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Autore: elenabastet    11/04/2022    4 recensioni
Un post episodio 32, con Oscar e André che si sono avvicinati dopo l’aggressione di Saint Antoine e devono fare i conti con il loro rapporto ormai diverso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PRIMA E DOPO

 

Rating: amore, scoperta di sentimenti, situazioni non platoniche.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un post episodio 32, con Oscar e André che si sono avvicinati dopo l’aggressione di Saint Antoine e devono fare i conti con il loro rapporto ormai diverso.

 

Oscar si sedette al clavicembalo e iniziò a suonare, con il cuore in tumulto: non era la prima volta che la musica le serviva come sfogo, per tristezze e inquietudini, ma in quel momento la situazione era diversa.

Sentì André che apriva la porta di camera sua e entrava e fece un sforzo per controllarsi: il momento era arrivato, lo sapeva, era emozionata, con un po’ di timore e curiosità per quello che sarebbe accaduto, oltre al sentimento che le era sbocciato in cuore.

Tutto era cambiato una settimana prima, di sera: lei ed André erano andati a Parigi a ringraziare il generale Bouillé all’Opera per aver fatto liberare dalla prigione Gerard La Salle, accusato di aver venduto il suo fucile. Mentre percorrevano le strade della città, erano stati aggrediti da un gruppo di facinorosi, che avevano riconosciuto lo stemma dei Jarjayes, ed erano stati separati e malmenati. Oscar era stata soccorsa dal conte di Fersen, che l’aveva trascinata in un vicolo: si era ritrovata tra le braccia dell’uomo che amava, che credeva di amare, ma il suo pensiero era stato per André, che non vedeva e per cui era preoccupata.

Fersen aveva cercato di calmarla, ma lei non aveva sentito ragioni: “Il mio André è in pericolo, devo correre a salvare il mio André”. Fersen era rimasto stupito dalle sue parole ma era andato in soccorso di André, mentre lei, sconvolta, si era appoggiata al muro.

Il suo André. Lui era il suo André, e in quel momento aveva capito che lo amava, che la donna che era in lei l’aveva sempre amato.

L’intervento di Fersen era stato provvidenziale, André era quasi sul punto di essere linciato, ed era conciato molto peggio di lei, con una spalla lussata e pieno di ferite e lividi. Quando l’aveva trovato per strada con due uomini di Fersen, era stata lei ad aiutarlo a sollevarsi e a portarlo in carrozza a casa, lei aveva atteso il responso del dottor Lassonne, lei si era rimproverata di non essere stata abbastanza forte per andarlo a salvare.

André era dolorante, ma era entrato in camera sua per dirle che Fersen si era salvato. Oscar gli aveva offerto della cioccolata, ma lui aveva rifiutato e si stava ritirando. Lei aveva capito il perché, André soffriva ancora per quello che era successo la sera in cui le aveva dichiarato il suo amore, per come la situazione era degenerata tra di loro, arrivando ad un punto di non ritorno.

“André… ti prego, bevi questa cioccolata, stai con me… “

André l’aveva guardata, sorridendo timidamente, ma poi aveva abbassato il capo, accettando comunque la cioccolata.

“André, ho avuto paura di perderti”.

“Anch’io ero terrorizzato che ti succedesse qualcosa e non sai quanto. Ma siamo salvi e solo questo conta”.

“André, quando Fersen mi ha soccorsa gli ho detto che dovevo venire a salvarti, io ero allo stremo delle forze e non ce la facevo quasi a stare in piedi, ma volevo venire da te...”

“Certo, Oscar, ma è stato prudente che tu sia stata al riparo, sei ridotta male anche tu...”

“Ho detto una cosa a Fersen. Gli ho detto che dovevo salvare il mio André...”

André era rimasto a bocca aperta, mentre Oscar distoglieva lo sguardo. Poi aveva cercato di superare l’imbarazzo, dicendo qualcosa:

“Beh, io sono stato il tuo attendente, sono al servizio della tua famiglia da quando sono bambino, sono il nipote della tua governante, sono un tuo sottoposto, hai detto una cosa giusta, non c’è motivo di imbarazzarsi, ma poi figurati, in momenti come quello mica uno pensa a cosa sente, bisogna agire, e Fersen l’ha fatto...”

Oscar si era sentita avvampare, era imbarazzata ma doveva continuare a parlare:

“Ti ho chiamato il mio André perché tengo a te, perché da sempre provo affetto per te. André.. so che è assurdo, so che è il momento peggiore per dirtelo, ma io ti amo, e ho capito di averti sempre amato”.

Il silenzio era piombato tra di loro, ma non era stato un silenzio ostile, un silenzio denso di emozioni. Oscar sentiva il suo cuore che palpitava, il dolore per i colpi ricevuti, l’impatto dello spavento subito che la stava per far cedere e scoppiare in lacrime, e sapeva che André stava provando qualcosa di analogo, se non peggio, lui tra l’altro era ridotto davvero male.

Poi André aveva parlato, dicendo:

“Bene, Oscar, non ho parole per dirti… quanto sono felice di sentire questo. Ma è stata una brutta giornata per entrambi, l’emozione fa brutti scherzi, conviene che ci riguardiamo e poi ne riparleremo di nuovo, se vorrai”.

“André, io sono sicura di quello che ti sto dicendo, so che mi sono comportata male con te e vorrei chiederti di perdonarmi”.

“Oscar, sei tu a dovermi perdonare, anche perché non sono riuscito a proteggerti e non riesco ad essere oggi quello che tu vorresti… ma appena starò meglio, staremo meglio, affronteremo meglio questa cosa”.

Oscar capì di colpo che la situazione era strana e un po’ grottesca, entrambi erano pieni di lividi, André messo peggio di lei, e dirgli quello voleva dire creargli dei problemi, tenendo conto di quanto la desiderasse.

“Scusami, André, sono indelicata, stai male...”

“No, Oscar, mi spiace colo che in questo momento non posso stringerti tra le mie braccia come vorrei. Perché io ti stringerò tra le mie braccia quando starò meglio, se tu lo vorrai ancora”.

Oscar aveva annuito, guardando ancora una volta André, che faceva fatica a stare in piedi dopo le botte ricevute, ma che era rimasto lì con lei a tenerle compagnia.

“André, vatti a riposare e a riguardare, ti prego”.

“Dopo quello che mi hai detto è d’obbligo. Voglio stare meglio”.

In quel momento era arrivata nonna Marie, che aveva dato ad entrambi i suoi protetti del laudano. André era andato in camera sua e Oscar l’aveva visto andare via a malincuore, ma sapeva che doveva riposarsi.

L’indomani era sorto e quelle parole non erano andate perse, perché lei ed André si erano avvicinati l’uno all’altra, avevano ritrovato il piacere di stare insieme, di chiacchierare, di punzecchiarsi, sapendo che c’era un altro sentimento che li univa.

Il terzo giorno André aveva detto una cosa ad Oscar:

“Sto meglio, anche se sono ancora debole. Quando avrò recuperato le mie facoltà fisiche… non so quasi chiedertelo, ma vorrei stringerti tra le mie braccia, anche solo per una volta, e… averti”.

L’unica cosa che non avevano mai fatto, dopo una vita insieme: Oscar aveva sentito il desiderio fisico di André per lei quella sera, lì per lì ne era rimasta spaventata e sconcertata, ma poi aveva iniziato a pensarci, e in fondo lo voleva anche lei.

“André, dopo aver rischiato di perderti io voglio solo stare con te, anche come tua compagna di vita”.

Il sorriso che le aveva fatto André era qualcosa di unico, e le aveva dato un buffetto su una guancia, e una carezza nei capelli, trattenendosi poi da andare oltre.

Non ne avevano più parlato, e c’erano state però carezze, si erano sfiorati per darsi conforto a vicenda, un qualcosa che non avevano più fatto da quando erano bambini, e lo stare meglio man mano non era stato solo dovuto alle cure e alle ferite delle botte che si rimarginavano.

La notte precedente era scesa in camera di André a guardarlo dormire, come a scolpirselo nella mente: lui non era più solo il suo migliore amico, la persona che le era da sempre più vicina, ma l’uomo che amava e con cui voleva vivere tutto il tempo che le sarebbe rimasto.

André le aveva detto una cosa poche ore prima:

“Oscar, saremo più uniti ora che anche l’amore ci lega” e lei aveva annuito. Nelle sue orecchie le ronzavano i discorsi di alcune dame sui loro amanti e mariti, insoddisfacenti, violenti, deludenti, che le costringevano a fare cose degradanti, indecenti e vergognose, ma lei sapeva che con André non sarebbe stato così, e la passione che aveva sentito in lui le sembrava giusta e naturale.

Smise di suonare e si girò verso André, andando verso di lui.

“Ciao, André”, gli disse dolcemente e lo guardò, capendo che malgrado tutto lui non osava iniziare quello che entrambi volevano. Alzò la mano verso di lui, non per picchiarlo stavolta, ma per accarezzargli il volto, godendosi il suo sguardo felice, e poi andò con le mani sul suo petto, sfiorandoglielo, non afferrandolo.

André le mise le mani sulle sue e a quel punto la abbracciò, baciandola. Quando caddero di nuovo insieme sul letto di lei si misero a ridere per un attimo.

“Stavolta non dici che chiami aiuto?”, disse André mentre scendeva con la bocca sul collo e sulla pelle che pian piano scopriva.

“No, André”, sussurrò Oscar e si abbandonò a lui, cercando in certi momenti di contraccambiare dolcezza e passione.

 

Ormai il sole stava per sorgere, e André lo sapeva bene. Ma non avrebbe lasciato il posto dove si trovava, con Oscar addosso che lo stringeva, ancora addormentata.

“Ciao, André”, disse lei aprendo gli occhi.

“Buon giorno, amore. Non ti spiace se ti chiamo amore ogni tanto?”

“Va benissimo, e io ti chiamerò il mio André”, rispose Oscar stirandosi, “è più gradevole che fare a pugni”, aggiunse ridendo.

“Meno doloroso senz’altro, se non altro per me”, disse André accarezzandole una guancia, e Oscar pensò alla premura che aveva avuto con lei prima di unirsi al suo corpo, alla sua paura di farle male, e a come lei l’aveva stretto ancora di più, accettandolo, lasciando che diventassero una cosa sola, per sempre.

C’era qualcosa nel ritrovarsi così vicini che ricordava ancora ad entrambi le loro zuffe da ragazzi, ma era chiaramente tutto molto diverso. André le prese la mano e se la portò alle labbra ed Oscar fece lo stesso, lasciando che lui le disegnasse il contorno con le dita e poi le introducesse la punta del pollice per un attimo, a sentire il suo calore. Poi la baciò di nuovo, e intanto la luce stava aumentando.

Si girarono abbracciati verso la finestra e si godettero pian piano lo spettacolo dell’alba, mentre la luce invadeva la stanza e i loro corpi.

“Io vorrei che fosse sempre così ogni mattino per noi due...”, disse Oscar.

“Il sole non te lo posso ordinare tutte le mattine, ma il resto senz’altro ci sarà...”, rispose André.

“Hai detto che ti bastava una volta sola… a me non basta!”, disse Oscar abbassando il volto sulla sua spalla e sorridendo.

“A chi lo dici… beh diciamo che staremo insieme e se in più ci sarà il sole sarà il massimo. Ma anche svegliarsi con la pioggia, la neve o la nebbia ha il suo fascino...”

“Certo, André”, disse Oscar baciandogli una guancia toccata da un raggio di sole. E anche su quello furono d’accordo.

 

 

Riprenderò presto le storie a puntate, al momento sono alle prese con le pulizie di primavera.. eh sì, mi tocca!!!

  
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