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Autore: dirkfelpy89    10/04/2022    0 recensioni
Mark Shafiq è un giovane ragazzo, erede di una delle famiglie delle Sacre 28. Il suo obiettivo? Riportare in alto il nome della sua famiglia, caduta da diversi anni in disgrazia. Forse Voldemort e i suoi Mangiamorte potrebbero essere utili alleati...
Helen Blomming è una giovane ragazza appena diplomata Auror. Il suo obiettivo? Cercare di sopravvivere in un Ministero sempre più corrotto. Forse quel Moody è un tipo strano ma sicuramente sperto...
Tra riunioni segrete, indagini, manifestazioni e l'ombra della guerra sempre più vicina, le strade di Mark ed Helen, all'apparenza così distanti, finiranno per unirsi, ancora una volta.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Albus Silente, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 24, Nascita

 



"Più passano i mesi più questa situazione sta diventando insostenibile."
La mano di Lady Rosier tremò appena mentre bevve un sorso di te' scuro.
"Immagino che dover crescere da sola un ragazzo di quattordici anni non sia semplice e mi dispiace non esservi stato più vicino."
Anche Mark bevve, nonostante sentisse la bocca arida e lo stomaco contratto. Da quando era tornato dalla sua missione con i giganti, aveva visitato i Rosier solamente un'unica volta, non poteva farci niente, non sopportava l'area di grigiore che permeava quell'antica dimora.
"Tu non sei suo padrino, non ci devi niente," replicò la Rosier, asciutta. " Comunque, da quando Henry non c'è più, il ramo francese della sua famiglia ha ritrovato un certo... entusiasmo per la condizione di Evan." Sorrise, sarcastica.
"Si sono fatti avanti?"
"Oh, sì. Sono già sbarcati un paio di lontani parenti di mio figlio, direttamente dal sud della Francia, e stanno già iniziando a ficcare il naso nei nostri affari, con la presunzione di dover guidare la famiglia fino a quando mio figlio non sarà adulto," rispose lady Rosier, sprezzante.
"Dovessero infastidirti mandami subito un gufo, ci penserò io a fargli capire chi comanda qui in Inghilterra, non esitare a farlo," propose Mark.
"Sono una Rosier, per legge, ma nel mio sangue scorre quello dei Travers e i Travers non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, figuriamoci da un francese!"

Mark, sorrise, posando la tazzina.
"E com'è Evan, di carattere intendo?"
"É la copia sputata di suo padre," rispose la donna, scuotendo la testa, "testardo e impulsivo come suo padre alla sua età. Non vede l'ora che sia maggiorenne per potersi unire alle schiere dell'Oscuro Signore"
Mark non ne dubitava, non che il piccolo Evan avesse chissà quale scelta, vista la situazione familiare.
"Lui ha grandi piani per Evan, " riprese lady Rosier, il tono quasi estatico, "non appena avrà preso i suoi G.U.F.O. darà il via a un esperimento affascinante!"
"Di cosa si tratta?" chiese Mark, davvero curioso di sapere quali piani avesse il suo padrone per un ragazzo minorenne.
"All'interno della scuola lui, ed altri figli di Purosangue, daranno il via a un gruppo segreto che avrà come compito principale la ricerca e l'allenamento di nuovi, potenziali, Mangiamorte."

Rimase per qualche secondo in silenzio, soppesando le parole di quella donna. Davvero, davvero il Signore Oscuro avrebbe permesso la creazione di un gruppo di futuri aspiranti Mangiamorte all'interno del castello di Hogwarts?
"Sarà una cosa segretissima, chiaramente, ma se tutto andrà bene dal castello di Hogwarts usciranno dei maghi adulti e già pronti per unirsi alla causa!" aggiunse la donna.
"Tu credi sia saggio dare a dei ragazzini di sedici anni la responsabilità di reclutare ed addestrare dei Mangiamorte in erba?" Chiese Mark, piuttosto perplesso. Le labbra di lady Rosier si fecero sottilissime.

"Tu osi questionare una decisione diretta del Signore Oscuro?" Chiese, adirata.
"No, non si tratta di questo..."
"Sarà il padrone a scegliere e ad addestrare direttamente i primi a come riconoscere, scegliere e guidare altri potenziali candidati!"
"E tutto questo sotto il naso di Silente?" Fece notare Mark.
"Silente è un folle che crede ancora all'innocenza dei bambini… ma a sedici anni non sono più bambini, specie se devono reggere il peso del futuro della propria famiglia sulle spalle."
Improvvisamente tutta la durezza ostentata dalla Rosier crollò. Appoggiò la tazzina sul tavolo un po' troppo violentemente e si mise una mano davanti agli occhi.

"No, Elizabeth non volevo farti arrabbiare, perdonami," disse subito Mark, scosso dalla reazione della donna.
"Per te è facile, sei un uomo e hai dovuto affrontare il tuo futuro in età già adulta ma per me e per Evan è diverso," disse lady Rosier, riprendendosi un po'. "La nostra unica possibilità di sopravvivere è la fedeltà al Signore Oscuro e non mi importa se Evan dovrà patire un'adolescenza diversa da quella degli altri, ne va a rischio la nostra vita."
Elizabeth estrasse la bacchetta e con un svolazzo sistemò il trucco sbavato, donando di nuovo alla donna la sua aria di austerità.
"Parlano già di farmi sposare con uno zio francese di mio figlio. Devo portare a casa dei risultati, se voglio protezione," ammise. "Evan dovrà crescere più in fretta del previsto… questa è la dura realtà."

Mark non sapeva cosa dire, non c'erano parole che potessero esprimere la sua preoccupazione. Mai si sarebbe immaginato che la situazione per i Rosier fosse così ostica e la verità era che non aveva soluzioni semplici sottomano.
Evan avrebbe dovuto crescere davvero in fretta se voleva sopravvivere anche se gettarsi tra le braccia del Signore Oscuro poteva portarlo esattamente nella direzione opposta.
La guerra non fa per tutti.

Fu l'ingresso improvviso di un Elfo Domestico a interrompere quel silenzio pieno di imbarazzo e preoccupazione. La piccola creatura si inchinò con aria deferente e poi disse, nella sua vocetta acuta: "padrona, mi dispiace interromperla, ma c'è di là una persona che desidera parlare con il suo ospite tramite caminetto."
Mark istintivamente osservò l'orologio e trasalì: non erano nemmeno le undici di mattina e a casa sapevano che sarebbe stato assente almeno fino all'ora di pranzo. Chi mai voleva parlare con lui e perché?
Si alzò, fece un breve inchino alla donna e seguì l'elfo in salotto.

Non appena entrò in quella stanza così sfarzosa gli occhi di Mark andarono subito al camino dove, immersa tra fiamme verdi, poteva vedere la testa di sua sorella, Mary.
"Mary, cos'è successo?" Chiese, correndo a sedersi per terra davanti al camino.
L'espressione di sua sorella era allo stesso tempo gioiosa e tesa.
"Le si sono rotte le acque, Mark. Neanche una mezz'oretta fa!" esclamò la ragazza. Il giovane Shafiq rimase per qualche istante a osservare le fiamme verdi con un'espressione piuttosto vacua.
"Credo proprio che il nostro incontro si chiuderà qui, Mark, " disse lady Rosier, che nel frattempo era entrata a sua volta in salotto e osservava la scena con aria malinconica.
"E quindi che cosa..." balbettò il ragazzo.
Mary alzò gli occhi al cielo, o meglio, al bordo superiore del camino, e poi sibilò: "tuo figlio nascerà da qui a qualche ora!"

Fu come se un gigante gli avesse dato un pugno nello stomaco, tutta l'aria uscì dai polmoni di Mark.
Padre... stava, stava davvero per diventare…

"Credo che sia il caso che tu ti materializzi a casa," fece notare Lady Rosier.
"Sì... sì, certo," borbottò il giovane Shafiq rialzandosi da terra.
"Lady Rosier, omaggi," disse Mary, rivolta alla donna e poi, con tono molto più duro, disse al fratello: "muoviti!"
Poi scomparve.
Mark si rialzò cercando di riordinare le idee: doveva immediatamente materializzarsi a Villa Shafiq!
"Vai Mark, se tutto ciò fosse successo qualche mese fa io e Henry ci saremo volentieri uniti a questo momento felice ma, ora come ora, non me la sento," disse Lady Rosier. "Vai e goditi questo momento, Goditi l'ingresso in questo mondo di una persona che dovrai educare, difendere e guidare."
Mark strinse la mano della donna e, dopo un altro breve inchino, si smaterializzò.

/ / / / / / /

Ci vollero tre tentativi per arrivare a casa. Mark era così agitato e allo stesso tempo emozionato che per due volte sbagliò la direzione da prendere e comparve prima davanti al Paiolo Magico e poi davanti a Villa Lestrange. Finalmente, la terza volta riuscì a materializzarsi direttamente dentro i confini della casa, nel salone d'ingresso.
Ad attenderlo c'era Mary.
La maternità aveva arrotondato alcuni tratti del suo volto, e del suo corpo, rendendola molto più bella di quando Mark era tornato a casa.
Lei e Billy formavano una coppia affiatata e, nonostante le remore del ragazzo, i due erano riusciti a crearsi una famiglia tutto sommato felice.

"Bene, finalmente sei arrivato," disse la ragazza non appena vide il fratello. Con uno schiocco delle dita chiamò un Elfo Domestico che tolse il cappotto dalle spalle di Mark e sparì nel guardaroba.
Mary e Mark si avviarono verso il primo piano, cercando di fare meno rumore possibile. "La madre di Billy e tua suocera sono già arrivate insieme al Guaritore, "disse Mary in tono sommesso.
Arrivati davanti alla camera da letto padronale i due si fermarono. La porta era chiusa ma dall'interno Mark poteva sentire chiaramente alcune donne parlare.
"Bene, entro dentro. Sono arrivati anche tuo suocero e Billy, dovrebbero essere in un salotto." La ragazza sì fermò un attimo, osservò suo fratello e l'abbracciò forte, poi, senza dire niente, aprì la porta ed entrò, chiudendola alle sue spalle.

Mark rimase per diversi secondi davanti alla porta, cercando di captare qualche rumore o conversazione che potessero aggiornarlo sulle condizioni di sua moglie e del nascituro, ma niente. Probabilmente avevano lanciato un Muffliato sulla porta.
"Ah, eccoti qui!"
Il ragazzo si voltò e vide Billy dall'altra parte del corridoio.
"Vieni con me, non serve a niente stare qui ad aspettare, ci metteranno ore," disse l'amico, prendendo Mark sottobraccio e scortandolo verso un salottino, "parlo per esperienza."

In effetti Mark si ricordava della nascita della nipote ma allora le cose erano ben diverse, il tempo sembrava passare molto più velocemente. Come avrebbe fatto a sopportare quell'ansia, che gli stringeva lo stomaco in una morsa, per ore?
Finalmente arrivarono in un piccolo salotto situato al primo piano. Non era niente di che, c'erano solamente alcune comode poltrone, ma rappresentava il posto migliore per attendere la nascita del suo primo erede, visto che era il salotto più vicino alla camera da letto padronale.

Seduto, intento a leggere la Gazzetta del Profeta, c'era già suo suocero.
Costui abbassò appena il giornale per rivolgere un saluto con un cenno del capo al genero e poi si riemerse nella lettura di un interessante articolo.
Fu il pomeriggio più lungo, massacrante e intenso che Mark avesse mai vissuto. I minuti sembravano non passare mai, le ore si allungavano in maniera incredibile; in breve il tempo era come fermo, per il giovane Shafiq.
Ogni tanto la porta si apriva, magari per far entrare oppure uscire un Elfo Domestico dalla camera dove sua moglie stava partorendo, ma a parte questo non avevano nessuna notizia.

"Stai calmo, queste faccende sono sempre lunghe e complesse, specie se è il primo figlio," il signor Parkinson che, dopo aver letto La Gazzetta del Profeta aveva attaccato un depliant sulla gestione dei risparmi, rivolse uno sguardo di superiorità al genero, il quale non riusciva a stare fermo seduto per più di qualche minuto.
Più volte alcuni elfi entrarono con vassoi ripieni di toast e stuzzichini, che Billy e il signor Parkinson mangiarono avidamente, mentre Mark proprio non ce la faceva, la morsa che attanagliava il suo stomaco non si rilassava.

E se fosse successo qualcosa, se il parto fosse andato bene?
Ma se invece tutto fosse andato per il verso giusto… lui sarebbe stato un buon padre?
Proprio in quel momento sentì come non mai la mancanza di suo padre e di Henry Rosier. Loro sarebbero riusciti a dargli coraggio, a rispondere alle sue domande.
Certo non poteva rivolgere quei pensieri al suocero o anche a Billy che, pur essendo il suo migliore amico, era sempre sembrato molto sicuro sull'argomento genitorialità.
Fin da piccolo desiderava avere una famiglia numerosa, una moglie e diversi pargoli ma lui, Mark, lui non provava quel desiderio, sentiva solamente la necessità di un erede. In fondo non si sentiva ancora pronto e forse non lo sarebbe stato mai.

Poi, improvvisamente in lontananza un vagito interruppe il silenzio.
Mark si alzò dalla poltrona nella quale, infine, era sprofondato e osservò con ansia Billy il quale a sua volta si era alzato. Il signor Parkinson invece si era limitato ad abbassare il depliant, in attenta attesa.

"Cosa..."
Che cosa avrebbe dovuto fare? Rimanere lì in attesa oppure correre in camera?
Ci pensò Mary a rispondere a quel quesito: la ragazza, visibilmente sudata e provata, entrò nel salottino e osservò Mark con un sorriso dipinto sul volto,
"Mary, è..."
"Sì, è nato!" Rispose lei, andando ad abbracciare Billy. "È stata abbastanza dura ma ci siamo riusciti. La guaritrice ha visitato il bambino ed è tutto a posto, è sano come un pesce!"
E tutte le preoccupazioni, le ansie e le paure scomparvero dalla mente di Mark che finalmente poté rilassarsi e abbracciare a sua volta la sorella.
Billy a quel punto esclamò: "a questo punto ci vuole un bel brindisi!"
"Dopo, Mark adesso puoi andare a vederlo!" Rispose Mary, sospingendo il fratello fuori dalla stanza.

La camera da letto padronale era irriconoscibile: il pavimento era disseminato di asciugamani e un angolino sobbolliva un calderone.
La testa di sua moglie spuntava appena da sotto le lenzuola, a destra c'era una piccola culla in legno.
Cercando di fare meno rumore possibile, Mark si avvicinò per constatare le condizioni di sua moglie; sembrava addormentata e palesemente provata da quella nascita così lunga e complicata. Poi il ragazzo porse la sua attenzione verso la piccola culla.
All'interno un batuffolino rosa l'osservava con gli occhi spalancati. Suo figlio.

"È stata una giornata lunga, non dubito che dorma anche se tra poco dovrà svegliarsi per la poppata."
Era lady Parkinson, sua suocera. Da quando la conosceva non l'aveva mai vista in quelle condizioni: anche lei era piuttosto sudata e provata... se l'avesse visto suo marito sicuramente ne sarebbe rimasto shockato!
"É stata bravissima anche se normalmente i primi parti sono così. Hai pensato ad un nome?" Le chiese la donna.

In realtà ci pensava da giorni a quella scelta, lo avevano fatto entrambi.
"Jasper Henry Shafiq," rispose, osservando quella piccola creaturina che ricambiava il suo sguardo.
La morsa che sentiva finalmente si sciolse, rimpiazzata da un calore che fino a quel momento non aveva mai provato.
"Benvenuto."

/ / / / / / /

“Cara Helen, blablabla… farebbe piacere rivederti… blablabla… Mercoledì prossimo ai Tre Manici di Scopa. Buono.”
Moody ripiegò la lettera che riconsegnò a Helen.
“Quando l’hai ricevuta?”
“Questa mattina,” rispose prontamente la ragazza.
“Ci ha riflettuto sopra il damerino,” sbottò Alastor. “Credo che però ci dovresti andare.”

Ricevere quella lettera era stato un piccolo colpo per Helen, neanche sperava più in una risposta di Mark. E invece, alle nove esatte, era sbucato un gufo reale sul davanzale dell’appartamento della ragazza.
“Sei ancora convinto che ne valga la pena?” chiese, titubante.
“Quelli delle Sacre 28 sono tutti uniti… se bolle in pentola qualcosa e se il tuo amico ha un qualche peso in quella società…per forza deve saperne,” rispose Alastor. “Bisognerà vedere se vorrà parlare, questo è un altro punto importante.”
“Già, se è coinvolto non credo che me lo verrà a dire,” rispose Helen. “Ma immagino valga comunque tentare.”
Alastor annuì, gravemente.
“É una pista molto flebile però dobbiamo provarci e soprattutto mantenere questa… chiacchierata… tra di noi.”
La cosa non sorprese la giovane Auror: le implicazioni politiche sarebbero state troppo pesanti in caso di fallimento.

“Ah,” aggiunse l’uomo, “dalla lettera ha scritto che è appena diventato padre, giusto?”
“Sì,” rispose Helen, seccamente.
La notizia era giunta in maniera poco inaspettata: era ovviamente il passo successivo, doveroso, dopo il matrimonio. Una moglie, un figlio. Strano, non riusciva a vedere Mark come marito e padre.
Non con una persona diversa da le…

helen scosse il capo, decisa. Era un capitolo chiuso per sempre e quella nascita aveva messo il punto alla parola fine.
“Un neo padre normalmente è piuttosto… esaltato. Forse potrebbe farsi sfuggire qualcosa,” notò Moody. “Se riesci fallo bere, adulalo, scopatelo, non mi interessa, basta che tu riesca ad ottenere qualcosa.”
Il solito Moody.



/ / / / / / /

Eccoci qui al penultimo capitolo! Nel prossimo vedremo il tanto atteso incontro tra Mark ed Helen. Cosa accadrà?
Lo scoprirete presto :D
Grazie ancora a tutti per le recensioni e per chi ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate!

  
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