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Autore: Flofly    08/04/2022    1 recensioni
2 Maggio 1998, Battaglia di Hogwarts. Harry Potter è morto ma Hermione non ha occhi che per colui che l'ha tradita, che ha tradito tutti loro. E che nonostante tutto sa di aver amato.
Draco/Hermione
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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In quei lunghi mesi da fuggitivi aveva sognato spesso di essere ad Hogwarts. Sogni sempre troppo brevi, interrotti da un rumore sospetto o semplicemente da quella sensazione di schiacciante paura che non l’abbandonava mai veramente, il timore che sarebbe bastato un respiro di troppo per essere scoperti. Con un sorriso stanco pensò al primo anno, quando per un assurdo impulso aveva deciso di seguire Harry e Ron, il primo passo di quel lungo cammino che li aveva condotti sino a quel giorno.

Ora, se a voi due non dispiace, io me ne vado a letto prima che a uno di voi venga un'altra brillante idea per farci uccidere. O peggio, espellere!

Al tempo pensava che non ci fosse cosa peggiore.

Quanto si era sbagliata.

Non conosceva ancora la paura di essere cacciati come animali mentre un assassino con manie di grandezza dilaniava le loro vite e brindava col sangue dei suoi oppositori.

Con Albus Silente per prima era caduta Hogwarts.

La sua seconda casa, il suo rifugio sicuro.

Chiudeva gli occhi ed era di nuovo a lezione di Trasfigurazione, la voce severa ma rassicurante della McGranitt che correggeva i movimenti degli studenti, i borbotti in sottofondo degli incantesimi.

E poi il rumore dolce e invasivo della sala grande, dove centinaia di voci si sovrapponevano l’una all’altra. I compiti, i primi amori, la partita di Quidditich. Chiacchiere senza significato che ora sembravano così importanti da fare male.

Chissà se in quell’ultimo anno qualcuno aveva riso di cuore ad Hogwarts.

Se qualcuno aveva alzato la mano prima che il professore finisse di parlare, sapendo perfettamente la risposta.

Se dopo una partita la sala comune si era riempita  di risate e grida, la musica sempre troppo alta tanto che era necessario urlare, ubriachi di gioia e burrobirra.

Se ci si era ritrovati  negli angoli bui, nascosti da tutto e da tutti, per rubare baci segreti a qualcuno con cui si sapeva non avere futuro.

Se li ricordava bene quei baci, poteva sentirli anche adesso mentre attorno a lei le maledizioni si schiantavano in un fragore assordante, coperto appena dalle urla di dolore dei feriti.

Ora però riusciva a leggerci quello che si era rifiutata di vedere: la disperazione, la furia, la gelosia.

Il rimorso.

Lui che sotto la coperta del buio le si stringeva addosso, in quel ritaglio fuori dal tempo che lei aveva creato, una bolla sicura solo per loro. Dove non c’era sangue, società e appartenza a dividerli. Chissà se esisteva ancora da qualche parte.

Lui che alla luce ritornava a guardarla senza vederla.

Lui l’aveva tradita.

Aveva cospirato contro Silente.

Aveva fatto entrare i mangiamorte nel castello.

Aveva mandato spinto il mondo sull’orlo del baratro, solo per salvare la sua famiglia.

Il loro piccolo mondo perfetto, quel fragile lembo di terra sull’ombelico del tempo che si era illusa gli potesse bastare, era letteralmente esploso. Ed era stato lui ad innescare la miccia.

Ora erano di nuovo lì, in quello stesso cortile dove si erano insultati, odiati, derisi,amati.

Di tutto quello non c’era più traccia, miseramente ridotto in macerie come le colonne di marmo che li avevano protetti.

Ora non c’era più nulla da poter salvare.

Non ora che Harry Potter era morto.

Voldemort l’aveva scandito con quella sua voce sibilante che riusciva ad entrare nel cervello lasciando dietro la sua scia di dolce veleno.

Il corpo di Harry adagiato in terra era in piena vista:gli occhiali rotti sul naso tumefatto, la maglia bruciata lungo i bordi coperta di fango e macchie rossastre ormai secche. Non era solo il cadavere di un nemico:era il simbolo vivente del suo cuore ridotto in pezzi. Il suo, quello dei Weasley,dei professori, dei suoi compagni. Era la morte della speranza, quella di tutti loro che a malapena si reggevano in piedi, gli uni contro gli altri, costretti a farsi forza a vicenda. Se uno fosse crollato non sarebbe rimasta che cenere.

Aveva sentito di nuovo i suoi occhi cercarla tra la folla mentre da solo si trovava al centro di quella tempesta che lui stesso aveva innescato, i capelli chiarissimi incollati al viso da un grumo denso e scuro di sangue.

Cessato il frastuono della battaglia il silenzio attorno a loro era irreale. Poteva sentire il suo respiro accelerare, incapace di accettare che l’orrore avesse preso il sopravvento.

“Draco”

La voce di Lucius Malfoy era rauca ed esitante, irriconoscibile.

Ma lui non si era mosso, continuando a fissarla.

Se solo si fosse fidato di lei prima. L’avrebbe nascosto, protetto, avrebbe combattuto anche per lui. 

L’avrebbe amato davanti a tutti.

“Draco”

Di nuovo, il richiamo del suo passato, questa volta una richiesta sgomenta.

La mano dell’uomo però era rimasta vuota. Lui continuava a guardarla, senza muovere un muscolo, gli occhi grigi plumbei come le acque del lago nero che tanto amava.

Non poté fare a meno di sorridergli, ritrovando quel Draco Malfoy che solo lei aveva intravisto:quello che le nascondeva tra i libri piccolissimi uccellini di origami, pronti a spiccare il volo davanti ai suoi occhi. Il figlio di mangiamorte che per una volta si era ribellato alle aspettative del mondo rifiutandosi di identificarli  a Villa Malfoy e condannando lui e la sua famiglia all’ira di Voldemort.

Lo vide mordersi leggermente il labbro inferiore, nervoso come prima di un’interrogazione importante, poi la bocca che si schiudeva appena per dire qualcosa.

Non seppe mai di cosa si trattasse.

“Draco”

Era stata Narcissa a parlare.E questa volta lui si era girato.

Avrebbe voluto trattenerlo, urlargli di fermarsi, rompere il suo destino.

Ma non lo fece. Lo guardò allontanarsi da lei per ritornare dalla sua famiglia mentre quelle parole mai dette diventavano un muro che tornava a dividerli, una tensione viva  e pulsante che avrebbe voluto poter schiantare.

Si costrinse a non fare nulla, a lasciarlo andare.

Lui si girò un’ultima volta a guardarla, lo sguardo sconfitto di chi sentiva le zanne del mostro chiudersi sulla sua gola, un ultimo saluto di addio a quella vita che avrebbe potuto scegliere se solo ne avesse avuto il coraggio.

Un giorno forse si sarebbero rincontrati, vivi o morti non era dato saperlo.

Ci sarebbe stato il sole e il profumo del mare, una brezza sottile ad accarezzare i loro volti.

Quel giorno però era lontano.

Ora doveva abbracciare il presente, inspirare l’odore del sangue e del fumo, le orecchie ancora piene dell’ultimo lamento di troppi dei suoi compagni.

Per il momento c’era ancora una guerra da combattere, fino all’ultimo respiro.

   
 
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