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Autore: esse198    08/04/2022    1 recensioni
Una mia personale visione della coppia che spero coincida con quella che tutti noi conosciamo. Dopo la guerra riprendere in mano la vita è difficile, soprattutto per Ron che rischia così di perdere la cosa per lui più importante.
Dal testo:
“Abbiamo condiviso tantissimi pasti insieme, nella sala grande ad Hogwarts, in luoghi un po’ più di fortuna come fino a pochi mesi fa, e qui in questa stessa cucina, pasti affollati e chiassosi in mezzo alla mia famiglia. E tu c’eri. Ci sei sempre stata, sei una presenza talmente costante nella mia vita che troppe volte ti ho data per scontata. Tutto questo è per dimostrare a te, ma soprattutto per ricordare a me, che non lo sei. Che sei una presenza preziosa nella mia vita.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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II – Un inizio difficile
 
L’indomani mattina Harry si svegliò presto e, sceso giù, trovò Hermione accoccolata sul divano a leggere.
- Ehi! Che ci fai qui, già sveglia a quest’ora? – le chiese ancora mezzo assonnato.
- Potrei farti la stessa domanda.
- Ginny vuole andare al lago e mi ha imposto di svegliarmi presto. – rispose con aria rassegnata.
- Ma che bravo ragazzo… - disse in un lieve sorriso di scherno.
- Tu invece? – le chiese ignorando la provocazione e sedendosi accanto a lei.
- Niente, mi sono svegliata presto e non sono riuscita a prendere sonno.
- Pensieri?
- Qualcuno… - confessò la ragazza.
- Che riguardano un certo ragazzo con le lentiggini e i capelli rossi?
- Anche… - ammise – Stavo pensando anche se andare a riprendere i miei genitori. Da ciò che leggo sui giornali e da quel che dice il signor Weasley la situazione sembra stia diventando sempre più tranquilla.
- Si, sembra anche a me. Ma pensavo avresti temporeggiato ancora un po’…
- Lo pensavo anch’io… ma non so… credo che anticiperò la partenza.
- C’entra sempre quel ragazzo con i capelli rossi?
Hermione non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo sul libro di incantesimi. Un sospiro però le sfuggì.
Harry le si fece un po’ più vicino.
- Ho provato anch’io a parlargli, ma si è chiuso a riccio… D’altra parte non lo condanno… Abbiamo subìto tutti delle grandi perdite…
- Questo lo so anch’io, Harry, ma svicola qualsiasi mio tentativo di avvicinamento e non è nemmeno brusco o scortese! Mi lascia senza parole e impotente… e mi sento inutile a stare qua…
Harry non trovò nulla da ribattere, gli dispiaceva assistere a quella situazione, ma neanche lui sapeva come sbloccare le cose.
Ci pensò Ginny dopo pochi minuti, quando sia lei che Ron vennero giù per la colazione.
 
- Allora, che si fa? Si va al lago? – propose quando dolcetti, pasticcini e succhi furono polverizzati.
Gli sguardi si fermarono su Ron che restava in silenzio e di cui temevano un rifiuto, e infatti rispose:
- Io resto a casa, andate voi.
Mentre Harry ed Hermione si scambiavano uno sguardo stanco e rassegnato, Ginny esclamò con stupore:
- Dici sul serio?
- Si, non mi va di venire.
- Che gran presuntuoso che sei! – sbottò d’istinto.
Hermione e Harry la guardarono sorpresi. Anche Ron alzò finalmente lo sguardo sulla sorella sgranando gli occhi e chiedendosi se aveva sentito bene.
- Cosa credi? Di essere l’unico ad aver perso un fratello? Che soffri solo tu? – continuò imperterrita lei.
- Ma come ti salta in mente? Chi ha mai detto questo? – scattò Ron alzandosi furente.
- E allora perché continui a startene per i fatti tuoi, a fare la vittima?
- Non sto facendo la vittima! Anzi, mi sembrava di essermi dato da fare in questi giorni, per dare una mano.
- Per evitare di parlare con il mondo, vorrai dire! – lo sguardo si poggiò per una frazione di secondo su Hermione, per fargli intendere a cosa si riferiva: aveva notato l’atmosfera fredda tra i due e le sembrava assurdo vederli in quello stato.
- E non vi va mai bene niente di quel che faccio allora! – disse spazientito sbattendo con forza il tovagliolo sul tavolo.
- Non è questo il punto!
- Si, invece! Quindi andatevene al lago senza questa palla al piede e lasciatemi in pace! – concluse Ron prendendo la porta per andare in camera sua.
Ginny, da parte sua, ancora furiosa prese la direzione opposta uscendo di casa. Fu Harry a seguirla, mentre Hermione rimase impalata in cucina ancora sconvolta dalla lite a cui aveva appena assistito.
 
Hermione trascorse parte della mattinata in cucina, Ron si era rifugiato nel capanno del padre.
A metà mattinata Ron fece ritorno e si fiondò in cucina in cerca di qualcosa da bere e da stuzzicare. Si bloccò alla vista di Hermione che se ne stava seduta al tavolo a sfogliare stancamente la Gazzetta del profeta.
- Ehi! – esordì il ragazzo. – Che ci fai qui?
- Aspettavo che ti venisse fame. – gli rispose con un mezzo sorriso, conoscendo bene anche lo stomaco del ragazzo.
- Pensavo fossi al lago.
- Non avevo voglia di reggere il moccolo.
Ron prese un succo di zucca e iniziò a berlo. Si sentiva in colpa per aver lasciato Hermione a casa da sola ad annoiarsi, ma allo stesso tempo il suo umore nero e instabile non lo aveva ancora abbandonato e provare a pensare a qualcosa da fare con lei gli sembrava una fatica enorme. Da quando Hermione era diventata un peso? Si trovò a chiedersi allarmato. La guardò, mentre lei ricambiava il suo sguardo fino a che non le sentì chiedere:
- Ti va di parlare?Qualcosa in Ron si gelò. No, non aveva alcuna voglia di parlare, anche volendo non sapeva nemmeno da dove cominciare. Cominciava a irritarsi, era sabato, non c’era nulla da fare, perché tutti sembravano intenti a metterlo di fronte ai suoi pensieri?
- Avrei delle cose da finire nel capanno. – rispose evasivo.
Sul volto di Hermione calò un’ombra di stanchezza e delusione. E la decisione divenne lucida e risolutiva:
- Sto pensando di andare a riprendere i miei. – annunciò gelida.
Se gli avesse dato uno schiaffo forse avrebbe fatto meno male. L’idea che se ne andava non era un sollievo, come avrebbe potuto pensare, dopo i suoi sentimenti confusi e contrastanti. Nei giorni trascorsi alla tana, lei gli era rimasta accanto, silente e paziente. Non riusciva ad avvicinarla, non sapeva come fare, cosa dire, ma non aveva mai desiderato che se ne andasse e lo abbandonasse. Un moto di rabbia lo invase.
- Bene! – fu tutto quello che riuscì a dirle con un tono stizzito.
- Bene! – gli fece eco lei. Puntò le mani sul tavolo, si alzò facendo strisciare rumorosamente la sedia e uscì visibilmente irata, con gli occhi lucidi e rossa in viso.
Ron non andò nel capanno, come aveva detto, ma fece le scale veloce, come una furia, si fiondò in camera e cominciò a prendere a calci tutto quello che urtavano i suoi piedi. Si sedette sfinito sul letto, sentiva come se gli mancasse il respiro. L’apatia emotiva che lo aveva avvolto in quei giorni fu improvvisamente squarciata dall’idea di non rivedere più Hermione, di non sentire più il profumo dei suoi capelli, il calore del suo corpo accanto al suo durante i pasti, il calore del suo sguardo che vegliava su di lui. Come poteva essere stato così stupido ed egoista da dimenticare che la ragazza prima o poi sarebbe dovuta andare a riprendere i suoi genitori? Era rimasto così concentrato sul suo dolore, sul non pensare a nulla che aveva dimenticato tutti, persino Hermione, l’amica con cui era cresciuto e con cui aveva condiviso anni di studio e di avventure, pericoli e momenti difficili, la ragazza che sentiva di amare come mai gli era successo prima.
Era il solito stupido… No, non era il momento di auto commiserarsi. Doveva rimediare e farsi perdonare.
Tornò giù e uscì in giardino in cerca della ragazza per parlarle. Ma Hermione era sparita. Girò freneticamente per casa, ma non era da nessuna parte. In camera di Ginny il suo sguardo si posò sulla boccetta di profumo, ormai quasi vuota, che le aveva regalato anni prima. Il lembo del vestito rosso che aveva indossato al matrimonio di Bill e Fleur faceva capolino da un’anta dell’armadio. Quando fece ritorno nella propria stanza e i suoi occhi si posarono di sfuggita sulla copertina del libro che gli avevano regalato i gemelli, un’idea si fece strada nella mente del ragazzo. Ma prima di mettere in atto i suoi piani doveva parlare e avvertire Harry e Ginny.
 
I due se ne stavano tranquilli sulle rive del lago a godere dell’acqua fresca, l’aria leggera e il sole caldo. Ron avanzò a tentoni con il volto coperto dalle mani. Quando sentì la voce del suo amico chiamarlo tese una mano davanti a sé:
- Non voglio assistere a scene poco piacevoli… - borbottò.
- Piantala, Ron! – lo raggiunse Ginny spostandogli con poco garbo l’altra mano dagli occhi.I due fratelli si scambiarono uno sguardo ancora bellico.
- Devo parlare con Harry. – tagliò corto Ron, preda del suo orgoglio.
Ginny guardò Harry in attesa che lui la difendesse, ma lui abbozzò e corse in aiuto dell’amico.
A debita distanza Ron si voltò verso Harry e dichiarò:
- Ho bisogno di casa libera!Harry ci mise qualche secondo a capire e non fu lo stesso sicuro di aver sentito bene. La sua espressione restava altamente stupita. Ron sbuffò in un sospiro, costretto a spiegarsi:
- Devo rimediare con Hermione e mi serve casa libera. - bofonchiò mentre le orecchie gli si arrossavano pericolosamente.
- Non vorrei usare le parole di tua sorella, ma sei un po’ ipocrita in effetti. - lo canzonò divertito Harry.
- Non mi serve a quello! – scattò Ron, ormai irrimediabilmente rosso in viso – Anche se fosse, dovrei prima riuscire a parlarle di nuovo. – concluse sconsolato.
Harry cercò di reprimere un sorriso: vedere il suo amico in difficoltà con Hermione come ai vecchi tempi un po’ lo rincuorava. Anche se il tono disperato di Ron lo fece preoccupare:
- Cos’è successo? – gli chiese.
- Ha deciso di andare a riprendere i suoi genitori. - rispose il rosso. – E io, che non avevo considerato questa evenienza, mi sono sentito perso. - sussurrò.
Nonostante la difficoltà a cogliere le ultime parole pronunciate da Ron in un soffio, Harry comprese lo stato d’animo dell’amico.
- Ok! – esclamò Harry. – Avrai casa libera! – il tono incoraggiante e rassicurante.
Ron sospirò di sollievo e l’avrebbe abbracciato per il suo aiuto, ma si limitò a ringraziarlo calorosamente e mentre si voltava per fare ritorno alla Tana sentì Harry dirgli che sarebbe andato tutto bene. Quest’ultimo tornò dalla sua ragazza scuotendo la testa e pensando a quello stupido del suo amico e alla sua tendenza a complicare le cose. Ma in cuor suo sperò vivamente che i suoi due amici sistemassero tutto una volta per tutte.
 
 
 
 
 
Salve a tutti! Rieccomi con il secondo capitolo, dove qualcosa succede e qualcosa si smuove...
Spero vi piaccia! Non ho molto da aggiungere. Ci si legge al prossimo capitolo!

 
  
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