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Autore: Aagainst    13/04/2022    2 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.

 

Have a lot of regrets, but there's still a lot of things I miss
[…]
Can honestly say that I'm better with you
(Ollie feat. Aleesia-Better With You)

 

 

“Aden, come è andata a scuola?” chiese Lexa. Il ragazzino era appena rientrato a casa e aveva l’aria esausta.

“Abbastanza bene, ma è stato stancante.” rispose. “Tu? Tutto bene? Hai parlato di nuovo con Titus?”. Lexa si voltò a guardare Ethan. Il bambino era in braccio a lei e si divertiva a tirarle i capelli e le guance. L’attrice gli sorrise e gli baciò la punta del naso, per poi girarsi verso Aden. 

“No, niente Titus. Ho passato la giornata con Ethan e direi che è andata bene. Adria è di sopra che dorme, non ho idea di cosa facciano all’asilo, ma deve essere stancante.” spiegò Lexa. Aden annuì, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito al pensiero di sua sorella. Si tolse le scarpe e, dopo essersi lavato le mani, andò in cucina. Prese una mela dal frigorifero e tornò in soggiorno, addentandola di tanto in tanto. 

“Madi?” domandò.

“Non ne ho idea. Stamattina deve essersi alzata mentre stavo accompagnando Adria all’asilo, quando sono tornata non c’era più. Ho provato a chiamarla, ma non ha risposto.” spiegò Lexa.

“Pensi che sia tornata a casa sua?“. L’attrice scrollò le spalle.

“Mi auguro di sì, non vorrei saperla vagare per Los Angeles.”. Aden chinò lo sguardo, sconsolato. Lui e Madi non avevano un rapporto profondo, si conoscevano troppo poco. Oltretutto, entrambi erano rimasti sconvolti dall’apprendere l’uno l’esistenza dell’altra. Al tempo stesso, però, il ragazzino era un attento osservatore e aveva notato quanto la sorella fosse a disagio ogni volta che doveva tornare a Polis. In cuor suo, sperava che, per una volta, decidesse di restare. Lo squillare del telefono di Lexa lo distolse dai propri pensieri. L’attrice gli chiese con lo sguardo di tenere Ethan e si apprestò a rispondere. Il bambino scrutò il fratello stranito da quel cambio di persona. Aden gli carezzò i capelli e lo cullò con dolcezza, gli occhi fissi su Lexa. 

“Clarke? Non mi aspettavo una tua telefonata.”

“Nemmeno io.” dichiarò Clarke, ridendo. “Ma Octavia ha insistito. Ti va di andare a cena da lei, stasera?”. Per un attimo, Lexa temette di avere un infarto. 

“Clarke, io non… Insomma, io…” balbettò.

“L’idea è stata di Octavia. Mi ha chiesto di chiamarti solo perché ha perso il tuo numero.” spiegò Clarke. “Saremo solo io, te, Octavia e Lincoln, il suo fidanzato. Oh, e i ragazzi, naturalmente.”. Lexa era senza parole. Un simile invito era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di ricevere quel giorno. 

“Beh, io… E Ethan, lui è… Insomma…”

“Non ti preoccupare per lui, una soluzione la troviamo.” la rassicurò Clarke. Lexa si massaggiò il collo, indecisa sul da farsi. Da un lato, la proposta di Clarke la terrorizzava, non voleva farsi vedere da altre persone in quello stato di estrema difficoltà. Dall’altro, però, l’idea di uscire a cena la allettava parecchio. In fin dei conti, era da oltre un mese che non si concedeva una serata tranquilla. 

“Clarke, io… E va bene, dì pure ad Octavia che verremo.” cedette. “Io, Aden, Adria ed Ethan saremo lì per le sette, va bene?”

“Più che bene.” confermò Clarke. Lexa poté notare una nota di delusione nella sua voce. Si chiese se fosse per l’assenza di Madi. 

“Allora, a dopo.”

“A dopo.” mormorò Lexa, chiudendo la chiamata. Si sedette sul divano, sconvolta da quello che era appena accaduto. Aveva davvero accettato un invito a cena.  

“Lexa, tutto bene?” chiese Aden, preoccupato. 

“Sì.” rispose l’attrice, voltandosi verso di lui. “Credo proprio di sì.”.

 

________________

 

“Lexa, che piacere vederti!” la accolse Octavia. “Accomodatevi, prego.”. 

“Clarke!” esclamò Adria non appena vide la bionda. Le corse incontro e le circondò il bacino, sostenendosi sulle punte dei piedi. Lexa si lasciò sfuggire un sorriso a quella scena. Clarke ci sapeva proprio fare con quei ragazzi, sicuramente molto più di lei. Sospirò. La manina di Ethan le tirò i capelli, riportandola alla realtà. 

“Lexa, lui è Lincoln.” Octavia le presentò il suo ragazzo. Lexa gli strinse la mano, pregando che Ethan non si abbandonasse ad uno dei suoi rigurgiti selettivi. Lincoln doveva avere suppergiù la sua età. Era un uomo atletico e aveva l’aria simpatica. 

“È un onore.” ricambiò la stretta lui, un sorriso carico di emozione dipinto in volto. 

“Bene signori, è pronto!” esclamò Octavia. Si sedettero tutti a tavola e Lexa si sentì mancare non appena realizzò che la padrona di casa aveva fatto accomodare Clarke accanto a lei. Fortunatamente, Adria decise di sedersi fra le due attrici, obbligandole a risistemare stoviglie e posate e salvandole dall’imbarazzo. 

“Spero che l’arrosto con le patate possa andare bene a tutti.” asserì Octavia, portando la cena a tavola. Servì i suoi ospiti e li invitò a cominciare a mangiare. 

“Me la tagli?” Adria chiese a Lexa. L’attrice annuì e aiutò la bambina con la sua cena, mentre accanto a lei, seduto su un seggiolone recuperato all’ultimo, Ethan si divertiva a fare bolle di saliva e a produrre versi incomprensibili.

“Dunque Lexa, sei il motivo per cui ultimamente vedermi con Clarke è stato seriamente difficile, lo sai?” esordì Octavia, ridacchiando.

“Oh, io…” balbettò Lexa, con fare colpevole. 

“O!” Clarke rimproverò l’amica.

“Lexa, stavo scherzando.” rassicurò tutti Octavia. “Anzi, sono contenta che ti stia aiutando. Per quel che vale, sappi che puoi contare anche su di me.”

“Grazie O, lo apprezzo.” rispose l’attrice del Massachusetts. “E grazie anche per stasera, non mi aspettavo un invito.”

“Ho pensato che una serata in compagnia potesse farti piacere.”. Lexa sorrise. Guardò di sottecchi Clarke, che era intenta ad aiutare Adria a pulirsi la bocca. Si morse il labbro. Quella bambina sembrava adorare la bionda e, in fin dei conti, come poteva darle torto. Sospirò e si voltò verso Lincoln. Aveva bisogno di pensare ad altro.

“Beh, Octavia e Clarke le conosco, ma di te non so praticamente niente.” esordì. 

“Giusto. Beh, cosa posso dire? Sono una persona normale che non sa nulla di cinema, nonostante la sua ragazza sia un’attrice. Sono il vice allenatore delle Beverly Storms, la squadra di basket femminile della Beverly Sky High. Certo, avrei preferito diventare un giocatore professionista, ma non mi lamento.” spiegò Lincoln. “Infortunio al ginocchio. Ero considerato uno dei prospetti più interessanti dell’NCAA, con più chance di arrivare in NBA. Ma a quanto pare il destino aveva altro in mente. Non ho rimpianti, ho fatto tutto quello che potevo per recuperare e, alla fine, mi sono dovuto arrendere alla realtà. Ho studiato per diventare allenatore e sono felice così.”. Lexa aveva ascoltato in silenzio il racconto di Lincoln. Aveva un nodo in gola. Arrendersi alla realtà, forse avrebbe dovuto farlo anche lei. Scosse il capo. No, non poteva. Si voltò verso Aden. Il ragazzino aveva il cellulare in mano e sembrava completamente alienato dalla cena. 

“Aden.” lo chiamò, senza ottenere risposta alcuna. “Aden!”. Finalmente, il ragazzino distolse lo sguardo dal telefono. “Mettilo via, su.”

“Scusami, è che stavo…”. Non fece in tempo a finire la frase, che qualcuno suonò il campanello. 

“Aspettavi qualcuno?” Clarke chiese a Octavia, che fece segno di no col capo. Si alzò e andò alla porta. Aprì. 

“O, chi è?” domandò Clarke, allarmata. Octavia era impietrita. Lexa si alzò prontamente e la raggiunse. Sgranò gli occhi. 

“Madi?”.

 

________________

 

“Sì, capisco. No, nessun problema. Le parlerò e troveremo una soluzione. Certo, naturalmente. Va bene, allora siamo d’accordo. Buona serata.”. Lexa sbuffò, stremata. Telefonare ad Ontari era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare quella sera, ma non aveva avuto scelta. Madi si era presentata lì dal nulla, sostenendo che la madre fosse partita per lavoro, che non aveva altro posto dove andare e che era stato Aden a mandarle l’indirizzo di Octavia. Il ragazzino aveva confermato e Lexa aveva dovuto far leva su tutto il suo autocontrollo per non rimproverarlo pesantemente davanti a tutti. 

“Tutto bene?” le domandò Clarke, Ethan in braccio. 

“Ontari è effettivamente in giro per lavoro, o così dice, almeno. Quello che non capisco è perché Madi sia venuta proprio da me. Soprattutto, non riesco proprio a comprendere perché stamattina non mi abbia detto nulla.” spiegò Lexa, appoggiandosi al muro. In braccio a Clarke, Ethan non la smetteva di muoversi e agitarsi. La bionda cominciò a cullarlo dolcemente, cercando di calmarlo. 

“Non so cosa fare, Clarke.” ammise Lexa. “Come mi devo comportare? Cosa devo… Cosa devo…”

“Nulla, Lex.”. Lexa alzò lo sguardo, confusa. Si pentì immediatamente di quel gesto. Il suo verde si specchiò nel profondo blu di Clarke, mozzandole il respiro. 

“Nulla che tu non ti senta di fare.” continuò la bionda, che dovette chiamare a raccolta tutte le proprie forze per non cedere a quegli occhi smeraldini che aveva di fronte. “Non credo esista la risposta giusta, Lexa. Sono certa però che quello che è meglio per te, sarà anche il meglio per Madi. E, in ogni caso, ricordati che non sarai sola, qualunque decisione tu prenda.”. Lexa si lasciò sfuggire un timido sorriso. Le parole di Clarke erano così rassicuranti. La presenza di Clarke era così rassicurante. Clarke, lei era così rassicurante. 

“Grazie.” mormorò la mora, con un filo di voce. Si voltò. Octavia e Lincoln stavano intrattenendo Adria ed Aden, mentre Madi era seduta in un angolino del soggiorno, uno zainetto in braccio e la gamba sinistra che faceva su e giù per la tensione. Lexa sospirò. Se Costia fosse stata lì, le avrebbe detto di lasciare perdere e di rispedire la ragazzina a Polis. Ma Costia non era lì. Ripensò alle parole di Clarke. No, non aveva idea di quale fosse il meglio per sé stessa, non del tutto almeno. Ma il bene di Madi, quello sì che sapeva qual era. E che Dio la fulminasse se avesse provato ad ignorarlo. 

 

________________

 

“Ti prego, non puoi fare finta di niente? Non chiamarla!” supplicò Madi. Lexa aveva ceduto e l’aveva portata a casa sua. Clarke era arrivata poco dopo, per poter aiutare la mora a mettere a dormire i ragazzi e a gestire quella situazione che stava diventando sempre più complicata, minuto dopo minuto. Lexa era consapevole di dover telefonare a Diana Sydney, l’assistente sociale di Madi. Per quanto quella donna non le piacesse nemmeno un po’, era conscia di doverla avvisare del fatto che Ontari fosse partita per chissà dove, abbandonando la figlia a sé stessa.

“Madi, non posso.” rispose l’attrice. “Lo sai. Stamattina mi hai detto che saresti andata a casa tua e ora sei qui, che sostieni che a casa tua non puoi starci. Se non telefono, rischiamo grosso entrambe.”

“Mia mamma non ha fatto niente di sbagliato. Sono io che mi sono dimenticata che sarebbe partita. È la verità!” ribatté la ragazzina. 

“Perché sei qui, Madi?” domandò Lexa, improvvisamente. “Perché?“. La ragazzina distolse lo sguardo. 

“Madi.” insistette Lexa, con fermezza. 

“Lex…” Clarke provò ad addolcirla, ma la mora le fece segno di lasciarla fare.

“Sto aspettando. Dubito che io sia la prima persona che ti venga in mente in situazioni del genere.”

“Lexa…” Clarke la richiamò, notando che Madi stava per scoppiare a piangere. La ragazzina teneva il capo chino, gli occhi fissi sul pavimento.

“Clarke, non ora.”

“E va bene.” sbottò Madi. “Sarei dovuta andare da Trish, ma quando sono arrivata a casa sua c’era la polizia che la stava arrestando. Sei contenta, adesso?”. Lexa aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì ad articolare alcuna frase di senso compiuto. “Sai che ti dico? Fa nulla, ora raccolgo le mie cose e tolgo il disturbo. Telefona pure alla Sidney, non mi interessa.”. La ragazzina prese il suo zaino e se lo mise in spalla, per poi avviarsi alla porta.

Clarke, che aveva osservato la scena da spettatrice fino a quel momento, non ci pensò su due volte e la rincorse. Madi era già arrivata al cancello, quando sentì qualcuno fermarla, strattonandola per il braccio. Si voltò. Clarke le circondò il volto con le mani, carezzandoglielo con dolcezza. Madi non riuscì a trattenersi oltre. Scoppiò a piangere e Clarke la strinse a sé, permettendole di sfogarsi. Lexa le osservava dall’ingresso, in silenzio. La bionda le fece segno col capo che andava tutto bene e le sorrise. E Lexa non poté essere più grata di così della presenza di Clarke. 

 

________________

 

“Si è addormentata.” disse Clarke, scendendo per le scale. Lexa annuì. Era seduta sul divano, pensierosa. Clarke le si sedette accanto e si scrocchiò le mani, in modo plateale. 

“Ho telefonato a Diana Sidney.” esordì Lexa, senza guardare la bionda in faccia.

“L’assistente sociale?”

“Già.” confermò la mora. “Le ho detto semplicemente che Ontari è dovuta partire e che Madi si trova qui. Sai, nel caso di controlli.”. Clarke non disse nulla, intuendo che Lexa volesse aggiungere altro. “Lei mi ha assicurato che non ci sono problemi. Solo, mi ha chiesto come mai Madi non ha chiesto al compagno di sua madre e ora me lo sto domandando anche io. E sai, credo di non voler conoscere la risposta.”

“Lexa…”

“No, Clarke!” la mora non la lasciò parlare. “Quando mi ha detto della sua amica io… Dio, non mi ero mai resa conto di come… Ma dov’ero, accidenti?”. Clarke le prese le mani fra le sue, costringendola a guardarla negli occhi. Lexa non avrebbe mai pensato di poter trovare la pace in un semplice sguardo. Eppure, le iridi blu di Clarke erano capaci di spegnere ogni pensiero negativo. 

“Eri qui, come lo sei ora. E lei lo sa, Lex. Ecco perché è venuta da te.”. Lexa si morse forte il labbro. Fece appello a tutte le sue forze per non lasciarsi andare a qualche gesto di cui poi si sarebbe potuta pentire. 

“Grazie.” sussurrò. Clarke le sorrise. Si scostò e si schiarì la voce.

“Beh, allora io vado.” disse poi, alzandosi dal divano.

“Resta.” la implorò Lexa, nemmeno lei seppe perché. O forse sì. 

“Lex, io non…”

“Resta.” insistette Lexa, le lacrime agli occhi. E Clarke non poté fare altro che cedere.




Angolo dell'autrice 

Eccomi di nuovo. Direi che questo capitolo è un bel punto di svolta, sia per Madi, sia per Lexa. Direi soprattutto per quest'ultima. Non solo ha deciso di portare Madi a casa sua, ma ha chiesto a Clarke di restare. Insomma, il loro rapporto sta decisamente evolvendo.
Grazie mille per leggere e recensire, leggere i vostri pareri mi fa sempre piacere.

Alla prossima!

 

   
 
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