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Autore: Clodie Swan    07/04/2022    3 recensioni
Nel Regno di Oshiria una misteriosa entità nota come La Dama del Vento, miete vittime diffondendo il terrore. L'Accademia di Magia, su richiesta della Regina Deme, invia il suo mago più potente per combattere tale minaccia.
..."Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo. Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida. La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve."
Ispirata al contest “La Dama del vento” indetto da Spettro94 sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

L'Accademia di Magia

 

A svegliare Sheeran quel giorno fu una serie di rumori familiari come i versi degli animali da cortile, il canto dei grilli della campagna e il tintinnio di pentole e stoviglie dalla cucina, insieme all'odore del pane caldo. Per un attimo gli sembrò di trovarsi alla fattoria. Ancora non gli sembrava vero di averla lasciata da un solo giorno.
Si alzò prima degli altri e, infilatosi in fretta i vestiti, sgattaiolò furtivamente fuori dalla stanza e uscì dalla locanda. L'aria mattutina era ancora piuttosto umida, ma il cielo terso prometteva una bella giornata. Sul retro dell'edificio trovò un pendio che scendeva dolcemente verso un boschetto e vi si incamminò godendosi la tranquillità di quel paesaggio campestre. Gli vi volle più del previsto, ma non gli fu difficile trovare le erbe che era andato a cercare.
Tornato alla locanda entrò nella cucina e si fece dare dell'acqua calda per preparare degli infusi. Quando entrò nella sala da pranzo trovò solo Goldmind seduto al tavolo che avevano occupato il giorno prima. Vedendo una fila di piatti vuoti e sporchi e le sedie spostate, capì che gli altri cavalieri dovevano aver già mangiato. Il capitano stava finendo di consumare la colazione e lo salutò con un sorriso. Sheeran notò le occhiaie sul suo volto e gli offrì la tisana che aveva appena preparato.

“Buongiorno, capitano. Ho preparato un infuso di foglie di betulla e menta. Sono ottime per dolori alla testa quando non si dorme bene la notte.”

“Si vede tanto che non ho dormito bene?” chiese Goldmind con prudenza.

“Il fatto è che non ho dormito molto bene nemmeno io.” rispose Sheeran. Non era un bugia a dire il vero. “Se volete farmi compagnia ve ne verso una tazza.”

“Mangia qualcosa prima di partire. “ disse Goldmind prendendo la tisana e soffiandoci sopra. “Il viaggio è ancora piuttosto lungo. ”

Mentre salivano in sella, il locandiere si avvicinò imbarazzato rivolgendosi umilmente a Sir Goldmind. “Mi dovete perdonare, milord, avrei voluto offrirvi il vitto e l'alloggio ma c'è qualcosa che purtroppo devo farvi pagare. Uno dei vostri cavalli è riuscito a raggiungere una forma di formaggio e se l'è mangiata tutta!”
Il capitano estrasse delle monete dalla sua bisaccia e saldò il conto guardando Sheeran in groppa a Mus, con aria di rimprovero.
“Forse non è stata una buona idea.” ammise il ragazzo.
Goldmind si lasciò sfuggire una risata e diede il segnale di mettersi in marcia.

 

Il resto del percorso che li avrebbe portati nella capitale prevedeva di attraversare alcuni villaggi e piccole città. Sheeran si accorse ben presto che la maggior parte di essi avevano ricevuto la terribile visita della Dama del Vento. Finestre con le imposte chiuse. Drappi neri di lutto. Cortei funebri. Gente che piangeva e pregava per le strade.

“La Signora della Penitenza!”sentì gridare a qualcuno.

“La Morte bianco vestita!”piangeva qualcun altro.

Diverse persone si avvicinavano ai cavalieri implorando aiuto o chiedendo loro di intercedere presso il re, affinché facesse qualcosa. Goldmind con pazienza riusciva a calmare quella gente senza farsi trattenere. Sheeran, con suo grande sollievo, non veniva notato, grazie alla sua giovane età ed al suo semplice abbigliamento, eppure provava un senso di disagio passando in quelle città semivuote, piene di dolore e nascose ancora di più il viso sotto il cappuccio del suo mantello. Pregò sinceramente che Volkan potesse fare qualcosa e che gli revocasse quella missione.

Era ormai pomeriggio inoltrato e ad eccezione di una sosta all'ora di pranzo, non si fermarono fino a quando non videro all'orizzonte la città di Victra in tutto il suo splendore. Nell'immensa pianura centrale di Oshiria, la capitale si estendeva davanti ai loro occhi, circondata da mure alte e spesse, disposte lungo la sua celebre pianta a forma di stella, provviste di torri slanciate su ognuna delle punte. Il punto più alto della città era la collina, oltre il fiume che l'attraversava, su cui si ergeva il palazzo reale, dimora dei sovrani. Fin da quella distanza si poteva ammirare l'elegante ed imponente architettura del palazzo e delle sue torri cilindriche. Sheeran lo aveva ammirato spesso.

“Ricordi la strada per arrivare all'Accademia, Sheeran?” chiese Goldmind. “Io non ci sono mai andato e non avevo previsto di passare di lì. So solo che è nella parte più antica della città non lontano dal Ponte delle mura a Sud.”

Il fiume Tamor che tagliava in due la città non era troppo largo, anche se poteva essere navigabile con piccole imbarcazioni e usciva fuori grazie a due ponti incorporati nelle mura massicce, provvisti di una solida cancellata che scendeva fin sotto il livello dell'acqua.

“Ricordo come si arriva all'entrata riservata ai maghi” spiegò il ragazzo “Ma se entrate con me non dovreste avere difficoltà ad accedervi.”

Mentre percorrevano le ultime miglia fino a Victra, i cavalieri, incuriositi dall'imminente visita all'Accademia, vollero saperne di più.

“Come funziona esattamente, Sheeran?”chiese Brien cavalcandogli vicino. “I maghi imparano tutti le stesse cose?”

“C'è un programma comune per tutti.” cominciò Sheeran “Ma poi ogni mago si specializza nella disciplina per cui è portato. Ci sono magie più semplici che riescono a fare tutti i maghi e altre in cui alcuni fanno più fatica o non vi riescono affatto mentre altri ancora al contrario la padroneggiano alla perfezione.”

“E tu in quali magie sei portato? Te ne abbiamo già viste fare parecchie: la sparizione, la trasformazione, il...riordino?”Brien rise quando non riuscì a definire l'ultimo prodigio con cui il mago aveva rimesso a posto la locanda.

“Se la vedesse mia moglie la magia del riordino, ti porterebbe a vivere da noi!” esclamò Roland ridacchiando.

“Dunque, per quante discipline sei portato?” insistette Goldmind notando che la domanda non aveva avuto risposta.

“Qualcuna.” rispose Sheeran evasivo.

“Non vuoi dircelo?”

“Scommetto che eri un secchione.”

“Deve esserlo se lo hanno scelto...”

Sheeran cavalcava guardando diritto davanti a sé, sentendosi a disagio, ma intuiva che non c'era alcuna malizia nella loro curiosità.

“Che ne dite se vi racconto quando sono entrato all'Accademia?” propose illuminandosi.

I cavalieri sembrarono altrettanto ben disposti a cambiare argomento e il ragazzo riprese a raccontare la sua storia dal momento in cui si era sistemato nel granaio degli Handers. “Alla fattoria stava bene, erano gentili con me e riuscivo a controllare i miei poteri. Ma succedevano delle cose abbastanza strane e la gente al villaggio cominciò ad accorgersene. Molti ragazzi presero a perseguitarmi e un giorno mentre ero da solo per una commissione mi circondarono. Ebbi paura e mi misi ad urlare. Uno di loro venne sollevato da terra e sbalzato all'indietro.”

“Si fece male?”chiese qualcuno.

“No, ma andò a finire dentro un carro di letame.” Sheeran non seppe trattenersi dal ridere ripensando a quell'episodio.

“Ottimo lavoro!” disse Kemen compiaciuto. “Conosco anch'io un po' di gente che butterei volentieri nel letame.”

“Quel giorno la gente si lamentò. Si lamentavano spesso e fecero un consiglio cittadino. Alla fine furono tutti concordi, che io non ero malvagio, ma non sapevo controllare la mia magia. Che scoperta, direte voi. Qualcuno nominò l'Accademia e ricordò che uno dei precedessori di Re Rohwen aveva stabilito che ogni bambino o ragazzo che manifestasse poteri magici doveva essere mandato lì per essere esaminato. Era un decreto piuttosto datato e in pochi se ne ricordavano ma tutti decisero che valeva la pena informarsi. Fu preparata una lettera e un mercante che doveva andare per affari nella capitale, accettò di consegnarla. Non ci avevo fatto molto affidamento, ero persuaso che la lettera si sarebbe persa lungo la strada ed invece pochi giorni dopo un mago mandato dal Rettore Volkan venne a prendermi. Furono tutti felici: sia i miei oppositori perché così si sarebbero liberati di me, sia i miei amici perché avrei ricevuto l'aiuto di cui avevo bisogno. Quello meno felice ero io. Avevo paura.”

“Naturale che tu ne avessi.” osservò Eamon “Ti si apriva un mondo sconosciuto.”

“Ti sei fatto nuovi amici, almeno?” chiese Roland.

“Insomma...erano tutti molto più grandi di me. Non c'era quasi nessuno della mia età. Erano entrati molto tempo prima, sapete, di solito uno scopre di essere un mago da adolescente, i maschi con più frequenza delle femmine, senza che le loro famiglie lo sospettino e possono frapporre diverse generazioni tra un mago e l'altro. Quindi all'Accademia erano tutti sopra i dodici anni, la maggior parte adulti. Io avevo solo otto anni.”

Ripresero a cavalcare in silenzio avendo raggiunto ormai le porte della città e Goldmind presentò alle guardie cittadine i loro documenti e il lasciapassare reale. Sheeran non aveva nulla di tutto ciò, ma la raccomandazione di un ufficiale del re fu più che sufficiente a garantirgli l'accesso. Le strade di Victra erano ampie, lastricate, con edifici a traliccio alti almeno quattro piani, dai colori vivaci: blu, giallo, azzurro, arancione... Su ogni lato vi erano botteghe di ogni genere che vendevano tutti i tipi di merce ricercata proveniente da ogni angolo del regno. Le piazze erano immense dotate di grandi fontane e monumenti in marmo, piene di gente che passeggiava e di bambini che giocavano.
La minaccia della Dama non aveva ancora colpito la vita operosa della capitale che continuava a mandare avanti le sue attività ignara dei tristi scenari che circondavano il regno.

“La gente si sente al sicuro qui. La notizia che la Dama non sia mai apparsa in città né nei suoi dintorni si è diffusa su vasta scala e gli abitanti di Victra preferiscono non parlarne. Si comportano come se il problema non esistesse.”

“Ma non è giusto!” protestò Sheeran “Ci sono persone che hanno bisogno di aiuto, là fuori.”

“Il re lo sta offrendo con discrezione, ma vuole che in città resti tutto com'è.”

Sheeran non fece altri commenti e quando si fermarono vicino ad una piazzetta con la statua di un cavalluccio marino fece segno agli altri di fermarsi.

“Dobbiamo girare per di là e prendere quel vicolo. Da qui riconosco la strada.”

I cinque cavalieri ebbero il loro da fare a seguire il giovane mago attraverso un dedalo di stradine nel centro storico, dovendo mettersi in fila indiana con i cavalli che quasi urtavano le pareti degli edifici. Finalmente Sheeran li condusse in un cortile deserto circondato da anonime palazzine color crema, privi di finestre. L'unico elemento visibile era un vecchio portone arrugginito. Non vi era alcuna insegna, né alcuna scritta che indicasse il nome dell'edificio.

“Siamo arrivati.” annunciò Sheeran scendendo da cavallo e dirigendosi verso il portone.

Il ragazzo abbassò la maniglia e tirò la porta verso di sé rivelando uno stanzone vuoto pieno di cianfrusaglie, coperto di polvere e ragnatele.

Goldmind ed i suoi spalancarono gli occhi perplessi.

“Se la passano male, questi poveri maghi.” commentò Kemen.

“C'è un incantesimo sotto, vero?” sospettò Goldmind divertito.

Sheeran sorrise e richiuse la porta. Aprì di nuovo la mano e rivolse il palmo contro la maniglia. “Aperi!”gridò con convinzione. La maniglia piena di ruggine si rivestì come di metallo nuovo di zecca e cominciò a brillare insieme alla spilla di Sheeran, abbassandosi. La porta dolcemente si aprì da sola fino a spalancarsi completamente.

Una luce accecante illuminò l'ambiente per poi diradarsi e mostrare un ampio androne rivestito di marmi preziosi che conduceva nel cortile interno di un maestoso palazzo. Quando i cavalieri vi giunsero all'interno scoprirono che l'edificio era costruito in pietra calcarea bianca e aveva la pianta ottagonale. Le pareti alte e spesse, sui cui si aprivano delle piccole finestre bifore, salivano per oltre quattro piani incorniciando un pezzo di cielo in un ottagono azzurro.

“Suggestivo.” disse Goldmind ammirato, guardandosi intorno.

Non appena l'ultimo membro del drappello fu entrato nel cortile venne aperto un cancello di legno massiccio, al cui interno vi era una stalla ampia e spaziosa. Ne uscì fuori un nano, dalla barba nera, che portava una tunica marrone sopra la camicia bianca ed indossava degli stivali di pelle coperti di segatura. Con lo sguardo accigliato si avvicinò silenziosamente al gruppo senza degnare di uno sguardo nessuno.

“Non sapevo ci fossero dei nani in città.” si lasciò sfuggire Roland sorpreso.

“In città...” brontolò il nano con indifferenza “Come se da qui si andasse solo in città...”

“Mastro Sheeran...”borbottò di nuovo salutando il giovane di sfuggita. “Bentornato.”

“Piacere di rivederti, Berthio.” disse il ragazzo amichevolmente. “Questi è il Capitano della Guardia Reale, Sir Goldmind con i suoi...”

“Sì, sì come ti pare...” rispose Berthio avvicinandosi ai cavalli. “Salve, bellezze. Sarete stanchi dopo questo lungo viaggio.” Di fronte agli animali sfoderò uno sguardo molto più benevolo ed estrasse qualcosa dalla tasca del suo grembiule. “Carotina?” chiese rivolto ad uno dei cavalli. La bestia addentò volentieri la carota e si lasciò accarezzare. “Zuccherino?” chiese ancora ad un altro cavallo. Anche questo accettò di mangiare dalla mani del nano e gli strofinò il muso contro la guancia.

“È lo stalliere dell'Accademia.” spiegò Sheeran “Il migliore che conosca.”

Berthio ripeté con ogni cavallo la sua generosa offerta “carotina – zuccherino” e arrivò di fronte al cavallo di Sheeran. Aggrottò la fronte e poi frugò più a fondo nella tasca estraendo un pezzo di groviera. “Formaggino?” chiese a Mus con la stessa premura.

“Sheeran!” chiamò una voce squillante proveniente dall'alto. Goldmind alzò la testa e vide affacciato ad una finestra del quarto piano un uomo dalla lunga barba grigia, vestito di rosso. “Lascia quel topo alla stalla, ragazzo, e vieni a salutare il tuo vecchio maestro!”

“Volkan!” esclamò Sheeran con un sorriso. Notando poi le espressioni stupite degli altri si affrettò a spiegare mentre faceva loro strada. “Può vedere attraverso gli incantesimi. È una delle sue abilità.”

Non appena il gruppo ebbe varcato la soglia, il rettore era già lì, al piano terra pronto ad attenderli. “Ma come ha fatto...”mormorò Brien stupefatto.

“È un mago, idiota!” gli sussurrò di rimando Roland.

Goldmind non aveva mai incontrato prima il Rettore dell'Accademia di Magia, sebbene ne avesse sentito parlare spesso. Era di certo un uomo notevole: aveva una postura diritta senza alcun segno di incurvatura ed uno sguardo vivace nei suoi occhi marrone chiaro. Indossava una lunga tunica di velluto color rosso bruciato, impreziosita da ricami argentati ed un copricapo dello stesso colore. Il suo aspetto emanava saggezza ed autorità ma senza alcuna traccia di superbia o austerità.

Goldmind istintivamente s'inchinò come faceva alla presenza di un nobiluomo di alto rango, imitato dai suoi uomini.

“Maestro...” disse Sheeran accennando un inchino meno profondo, poi come vinto da un'emozione, si gettò tra le braccia dell'uomo. Volkan ricambiò l'abbraccio in maniera contenuta senza stringere troppo, ma il suo sguardo era radioso, come se andasse in brodo di giuggiole.

“Figliolo, lo sai che questo vecchio non ama troppo le smancerie...Ma ogni tanto non guastano.” Così dicendo abbracciò più forte il ragazzo e gli spettinò i riccioli.

“Sei in uno stato pietoso, figliolo. Sembri proprio un contadino.”

Sheeran rise e si voltò per presentare i suoi compagni. “Il Capitano Goldmind ed i suoi uomini. Mi hanno scortato da Thunderbridge.”

“Nobile Rettore...”cominciò Goldmind.

“Prego signori, alzatevi. Non è il momento di fare cerimonie. Seguitemi.”

Volkan imboccò un corridoio e tutti si affrettarono a seguirlo. Mano a mano che il mago passava, si accendevano delle torce sulle pareti rivelando quadri, tappeti e mobili pregiati dai colori accesi e brillanti

“Arcimago Volkan, siamo qui per...”cominciò Goldmind cercando di stare al suo passo.

“Oh lo so bene!” fece il rettore. “Mi aspettavo questa visita. Il ragazzo non vuole accettare la missione, se la sta facendo sotto dalla paura e tocca al suo vecchio maestro mettergli un po' di sale in zucca.”

“Una sintesi perfetta!” riconobbe Goldmind.

“Io non me la sto facendo sotto!” tentò di protestare Sheeran. “Penso solo di...non essere in grado...”

Nel frattempo erano arrivati in un ampio refettorio, pieno di tavolate di legno, con il soffitto formato da volte a crociera, ma buio e completamente vuoto.

“Crede sia possibile, Rettore, inviare un messaggio a Sua Maestà per fargli sapere che siamo arrivati?”chiese il capitano prima di entrare nella stanza.

“Me ne occuperò personalmente.” lo assicurò Volkan. “Ho un filo diretto con il mago di corte, Wolmar. Rifocillatevi signori, ve ne prego, mentre faccio due chiacchiere con il mio allievo testardo. Se avete bisogno di qualcosa suonate il campanellino d'argento.”

“Quale campanellino?” chiese a bassa voce Brien. “Qui non c'è nulla.”

“Giusto, dimenticavo.” disse Volkan battendo le mani. “Convivium!”

La sala s'illuminò a giorno e su una tavolata comparvero una serie di vassoi colmi di cibo e diverse caraffe di bevande assortite. I soldati timidamente presero posto a bocca aperta.

“Io non so se riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo.” confessò Roland disorientato.

Il rettore e il giovane mago ritornarono verso il corridoio dove sulla parete era appeso un grande quadro a grandezza quasi naturale che raffigurava un elegante salottino rosso dotato di caminetto. “Ti dispiace prendere la scorciatoia Sheeran? Questo vecchio non è più tanto in forma a salire i gradini” chiese Volkan accennando alla scala a chiocciola.

“Ma certo, maestro.” rispose il ragazzo. Con assoluta naturalezza i due maghi scavalcarono la cornice del dipinto e scomparvero.

“Non penso di abituarmi nemmeno io.” commentò Goldmind a bocca aperta.

 

Il salotto personale di Volkan era una delle stanze che Sheeran preferiva dell'Accademia. Aveva le pareti rivestite di legno e ricoperte di arazzi bordeaux ricamati d'oro, soffici tappeti orientali, librerie altissime fino al soffitto, clessidre, e due comode poltroncine di velluto rosso con un tavolinetto davanti al camino. Il fuoco era acceso e sopra vi era appesa una pentola piena d'acqua.

“Gradisci una tazza di tè, figliolo?” chiese Volkan prendendo posto su una delle poltrona.

“Mi permetta, maestro.” si offrì Sheeran sollevando il coperchio della teiera appartenente al servizio da tè che stava sul tavolino. L'acqua dalla pentola si librò in aria formando un ferro di cavallo che andò a riempire dolcemente la teiera. Sheeran scelse una bustina e la mise in infusione per qualche istante poi la tirò fuori appoggiandola su un piattino.

“Lo preferite sempre leggero, giusto?” chiese versando il tè in una tazza.

“Come sempre.” rispose compiaciuto Volkan.

Non appena il giovane ebbe riempito entrambe le tazze, la zuccheriera bianca e azzurra prese vita e muovendo i manici come fossero delle piccole braccia si caricò in spalla un cucchiaino e saltellò verso Volkan.

“No, Zucchero, sempre gli ospiti prima!” lo rimproverò il mago.

La zuccheriera si girò e si sollevò il coperchio come fosse un cappello in segno di saluto.

“Salve, Zucchero.” disse Sheeran mentre veniva servito.

“Ricorda di dirgli basta o ti riempirà di zucchero fin dentro le orecchie.”lo avvertì Volkan.

“Me lo ricordo.” rise Sheeran facendosi mettere solo due cucchiaini.

I due maghi sorseggiarono in silenzio il loro tè guardando le fiamme del camino per qualche minuto.

“Maestro, ho molte cose d adirvi ma prima di tutto volevo sapere se siete arrabbiato.”

“Arrabbiato? Per cosa? Per il tuo anno sabbatico? Non posso dire che mi abbia fatto piacere vedere il mio allievo più brillante e promettente usare il suo talento per far crescere carote in una fattoria.” Sheeran apprezzò che non avesse usato il termine “sprecare”. “Ma posso comprendere le ragioni del tuo ritiro.”

“Ne avevo bisogno dopo quello che è successo.”disse Sheeran abbassando lo sguardo.

“Non fu colpa tua. Ho tentato a lungo di convincerti senza molto successo, temo. Ancora non riesci a perdonarti.”

“Maestro...è molto difficile per me parlare di quello che è accaduto l'anno scorso. A volte ho ancora gli incubi. Non vi nascondo che ho pensato di lasciare la magia.”

“Ci sono momenti di crisi, ma devi essere forte da superarli. Non smetterai di essere un mago semplicemente smettendo di fare incantesimi. E non comincerai ad invecchiare solo perché lo vuoi.”

Sheeran tacque e Volkan riprese il discorso. “Puoi vivere come un umano se vuoi. Sposare quella ragazza. Avere figli e nipoti e poi seppellirli tutti. Tra cento anni saremo di nuovo seduti qui ad avere questa conversazione.”

“Non vi ho mai parlato di Karis nelle mie lettere.” esclamò Sheeran sorpreso.

“Sei andato a vivere nella fattoria della bambina che coglieva i fiori nati dai tuoi passi. Cosa poteva succedere? Questo vecchio non è nato ieri.”

Sheeran arrossì. “Non è successo nulla...non ho mai voluto illuderla. Non so chi sono maestro, e quale sia il mio posto. Ma quello che davvero non capisco è perché avete scelto me per una missione così importante e complessa, sapendo il conflitto che sto attraversando. Maestro Volkan, perché di tutti i vostri allievi avete indicato proprio me? “

Volkan bevve un sorso prima di rispondere. “La mia scelta non è stata intenzionale. Ho ponderato molto attentamente quale mago mandare a corte per aiutare i sovrani a sconfiggere questa misteriosa entità. Non è un periodo facile per l'Accademia. Siamo rimasti in pochi. Ci sono ex alunni e studenti molto capaci ma nessuno mi sembrava adatto, così mi sono lasciato guidare dalla magia per trovare la persona adatta. Credimi mio caro, ho provato di tutto. Ho interrogato le stelle, i numeri, le lettere, i dadi, ho avuto sogni premonitore, ho esaminato il volo degli uccelli, le viscere degli animali...”

Sheeran emise un verso disgustato. “Sì, quello non piace nemmeno a me...” concordò Volkan. “Fatto sta che tutto indicava una sola cosa. Il destino indicava te come l'unico capace di combattere la Dama del Vento.”

“Perché io?” chiese Sheeran sempre più sconcertato.

“Dovrai scoprirlo.” concluse Volkan. “Non credere che mi faccia piacere mandarti in una missione così pericolosa, ma è evidente che qualsiasi cosa sia questa Dama del Vento, tu hai le risorse per sconfiggerla. E con essa potresti sconfiggere anche le tue paure. Non potrai sfuggirgli per sempre, sarebbe come vivere in una gabbia.”

“Già...” ammise Sheeran. Il ragazzo si prese la testa tra le mani e sospirò. “Non potrò rimandare a lungo quel momento, vero?”

“Nessuno può sfuggire al proprio destino.”decretò Volkan.

“Credete che accettare la missione del re mi aiuterebbe?”

“Sarebbe un passo avanti e non solo per te. Sai bene che tempi difficili stiamo attraversando noi maghi. Siamo sempre di meno, ed ancor meno sono quelli che vengono a studiare all'Accademia. Se non fosse stato per intercessione della regina Deme, ci avrebbero fatto chiudere molto tempo fa. Questa è l'occasione per dimostrare che possiamo essere un'importante risorsa per il mondo, non solo dei fenomeni da baraccone.”

Sheeran rifletté solennemente su quelle parole e sentì che dentro di sé aveva già accettato. Aveva accettato, forse, nel momento in cui l'anziana locandiera aveva implorato la sua protezione. Non era affatto sicuro di poter riuscire nell'impresa ma doveva almeno provarci.

“Cosa sappiamo per ora di questa...cosa?”chiese con un tono più determinato.

Volkan s'illuminò e cominciò a disegnare con le dita nell'aria facendo apparire una figura di femminile dai contorni luminosi: una donna dai capelli lunghi e una veste che scendeva fino a terra, con in mano una spada.

“Viene descritta più o meno così. Non ho accesso alle testimonianze riportate alle autorità, ma quelle le avrai a palazzo. Ho avuto comunque modo di fare una mia ricerca e viene descritta come un fantasma che appare la notte nelle case e miete vittime con la sua spada. Non sono segnalati altri suoi poteri oltre ad una presenza innaturale del vento. Le vittime sono centinaia, forse migliaia. Non ci sono precedenti di una simile manifestazione. Sono sempre apparse entità misteriose, ma infestavano un luogo in particolare o perseguitavano una persona in particolare. Non vi sono segni di stregoneria, evocazioni o altre causa della morte, oltre alla ferita con la spada. Tutto quello che abbiamo trovato, è qualche antica leggenda su una signora del vento che porta siccità e carestia. Nessuna attinenza su questo caso.”

“Avete pensato che possa trattarsi di...un mago oscuro?”

“Un mago oscuro forse potrebbe operare le stesse cose ma non agirebbe in maniera così incontrollata e casuale. Chi sceglie quel tipo di magia lo fa per uno scopo ben preciso: sete di potere, ambizione, bramosia. Non sono riuscito a vedere alcun disegno nelle morti causate da questa Dama del Vento. Almeno per ora.”

“Servono più informazioni.”osservò Sheeran.

“Le troverai al palazzo. Ti forniranno tutto il materiale necessario. Dunque cosa hai deciso mio giovane allievo? Accetti la missione?”

“Sì, maestro. Lo farò.”

Volkan annuì guardandolo con orgoglio ed un velo di ansia scese nei suoi occhi.

“Mi mancava il tuo tè, ragazzo. Quando lo faccio da solo non è la stessa cosa.”

 

I soldati trovarono i cavalli perfettamente spazzolati e con le criniere pettinate in treccine perfetta. Le selle erano state lucidate fino a risplendere.

“Lo assumo io quel nano!” disse qualcuno.

Tutti salutarono il Rettore e si prepararono a partire. Sheeran sembrò faticare a staccarsi dal suo maestro. “Vorrei che poteste venire con me...”

“Non posso lasciare l'Accademia. Ma ti ho insegnato tutto ciò che ho potuto. Va e fai ciò che hai imparato. A presto, figliolo”

Sheeran strinse nelle sue le mani dall'Arcimago e montò in groppa a Mus. Non disse altro mentre partivano alla volta del Palazzo Reale, si voltò per dare un ultimo sguardo a Volkan e lo vide ancora in piedi sulla soglia dell'Accademia che si asciugava velocemente un occhio.

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In questo capitolo c'è un riferimento ad un'altra storia che a per protagonista un mago. Lo avete riconsociuto? Ce ne saranno altri nel racconto tratti da libri o film.

  
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