Libri > L'Attraversaspecchi
Segui la storia  |       
Autore: Jeremymarsh    14/04/2022    3 recensioni
Una volta si erano ripromessi di affrontare ogni cosa insieme, ma poi lui le aveva lasciato la mano, abbandonandola di nuovo.
Ora lei lo ha ritrovato e riportato nel Dritto, incurante delle conseguenze, ma si renderà conto che la parte più difficile deve ancora arrivare.
Ofelia e Thorn scopriranno che prima di amarsi, prima di cominciare quella vita tanto agognata, dovranno trovare il coraggio per affrontare ciò che sono diventati. Eppure nemmeno quello avrà importanza, se prima non impareranno a condividere i rimorsi e le proprie paure.
Scopriranno che l’unico modo per curare le ferite e colmare i vuoti sarà affidarsi all’altro e cominciare un nuovo viaggio insieme.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 Promessa

 

“E così avete preso la vostra decisione? Partirete?” le chiese finalmente Octavio mentre controllava insieme a Ofelia la revisione degli ultimi articoli che le aveva commissionato.

Lei annuì senza alzare gli occhi dalla pergamena.

Well, non posso affermare di esserne sorpreso,” aggiunse il Visionario, aggrottando la fronte mentre cercava di acchiappare un documento birichino che si stava divertendo a scappare dalla fila ordinata in cui era stato inserito. Appoggiò la mano con tutto l’avambraccio su di esso mentre alzava lo sguardo verso Ofelia, ma non servì a nulla. Sbuffò e poi continuò la conversazione con l’amica. “Ho sempre saputo che New Babel non sarebbe stata la tua casa per sempre, ma sono molto contento di ogni progresso che hai fatto. Da quando ci siamo incontrati la prima volta ho avuto modo di conoscere molte versioni di te, dear Ofelia, ma posso affermare con sicurezza che questa è quella che più ti si addice.”

Ofelia arrossì leggermente prima di incontrare finalmente il suo sguardo. “Grazie, Octavio. Devo ringraziare anche te per tutto l’aiuto che mi hai dato. Sei stata una risorsa incredibile e non potrei mai dimenticare il tempo passato insieme.” Poi agitò le dita che impugnavano la piuma e ridacchiò. “Di certo non mi mancheranno i ricordi,” affermò riferendosi al fatto che era stato proprio il Visionario a fornirle i guanti che avevano sostituito quelli da lettrice.

“Non dimenticare che prima ancora di tutto ciò, sei stata tu ad aiutare me,” le disse lui in riferimento al periodo in cui Babel era regolata da istruzioni più ferree e loro due erano apparentemente rivali.

Ofelia annuì. “Ci siamo aiutati nel momento nel maggior bisogno senza nemmeno rendercene conto all’inizio. Ed è per questo che la tua amicizia avrà sempre un valore incommensurabile per me,” confermò. “E non so dove sarei oggi se non mi avessi spronato in questi ultimi anni. Mi hai aperto gli occhi più di una volta e posso affermare sia per me che mio marito che il tuo aiuto è stato un alleato prezioso.”

Octavio le era stata accanto quando ancora Ofelia viaggiava tra uno specchio all’altro alla ricerca di ciò — o meglio chi — che tutti avevano già dato per perso; le avevo offerto il proprio supporto quando aveva pensato che non ci fosse  alcuna speranza o ragione di vivere; le aveva fatto vedere con chiarezza i punti deboli del suo rapporto con Thorn grazie alla sua prospettiva di persona esterna; le aveva fornito i mezzi necessari a superare il lutto rappresentato dalla perdita dell’Ofelia lettrice. In breve, Octavio era l’amico migliore che lei avrebbe mai potuto desiderare nel periodo peggiore della sua vita, e anche se ora l’avrebbe lasciato dietro di sé, era stata sincera nel dire che non le sarebbero mancati i riferimenti al ruolo importante che aveva avuto.

Sebbene con il ritorno di Thorn i due amici avessero cominciato a incontrarsi di meno e, di conseguenza, anche l’aiuto di Octavio fosse risultato non più così necessario, non avrebbe potuto dimenticare il primo periodo passato a New Babel e l’aiuto genuino che aveva ricevuto.

Thorn le aveva re-insegnato a vedersi sotto una nuova luce, a riprendere coscienza di sé e ricordare chi era e amava, ma Octavio l’aveva aiutata a mantenersi in piedi nell’attesa che il marito potesse tornare e compiere i passi più importanti. E per quanto quest’ultimo potesse essere geloso del rapporto stretto che determinate circostanze aveva formato tra i due, Ofelia sapeva che ne era eternamente grato. La gelosia non gli avrebbe mai annebbiato la mente al punto da negare una verità simile.

Ofelia non sapeva se e quando sarebbe ritornata su quest’arca, poiché al momento questioni più urgenti richiedevano la sua attenzione, ma sperava che, per lo meno, l’affetto che li univa non sparisse, anche se avessero continuato a scambiarsi solo semplici missive senza più rivedersi.

“Lo rifarei ancora, my friend,” le assicurò Octavio. “La tua amicizia mi è preziosa e spero che questo non sia il nostro ultimo incontro.” Senza saperlo, aveva formulato a parole il desiderio che Ofelia aveva espresso giusto qualche secondo prima.

Recuperò per l’ennesima volta il documento che continuava a scappare, lo immobilizzò tra alcune graffette e, infine, si alzò. Poi fece un cenno a Thorn, il quale era apparso nella stanza richiamato dal rumore della sedia che graffiava il pavimento; in cambio, l’ex-intendente gli lanciò il solito sguardo severo che, però, non conteneva alcuna traccia di animosità.

“No, Octavio. Non verrai a salutarci alla nostra partenza?” gli chiese lei mentre gettava un’occhiata al marito per chiedere conferma.

“Se per voi va bene,” rispose lui con gli occhi che correvano dall’uno all’altra, “sarebbe un onore per me salutarvi prima che dobbiate lasciare New Babel.”

“Il nostro dirigibile partirà il prossimo giovedì alle 9.15. Fatevi trovare all’aerostazione per le 8.45; non un minuto più tardi,” fornì Thorn.

“Ma certo, immagino che non vogliate assolutamente fare tardi e, in questo modo, potrete dedicare il tempo necessario ai saluti.”

“Anche Blasius e il professore ci incontreranno lì,” aggiunse Ofelia. “Sono già stati informati. Voi tre siete le uniche persone che devo ringraziare per il tempo trascorso a New Babel e le uniche delle quale serberò sempre un ricordo felice.”

Detto ciò, i tre si salutarono e Octavio portò via con sé gli ultimi lavori che Ofelia avrebbe mai svolto per lui. Era un impiego che l’aveva occupata durante i momenti più solitari e le aveva permesso di continuare a vivere modestamente anche senza marito e famiglia alle spalle, ma non poteva dire che era tra le cose che le sarebbero mai mancate. Giunta al Polo sperava di poter cominciare un progetto che l’avrebbe entusiasmata molto di più e le avrebbe ricordato in parte la sua vecchia professione, quella a cui le era impossibile tornare. Prima, però, l’aspettavano mille altri problemi da risolvere.

Alzò lo sguardo su Thorn, il quale ancora seguiva con occhi di falco, dalla finestra, la figura di Octavio che diventava sempre più piccola. Allungò la mano e strinse quella di lui, il quale si voltò di scatto e poi si piegò per rubarle un bacio.

“Torniamo alle nostre mansioni,” ordinò, senza fare riferimento alla conversazione e all’addio tra Ofelia e l’amico. Per quanto era ormai conscio che la gelosia che provava nei confronti di quest’ultimo fosse immotivata, preferiva non soffermarsi con la mente su ciò che si erano detti e l’affetto che entrambi provavano reciprocamente. Aveva imparato quanto quell’amicizia fosse importante per la moglie e preferiva tenere pensieri più amari per sé per non rovinarle quella giornata.

Ofelia gli sorrise, grata della comprensione di Thorn e annuì. “Andiamo, c’è ancora qualcosa da concludere,” ridacchiò. Erano ancora impegnati nell’ultima missione a cui la giovane aveva fatto riferimento qualche giorno prima, ma non poteva dire che non le stesse fornendo divertimento; era sicuramente un’attività perfetta per sollevare gli spiriti un po’ tristi a causa della partenza imminente. Inoltre, le reazioni di Thorn la ripagavano di tutto. Chissà cosa avrebbero detto la zia Roseline e Berenilde quando avrebbero scoperto in che modo avevano occupato i loro ultimi giorni a New Babel.

 

***

 

Quel giovedì mattina si trovarono pronti alle otto in punto; con un uomo come Thorn accanto era pressoché impossibile fare ritardo o anche solo dimenticare qualcosa. Quindi, quando le loro valigie erano pronte e accostate all’ingresso, i due sposi si trovarono in piedi nel piccolo soggiorno dell’appartamento che aveva fatto da sfondo ai mesi più ricchi della loro nuova relazione.

Come aveva già detto, Ofelia sapeva che quel piccolo paradiso le sarebbe mancato molto di più dell’arca che stavano per lasciare. Mentre si soffermava con gli occhi su ogni angolo dell’appartamento illuminato dalla luce che trapelava attraverso le tende chiuse, provò più di un sentimento dolceamaro. Dolce perché ogni piccolo riferimento le riportava alla mente momenti felici e i traguardi raggiunti con Thorn, amaro per l’impossibilità di mantenere quello spazio e portarlo con sé.

Thorn, accanto a lei e meno sentimentale, le strinse la mano e seguì lo sguardo di lei. “Qualsiasi emozione questo appartamento ti suscita riusciremo a ricrearla nella nuova casa che ci accoglierà,” le assicurò nel tentativo di confortarla. Ofelia annuì, anche se dentro di sé pensava che non sarebbe mai stato lo stesso. Tuttavia, comprendeva che rimanere lì sarebbe stato come non andare mai avanti e che lasciare quel posto era la scelta giusta; contaminarlo con pensieri diversi da quelli felici che avrebbe portato sempre dentro di sé non lo sarebbe stata.

Il marito prese allora la maggioranza delle valigie poste accanto a loro mentre Ofelia ne afferrava una più piccola e, insieme, dopo aver chiuso per un’ultima volta la porta dietro di loro, si avviarono.

 

***

 

Quando arrivarono all’aerostazione le nuvole avevano ormai ricoperto il sole e il cielo si era inevitabilmente scurito. Ofelia aveva tirato fuori il grosso ombrello per ripararsi dalla pioggia che era caduta prima leggera e poi più prepotente sopra di loro; la differenza di altezza, però, faceva sì che non potesse offrire lo stesso riparo al marito. Ma Thorn sembrava imperturbato dall’acqua che gli aveva appiccicato i biondi cappelli alla fronte e si preoccupava solo di portare quanto più velocemente la moglie al coperto. Mentre lo faceva, pensava a quanto sarebbe stata utile, in quel momento, la vecchia pelliccia che aveva indossato durante il suo primo viaggio ad Anima.

Senza saperlo, entrambi stavano ripensando a quell’incontro. Sarebbe stato difficile, d’altronde, non farlo, dati i vari riferimenti che erano stati loro forniti in quel giorno piovoso. Il tempo all’improvviso più cupo rammentava, infatti, quella prima fatidica presentazione.

Ofelia fece fatica a ricordare quel mix di emozioni che aveva provato quando le era stato detto del fidanzamento con Thorn e che aveva continuato a seguirla anche quando si era recata alla stazione per accoglierlo. Ansia, rabbia, timore, erano sentimenti che l’avevano fatta sentire smarrita lì in attesa di un destino che le era stato imposto e al quale non avrebbe mai voluto prendere parte volontariamente. Si chiese cosa avrebbe pensato l’Ofelia di qualche anno fa se le fosse stato anticipato tutto ciò che le sarebbe accaduto a breve, ma soprattutto quanto quei sentimenti sarebbero stati stravolti.

Con chiarezza, però, fu contenta di constatare che avrebbe rifatto tutto d’accapo pur di arrivare a quel momento. Era stato un viaggio ricco di dolore – del tipo che oscurava spesso anche i brevi ricordi felici – eppure il risultato superava ogni lacrima che aveva versato. In più, non era così ingenua da pensare che, se anche avesse avuto la possibilità di cambiare qualcosa o non lasciare mai Anima l’Altro non l’avrebbe mai trovata.

In compenso, aveva trovato un amore che non aveva mai creduto possibile, non nell’arca natale dove tutti erano considerati parenti e le venivano proposti matrimoni con un cugino dopo l’altro. La verità era che la vita che sua madre e sua sorella Agata conducevano non faceva per lei; ecco perché nella sua famiglia aveva sempre provato un po' disagio, quella sensazione di non trovarsi davvero dove doveva essere. Forse quindi, rifletté mentre le tornava alla mente l’immagine dell’uomo-orso – la prima che aveva avuto del marito –, il destino che aveva tanto rifiutato all’inizio non era poi stato così cattivo con lei. Forse, lei e Thorn erano sempre stati destinati ad incrociarsi ed entrambi avrebbero dovuto sconvolgere le loro vite monotone e insoddisfacenti che si svolgevano su un percorso non del tutto adatto a loro. Lei e Thorn, si disse, erano stati come una tempesta improvvisa nella vita dell’altro e ora che il sole era sorto a seguito di essa, il panorama appariva decisamente più interessante di prima.

Nello stesso istante, la mente di Thorn stava riproducendo la sorpresa che quel viaggio verso Anima aveva rappresentato per lui. Tutta la sicurezza in sé e nel piano che aveva architettato, la determinazione con la quale era giunto e la consapevolezza che quello non era altro che il primo passo erano svaniti nel giro di un’ora una volta posati gli occhi sulla sua bassa e maldestra fidanzata.

Com’è ironica la vita: nonostante tutti i programmi e gli schemi ben delineati che possiamo preparare, le regole che si seguono e i libri che si studiano, basta poco a far saltare tutti i principi della logica e della razionalità.

Nel caso di Thorn, era bastata un’ora, un’ora per rendersi conto che quel fidanzamento non sarebbe andato come previsto. Di fronte all’animosità che lei gli aveva rivolto – in netto contrasto con un sentimento sbocciato in lui così d’improvviso da non sapergli dare nemmeno un nome – aveva preparato tutto il suo arsenale di uomo misantropo e freddo per non soccombere e mostrarsi nudo. Quell’imprevisto, si era detto, era soltanto un piccolo intoppo nel grande schema delle cose e non avrebbe lasciato che stravolgesse il suo obiettivo finale. Lui, d’altronde, era abituato ad incidenti anche più pericolosi.

Ma ancora una volta, il fato gli aveva dimostrato il contrario.

In quel momento, però, mentre ripensava a quella scoperta, si disse che non era per nulla dispiaciuto di come erano andate le cose. E per qualcuno che era abituato a programmare ogni minuto del suo tempo, significava dire molto.

Avrebbe solo preferito che il mondo attorno a lui non pianificasse sempre qualche congettura per strappargli ciò che aveva di più prezioso. E per ‘mondo’ intendeva anche ex Ambasciatori che erano abituati a veder cadere ai loro piedi stole di donne. Ma no, non avrebbe permesso a quest’ultimo di contaminare i suoi ricordi o la sua giornata.

Fece scattare l’orologio da taschino solo per sentirne il tac-tac confortante, sistemò il colletto della camicia già perfettamente ordinato e strinse la presa sull’impugnatura delle valigie. Ofelia alzò lo sguardo verso di lui, attratta dal rumore dell’orologio, e gli sorrise. Lui aggrottò le sopracciglia nel vederla tutta bagnata nonostante l’ombrello che le aveva procurato e si affrettò a percorrere i pochi metri che mancavano dall’ingresso dell’aerostazione.

Portata in salvo la moglie e tentato di salvaguardare quanto più possibile la sua salute in quelle condizioni, tirò un grosso sospiro e controllò l’orario. Erano le 8.44.

Le rughe d’espressione si accentuarono ancora di più sul suo viso, l’umore peggiorò per un millesimo di secondo nel constatare che, salvo gli impiegati, l’interno era vuoto. Eppure, gli era sembrato di essere stato chiaro: non apprezzava particolarmente i ritardatari, anzi per nulla.

Ma il fastidio sparì subito non appena notò il sorriso di Ofelia accendersi nonostante l’essere bagnata fradicia non dovesse essere esattamente quello che Thorn definiva confortevole. Seguendo la traiettoria di lei, notò tre figure che non aveva scorto in precedenza a causa dei loro abiti scuri e della posizione non centrale.

Octavio, Blasius e il professor Wolf erano già lì.

Tirò nuovamente fuori l’orologio dal taschino del proprio cappotto – nonostante la stazione fosse fornita di un esemplare più grande e comodamente appeso alla parete – e controllò le due lancette più veloci.

Erano le 8.45.

 

*** 

 

Fu un saluto breve, perché Thorn aveva dichiarato necessario imbarcarsi sulla vettura almeno 15 minuti prima della prevista partenza. Ofelia rassicurò gli amici che si sarebbe tenuta in contatto con loro, anche se magari all’inizio la corrispondenza sarebbe potuta essere più lenta a causa dei tanti impegni che avrebbero sicuramente riempito le prime giornate, e si fece promettere che l’avrebbero tenuto aggiornata sulla vita a New Babel. Tuttavia, tutti furono d’accordo sul fatto che l’intero addio fu una delle esperienze più imbarazzanti che avevano mai vissuto.

Thorn non faceva testo; per lui gli addii o qualsiasi tipo di saluto erano sempre un evento da evitare risolutamente. Oltre che uno spreco di tempo. Il fatto che questa volta dovesse, poi, assistere a tre uomini che tentavano di trattenere sua moglie non aiutava la circostanza.

I tre sopracitati, invece, soffrivano di diverse forme di disagio causate proprio dall’impazienza di Thorn e dall’aria tesa che circondava il loro piccolo circolo. In realtà, parlare di disagio per il professore era sbagliato, ma i palmi sudaticci di Blasius e le occhiate nervose che continuava a lanciare a Thorn mentre tentava di parlare con Ofelia valevano anche per il compagno.

E per quel che concerneva Ofelia... avrebbe voluto sospirare, ma in realtà si era già messa l’anima in pace. A dirla tutta, poi, non biasimava davvero Thorn: comprendeva benissimo che fosse un tipo di situazione in cui non si era mai trovato a suo agio e aveva annuito di buon grado quando lui aveva comunicato l’orario in cui avrebbero dovuto salire sul dirigibile.

Alla fine, Blasius riuscì a trovare il coraggio per abbracciare Ofelia, la quale restituì impacciata il gesto, ma non si poté dire lo stesso di Octavio. Lui le riservò un sorriso timido e a Thorn un addio breve e informale. Il professore, invece, colse di sorpresa la giovane Animista raccomandandole di restare fuori dai guai – anche se il vero significato di ciò che le aveva detto Ofelia lo capì soltanto quando era ormai sul veicolo. Il tutto era stato nascosto all’interno di una frase come suo solito burbera.

Poco dopo, la donna si ritrovò a scrutare attraverso i vetri obliqui della sua stanza le tre figure che diventavano più piccole man mano che lasciavano la stazione. Sospirò e poi volse il proprio sguardo altrove, proprio nel momento in cui Thorn rientrava e sistemava le loro valigie in modo tale che occupassero quanto meno spazio possibile – e soprattutto, dove non c’era pericolo che Ofelia vi inciampasse. Lo osservò, senza dire una parola, mentre piegava il proprio corpo per sedersi accanto a lei sul letto matrimoniale. Che differenza abissale, pensò ancora, rispetto al loro primo viaggio.

Il corpo di lui rimase immobile e perfettamente rigido per qualche secondo, poi Thorn allungò il braccio e afferrò la mano di lei, facendo più pressione del solito. In quella stretta, Ofelia lesse ansia e preoccupazione. Trattenne il fiato nell’attesa delle parole che le avrebbe detto a breve; era evidente che non sarebbe stato nulla di semplice – non lo era di certo per lui.

Thorn si schiarì la gola e poi la fissò con i suoi occhi di ghiaccio. “Non posso farti tornare lettrice, Ofelia,” esordì. “Anche se è mia prerogativa farti felice e sarei disposto a tutto per renderlo possibile, ne so abbastanza da non sprecare le mie energie in qualcosa di impraticabile.”

Ofelia fece per rispondergli che la rendeva già felice così, ma lo sguardo penetrante che le lanciò le fece capire che avrebbe dovuto ascoltare tutto fino alla fine.

“Non posso ridarti il potere a cui eri tanto legata, ma...” le strinse ancora la mano, “ma posso farti un’altra promessa, una alla quale posso adempiere. Ti aiuterò a riparare quella tua parte di te, soprattutto, farò sì che la mancanza possa essere sostituita con altro; ti sarò accanto mentre costruirai nuove memorie che possano ugualmente soddisfare il tuo animo. Anche se non potrai più essere quella lettrice, fin quando sarai mia moglie, mi assicurerò che tu non possa mai sentirti insoddisfatta o infelice della vita che conduci. Anche un po’ di più.”

Lei rimase a guardarlo con la bocca semi-aperta, le guance che prendevano colore e gli occhi che le si inumidivano. Il senso di colpa che aveva sentito in ogni sua parola l’aveva colpita profondamente, ma ancora di più la risoluzione con la quale le aveva appena promesso il mondo – a suo modo.Si sollevò di slancio dal letto e gli gettò le braccia al collo, prendendolo così alla sprovvista da farlo cadere di schiena. Si ritrovarono entrambi distesi, Ofelia sopra di lui che piangeva lacrime di gioia nell’incavo del suo collo.

Dopo un attimo di esitazione, lui la strinse altrettanto a sé – le sue braccia la inghiottirono completamente – e poi affondò il viso nei suoi capelli ricci per inspirarne l’odore. Entrambi assorbirono quanto più conforto da quell’abbraccio e, infine, i singhiozzi di Ofelia si smorzarono. Quando rialzò il viso, il sorriso le illuminava il volto e Thorn sentì quasi il fiato mancargli di conseguenza.

“Non ho dubbi,” affermò, convinta. “Non ho dubbi che riuscirai ad adempiere a questa e qualunque altra promessa vorrai farmi, così come io ti assicuro che mi impegnerò altrettanto per rendere te felice.” Poi allungò le dita artificiali verso di lui e gli carezzò la guancia. “E fin quando mi resterai accanto, non sentirò la mancanza della me lettrice. Le mie dita sono un prezzo che pagherei ancora e ancora perché non ne esiste uno troppo alto da pagare se in cambio ho te. Ho scelto te, Thorn; ho scelto te e lo rifarei.”

Le mani di lui, ferme sui fianchi di Ofelia, premettero sulla sua pelle e la strinsero a sé. In seguito abbassò il viso in modo tale che le loro fronti si sfiorassero.

Restarono per quel che sembrarono ore in quella posizione – anche se in realtà erano secondi – a sentire i loro respiri che si mischiavano, prima di separarsi. Poi, Thorn le baciò di sfuggita le labbra una volta, due volte, fino a quando Ofelia non si decise ad approfondire il contatto. Si baciarono a lungo e si staccarono solo quando respirare divenne inevitabile. Thorn le spostò alcune ciocche ribelli dietro l’orecchio e le rivolse un sorriso solo accennato che, però, da parte sua ne valeva mille smaglianti. Le infuse così tanta sicurezza che, all’improvviso, attendere la durata del viaggio prima di giungere al Polo le sembrò impossibile.

Non vedeva l’ora di cominciare la loro vita insieme per davvero perché, dopo tutto, quella che avevano vissuto a New Babel era stata solo un’altra prova – sebbene la più difficile. E ora che Thorn le aveva rivolto quelle parole, che le sembrarono tanto belle quanto quelle che le aveva detto in fretta in una cella buia, si sentiva in grado di affrontare tutto.


 



N/A:  

Ebbene, cosa ne pensate di questa promessa? Era una vita che volevo scrivere questo pezzo perché è, in realtà, una delle cose a cui ho pensato mentre stavo solo abbozzando la trama di questa storia. Ho sempre creduto che, in effetti, Thorn potesse sempre sentirsi in colpa per il modo e il motivo per cui Ofelia ha perso le dita, tuttavia, è anche un uomo razionale che sa quanto sia inutile piangere sul latte versato. Ora che sono entrambi guariti sa che può rendere la moglie felice anche senza darle l’impossibile, che è perfettamente in grado di esserle utile e viverle accanto. L’idea che possa proporsi di sostituire quella mancanza con nuovi ricordi, riempire quel vuoto, è una possibilità che ho pensato si addicesse tanto al suo lato pratico – oltre al fatto che è assolutamente dolce e consono al suo bisogno di soddisfare Ofelia.  

Spero vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me immaginare la scena mentre la scrivevo. 

Nel prossimo capitolo si va al Polo – finalmente direte 😜. Siete emozionati? Io anche un po’ nervosa perché ci sono un po’ di cose da risolvere anche lì. Ci leggiamo come di consuetudine tra due settimane.  

Spero di leggervi nei commenti perché le recensioni sono tante buone come uovo di cioccolato a Pasqua! (E tanti auguri in anticipo a chi la festeggia). 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > L'Attraversaspecchi / Vai alla pagina dell'autore: Jeremymarsh