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Autore: Francyzago77    14/04/2022    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei sveglia, principessa? – domandò Percy baciandola con delicatezza sulla spalla, avendola sentita muoversi tra le lenzuola.

Il sole entrava pigramente tra le imposte, Sophie si voltò e si accoccolò fra le braccia di suo marito dicendo:

-Che ore saranno? Credo sia tardi, dobbiamo alzarci.

-Non c’è fretta – affermò lui stringendola ancora di più – la notte è stata intensa, ci meritiamo un po’ di riposo.

Risero entrambi, guardandosi con complicità poi Percy iniziò a riempirla di baci.

-Oggi ci prenderemo la giornata tutta per noi – le annunciò dopo aver assaporato le sue labbra – non farò venire il signor Russell e dopo colazione ce ne andremo in città con Lewis. Ti piace come programma?

Sophie annuì ma poi disse:

-Promettimi che non lo picchierai mai più.

-Ma lui – affermò Percy guardandola – deve promettermi di studiare e di impegnarsi.

-Non è colpa sua se non riesce – ribadì Sophie con forza.

-Adesso non pensarci – rise suo marito – ti ho detto che trascorreremo una giornata di assoluto riposo e svago, farà bene anche a Lewis.

Questa volta Sophie non rispose, rifugiandosi ora sotto le lenzuola.

-Quello di ieri – aggiunse Percy alzandosi – è stato solo uno spiacevole episodio, ti ripeto che non vi farei mai del male, è accaduto perché Lewis mi ha fatto perdere la pazienza. Come tutti i bambini va educato al rigore, al rispetto delle regole.

Mentre parlava si infilava i pantaloni, tornò accanto a Sophie e le sussurrò:

-Non succederà più, ti amo troppo mia principessa.

Dopo quelle parole anche Sophie cominciò ad alzarsi, prese la camicia da notte, la indossò e raggiunse Percy che si sistemava davanti allo specchio.

-Me lo hai promesso – ripeté la ragazza abbracciandolo forte.

-Certo amore mio – affermò lui baciandola sulla fronte – e vedrai, domenica passeremo una splendida giornata in compagnia della tua famiglia. Non sei contenta di ritrovare tua madre?

-Oh sì – fu la sua risposta – ma non so quanto sarà contento Eric di rivedermi insieme a te.

-Eric non deve intromettersi troppo nella nostra vita – replicò immediatamente Percy.  

-Mi vuole molto bene – continuò Sophie osservando la sua immagine e quella di suo marito allo specchio.

-Ma io ti amo – furono le ultime parole di Percy prima di gettarsi in un lungo bacio appassionato. 

Quando scesero di sotto, Lewis stava già facendo colazione. Sulla tavola apparecchiata c’era di tutto, dai dolci alla frutta. Dolly, la cameriera, stava portando le ultime vivande.

-Buongiorno piccolo mio – esordì Sophie andando a baciare il figlio.

-Ciao mamma – rispose Lewis – ho appena iniziato a mangiare.

-Hai fatto benissimo – asserì la donna mettendosi seduta accanto a lui.

-Non mi saluti? – chiese Percy al bambino avvicinandosi.

-Buongiorno papà – disse con voce flebile il ragazzino guardando il piatto.

-Dolly – chiamò Percy – non hai ancora portato il dolce alle fragole? È il preferito di Lewis, voglio che sia in tavola immediatamente.

La cameriera si precipitò in cucina e subito dopo tornò con la torta cioccolato e fragole, era deliziosa.

-Mangiane quanta ne vuoi – suggerì Percy al bimbo – io assaggerò quella al limone.

Tutti e tre gustarono quel pasto in silenzio, fu Sophie che annunciò:

-Sai Lewis, oggi non farai lezione, il signor Russell non verrà.

-Davvero? – il bambino era stupito ma contento di quella notizia inaspettata.

-Devi ringraziare tuo padre – aggiunse la giovane – per questa vacanza non prevista.

Il piccolo si voltò verso Percy che disse:

-Ho deciso di farti prendere una piccola pausa con lo studio. Il maestro non verrà per tutta la settimana, riprenderete le lezioni lunedì e devi promettermi che ti impegnerai maggiormente.

Lewis annuì col capo, Percy continuò:

-Tra poco farò sistemare la carrozza da Thomas e andremo in città, io, tu e la mamma. Potremo fermarci al parco, quello grande non lontano dalla spiaggia e poi fare un salto al negozio del signor Scott.

-Il negozio di giocattoli? – a Lewis s’illuminarono gli occhi.

-Proprio quello – sottolineò suo padre – e potrai scegliere ciò che vuoi.  

-Grazie papà – disse ad alta voce il piccolo immaginando già quali giochi prendere.

Quei giorni di vacanza passarono in fretta e serenamente sia per Lewis che per i suoi genitori poi, arrivò la domenica e l’incontro alla fattoria.

La carrozza percorreva lentamente l’ampia strada tra la prateria, Sophie guardava fuori dal finestrino, desiderosa di arrivare al più presto. Sapeva che avrebbe ritrovato sua madre, Arthur e Maria ma non suo padre. Per ora andava bene così, il tempo poi avrebbe fatto il resto.

Quando la vettura si fermò davanti alla fattoria Georgie era già lì, pronta a riabbracciare sua figlia.

La ragazza scese con timore ma dall’espressione di sua madre capì che non doveva aver paura di nulla. Niente parole, solo sorrisi, lacrime e baci. Era ritornata, quello era l’importante. Avrebbero parlato dopo, il giorno successivo o chissà quando, ora bisognava soltanto respirare aria di festa e basta.

-Sei stupito di vedermi? – chiese Percy a Eric dopo le presentazioni e i saluti generali.

-Non credevo che Sophie ti perdonasse – replicò alquanto teso l’altro. 

-Per così poco? – sorrise lui ironico.

-Ti sembra nulla – disse Eric con vigore – non farle mai più del male, né a lei e né al bambino!

-Stai esagerando – replicò Percy – non dirmi che non le hai mai prese da ragazzino!

-Non in quel modo – rispose il giovane – e  né tantomeno perché non riuscivo a fare  un qualcosa. Ma non capisci che Lewis stenta a leggere perché è terrorizzato?

-Ti intrometti troppo – rispose con sgarbo Percy – è la mia famiglia non la tua.

-Stammi lontano – ora Eric era veramente alterato – non la passerai liscia se vengo a sapere che Sophie e Lewis stanno soffrendo.

-Non ti conviene metterti contro di me – fu la risposta sicura di Percy – potresti pentirtene per lungo tempo.

Eric si allontanò andando verso la stalla pensando che forse Abel non aveva tutti i torti ad ostinarsi a non voler conoscere Percy.

Intanto Georgie e Maria stavano simpatizzando con il bambino mentre Daisy aiutava loro con la preparazione della tavola per il pranzo. Sophie coccolava Grace, Arthur iniziò a parlare con Percy.

Quando cominciarono a mangiare, Eric, seduto accanto al padre, gli confidò:

-Sono preoccupato per Sophie, per il suo matrimonio e per il futuro del bambino.

-Pensi che non vadano d’accordo? – chiese Arthur con apprensione.

-Spero che Sophie non faccia altre sciocchezze – chiosò lui.

Durante il pasto Lewis volle stare vicino a Eric e dopo si fece condurre da lui a vedere i cavalli.

-Sto bene con te, dottore! – esclamava il piccolo tutto contento.  

Percy seguiva tutta la scena senza parlare. 

-Venite a mangiare il dolce – gridò Georgie facendo radunare nuovamente attorno al tavolo la sua famiglia.

Prima di proseguire col taglio della torta Eric esordì:

-Dato che ci siamo tutti e oggi è comunque una giornata di ritorni e di serenità volevo rendervi partecipi di una decisione che ho preso da tempo, anzi abbiamo preso insieme da tempo – e guardò sua moglie che lo raggiungeva.

Nel silenzio più totale, perché nessuno si aspettava quell’esternazione, Eric continuò.

-All’ospedale di Sydney – spiegò il ragazzo – serve un medico chirurgo per un nuovo reparto, si terrà un esame per la selezione ed io vorrei tentare. Dovrò rimettermi a studiare ma la cosa non mi spaventa. Voglio provare a realizzare nuovamente questo sogno che si era spezzato qualche anno fa.

La notizia lasciò i componenti della famiglia senza parole, fu Maria la prima ad andarsi a congratulare con suo figlio.

-Sono sicura che ce la farai – gli disse con tono materno – e noi siamo tutti con te.

Seguirono le approvazioni degli altri, soprattutto Arthur era visibilmente felice.

La giornata proseguì tranquillamente, nel pomeriggio, mentre erano fuori a far divertire i bambini, Daisy si avvicinò alla casa per andare a prendere una copertina per la sua piccolina. Fu raggiunta sulla porta, inaspettatamente da Percy.

Lei si turbò un poco trovandoselo davanti all’improvviso.

-Ottima scelta – affermò lui – quella di Eric! Chirurgo in un grande ospedale, sarebbe un notevole salto per la sua carriera.

-Era un suo sogno – esordì la ragazza con lo sguardo basso – io spero ce la possa fare.

-Conosco il direttore dell’ospedale di Sydney – spiegò Percy – è un mio caro amico. Faccio diverse donazioni importanti per lui, mi stima profondamente. Potrei metterci una buona parola per aiutare Eric a superare la selezione.

-Oh grazie – balbettò Daisy – ma mio marito può farcela da solo.

-In quegli ambienti – sorrise Percy – è sempre meglio avere anche un piccolo appoggio, non c’è nulla di male.

Daisy lo guardò ora negli occhi dicendo:

-Sei gentile nei nostri confronti.

Allora Percy le prese una ciocca di capelli e girandola tra le dita, come per giocare, aggiunse:

-Io non faccio niente per niente!      


 

   
 
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