso morbido e riconoscente. “Mi fai sentire meglio.” Osservò la lettera, lesse qualche riga. “I sensi di colpa sono pericolosi”, concluse.

Waverly si chiese se fosse il momento di parlare a Nicole di quello che aveva ricordato riguardo alla sua infanzia, riguardo allo spettro. Decise che non era il momento giusto: Nicole aveva bisogno di una pausa da quella storia, tutte loro ne avevano bisogno. Non c'era fretta. Non c'era fretta di dare un motivo a Nicole di ripartire. Inoltre, la prospettiva di vivere un'avventura di fantasmi -che non la riguardavano- la intrigava.

Ripensò a Dylan.

“Nicole, posso chiederti una cosa?”

“Tutto quello che vuoi.” Aprì una confezione di antidolorifici e si mise in bocca un paio di pastiglie, che deglutì facilmente.

“I fantasmi possono interagire fisicamente con degli oggetti? No, non è quello che intendo... Possono prendere degli oggetti da questo mondo?”

“Ahm... non nel modo in cui potresti immaginarlo, ma sì, possono. Possono prendere l'energia di un oggetto, se quell'oggetto ha catturato dell'energia da persone e animali, e plasmarla fino darle la forma di quell'oggetto. Perché questa domanda?”

“Stavo pensando a Dylan”, rispose, ma scelse di non raccontarle della coccinella. “Ieri notte sono salita nella tua macchina. Volevo dirgli che stavi bene e che saresti andata a trovarlo il prima possibile. Credo mi abbia toccata... Può farlo?”

“Così dolce...” Si piegò lentamente per non dare ragione alle costole di farla pentire di quel movimento e le baciò la guancia. “Grazie per aver pensato a lui. Te ne sono grata. Sì, comunque, Dylan può interagire col mondo fisico. Ricordi? Ha acceso la luce. Parliamo sempre di energia: ha preso in prestito un po' della tua, per toccarti.”

“E' stato un contatto brevissimo, appena una sensazione... ma non è stata sgradevole. Penso fosse addirittura qualcosa di tiepido.”

“Gli piaci. La tua energia è positiva.” La guardò negli occhi: “Sei stata dolce, dico davvero. Non so quanti sarebbero andati a rassicurare un fantasma. Sei stata dolce anche con lo spettro, pensandoci. Avevi paura, ma sei riuscita a comunicare con calma... l'hai convinto a lasciarmi andare. Mi hai salvata, lo sai? Mi piace che tu sia così dolce, quasi materna... mi fa sentire bene.”

Waverly abbassò lo sguardo, imbarazzata e gratificata per le parole che Nicole aveva scelto per lei.

“Quindi, ci stai? Verrai all'hotel con me? Mi aiuterai? La tua immensa positività mi sarebbe di grande aiuto.”

Forse, dopo che avrai finito i lavori a Purgatory... potrei venire con te... Scelse di non dirlo ad alta voce. L'istinto le suggerì di non farlo.

“Penso che potrebbe rivelarsi divertente.”

“Mi puoi prestare il cellulare? Vorrei prenotare un paio di stanze e informali che accetto il caso, sempre che prima non abbiamo trovato qualcun altro.”

“Certo.” Lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e lo porse a Nicole.

“Posso prenotare a nome tuo? Hanno il brutto vizio di chiedere anche il cognome.”

“Puoi prenotare a nome mio, certo. Un giorno mi dirai il tuo cognome? Non mi è vitale saperlo, certo, ma... non lo so, lascia perdere...”

“Forse un giorno ti dirò a chi appartenevo.”

Fece una breve ricerca su internet per trovare il numero e poi si portò il cellulare all'orecchio.


 

“Qualunque cosa infesti quei corridoi è ancora lì”, spiegò Nicole. Non era necessario, dal momento che Waverly era rimasta al suo fianco ad assistere alla conversazione. “Se risolvo il problema mi rimborseranno tutto, di conseguenza i soldi torneranno sulla carta di credito e potrò restituirla a William o fare beneficenza. Tutto apposto.”

“Ne parli come se avessi già risolto tutto...” le sorrise.

“Non ho mai fallito un lavoro. Ho fiducia nelle mie capacità. Inoltre questa volta sarai con me, non vedo cosa potrebbe andare storto.”

“Spero non siano le ultime parole famose!”, rise. “Vuoi una Redbull? E' tutto ciò che ho trovato.”


 

<)o(>


 

Wynonna parcheggiò davanti alla stanza numero 6.

Erano quasi le cinque di pomeriggio, il sole stava tramontando all'orizzonte. Si era trattenuta all'Happy Break molto più del previsto. Era riuscita a scrivere e si era persa nel suo mondo.


 

Aprendo la porta trovò Waverly e Nicole sullo stesso letto, abbracciate l'una all'altra. Stavano guardando un film.

Nicole l'accolse con un sorriso.

“Stavamo per darti per dispersa! E' una mia impressione, o quello che sente il mio naso è profumo di ciambelle?”

“Non ti sbagli, rossa! Ero all'Happy Break e ho pensato di portarvi qualcosa. Penso di aver trovato un lavoro. Non è ancora una cosa certa, ma sono positiva.”

“Anche noi abbiamo delle novità: andremo in albergo. Magari ci penserà Waverly a spiegarti tutto.”

Wynonna sapeva che era giunto il momento di parlare con sua sorella e fu grata a Nicole per aver creato la giusta occasione.

“Vieni un momento con me?”, chiese a Waverly. “Vorrei capire la storia dell'hotel e... parlarti.”

  
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