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Autore: FedeRicaaStyles    14/04/2022    0 recensioni
Voleva gridarlo al mondo, lui, il suo amore. Metterlo in mostra, sotto i riflettori, mentre distribuiva cesti gratuiti di vaffanculo a chiunque avesse anche solo dubitato del loro rapporto.
-Sono qui, Tooru. Non vado da nessuna parte. Sono qui, al tuo fianco, e lo sarò sempre, ovunque sarai.-
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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For a while we pretended
that we never had to end it
but we knew we'd have to say 
goodbye [...] 

La luce dolce e soffusa del sole di fine estate filtrava tra le foglie degli alberi, oltrepassava il vetro sottile della finestra della camera di Tooru e cadeva morbida sulla sua pelle nuda, creando una costellazione di rami e sentieri fittizi. Quello era il momento della giornata preferito da Hajime: lontano da scuola, dagli allenamenti, lontano da ogni affanno, preoccupazione. Solo il suo corpo e quello di Oikawa intrecciati tra le lenzuola, il volto di quest'ultimo nascosto nella clavicola destra di Hajime, il suo posto preferito.

-Tooru, ti amo.-

La faccia premuta sul cuscino, parole sussurrate, quasi distanti.

-Ti amo anch'io.-

Gli occhi appesantiti dall'amore consumato, le dita intrecciate nei capelli dell'altro.

Hajime avrebbe voluto che quei momenti non finissero mai.

You were crying at the airport
when they finally closed the plane door.
I could barely hold it all inside [...]

-Mi trasferisco.-

È un attimo. Un singolo, feroce attimo che consuma e sgretola le prospettive, i progetti di una vita intera. Un attimo così vivo, così reale da spazzare via tutto ciò per cui hai sempre lottato fino a quel momento. 

-Come?-

Noti la sua postura rigida, i pugni stretti sulle ginocchia. Hai sempre vantato di essere l'unico in grado di saperlo leggere come il palmo della tua mano, superando quel velo illusorio di bugie e mere apparenze che non ti appartengono, che non ti rapiscono e scavando a fondo, sempre più a fondo sino a trovare il posto che ti spetta di diritto, perché Oikawa è casa, lo è sempre stato.

Allora prendi coraggio e alzi lo sguardo, incastrando i tuoi occhi nei suoi, e mai come in quel momento desideri di non aver mai saputo leggerli, quegli occhi. Speri in una bugia, in uno scherzo sgradevole dei suoi, ma sai bene che la verità è un'altra.

-In Argentina. Mi trasferisco in Argentina.-

È così che deve andare? Dirsi addio, lasciarsi andare e tornare ad essere due schegge di vetro in un mondo fin troppo logoro, straziato?

Dio quanto vorresti urlare, inveirgli contro, vomitare tutta la rabbia e tutta l'amarezza che quella nuova rivelazione sta portando con sé, rinfacciargli di essere stato egoista e non aver pensato a te, al vostro futuro insieme, quel futuro di cui parlavate sin da quando eravate bambini. Finché non realizzi. L'egoista sei tu.

L'egoista sei tu che stai anteponendo la tua felicità alla sua. 

Ed ecco che quella rabbia si veste di consapevolezza e tutto quel che puoi fare è sorridere, sorridere anche nel dolore che inizia a divorare una parte di te, sorridere perché sai che nessuno mai prenderà il suo posto e nessuno mai prenderà il tuo. Lo sai e basta, non è qualcosa che si può spiegare. Perché Tooru è casa, ti ripeti, lo è sempre stato e lo sarà sempre.

-Ti amo così tanto, Hajime.- 

Lui è qui, ti sta chiedendo di aspettarlo, ed è così che ti rendi conto di amarlo più di quel che hai sempre creduto, più di quello che gli hai sempre sussurrato nelle vostre notti buie. Lui è qui, ed ecco che ti rendi conto di essere disposto ad aspettare anche altre cento vite per averlo nuovamente con te, al tuo fianco, incastrato nella tua clavicola destra, al sicuro.

Quella notte, per la prima volta, entrambi sperimentarono l'amore nella sua natura più pura, in ogni sua forma, circostanza, maledizione, quello stesso amore che ha sempre abitato le loro menti, i loro corpi e che adesso si nutre di rapsodie notturne e promesse inscindibili.

Hajime avrebbe voluto che quella notte non finisse mai.

I could fly a thousand oceans
but there's nothing that compares to
what we had, and so I walk alone [...]

Che Tooru Oikawa fosse bello, Hajime lo sapeva. Aveva visto centinaia di volte il suo corpo nudo, le sue gambe slanciate, l'addome piatto ma muscoloso, il collo pallido. Quello a cui non si sarebbe mai abituato, però, era vedere il suo corpo ben poco coperto su ogni cartellone, rivista pubblicitaria o checchessia ovunque egli andasse. 

-Quei pantaloncini mi fanno un culo da paura, non è vero Iwa-chan?- sorrise in videochiamata il soggetto in questione.

Oikawa era stato contattato solo un mese prima da un noto brand sportivo per sponsorizzare alcuni nuovi articoli che sarebbero presto stati lanciati sul mercato. Inutile dire quanto fosse eccitato all'idea, e con lui Hajime, il quale però si aspettava tutto meno che ritrovarsi foto del suo ragazzo appese persino dentro i bagni dell'università. Bagni degli uomini, s'intende.

-Non vantarti troppo, sappiamo entrambi quanto photoshop ci sia dietro quelle foto, Shittykawa.-

Ed Iwaizumi, da bravo fidanzato qual era, non avrebbe mai ammesso che quei dannati pantaloncini riempivano i suoi sogni da ormai una settimana. Nello specifico, più che i suoi sogni, riempivano i suoi boxer.

-Bla, bla, bla. Riesco a sentire la tua invidia da qui, Iwa-chan. Piuttosto ammettilo, ti manco da morire.-

-Hanno rimosso la cicatrice sulla scapola destra e il neo vicino l'ombelico. Vorresti ancora dirmi che non ti hanno ingrandito il sedere?- sorrise divertito. -E cazzo se mi manchi, Tooru.-

Era passato un anno.

Arrivò il primo autunno, poi il primo inverno da dover affrontare soli sotto le coperte, in quel letto che sembrava troppo grande e troppo freddo per una sola persona, ed ecco che giunse la primavera. Nulla cambiò. 

I loro corpi erano distanti migliaia di chilometri, vedersi fu impossibile ma le loro anime riuscirono ad attraversare quella distanza insormontabile, scavalcando i meandri dell'inaccessibilità e ritrovandosi a metà strada, in quei luoghi segreti di cui l'amore ti rende prigioniero 
consapevole.

Non erano mancati i litigi, le discussioni per i motivi più futili, le lacrime dovute alla lontananza e al non potersi stringere dopo una sfuriata, ma più passavano i giorni e più Hajime si ritrovava ad amare quella parte di sé che aveva lasciato volare dall'altra parte del mondo, a migliaia di chilometri. Più passavano i giorni, e più Tooru continuava a ripetersi quanto fosse fortunato, perché amare Haijme era la cosa più bella del mondo, e nessuno avrebbe potuto portargliela via.

You can say we'll be together someday.
Nothing lasts forever, 
nothing stays the same.
So why can't I stop feeling this way? [...]

Hajime alzò lo sguardo per controllare un'ultima volta il tabellone delle partenze. 

Terminal 2, gate 8. 

Guardò poi il suo biglietto.

Imbarco prioritario. 
Partenza prevista alle ore 12:30.

Il movimento nevrotico della sua gamba fece innervosire una signora anziana, la quale si allontanò lanciandogli uno sguardo indispettito. L'ansia lo stava divorando.

Era il 18 luglio e lui era in procinto di salire sul volo più lungo che avesse mai fatto: 33 ore, tra cui due scali e un jat-lag da cui era praticamente impossibile scappare a causa del fuso orario. 

Solo due ore prima si era sentito con Oikawa. 

-Allora Iwa-chan, tra due giorni è il mio compleanno, dove mi porti di bello?- aveva sorriso dietro lo schermo del pc, gli occhi stanchi contornati dalle lenti degli occhiali. 

-Mc Donald?- aveva scherzato Iwaizumi.

-Sono un atleta professionista, Hajime! Abbi rispetto per la mia nutrizionista-.

-Burger King, allora?-

Avevano battibeccato per più di un'ora, finché Tooru non si era addormentato nel letto della sua camera, distrutto dal doppio allenamento serale. Il cuore di Hajime si strinse al pensiero di quanto gli fosse sembrato triste Oikawa mentre parlavano. La distanza iniziava a far sentire il proprio peso non indifferente. Egli però non si perse d'animo e, appena ebbe dato la buonanotte al suo ragazzo, subito si fiondò al piano di sotto, controllò per la milionesima volta la sua fondamentale check-list e, quando ebbe appurato che non gli mancava nulla, corse fuori dal suo appartamento dirigendosi verso l'aeroporto.

Dunque eccolo nuovamente qui. La gamba intorpidita a furia di essere sbattuta su e giù, lo stomaco in subbuglio, lo sguardo perso tra il tabellone delle partenze ed il biglietto nella mano.

-I passeggeri del volo AT0643 in partenza da Tokyo e diretti a Buenos Aires sono pregati di dirigersi verso la zona d'imbarco-.

-Arrivo, Tooru-.

Torn in two.
And I know I shouldn't tell you,
but I just can't stop thinking of you [...]

-Ya voi, ya voi, un poco de paciencia!- sentì Hajime dall'altro lato della porta e quasi scoppiò a ridere.

Mettere piede sul suolo argentino alle 9 del mattino del 20 luglio. Prendere con calma i propri bagagli, chiamare un taxi che lo portasse in qualche via a lui sconosciuta della città, comprare quei cioccolatini al latte e cannella di cui Oikawa continuava a parlargli da un anno a questa parte. Impostare Google Maps con l'indirizzo di casa del suo ragazzo, arrivare da Tooru alle 10 di mattina. Bussare alla sua porta, sorridergli, "Buon compleanno, amore", baciarlo.

Era il piano perfetto, Hajime lo sapeva, ne era convinto. L'aveva ripetuto più e più volte nella sua mente durante tutte quelle ore di viaggio, studiando ogni cosa nei minimi dettagli e assicurandosi che tutto potesse andare per il verso giusto. Doveva essere perfetto. 

Inutile dire che così non fu.

Per prima cosa, non aveva calcolato la difficoltà nel trovare un taxi libero che potesse accompagnarlo in città. 
"A quanto pare qui in Argentina bisogna prenotare i taxi e le navette aeroportuali con due giorni d'anticipo", gli risuonò in mente la voce piagnucolante di Oikawa, che al suo arrivo nel Paese fu costretto, nel panico più assoluto, a contattare il manager della squadra che l'aveva reclutato per chiedergli di andarlo a prelevare dall'aeroporto. Pessimo tempismo, Tooru.

Recuperare il taxi, però, fu solo il primo anello di quella sfortunata catena di eventi disastrosi che l'avrebbero demoralizzato ancor prima di farlo giungere a casa Oikawa. Arrivato in città, infatti, comunicare con gli abitanti del posto fu un'impresa ardua che fece perdere quel po' di lucidità mentale rimasta ad Iwaizumi dopo 33 ore di viaggi e scali nel cuore della notte. 

Con non poca fatica, ad ogni modo, riuscì a trovare un mini market che vendesse quei dannati cioccolatini e ad accaparrarsene due confezioni.
Fuori dal negozio prese poi il cellulare e controllò l'orario. Erano le 9.50, aveva ancora 10 minuti a disposizione prima che suonasse la sveglia mattutina di Tooru.
Aprì dunque Google Maps ed impostò indirizzo e numero civico (che, è importante rimarcare, sapeva a memoria dal primissimo giorno in cui Oikawa glieli aveva comunicati ormai un anno prima), sperando con tutte le forze che gli erano rimaste - e non erano poi molte - che l'abitazione fosse nelle vicinanze, dato che la stanchezza iniziava a farsi sentire.

1h 27m a piedi. 
Un'ora e ventisette minuti a piedi.
Una fottutissima ora e ventisette fottutissimi minuti a piedi era quanto distava casa di Tooru da quel fottutissimo negozio da cui aveva comprato quei fottutissimi cioccolatini.

L'urlo di frustrazione che fuoriuscì involontariamente dalle sue labbra fu talmente demoralizzante e carico di risentimento che una ragazza che passava di lì si fermò per chiedergli se fosse tutto okay.

-Scusami, non parlo argentino.- mugugnò Hajime con le mani in faccia per la disperazione, non curandosi se l'interlocutore avrebbe potuto capirlo o meno. "Peggio di così", si disse.

-Oh, ma sei giapponese!- si illuminò la ragazza. -Hai bisogno di una mano con quei bagagli? Ho l'auto parcheggiata lì di fronte.-

Ora, Iwaizumi non era mai stato un ragazzo credente. Certo, rispettava le tradizioni religiose della propria famiglia ed ogni anno si recava al Tempio della città con Oikawa per i soliti rituali, ma non aveva mai ringraziato il cielo e tutti i santi per i suoi successi. Mai fino a quel momento, s'intende.

Fu così che, violando probabilmente ogni codice stradale mai esistito sulla faccia della terra e ringraziando per tutto il tempo quel miracolo mandato per lui, solo e soltanto per lui, sotto forma di ragazza, si ritrovò sotto casa di Tooru, con il cuore che batteva contro la cassa toracica ad una velocità inimmaginabile, le mani tremanti a suonare il campanello.

"Tooru Oikawa", c'era inciso sopra. Gli mancò il respiro. Era lì, era veramente lì, a pochi centimetri da lui.

-Ya voi, ya voi, un poco de paciencia!-

Hajime sarebbe volentieri scoppiato a ridere come un idiota, in quel momento. Era da quando Oikawa aveva iniziato ad esercitarsi con la nuova lingua che Iwaizumi avrebbe voluto sentirlo parlare, ma l'altro continuava a rifiutarsi ostinatamente perché sapeva quale sarebbe stata la reazione del ragazzo. "Non avrebbe avuto tutti i torti", si disse Hajime, che però in quel momento non riusciva a fare altro che sorridere imbambolato dietro quella dannata porta, la gola stretta per l'emozione mal trattenuta.

Dall'altro lato si trovava un Oikawa ancora intorpidito dalle prime luci del mattino.
Non sapeva ancora per quale grazia divina quel giorno non ci sarebbe stato alcun allenamento: il suo piano prevedeva sonnecchiare tutta la giornata, girovagare per casa in maglia e boxer alla ricerca di snack proteici, importunare il suo Iwa-chan come ogni giorno e magari, magari, riuscire anche a strappargli del sesso in webcam. Andiamo, era il suo compleanno, perché non accontentarlo? 

Quando andò ad aprire la porta, dunque, l'impatto emotivo che gli suscitò il vedere lì impalata la figura di Iwaizumi fu talmente forte che sentì il mondo iniziare a vorticare pericolosamente. 

-Buon compleanno, Tooru.- 

Le lacrime avevano ormai iniziato a venir giù dagli occhi di entrambi senza che essi ne avessero il controllo e, in men che non si dica, si ritrovarono sdraiati per terra a singhiozzare uno sulle spalle dell'altro, stringendosi così forte da aver paura di perdersi, da aver paura di lasciarsi andar via ancora una volta.

-Non sto sognando, vero, 'Jime? Perché se al mio risveglio non sarai con me, non potrei farcela.-

Quelle parole spezzarono il cuore di Iwaizumi, un cuore ormai troppo fragile. Quelle parole, però, gli fecero anche capire quanto il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" fosse un'emerita puttanata. Voleva gridarlo al mondo, lui, il suo amore. Metterlo in mostra, sotto i riflettori, mentre distribuiva cesti gratuiti di vaffanculo a chiunque avesse anche solo dubitato del loro rapporto.

-Sono qui, Tooru. Non vado da nessuna parte. Sono qui, al tuo fianco, e lo sarò sempre, ovunque sarai.-

Every night I almost call you 
just to say it always will be you.
Wherever you are.

  
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