Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    14/04/2022    3 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino, mio caro lettorino...scusate, mi è salito il Ned Flanders interiore.

Ecco a voi il nuovo capitolo.

Scusate se ho pubblicato in modo così ravvicinato, ma era già pronto e, in un primo momento, doveva essere insieme al precedente (cioè un capitolo unico) poi ho diviso per mia comodità.

Ringraziamo Fiore del deserto che mi ha dato una mano nelle descrizioni (vedrete anche dove, il suo stile è inconfondibile, grazie bellezza mia)

Buona lettura

 

 

 

Lupin e gli altri percorsero un lungo corridoio, che li portò fuori dalla villa, più precisamente nel giardino sul retro.

Uscirono da quello che aveva tutta l’aria di essere l’entrata di uno scantinato ma che, per chi non sapeva come aprire la panic room il cui meccanismo dall’altra parte era uguale a quello interno, sfociava in un lungo corridoio nel nulla.

-Ingegnoso- pensò Lupin, continuando comunque a correre fino a rientrare dentro la villa, trovando nuovamente il percorso sgombro da ogni allarme e sicurezza.

Kimura non aveva intenzione di ostacolarlo, ma questo era spiegabile solo quando erano appena arrivati e la bilancia era in loro possesso.

Ora nessuno della banda possedeva l’oggetto interessato, eppure neanche una guardia stava provando a fermarli.

C’era qualcosa di strano e Lupin non era l’unico ad averlo capito.

Giunti al primo piano dovettero arrestarsi per non finire contro due persone che stavano correndo nella loro direzione.

“Yata?” L’ispettore riconobbe il suo assistente

“Ispettore” Yata si mise subito sull’attenti.

“Koichi” Anika gli andò subito incontro ed entrambi si strinsero in lungo abbraccio, che fece sentire Anika più al sicuro di quanto non fosse mai stata.

Il tutto ignorando il fatto che fossero ancora fradici.

Nonostante, ormai, non fosse più un segreto ciò che legava l’ispettore e la donna, Jigen venne comunque percorso da un brivido lungo tutta la schiena e cominciò a maledirsi mentalmente.

Avrebbe potuto essere lui al posto di Zenigata, Yuki avrebbe potuto essere suo.

Quando lo aveva visto per la prima volta, in braccio ad Anika, per un istante lo aveva pensato: Yuki era abbastanza alto per la sua età e di primo acchito poteva benissimo essere suo.

Anche se si era tranquillizzato appena scoperto che non era lui il padre, non poteva, comunque, non pensare all’opportunità che aveva perso per sua stessa colpa.

“Anika, dov’è Yuki?” domandò Lupin, attirando la sua attenzione.

“Lo hanno portato via” rispose la donna e Lupin annuì e nel frattempo si udì rumore di passi veloci al piano superiore.

“Jigen, ho bisogno che tu resti qui di guardia” ordinò Lupin e Jigen annuì senza discutere “Voi altri, con me” dopo aver ricevuto approvazione, si diressero verso il secondo piano, ma Anika rimase immobile e bloccò Lupin per la giacca.

Lui si voltò a guardarla, ma lei non riusciva a spiccicare una parola ed i suoi occhi erano ancora lucidi, nonostante cercasse di essere forte e non cedere.

Lupin sapeva bene cosa stesse pensando la sua adorata nipotina, la conosceva fin troppo bene.

“Anika…”
“Ti prego, Lupin, perdonami”

Lupin scosse la testa “Non c’è nulla di cui ti debba scusare, cherie”

“Sì invece” ribatté lei “Ero così arrabbiata e...Lupin, potevo ucciderti” i sensi di colpa la stavano di nuovo attanagliando “Potevo ucciderti sfruttando il mio bambino” affondò il volto nel petto del ladro “Non sono degna di questo bambino, non sono degna di te e di nessuno di voi”

“Anika, guardami” Lupin le mise le mani sulle spalle e lei alzò lo sguardo quel tanto che bastava per incrociare i suoi occhi.

Lupin la stava guardando dolcemente, senza rabbia e senza rancore, la guardava come se fosse la cosa più dolce che avesse mai visto.

Non sarebbe servito a nulla dirle che certe cose non doveva nemmeno pensarle, Lupin sapeva che con Anika bastava davvero poco per farla calmare e farle capire che nessuno l’avrebbe mai odiata.

La rabbia poteva portare la gente a dire e compiere cose che normalmente non si farebbero e Anika era giunta a quel punto.

Ma lei era buona, sia nel cuore che nell’anima.

Qualunque cosa avesse pensato per portare la bilancia a far uscire quel nome, di certo non era già prefissato e poi, alla scoperta del nome, lei non sapeva di essere in dolce attesa.

Lupin non l’avrebbe mai odiata...mai.

Dopo averle sorriso, la strinse forte a sé.

Jigen aveva osservato in silenzio l’intera scena, emettendo dei respiri profondi e cercando di non maledirsi nuovamente.

Alla fine, gira e rigira, tutto quel caos era solo colpa sua.

“Facciamogli vedere chi siamo” ammiccò, infine, Lupin, facendo tornare un sorriso di speranza ad Anika la quale, prima di seguirlo per le scale, guardò Jigen e sorrise anche a lui.

Il pistolero deglutì e si sentì un po’ più tranquillo.

Nel frattempo, tutti gli altri avevano raggiunto il secondo piano, ma lo trovarono sgombro.

“Dannazione, ma come è possibile?” domandò Yata, guardandosi attorno.

La risposta arrivò poco dopo, quando udirono nuovamente dei passi veloci che si muovevano sul tetto.

“E come ci sono saliti?” Chiese Fujiko ricevendo, anche lei, una risposta quasi immediata.

Dalle stanze, le cui porte erano aperte, uscirono degli uomini in muta nera, armati di fucile e pronti a far fuoco al minimo movimento.

Questo, però, non fermò il gruppo dall’agire e nel giro di poco cominciò una vera e propria sparatoria in giro per il corridoio, le cui enormi colonne ai lati delle pareti erano l’unico nascondiglio possibile per evitare i colpi.

“Sono troppi!” esclamò Zenigata.

Gli uomini continuarono a sparare per qualche secondo, prima di arrestarsi un istante e riprendere nella direzione opposta.

Lupin si affacciò appena “Jigen!”

Il pistolero era giunto al piano superiore e si era messo a sparare, riuscendo a farne fuori cinque su circa quindici che erano presenti.

Approfittando dell’attimo di disorientamento, Lupin ne approfittò e sparò altri colpi ferendone altri due, mentre Goemon si aiutava con la spada per evitare i colpi degli altri.

Yata provava a sparare, ma non riusciva a prendere bene la mira mentre Jigen, approfittando del caos, si era mosso ed era andato al fianco di Anika per proteggerla essendo l’unica disarmata.

La pistola l’aveva ripresa Yata.

Anika rimase ben vicina a Jigen il quale sparò l’ultimo colpo rimasto contro uno dei feriti.

Nel momento stesso che cambiò il caricatore, una raffica di colpi partì dal ferito più vicino al pistolero ed uno dei colpi prese in pieno Jigen alla spalla.

Il proiettile era entrato e uscito, ma fu sufficiente per far schizzare sangue addosso ad Anika, che sgranò gli occhi terrorizzata, mentre Jigen cadeva a terra gemendo.

“Jigen!” Anika tentò di soccorrerlo, mentre Lupin e Zenigata fecero finalmente fuori gli ultimi rimasti.

Il corridoio del secondo piano era diventato un cimitero.

“Jigen” Lupin si avvicinò all’amico.

“S-sto bene” tentò di rimettersi in piedi “Non pensare a me, va a prendere quel bastardo”

Anche se poco tranquillo, Lupin annuì ed insieme a Goemon iniziò la ricerca del modo per salire sul tetto.

Lo trovò poco distante dal lampadario centrale.

Sul soffitto vi era una rientranza, segno che c’era una botola o altro.

Dopo aver tastato bene il pavimento, Lupin trovò un piccolo solco come quello della panic room e lo schiacciò.

Il soffitto si aprì mostrando il cielo appena più chiaro, segno che stava per albeggiare, ed una scaletta scese fino a terra per permettere al gruppo di salire.

Senza perdersi d’animo, uno ad uno iniziarono ad arrampicarsi tranne Jigen e Anika.

“Muoviti, vai con loro” ordinò Jigen.

“Jigen…”

“Io sto bene, tu vai, non serve che resti con me” ribatté “Non lo merito”

“No, non è vero” insistette Anika

“Smettila, sai benissimo che è così, non mi hai nemmeno detto che il padre di Yuki è Zenigata”

“I-io…”

“Avrei potuto essere io” proseguì Jigen “Avrei potuto darti una famiglia, ma non lo fatto ed ora è giusto che io paghi le conseguenze delle mie azioni, va via, salva Yuki e torna a casa”

Anika si portò le mani alla testa sentendo il suo stomaco rivoltarsi e non per il suo stato interessante, ma per il mix di emozioni che la stavano travolgendo.

“Y-Yuki ha bisogno di te...io ho bisogno di te” confessò Anika.

Nonostante tutti gli attriti e nonostante ora amasse Zenigata senza nessun ripensamento, non poté negare che il bene che aveva voluto a Jigen era stato forte e non poteva cancellarlo.

Jigen tentò di avanzare, ma fece parecchia fatica.

Anika lo bloccò e si tolse la cintura, sistemandola e agganciandola in modo tale che poté metterla attorno al collo di Jigen per fargli tenere il braccio.

“Va via di qui, Jigen” implorò la ragazza “Esci e mettiti al riparo, ti prego”

Jigen non si aspettava nulla di simile da parte di Anika, questo lo lasciò spiazzato e grato allo stesso tempo.

Preso da chissà quale impeto, avvicinò a sé Anika e fece in modo che le loro labbra si sfiorassero e si chiudessero in un piccolo, ma dolce, bacio.

Quando si divisero, Jigen le sorrise “Ora va, io starò bene”

Anika, per quanto congelata da quel gesto inaspettato e agognato allo stesso tempo, annuì e raggiunse immediatamente gli altri sul tetto, mentre Jigen si lasciava scivolare con un gemito lungo la parete e si accendeva una sigaretta mentre osservava il soffitto.

 

*****

 

La situazione sul tetto non era come immaginavano.

Non c’erano gli uomini di Kimura ad attenderli, in quanto tutti messi K.O. al piano di sotto, ma solo lui, con Yuki svenuto in braccio da una parte e la bilancia dall’altra.

“Yuki!” esclamò Anika cercando di andare a prenderlo e venendo fermata da Goemon.

“State indietro, stolti!” tuonò Kimura, che si trovava molto vicino al bordo “O lo butto di sotto”

Anika avrebbe voluto gridare, accanirsi su quell’uomo con rabbia e ferocia e riprendere suo figlio, ma Goemon continuava a tenerla ferma.

“Lascialo andare, Kimura” disse Lupin, facendo un piccolo passo avanti “Quel bambino non c’entra nulla e tu lo sai”

Kimura non gli diede retta e tenne ben stretto a sé il piccolo Yuki.

“La bilancia funziona” continuò Lupin “Te lo abbiamo dimostrato, quindi ridai il bambino alla sua famiglia e lascialo in pace”

Hideo Kimura scoppiò a ridere, una risata di gusto che nascondeva un filo di pazzia.

Dalla morte del figlio, Kimura non era stato più lo stesso e per ottenere ciò che voleva sarebbe stato capace di fare una strage.

“La bilancia funziona ed è proprio per questo che ora sono di nuovo punto e a capo!” esclamò “Se davvero volete il moccioso indietro, dovete stare alle mie regole”

“Le tue regole?” Zenigata stava iniziando a scaldarsi e questo nonostante sapeva che Lupin aveva sempre un asso nella manica e Yuki sarebbe tornato a casa sano e salvo.

Notò persino un piccolo livido all’altezza della testa e questo lo mandò letteralmente in bestia “Ridammi immediatamente mio figlio, razza di mascalzone e appena finisce tutto ti dichiaro in arresto!” anche lui fece per scagliarsi contro Kimura, ma venne bloccato sia da Yata che Lupin.

La situazione stava degenerando, Fujiko tentò di prendere in mano le redini.

“Oh, suvvia, caro” fece qualche passo avanti “Vuoi davvero sporcarti le mani con questa gentaglia da quattro soldi?”

Lupin si sentì offeso, anche se sapeva quali erano le intenzioni della donna e l’avrebbe appoggiata tranquillamente.

Zenigata non sembrava dello stesso parere, ma Anika si avvicinò a lui e gli fece cenno di fidarsi di Fujiko.

Lui annuì, mettendole un braccio intorno alle spalle e tenendola vicina, lo aiutava a non andare in escandescenza.

“Facciamo così, tu lascia andare questo bambino e lo riconsegni alla sua famiglia” proseguì Fujiko, che si era avvicinata all’uomo e con le dita percorreva i risvolti della giacca, facendo attenzione a non sfiorare Yuki ancora svenuto “Ed io ti prometto che sarò completamente tua”

Lupin avrebbe voluto mettersi a frignare come un bambino a cui avevano appena rubato il lecca lecca, ma evitò.

“La proposta è allettante” ammise Kimura “Ma, vedi, io ho altri piani in mente”

Fujiko si finse offesa ma, ad un certo punto, nel momento stesso che l’uomo lanciò la bilancia lontano e alzò il braccio, i suoi occhi si sgranarono e la mano dell’uomo la colpì in pieno volto, facendola cadere all’indietro e facendola scivolare giù dal tetto.

“FUJIKO!” gridarono tutti gli altri all’unisono e Lupin subito si affacciò, trovandola appesa per la cintura e tenuta saldamente dal braccio sano di Jigen, che era al piano di sotto.

Lupin si sentì sollevato e si mise a ridere “Jigen, sei un grande”

“Piantala di ridere o mi deconcentri!” esclamò Jigen che, a fatica, tentava di tirare su Fujiko.

“Se mi guardi dentro i pantaloni ti tiro uno ceffone, sappilo Jigen” lo rimproverò la donna, sentendo i pantaloni poco aderenti alla vita.

“Che ingratitudine” brontolò Jigen, tirandola definitivamente su con somma gioia del resto del gruppo.

L’entusiasmo del momento del momento venne interrotto da un grido soffocato di Anika, che non aveva perso di vista Kimura e Yuki.

Quest’ultimo era tenuto da Kimura all’altezza della vita e sospeso nel vuoto.

“Kimura!” esclamò Lupin “Bastardo, lascialo andare!”

“Lo farò ad una sola condizione” asserì Kimura, facendo calare il silenzio più glaciale “Mi è stato tolto ciò che avevo di più caro, pensavo di poter far affidamento su di lui…” disse riferito a Yuki “Ma è troppo ottuso per poter capire quanto otterrebbe” guardò Anika “Io voglio lei”

Anika rimase pietrificata e Zenigata subito si parò davanti a lei “Scordatelo”

“Forse non capite” proseguì Kimura “Non mi interessa nulla della ragazza” precisò “Lei ha solo quello che voglio”

Purtroppo non ci volle molto a capire cosa volesse Hideo da Anika.

“Vorrai scherzare!” sbottò Zenigata “Ma che razza di…” Si zittì di colpo, proprio nel momento in cui Anika gli prese la mano.

Stava guardando un punto fisso davanti a sé e sembrava come in trance.

Lupin la osservò attentamente e capì che Anika aveva notato qualcosa che agli altri, compreso il ladro, era sfuggito.

“Lascia stare” disse sommessamente Anika, avanzando di qualche passo.

“Anika!” Zenigata provò a fermarla, ma lei lo ignorò.

“Ti propongo uno scambio equo” a queste parole, Kimura prestò molta attenzione “A te serve un erede, ma alla mia famiglia serve la bilancia”

Goemon e Zenigata si scambiarono uno sguardo interrogativo.

Che se ne facevano della bilancia?

Guardarono Lupin e capirono che c’era qualcosa che gli era sfuggito, dovevano solo attendere.

“Io resto con te, ma tu ridai la bilancia a Lupin”

Kimura ammise che come scambio era molto più che equo, anzi era solo lui a guadagnarci.

Senza pensarci troppo, Kimura passò la bilancia a Lupin, che la prese al volo.

“Lupin” Anika si rivolse al ladro “La risposta si trova sotto la bilancia”

Lupin annuì, ma non si mosse e rimase pronto ad intervenire in caso di bisogno.

“Ora ridammi mio figlio, per favore” Anika sembrava fin troppo risoluta e questo non sfuggì a Kimura che, lentamente, fece per riconsegnare il bambino alla madre.

Ma era tutto troppo semplice.

Ad un certo punto, Kimura si ritrasse “Sei solo un’ingenua” mormorò e, usando più forza che potè, fece volare Yuki giù dal tetto.

“YUKI!” Anika si avvicinò al tetto, con l’intenzione di buttarsi a prenderle, ma venne fermata da Zenigata.

Nel momento che entrambi caddero a terra, riuscirono a vedere la sagoma di Jigen che saltava fuori dalla stessa finestra da cui si era sporto per salvare Fujiko.

Jigen afferò Yuki e lo strinse per con l’intenzione di proteggerlo da eventuali colpi e/o urti.

Entrambi caddero esattamente sui cespugli che circondavano la parete esterna della villa.

Il braccio ferito di Jigen sanguinava a fiotti ma, a parte quello e qualche graffio, stavano bene.

“Yuki” Jigen provò a scrollarlo, ma Yuki non si muoveva.

Per fortuna, Jigen si accorse che il respiro era regolare e questo lo tranquillizzò.

Era vivo.

Anika, per quanto più tranquilla, aveva così tanta rabbia nel corpo da non riuscire più a controllarla.

Riuscì a scagliarsi contro Kimura e gli assestò un pugno dritto in faccia.

Nella lotta si unirono anche Yata e Zenigata il quale fece arretrare Anika “Corri da Yuki!” ordinò ed Anika, nonostante avesse ancora molto da sfogare, obbedì e scese immediatamente.

Yata non era un combattente e aveva poca esperienza nella lotta corpo a corpo, nel giro di poco venne colpito e fu costretto a fermarsi.

Zenigata, rimasto solo, venne aiutato da Goemon che, con la sua amata spada, si mosse a gran velocità e Kimura si ritrovò di colpo immobile, con la giacca completamente a pezzi e con tagli ovunque.

Lo stupore, misto al dolore delle ferite, lo obbligarono ad ignorare Zenigata, che indietreggiò.

“Zazà, va da lei” disse Lupin “Qui ora me la vedrò io”

“Lupin…”
“Va da tuo figlio” ribadì il ladro e Zenigata obbedì “Goemon, va con loro”

“Ma sei impazzito, Lupin!”

“Fidati di me”

Ed anche Goemon, per quanto riluttante, dovette obbedire.

Lupin aveva un piano ben preciso in mente e svolgerlo significava solo una cosa: uno dei due non sarebbe arrivato alla fine del nuovo giorno ormai iniziato.

L’alba era giunta e tutto intorno era chiaro e gli uccellini cinguettavano allegri, mentre una lieve brezza soffiava sul volto del ladro.

Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto la luce del giorno.

Guardava il cielo, sentiva il vento sfiorargli il volto, l’odore della terra leggermente umida dopo la rugiada mattiniera, per poi rientrare nella claustrofobica verità.

In fin dei conti, quali sarebbero mai stati i giusti pensieri quando si è consapevoli di dover contare le ultime ore rimaste?

Indescrivibile la sensazione provata circa il fatto di essere a conoscenza che le sabbie del tempo della clessidra stavano per giungere al termine.

Beato chi, ripeteva dentro sé, viveva la propria vita senza sapere quando sarebbe giunto il proprio ultimo giorno.
Era quella la sensazione che provavano i detenuti condannati alla pena capitale?

Dopotutto, anche Lupin era un vero e proprio condannato a morte.

Ormai aveva accettato il proprio destino.

Era il suo ultimo giorno e avrebbe cercato di godere di ogni istante, se mai ci sarebbe riuscito.

Nessuno, dopotutto, al suo posto avrebbe potuto mai trovare un effettivo momento di tranquillità: sentiva come un dolore alla pancia, il petto si faceva sempre più pesante, lo stesso respiro gli causava ansietà.
I pensieri si concentravano unicamente sulla propria morte.
-Soffrirò? Sarà doloroso? Cosa accadrà dopo? Sarò ricordato?-

Ovviamente, sperava sempre di farcela e di scampare come era sempre successo, però, ogni volta, i pensieri erano sempre gli stessi.

Quando sentiva di non farcela, non riusciva a non pensare alla morte.

Fece dei respiri profondi e poi osservò la bilancia.

Era la resa dei conti

  
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