Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    12/04/2022    1 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ta daaaan ecco a voi il nuovo capitolo, spero che vi piaccia.

Grazie come sempre alla nostra amata Fiore del deserto (love you dear) e a chiunque legga, anche i silenziosi.

Buona lettura

 

 

L’atterraggio non fu tra i più morbidi e questo nonostante fossero finiti in un enorme vasca d’acqua posta in quello che doveva essere il sotterraneo della villa.

Doveva essere una specie di rifugio, vi era tutta l’attrezzatura per poterci vivere dentro in caso di guerre o attacchi di qualche genere.

C’erano persino delle armi.

L’unica pecca è che non vi erano porte o attrezzatura che facesse capire dove fosse l’ingresso/uscita da quel luogo.

Nel frattempo, la botola da cui erano giunti si era richiusa sopra le loro teste e già sapevano che non si sarebbe più riaperta.

Uscirono dalla grande vasca, gocciolando ovunque e facendo enormi pozzanghere sul pavimento.

“Dannazione” si lamentò Fujiko “Guardate come sono ridotta” la maglietta, già aderente di suo, con l’acqua era diventata quasi trasparente, per la somma gioia di Lupin.

Quest’ultimo, nonostante la situazione, assunse uno sguardo ebete e sorrise con un rivolo di bava alla bocca.

“Sei comunque splendida, mia dolce Fujiko Fujikuccia” fece per allungare le mani in direzione del seno di lei, ma dovette arrestarsi per via di un sonoro ceffone dritto in faccia.

“Ma come ti viene in mente di pensare a certe porcherie durante una situazione simile!?” sbottò Fujiko, coprendosi alla buona e ricevendo, stranamente, aiuto da Jigen.

Anche se fradicia, mise intorno alle spalle della donna la sua giacca “Mi hai risparmiato la fatica” commentò il pistolero, dedicandosi poi a Zenigata.

“Mi devi una spiegazione”

“Non ti devo proprio niente” ribatté Zenigata, ben sapendo a cosa alludeva il pistolero.

“Si invece” Jigen era furioso, ma cercava di mantenere lo stesso calma “Ti ho affidato Anika per un motivo, non di certo per questo”

Lupin intervenne “Jigen, calmati adesso, sono sicuro che…”

“Sta zitto, Lupin!” sbottò Jigen “Tu ne eri al corrente e ti sei ben guardato dal riferirmelo”

“Veramente lo sapevo anche io” disse Goemon, che comunque aveva intuito qualcosa ancora prima che Fujiko gli parlasse.

“Ma dai, era così ovvio” aggiunse Fujiko “Come è possibile che tu non te ne sia accorto”

Jigen si sentiva uno stupido, ma non aveva davvero capito nulla.

Non si era accorto di niente e per lui Yuki era figlio di qualche sciagurato che aveva approfittato di Anika e poi l’aveva abbandonata.

Mai sarebbe andato a credere che Zenigata fosse il padre, anche perché non credeva che l’ispettore si innamorasse di lei.

Si sentiva come un pesce fuor d’acqua, che annaspava alla ricerca di una pozzanghera con cui continuare a vivere e respirare.

Era stato così cieco, così stolto da non capire e non notare i particolari.

“Non serve che ti dica come funzionano queste cose” disse Zenigata, cercando di essere il più calmo possibile.

Sapeva fin troppo bene cosa stava pensando Jigen e riusciva a capire cosa stesse provando.

“Ma posso assicurarti che qualunque cosa accada ad Anika e a mio figlio, io non esiterò a distruggere chiunque osi far loro del male e…” deglutì “Questo vale anche...per...per…”

“Per il nuovo arrivo” lo aiutò Lupin, abbozzando un sorriso.

Zenigata era sempre stato un valido avversario, su cui Lupin e la sua banda potevano fare affidamento in caso di bisogno.

Lupin, non appena scoperto il tutto, non aveva detto nulla, anzi...era stato felice di quella notizia.

Si fidava ciecamente dell’ispettore e sapeva che Anika era al sicuro con lui e, seppur poliziotto, non avrebbe mai approfittato di lei.

Meglio un poliziotto che un malvivente e tutto nonostante rabbrividisse al solo pensiero di avere un grado di parentela, anche se non “legale”, con un ispettore di polizia.

Ma per Anika era tutti disposti a scendere a qualunque compromesso.

Quando finalmente l’atmosfera di calmò, Lupin iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di un modo per andarsene da lì.

 

*****

 

Anika cercava di buttare giù la porta della stanza a suon di spallate, ma più che dolore non riusciva a fare altro.

L’avevano rinchiusa dentro a quella che aveva tutta l’aria di essere una cantina e chissà dove avevano portato il suo Yuki.

Mentre, prima, li scortavano giù nell’atrio, Anika aveva preso ogni precauzione possibile e durante il tragitto, con Yuki in braccio, aveva fatto la più solenne delle promesse “Torneremo a casa, fidati della mamma e fidati di Lupin” e pregava che Yuki lo stesse facendo.

Sapeva che era solo un bambino, ma sapeva che era anche molto intelligente e sveglio.

Ad un certo punto, però, le venne in mente che Fujiko, durante la preparazione, aveva munito Anika di un piccolo auricolare da utilizzare solo in caso di emergenza e che si collegava a quello di Jigen, Fujiko stessa e Goemon.

Lo prese dalla tasca dei pantaloni e se lo mise attivandolo.

“Fujiko?” provò a chiamare “Fujiko, mi senti?” ma nulla, dall’altra parte nessuno rispondeva.

Anika temeva il peggio: se fosse successo qualcosa? Se quella botola portasse a morte certa?

Che sarebbe successo?

Come avrebbe detto a Yuki della perdita del padre?

E per quale motivo si stava struggendo con quei pensieri senza nemmeno avere le prove materiali che ne dimostrassero la veridicità?

“Fujiko, Jigen, Goemon” li chiamò tutti e tre “Vi scongiuro, rispondetemi” supplicò, mentre si lasciava scivolare lungo la parete, fino a sedersi a terra con le mani all’altezza delle orecchie.

Si sentiva impotente, debole.

Un comportamento degno di una ragazzina alle prime armi e non di una madre il cui unico scopo dovrebbe essere quello di proteggere il figlio.

Una vera madre non può mostrarsi debole non così, non in quel momento.

Cercò di respirare a fondo ma il terrore le attanagliava lo stomaco già in subbuglio e lei fu costretta a portare le mani al ventre.

Quella creatura, non ancora nata, non solo stava già rischiando di non avere più il padre, ma stava per perdere anche la madre, mentalmente parlando, senza contare che Anika l’avrebbe persino sfruttata per uccidere Lupin.

Non ci aveva mai neanche pensato ad una cosa simile, ma la bilancia stessa le aveva messo davanti la cruda realtà.

Se Anika avesse proseguito con l’intenzione di farla pagare a Lupin, quella creatura sarebbe stata coinvolta.

“Oddio, che cosa ho fatto” portò le ginocchia al petto e scoppiò in un pianto a dirotto “Perdonami” era rivolta sia al bambino che a Lupin, il suo amato zietto che mai e poi mai le avrebbe fatto del male.

Lui, che era sempre stato al suo fianco, che le aveva insegnato a camminare, parlare e persino a divertirsi.

Che le aveva dato un’istruzione, seppur rudimentale, ma che dalla quale aveva imparato molto di più che a scuola.

Lui c’era quando Anika bisticciava con Jigen o veniva sgridata, quando si faceva male, quando piangeva e quando rideva.

Tutti c’erano sempre stati, persino Fujiko.

Se Jigen non avesse compiuto quel gesto, a quest’ora sarebbero stati una grande famiglia felice ma...Anika non avrebbe avuto Yuki e la nuova creatura...non con l’ispettore, per lo meno.

Cercò di calmarsi, non era decisamente il momento di lasciarsi andare.

Aveva pianto? Si era sfogata? Bene, ora doveva pensare alla svelta come uscire da lì insieme a Yuki e la sua famiglia.

Si asciugò le lacrime alla buona e si rimise in piedi.

Tentò ancora di dare qualche spallata, ma capì che non poteva andare avanti così.

Alla fine fece l’unica cosa che le venne in mente e che poteva realmente fare, estrarre la pistola.

La impugnò e la puntò contro la serratura della porta, pronta a sparare nel momento stesso che prendeva bene la mira.

Quando, finalmente, fu pronta, la serratura fece rumore e fu costretta a bloccarsi.

Qualcuno la stava forzando, non era il rumore di una chiave.

Che fosse Lupin?

Rimase in disparte, tenendo sempre la pistola ben salda in mano.

Quando la serratura fece CLAK e la porta si spalancò, tutto ciò che Anika riuscì a vedere fu un’ombra.

Fece per sparare, ma chi era entrato subito tentò di placarla “Ferma, non sparare!”

Quella voce…

“Anika, sono Yatagarasu, non sparare”

Anika avvertì un misto fra tre emozioni: paura, gratitudine e senso di colpa.

“Yata!” si fiondò immediatamente su di lui, stringendolo e venendo ricambiata “Perdonami, perdonami, mi dispiace tanto, non volevo ferirti, ma ho perduto la testa…”
“Anika, calmati, va tutto bene” le sorrise Yata, cercando di tranquillizzarla “Anche se, lo ammetto, hai una bella forza” si massaggiò appena la testa, continuando a sorriderle.

Anika si sentì molto più tranquilla, almeno non era sola.

Una volta sicuro che Anika stesse bene, Yata tornò serio “Dov’è Yuki?”

Anika scosse la testa “Non lo so” rispose “Lo hanno portato via, ma non so dove”

“E’ ancora nell’edificio” la rassicurò Yata “Nessuno è entrato o uscito. Coraggio, seguimi” Anika annuì ed insieme uscirono dalla cantina.

“Koichi e Lupin stanno bene?” domandò lei, ma Yata non sapeva cosa rispondere.

“Non ne ho idea, ma stai pur certa che riusciranno a cavarsela” rispose lui, mentre continuavano a correre con l’intenzione di raggiungere i piani superiori della villa.

 

*****

 

“Ancora nulla” si lamentò Fujiko, mentre controllava fra le mensole che si trovavano in quella specie di sotterraneo.

All’improvviso sentì il suo orecchio destro gracchiare e dovette portarsi una mano a quell’altezza per provare a capire bene il perché.

Il suo auricolare emetteva dei suoni e stessa cosa quelli di Jigen e Goemon, che si fermarono dalle ricerche.

“Ehi, che vi prende?” domandò Lupin, ricevendo un “shh” come risposta.

“Auricolari” commentò Zenigata.

“Sì, ma non si sente nulla” disse Jigen, cercando di ascoltare meglio “Dannazione è bagnata!” sbottò il pistolero, togliendosela e lanciandola a terra, mandandola in frantumi.

“Era sicuramente Anika” disse Goemon “Deve essere successo qualcosa”

“Cosa?” domandò l’ispettore “Che è successo, che intendi dire?”

“Noi eravamo forniti di queste” Fujiko mostrò il suo auricolare a Zenigata “Se fosse successo qualcosa potevamo restare in contatto, vista poi la situazione di Anika” sottolineò bene le ultime quattro parole.

“E quindi?” incalzò Zenigata “Volete dire che le è successo qualcosa?”

Lupin gli mise una mano sulla spalla “Zazà, calmati”

“Fai presto a parlare” si lamentò l’ispettore “Non è la tua donna e i tuoi figli che sono in pericolo”

Jigen avrebbe voluto ribattere, ma Fujiko lo bloccò.

Sia lei che Goemon avevano ben chiari i sentimenti di Zenigata per Anika e potevano capire cosa stesse provando in quel momento.

Persino Lupin lo capiva.

“Abbiamo visto Anika da quando era bambina ad oggi” disse Lupin “Siamo stati la sua unica famiglia e teniamo a lei tanto quanto te e lo stesso vale per il piccolo Yuki”

Zenigata deglutì, rendendosi conto di quanto stupido fosse stato a reagire in quel modo.

Fece un profondo respiro.

“Va meglio?”

Zenigata annuì “Lupin, Jigen, Goemone, Fujiko, dovete farmi una promessa” e tutti annuirono, compresa Fujiko “Se dovesse succedere qualcosa...Anika è affidata a voi”

Nessuno osò parlare, ma a Zenigata fu comunque sufficiente e sapeva che su di loro avrebbe potuto contare.

Si rimisero immediatamente alla ricerca di un modo di uscire.

“Andiamo, deve pur esserci un modo” si lamentò Fujiko “Non può essere che esiste una stanza senza via di uscita”

“Questa è una panic room” spiegò Zenigata “Sono stanza create per difendersi dai nemici o, come nel nostro caso, chiuderci dentro chi ti sta antipatico”

Jigen sbuffò “Però deve esserci la maniera di uscire una volta dentro, non può esistere la maniera di entrare e non quella di uscire”

Convennero con quell’affermazione, ma più che cercare non potevano.

Goemon era l’unico che non stava muovendo un dito o un passo e si limitava ad osservare tutto intorno, ogni minimo dettaglio.

Notò persino un minuscolo ragnetto nell’angolo più remoto della stanza.

Alla fine, il suo sguardo venne attirato da un piccolo particolare “Trovato”

“Hai trovato come uscire stando lì fermo?” domandò Fujiko “Sicuro di non aver trovato la strada per il tuo spirito o roba simile?”

Non ricevette risposta e Goemon si mosse e indicò una delle piastrelle del pavimento, molto vicina alla porta.

Le piastrelle erano in linoleum ed erano piene di segni e striature quel tanto che bastava da rendere quasi impossibile la visione avuta dal samurai.

Il punto indicato, mostrava un punto molto consumato, come se qualcuno avesse voluto cancellare qualcosa proprio lì.

Lupin si chinò e provò ad esaminare quel piccolo incavo che si era formato.

“Non ditemi che è la nostra via di uscita” Fujiko osservò

“Come abbiamo fatto a non vederlo?” domandò Jigen

“L’occhio umano non nota tutti particolari” rispose Goemon “E quando lo fa non crede siano utili e tende a tralasciarli, infatti nessuno di voi ci ha camminato sopra”

“Si certo” sbuffò Jigen “Perchè il tuo occhio non è umano, vero?”

“Ho una visione più ampia per quanto riguarda i particolari, cosa che una mente ottusa e chiusa come la tua non vede”

“Ehi!” Jigen fece per mettersi a discutere con il samurai ma, anche stavolta, venne di nuovo fermato da Fujiko e anche da Lupin, che aveva esaminato bene il piccolo solco.

Il ladro si alzò e, con un colpo ben assestato, diede una tallonata e la parete davanti a loro si mosse aprendo un passaggio.

“Lupin, sei un genio” si congratulò Jigen

Goemon sbuffò “Io non ho fatto niente, vero?”

“Il passaggio lo ha aperto Lupin, mica tu” ribatté Fujiko, mentre si avviarono fuori dalla panic room.

“Che ingratitudine” borbottò Goemon, tenendo salda la spada e correndo dietro al resto della banda, che si era premunita di qualche caricatore per le pistole, specialmente Jigen.

 

*****

 

“Lasciami, lasciami!” si dimenava Yuki, mentre un degli uomini di Kimura lo teneva fermo con forza.

Il piccolo aveva le lacrime agli occhi e avrebbe voluto piangere, ma aveva promesso alla mamma di essere forte e provò a non farlo.

“Non agitarti, piccolino” disse Kimura con tono tranquillo e...paterno.

Voleva che Yuki si fidasse di lui, anche se sapeva che non sarebbe stato semplice.

“Voglio la mia mamma” si lamentò il piccolo “Voglio la mamma e papà”

“Li vedrai molto presto” lo rassicurò Kimura ma, come ben tutti si aspettavano, Yuki puntò i piedi come farebbe qualunque bambino.

“No, adesso!” esclamò “La voglio adesso, la voglio adesso!” batteva i piedi, faceva i capricci.

Yuki non poteva capire la situazione, non sapeva cosa lo aspettava.

“Se vuoi vedere tua madre devi fare quello che ti dico io, hai capito?” Kimura alzò la voce, ma questo non fermò il piccolo Yuki che, preso da chissà quale forza, riuscì a liberarsi e si scagliò contro Kimura.

“Ho detto che voglio la mamma e la voglio adesso!” urlò a gran voce “tu sei cattivo, non sei come il mio papà!” detto questo batté di nuovo i piedi e, per rabbia, decise che fu corretto pestarne uno anche a Hideo Kimura.

Kimura non ci vide più, era abituato con suo figlio che sin da piccolo era stato abituato all’educazione e la disciplina.

Yuki era il figlio di una ex ladra e di un ispettore di polizia dalla mente chiusa, decisamente non poteva nascere un figlio normale.

Talmente la rabbia e la poca pazienza, che Kimura alzò il braccio e, con un colpo ben assestato, diede uno schiaffo in pieno volto al bambino, che cadde a terra e sbatté la testa contro il pavimento.

Yuki non si rialzò.

  
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