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Autore: FluffyHobbit    07/04/2022    1 recensioni
[Un Professore]
[Un Professore]Sequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io"
Dal testo:
"Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?"
[...]
"Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti…"
[...]
"Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Manuel giaceva disteso sul divano di Claudio e con una mano manteneva una busta di ghiaccio sullo zigomo sinistro, che ancora sentiva pulsare. Zucca e l'altro pezzo di fango si erano divertiti anche con lui mentre lo trascinavano fuori, anche se indubbiamente a Simone era andata peggio.

Aveva dovuto chiamare Claudio per farsi venire a prendere, era riuscito a guidare la moto solo per poche centinaia di metri, quanto bastava ad allontanarsi a sufficienza dallo sfascio, ma non avrebbe retto ulteriormente.

Claudio, a sua volta, aveva telefonato a quel suo amico ispettore, chiedendogli di recuperare la moto e portarla a casa sua. Era un bene, perché Manuel aveva intenzione di parlare anche con lui, oltre che con Claudio.

"Te sei sicuro che di questo tizio ce se po' fida', sì?"

Domandò, guardando con l'unico occhio aperto l'avvocato seduto sul bordo del divano. Claudio accennò un sorriso, un sorriso velato di malinconia, e annuì.

"Credimi, Manuel, se ti dico che affiderei all'ispettore Liguori la mia vita. Sa ciò che fa, non temere."

Ed in effetti lui la sua vita gliel'aveva affidata anni prima e c'era una cicatrice a dimostrarlo.

Manuel lo fissò per qualche istante, domandandosi se fosse abbastanza per affidargli anche la vita di Simone. Claudio sembrava sicuro di ciò che diceva.

"Vi conoscete da molto tempo, quindi?"

L'avvocato annuì, sporgendosi poi a riposizionare meglio la busta di ghiaccio sul viso di Manuel, dato che era scivolata. Quante volte si era ritrovato in situazioni simili, con quello spericolato di Domenico Liguori.

"Avevamo soltanto qualche anno in più di te e Simone quando ci siamo conosciuti. Lui era da poco entrato in Polizia, io non sapevo ancora cosa fare della mia vita…"

Ma sapeva, Claudio, che avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita con lui. La vita, però, aveva avuto altri progetti per loro.

"È anche grazie a lui se mi sono iscritto a Giurisprudenza."

Il ragazzo accennò un sorriso, comprensivo. Dalla voce morbida di Claudio traspariva un profondo affetto nei confronti di quell'uomo e una grande vulnerabilità dai suoi occhi di ghiaccio e Manuel conosceva bene quel tono di voce e quello sguardo, erano gli stessi che aveva lui quando parlava di Simone. Era chiaro che per Claudio questa persona fosse altrettanto importante.

"Allora ce sta parecchia gente che lo deve ringrazia', me sembra."

Ribatté scherzoso e Claudio ridacchiò, annuendo appena. Era lui quello che doveva ringraziarlo più di tutti.

"E altrettanta che lo vorrebbe solo maledire."

Fu Manuel a fare una risatina, ora, ma subito il suo viso si contrasse in un'espressione di dolore. No, ridere non era una buona idea.

Claudio lo guardò preoccupato.

"Dopo ti porto in ospedale."

Manuel scosse il capo, sarebbe stata soltanto una perdita di tempo.

"No, Cla', non c'è bisogno, fidate. Se Zucca e quell'altro me volevano manna' all'ospedale, fidati che già ce stavo. Domani non avrò più niente, davvero."

L'avvocato sospirò, poco convinto, avvicinando una mano al bordo della maglietta di Manuel.

"Posso almeno vedere come stai messo?"

"Basta che non t'abitui troppo alla vista. Te ricordo che il mio ragazzo fa rugby…"

Il suo sorrisetto, inizialmente ironico, si spense in un attimo al pensiero di Simone. Non che fino a quel momento non avesse pensato a lui, ma faceva tutto più male se detto ad alta voce.

"Tornerai presto a vederlo giocare, te lo prometto."

Manuel distolse lo sguardo, sorridendo amaramente al pensiero che quella promessa fosse già stata infranta, dal momento che Simone aveva una gamba rotta -solo per colpa sua, come gli aveva ricordato Sbarra-, anche se questo Claudio non poteva saperlo perché non gli aveva raccontato ancora nulla di quella notte. Preferiva parlarne una volta sola, sempre perché ad alta voce faceva tutto più male.

Mentre l'avvocato gli toccava delicatamente, quasi accarezzandolo, i lividi sul corpo per controllare che non ci fosse nulla di rotto, Manuel cominciò a chiedersi se effettivamente Simone sarebbe stato in grado di tornare a giocare a rugby o se gli aveva rovinato anche quella parte della sua vita.

Lui di rugby ci capiva poco, ma capiva il sorriso di Simone quando la sua squadra vinceva una partita e tutti insieme si abbracciavano rumorosamente; capiva che i lividi che si ritrovava dopo un allenamento -non troppi, perché il suo Simone era bravo- non facevano poi così male, che per lui erano quasi come dei piccoli trofei; capiva che per parecchio tempo il campo da rugby era stato l'unico posto che l'avesse fatto sentire accettato e infine capiva di essere la persona più amata sulla faccia della Terra, quando Simone gli dedicava un punto.

"Non sono un medico, ma mi sembra che sia tutto a posto, tutto sommato. Se però domani stai ancora male, facciamo come dico io."

La voce di Claudio lo riportò alla realtà e lui annuì distrattamente, troppo preso dai suoi pensieri per pensare a se stesso.

Un attimo dopo il citofono suonò e Claudio andò ad aprire.

"Manuel, questo è l'ispettore Liguori. Ti ha riportato la moto."

"Piacere, Manuel."

Dato che quando voleva sapeva essere educato, si sforzò di mettersi a sedere per stringere la mano di quell'uomo, ma Claudio intervenne immediatamente per farlo tornare giù.

"La moto sta bene, sì?"

Aggiunse, tornando a stendersi sotto lo sguardo attento di Claudio. Liguori fece una risatina, perché ebbe un déjà-vu.

"Scusa se mi permetto, ma sta anche meglio di te. Comunque puoi chiamarmi Domenico."

Fu lui, ora, ad avvicinarsi a Manuel per stringergli la mano e il ragazzo ebbe modo di vederlo meglio. Ciò che gli saltò subito all'occhio fu quanto fosse diverso rispetto a Claudio, sembravano due opposti: Liguori, infatti, indossava una semplicissima t-shirt, dei jeans praticamente anonimi e delle scarpe da ginnastica che sicuramente avevano visto tempi migliori, cose che l'avvocato probabilmente non avrebbe indossato neanche sotto tortura. La barba brizzolata aveva decisamente bisogno di una spuntatina, mentre quella di Claudio era sempre perfettamente in ordine, e anche i capelli andavano un po' per cavoli loro, sicuramente non solo a causa del casco che doveva averli scompigliati. In ultimo, Liguori aveva due occhi verdissimi come le chiome degli alberi in estate, che con quelli di Claudio avevano in comune soltanto il senso di sicurezza e protezione che trasmettevano.

"C'è anche chi sta peggio di me. Simone, ad esempio. Vi devo parlare, a tutti e due. È urgente."

Disse deciso, rivolgendosi ai due uomini che si scambiarono uno sguardo preoccupato e poi si accomodarono sull'altro divano, sedendosi vicini come se non ci fosse abbastanza spazio per entrambi, anche se non era così.

"Claudio mi ha accennato qualcosa, so che la situazione di Simone è piuttosto...delicata."

Manuel fece una risatina amara.

"Delicata? No, la situazione di Simone non è delicata, è tragica! Dimme, tu sei quello che sta indagando su Sbarra da un botto de tempo, giusto?"

L'ispettore si scambiò uno sguardo veloce con l'avvocato e poi annuì. Conosceva quel ragazzo da pochissimo, ma aveva già capito quanto fosse determinato.

"Sì, sono almeno cinque anni che gli sto dietro e prima di me erano già cominciate le indagini."

"Bene, allora non te lo devo spiegare io quanto è stronzo e infame quell'uomo, no? Simone non può più aspettare, non c'è tempo!"

Ribatté preoccupato e Liguori sospirò.

"Io ti capisco, credimi, ti capisco, ma proprio perché ci sto dietro da anni, posso dirti che non possiamo fare passi falsi. Tu tieni molto a questo ragazzo, e si vede, ma…"

Manuel ringhiò di disappunto e scattò a sedere, ignorando le fitte che sentì al busto. Claudio fece per alzarsi e aiutarlo, ma lui lo fermò con un cenno della mano.

"Ma un cazzo, se mi permetti. Simone è trattato peggio de una bestia, non gli portano da mangiare, non lo lasciano andare in bagno, sta sempre al buio e…"

Chiuse gli occhi in un'espressione di dolore che nulla c'entrava con i lividi.

"...e c'ha pure le allucinazioni e una gamba rotta, adesso."

Claudio sgranò gli occhi, allarmato.

"In che senso ha una gamba rotta? Cos'è successo?"

Manuel sbuffò, nervoso. Non ce l'aveva con l'avvocato, ma con se stesso.

"È stata colpa mia, come sempre. Ho fatto er galletto co' Sbarra e lui m'ha punito. Simone c'ha bisogno de anda' in ospedale, non può restare così!"

Claudio si passò una mano sul viso, angosciato. Eppure aveva detto a Manuel di stare attento, di controllarsi, come gli era venuto in mente di provocare Sbarra?

"Manuel, però ne avevamo parlato…"

Disse calmo e il ragazzo rispose con un verso di stizza.

"Lo so che ne avevamo parlato, cazzo, lo so! Però Simone aveva bisogno di mangiare e tu mi avevi detto che a Sbarra in fin dei conti serviva vivo, quindi ho pensato di...di insistere un po' su sta cosa e...e ho pisciato fuori dal vaso."

Mentre parlava, Manuel teneva lo sguardo basso sulle mani che aveva preso a tormentarsi. Quelle mani sapevano stare tranquille soltanto quando accarezzavano Simone.

"E... com'è che avresti insistito, esattamente? Cosa gli hai detto?"

Domandò Claudio, guardandolo comprensivo. Manuel aveva agito per il bene di Simone, non era il caso di rimproverarlo eccessivamente.

"Gli ho detto che...che o mi faceva portare il cibo a Simone o io gli mandavo l'esercito allo sfascio a smontare tutto, per trovare tutta la droga che tiene nascosta là."

Ora che ripeteva quelle parole a Claudio, si sentiva ancora più stupido. Aveva sputato una minaccia davvero idiota, oltre che irrealizzabile, come aveva potuto anche solo pensare che Sbarra se la sarebbe fatta sotto sentendola?

"Ho anche detto che così l'avrei tenuto io per le palle…"

Aggiunse con un tono più basso, pieno di vergogna. Liguori accennò un sorrisetto, mentre Claudio si prese qualche secondo per elaborare quelle informazioni. Manuel decisamente non aveva un futuro da avvocato.

"Vabbè, ormai quel che è fatto è fatto, non ha senso fossilizzarsi sul passato, pensiamo al presente e all'immediato futuro."

Esclamò l'ispettore, proprio poco prima che l'avvocato aprisse bocca.

"Manuel, ascoltami, che con Sbarra hai fatto un casino l'hai capito da solo e sono sicuro che tu sia abbastanza intelligente da capire che non ne possiamo fare altri. Dobbiamo pensare bene a come agire per salvare Simone e tu dovrai dirci tutto ciò che sai su quello sfascio. Immagino che tu lo conosca bene, no?"

Manuel annuì, rapido, poi si schiarì la voce.

"A dire il vero, io avrei già una mezza idea…"

Si rendeva conto che, dopo la sua impresa di quella sera, ogni suo piano sarebbe dovuto essere bocciato a prescindere, ma proporlo non costava niente.

Claudio e Domenico si scambiarono un'occhiata veloce, poi fecero cenno al ragazzo di esporre.

"Sbarra è un tipo preciso e penso che qui dentro lo sappiamo tutti. Gli piace ave' le cose sotto controllo, organizza tutto alla perfezione, non c'è mai niente fuori posto nel mondo suo. È per questo che non possiamo aspettare che commetta un errore, perché lui di errori non ne fa. Altrimenti lo avreste già preso, no?"

Liguori annuì, incoraggiante. Era molto interessato a ciò che quel ragazzo aveva da dire, aveva una scintilla particolare negli occhi che non si vedeva spesso, eppure lui di gente ne conosceva tanta.

"E non possiamo neanche mandare lì la polizia, perché se ne accorgerebbe e se la prenderebbe con Simone."

Respirò a fondo.

"Perciò ho pensato che possiamo essere noi a fargli commettere uno sbaglio e l'unico modo per farlo è portare del disordine in quell'ordine. E poi dobbiamo fare in modo che sia lui a farci entrare, come...come 'na specie de Cavallo di Troia."

Claudio lo guardò incuriosito, leggermente accigliato. L'idea di Manuel poteva funzionare, se messa bene in pratica.

"Hai già qualcosa in mente?"

Manuel fece un profondo respiro.

"Prima, mentre andavo là, ho visto per caso un camion dei pompieri e ho iniziato a pensare…"

Tacque un istante per sondare il terreno, posando gli occhi prima in quelli di Domenico e poi in quelli di Claudio.

"Sbarra nasconde la droga nelle auto e nelle moto, non in tutte, ma in molte. Se quelle carcasse prendessero fuoco, per lui sarebbe un macello e...e dovrebbe per forza chiamare qualcuno per spegne l'incendio. Ho pensato che magari, insieme ai vigili del fuoco, poteva infilarsi qualche poliziotto in incognito e nella confusione generale, portare via Simone da lì."

Claudio e Domenico si guardarono per l'ennesima volta e il primo si sporse in avanti, come se ciò potesse aiutarlo a comunicare meglio con il ragazzo di fronte a lui.

"Quindi fammi capire bene, tu vorresti appiccare un incendio allo sfascio per spostare l'attenzione da un'altra parte? Ti rendi conto che è pericoloso e che ci sono cose che possono andare per il verso sbagliato, vero?"

Manuel se ne rendeva tremendamente conto, ma non gli venivano in mente delle alternative.

"La mia è solo una proposta, eh…"

Si giustificò e Claudio gli rivolse un sorriso.

"Non ho detto che è una cattiva proposta, solo che ha dei rischi. Domenico, tu che dici?"

Liguori fissò Manuel negli occhi per qualche secondo e il ragazzo sostenne il suo sguardo con decisione. Aveva già fatto troppe cazzate, aveva assecondato Sbarra per troppo tempo e non lo aveva portato a niente, era arrivato il momento di agire.

L'ispettore accennò un sorriso.

"Dico che l'idea è buona, forse un po' cinematografica, ma può funzionare. Contatto subito il capitano dei vigili del fuoco per accordarmi con lui, però tu, Manuel, mi devi promettere due cose."

Il ragazzo annuì, determinato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare Simone.

"Qualunque cosa, dimme."

"La prima è che non appena Simone sarà al sicuro, verrai in commissariato a raccontarmi tutto quello che sai su Sbarra e la seconda è che te ne stai un po' a riposo, mi sembra che tu ne abbia bisogno."

Manuel voleva chiudere definitivamente la storia di Sbarra e aveva ormai capito che denunciarlo era l'unico modo. Spostò lo sguardo su Claudio, per un istante, ricordandosi di come gli avesse detto che Sbarra avrebbe pagato con la giustizia e non con la vendetta e accennò un sorriso.

"Va bene, te lo prometto."

Disse tornando a guardare l'ispettore e notò un certo orgoglio nel sorriso di Claudio.

"Allora se siamo tutti d'accordo, è meglio che adesso tolga il disturbo."

Liguori si alzò e Claudio, come un pezzo di ferro attratto da una calamita, lo seguì immediatamente.

"Sicuro di voler andar via? Non vuoi mangiare qualcosa, prima?"

In quegli occhi azzurri c'era tanta premura, eppure per Domenico andava soltanto a stuzzicare una vecchia ferita mai del tutto rimarginata. Accennò un sorriso, che però non arrivò agli occhi verdi.

"No, grazie, è meglio che vada. Prima riesco ad organizzare questa cosa, prima riporteremo Simone dal suo ragazzo."

Manuel, in quel momento, provò una fitta allo stomaco, una fitta di vergogna e colpa. Di solito amava quando Simone lo definiva 'il suo ragazzo' o quando erano altri a farlo, era un titolo di cui si fregiava con grande orgoglio, ma dopo tutto ciò che era successo, tutto ciò che Simone aveva dovuto sopportare e stava ancora sopportando a causa sua, non si riteneva più così meritevole di quel nome e una nuova consapevolezza lo colpì, pesante come un macigno.

"Non credo che sarò il suo ragazzo ancora a lungo."

Mormorò, fissando il vuoto. Un'altra fitta allo stomaco.

I due uomini si voltarono verso di lui, perplessi.

"Manuel, ma che dici? Dai, non pensare che Simone ti lascerà…"

Manuel scosse il capo, interrompendolo. No, era certo che Simone non l'avrebbe mai lasciato, neanche se fosse stato lui a rompergli personalmente la gamba. Doveva essere lui a compiere quel passo.

"Infatti sono io che devo lasciarlo. Voglio lasciarlo."

Fece fatica a pronunciare quelle parole, come se nel farlo provasse un grande dolore ed era effettivamente così. Si sentiva uno stronzo anche solo a pensarle, aveva promesso a Simone che non l'avrebbe mai abbandonato soltanto poche ore prima ed era certo che lasciandolo gli avrebbe spezzato il cuore, ma quello sarebbe stato l'ultimo dolore che gli avrebbe inferto.

Gli occhi verdi di Domenico scattarono su quelli di Claudio, perché sapeva che quelle parole lo avrebbero fatto reagire ed in effetti così fu. L'avvocato si avvicinò al ragazzo, quasi minaccioso, e per un attimo Manuel pensò che avesse intenzione di menarlo.

"Manuel, tu adesso apri le orecchie e mi ascolti bene: non puoi permetterti di lasciare Simone, non dopo tutto quello che avete passato, faresti la cazzata più grande della tua vita! Scappare è facile, ma tu sei migliore di così, quindi non fare il coglione e tira fuori le palle!"

Esclamò l'avvocato, rosso in viso e con gli occhi di ghiaccio che sembravano di fuoco.

Manuel lo guardò stupito, non l'aveva mai visto perdere il controllo in quel modo ed era abbastanza sicuro di non averlo mai sentito pronunciare delle parolacce.

L'ispettore gli andò accanto e posò una mano sulla sua spalla. In un attimo Claudio si calmò, tornando più simile al controllato avvocato di sempre.

"Oddio, Manuel, scusami, io...non dovevo parlarti così, perdonami."

Mormorò, ma prima che Manuel potesse dire qualcosa -che non era un problema, e che anzi quelle parole se le meritava tutte- intervenne Domenico.

"Senti, Claudio, ci potresti lasciare un attimo da soli? Devo dire a Manuel un paio di cose."

Gli occhi di Claudio si spostarono verso quelli di Domenico e si fissarono a lungo, come cielo e bosco che si incontravano, portando avanti una conversazione fatta di soli sguardi per alcuni secondi. Alla fine l'avvocato annuì, rivolse a Manuel un'ultima scusa, e si allontanò.

Liguori tornò a sedersi di fronte al ragazzo, che adesso si sentiva un po' come un ladro beccato a rubare. Non voleva parlare di Simone, soprattutto con quel tizio che non conosceva praticamente per nulla. Che gliene fregava a lui, poi, della sua vita sentimentale?

"Senti, Manuel, tu ormai avrai capito che non sono di queste parti, vero?"

Il ragazzo si accigliò, perplesso. Sì, l'aveva capito, ma cosa c'entrava questo, ora? Annuì, comunque, in risposta.

"Napoli?"

Azzardò, perché l'accento dell'ispettore, anche se non troppo marcato, gli sembrava di lì. L'altro annuì.

"Sono di quelle parti, sì. È a Napoli, però, che ho conosciuto Claudio. Avevo diciannove anni, lui diciotto, eravamo...due pischelli, giusto?"

Manuel annuì ancora. Poteva cominciare ad intuire perché Liguori avesse deciso di raccontargli quella storia, ma non credeva che potesse aiutarlo.

"Sì, senti, apprezzo lo sforzo, ma con tutto il rispetto sono cazzi miei quello che decido de fa' con Simone. Tu non ci conosci, non mi conosci, non lo sai che gli ho fatto più male che bene. Sono...sono un veleno, per lui."

Abbassò lo sguardo, gli occhi pieni di lacrime che premevano per uscire, aggrappandosi al bordo del divano. Ecco, quello era un titolo che gli calzava a pennello.
Manuel non lo vide, ma Liguori accennò un sorriso malinconico a quella definizione.

"Guarda, ti faccio vedere una cosa."

Gli si avvicinò, sollevandosi poi un lembo della maglietta per scoprire una parte della pancia. Indicò un punto sulla sinistra, dove la pelle era meno liscia. Manuel sollevò gli occhi, perplesso.

"Sono passati tanti anni, ma un po' si vede ancora. Riesci a capire cos'è?"

"Beh, sì, è 'na cicatrice...me dispiace, ma...che c'entra?"

Con il lavoro che faceva Liguori, pensò Manuel, non era poi così tanto strano che avesse una cicatrice.

"Ah, non ti dispiacere, se tornassi indietro lo rifarei. Secondo te cos'è che mi ha lasciato questo bel regalino?"

"Un proiettile?"

Azzardò, data la forma circolare di quel segno. Liguori annuì e tornò a sedersi.

"Tu dici di essere un veleno per Simone, Claudio invece pensa di essere un proiettile per me."

Manuel sgranò gli occhi per un istante, sorpreso.

"In...in che senso, scusa? Mica è stato lui a spararti?"

Domenico fece una risatina, scuotendo il capo.

"No, ma ciò non lo fa sentire meno colpevole. Ti ricorda qualcuno per caso?"

Certo, certo che sì, Manuel capiva perfettamente quel sentimento. Non era stato lui a rapire Simone, a farlo picchiare e a spezzargli una gamba, così come non era stato Claudio a sparare a Domenico, eppure sentiva comunque le mani sporche del suo sangue.

"Cosa... com'è successo? Se lo posso sape', insomma…"

Domandò allora, un po' perché era curioso e un po' di più per sviare il discorso. L'ispettore sospirò e si portò in avanti, facendo strofinare le mani tra loro. Stava prendendo tempo, per lui non era una storia piacevole da raccontare, ma quel ragazzo di fronte a lui aveva bisogno di sentirsela dire per evitare di fare cazzate di cui si sarebbe pentito per tutta la vita.

"Claudio era venuto a Napoli in villeggiatura e ci siamo conosciuti per caso o per destino, se preferisci. Cominciammo a frequentarci e quella vacanza che doveva durare soltanto una decina di giorni cominciò ad allungarsi sempre di più. Diceva di essersi innamorato della città, lo ripeteva in continuazione e io ci credevo perché, insomma, Napoli è la città più bella del mondo, senza offesa per Roma."

L'ispettore fece una risatina e così anche Manuel. Lui a Napoli non c'era mai stato e non dubitava che fosse bella, ma era sicuro che non fosse l'unica cosa di cui Claudio si fosse innamorato.

"Un romanticone, Claudio…"

Domenico annuì, accennando un sorriso. Quelle e le altre parole che Claudio gli aveva dedicato nel corso degli anni, le conservava tutte nel cuore.

"Come puoi intuire, si era innamorato di me e anch'io mi ero innamorato di lui. Vent'anni fa però era un po' diverso da ora e certe cose non si potevano dire così liberamente, quindi nessuno dei due si azzardò a fare il primo passo, non subito almeno. Entrambi pensavamo che nella mente dell'altro ci fosse soltanto un'amicizia, ce lo facevamo andare bene e nel nome di quest'amicizia ci vedevamo ogni volta possibile, a volte scendeva lui a Napoli, a volte salivo io a Roma. Era bello, però... però mancava qualcosa, capisci?"

Sì, Manuel lo capiva perfettamente, con tutto il cuore.

"Vi sentivate incompleti."

Incompleti come lui e Simone erano stati per tanto tempo, incompleti come sarebbero stati ancora se lui l'avesse lasciato. Ma cos'altro poteva fare, per proteggerlo?

"Ah, vedo che capisci benissimo. Sì, ci sentivamo così e un giorno non ne potemmo più. Ero andato io a Roma e, grazie anche ad un vino molto buono che Claudio si era procurato, finalmente ci completammo."

Il bacio di quella sera, scambiato con foga in un piccolo appartamento spoglio e anche piuttosto buio, se lo ricordava ancora nonostante il tempo passato e, in cuor suo, non aveva niente da invidiare ai tanti baci che aveva dato e ricevuto sotto il cielo stellato di Napoli, con ragazze di cui non ricordava neanche più un dettaglio del viso.

"Da quel momento vivemmo degli anni bellissimi, credimi. Per un po' andammo avanti facendo la spola tra Roma e Napoli, telefonandoci spesso e scrivendoci lettere in continuazione. Claudio era bravissimo con le parole, un poeta, e del resto lo è ancora, mentre io...io rubacchiavo qualche frase qua e là, ma attenzione, il sentimento era onesto!"

Manuel ridacchiò, annuendo.

"Non lo metto in dubbio, tranquillo!"

"E ti ringrazio."

Replicò l'ispettore prima di continuare il suo racconto.

"Non appena mi fu possibile chiesi trasferimento a Roma, mentre Claudio, nel frattempo, aveva iniziato a studiare Giurisprudenza e gli mancava poco alla laurea. Lo prese con sé un avvocato, un pezzo grosso del Foro, uno di quelli che può rovinarti o farti diventare ricco con mezza parola...un po' come è Claudio adesso, no?"

Nonostante la battuta, nei suoi occhi non c'era spazio per il divertimento. Erano tristi, malinconici, e Manuel sospettava che a breve avrebbe saputo di più sulla cicatrice che aveva visto prima.

"Non dovrei parlare male di un morto, ma lo stronzo affidò a Claudio, che all'epoca era alle prime armi, un caso troppo difficile, troppo pericoloso. Io gli consigliai di rifiutarlo, ma lui, testardo, diceva che quella era una prova importante e che se avesse dimostrato il suo valore l'avvocato l'avrebbe preso definitivamente nel suo studio. Lo faceva anche per noi, per il nostro futuro."

Sospirò, sconfortato. Se solo avesse saputo prima cosa stava riservando loro il futuro, avrebbe insistito di più.

"Cominciò a spingersi sempre più oltre, a ficcare il naso dove non avrebbe dovuto, a dare fastidio alle persone sbagliate. Io cercavo di seguirlo ogni volta che si allontanava e un giorno me lo ritrovai con una pistola puntata addosso. Capirai che non esitai un attimo a sparare al tizio che lo stava minacciando, ma quello anche da terra sparò un colpo, prima di perdere i sensi. Fui fortunato, però, non prese bene la mira e colpì me, non Claudio."

Prima di concludere il racconto prese un pacchetto di sigarette dalla tasca e se ne accese una.

"Non dovresti fumare, ma per caso ne vuoi una?"

Domenico era l'unica persona a cui Claudio consentiva di fumare in casa propria, perfino lui stesso usciva in balcone quelle poche volte in cui aveva voglia di una sigaretta, ma era certo che anche per Manuel avrebbe fatto un'eccezione.

Il ragazzo accettò volentieri la sigaretta, in quei giorni era stato preso dall'agitazione e aveva fumato anche troppo, ma non si era goduto nemmeno una di quelle sigarette.

"È così che vi siete lasciati, quindi?"

Domandò mentre tornava a sedersi. Liguori scosse il capo, malinconico, e buttò fuori del fumo. Sarebbe stato molto più semplice così.

"Claudio si fece carico di questa cosa, rendendola anche più pesante di quanto fosse in realtà. Ci stava davvero male e io ho provato e riprovato a fargli capire che non era colpa sua e che alla fine non era successo nulla di grave, ma non mi ha mai dato ascolto. Mi lasciò lui dopo poco, non feci neanche in tempo a togliermi i punti che già mi ritrovai con un'altra ferita, ma questa volta nessun medico poteva aiutarmi a richiuderla. Ti confesso che sanguina ancora, sai?"

Manuel serrò le labbra intorno alla sigaretta, colpito da quelle parole come un proiettile. Pensò che in quel momento si trovava davanti ad una versione di Simone del futuro, mentre il proprio equivalente era nell'altra stanza. Valeva la pena sapere cosa lo aspettasse.

"E...Claudio, invece, come l'ha presa? Voglio dire, come sta?"

Chiese impacciato e Domenico scrollò le spalle.

"Non me l'ha mai detto chiaramente, ma hai visto come ti ha risposto prima, no? Sono passati anni, ma ancora si pente di ciò che ha fatto."

Manuel, allora, lo guardò perplesso. Non capiva perché si ostinassero a stare lontani...o meglio, lo capiva, ma voleva una conferma.

"E allora perché non siete tornati insieme? Sei te che non vuoi?"

Liguori fece una risatina.

"Manuel, io tornerei con Claudio in questo istante, se me lo chiedesse. Ho cercato di dimenticarlo, in tutti questi anni, ho cercato di completare me stesso con altre persone, ma i miei angoli coincidono soltanto con i suoi spigoli. È lui che non vuole, ancora convinto di essere più un danno che un bene, per me. Un veleno, come dici tu, senza rendersi conto che per me lui è miele."

L'ispettore parlava con un'intensità tale che fece venire i brividi a Manuel e lo costrinse a voltarsi con la scusa di soffiare via il fumo, per nascondere gli occhi lucidi. Gli sembrava davvero di sentire Simone.

"Forse non sono un veleno, forse sono una droga. Una droga che te rende felice, no, che te da l'illusione della felicità, ma poi ti rovina da dentro e quando te ne accorgi è troppo tardi. Forse anche Claudio la pensa così."

Mormorò, tenendo lo sguardo fisso sulla finestra. Sotto quello stesso cielo stellato, da qualche parte, c'era Simone che soffriva per colpa sua. Sentì Liguori sospirare.

"Senti, io non posso dirti cosa fare o non fare con Simone, è una decisione che spetta a te. Posso solo dirti che io le droghe le conosco e l'amore, quello che ti ho letto in faccia stasera, non è una di queste."

Si alzò, andando vicino al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla. Istintivamente, Manuel si voltò.

"Uagliò, vir 'e nun fa' strunzat, hai capito?"

Manuel annuì perché sì, aveva capito. Il suo cervello e il suo cuore non erano in accordo su cosa considerare una stronzata e cosa no, ma sì, aveva capito.

Liguori gli diede una pacca sulla spalla.

"Salutami Claudio, mi faccio sentire io per le novità. Stammi bene, Manuel."
   
 
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