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Autore: N e v e r l a n d 91    16/04/2022    0 recensioni
Ti senti inadeguato, mai arrivato, un po’ un fallito. Vuoi essere diverso, correre controcorrente ma incappi continuamente in errori che ti portano a pensare di star camminando in reverse, in loop, senza una fine.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gin scivola lungo la lingua e brucia la laringe che si serra assieme alla gola in quello spasmo naturale che lascia scorrere il liquido acre fino allo stomaco. Quasi lo senti ardere, marchiare la strada che percorre in quella fiammata adrenalinica che ti fa sollevare le sopracciglia e chiedere, come l’ultima volta, se non sia il caso di dichiarare l’ultimo shot.
Michael fa no col capo, come se t’avesse letto nel pensiero e tu gli sorridi prima di tornare a volgere lo sguardo verso il palco.
È una serata come un’altra ed una band rock sta occupando l’attenzione nel tuo locale preferito. I tuoi amici ballano, urlano, bevono e lo fai anche tu. Lo fai perché ti piace, perché piace a loro e perché va fatto.
Jasmine ti da una pacca sul culo e istintivamente le afferri la spalla per avvicinartela e scoccargli un bacio tra i capelli. A lei non piace il rock, ma fa finta di sì. L’hai capito quel giorno in cui, persa tra gli scaffali dell’ikea, ha canticchiato quella canzonetta di Rihanna  che riecheggiava in sottofondo con un’espressione così beata che non hai mai visto in nessuna delle vostre serate folli.
A lei non piace il rock ma non te lo dice.
E a te non interessa, perché infondo a chi piace solo una cosa?
A te, a te piace solo una cosa.
La musica si alza ed il blu viene sostituito dal rosso dei fari e poi c’è fumo, ancora  fumo e gin, ancora gin.
Ridi, di quelle risate contaminate dalla gradazione che hai in corpo e ti tocchi i capelli in quel modo in cui fai sempre quando sei arrivato ma non lo dici a nessuno.
Il rumore della folla diventa presto un caos ovattato, così come le parole dei tuoi amici. Che è proprio il modo in cui andrebbero ascoltati quando non hai intenzione di farti occupare la mente dai pensieri altrui. Sorridi e fingi di star ascoltando, di star capendo quando in realtà non senti un cazzo.
Ci sono parole perse nel tempo e confuse nello spazio che si interpone tra te e loro. Dicono ‘musica di nicchia’ dicono ‘fighetti’ e capisci che stanno parlando di quella parte di Manhattan che è opposta alla loro, di quel lato commerciale della musica che Jasmine aveva cantato in modo così rilassato da sembrare quasi un’altra.
La guardi e lei gli da ragione, ti viene da ridere perché tu sai che non lo pensa affatto e ti chiedi chissà quante altre volte fingano di pensare qualcosa a cui non credono minimamente. 

Davvero, chissà cosa pensano loro davvero.
Fai un passo indietro e dichiari di andar a prendere un gin tonic. Karl ti guarda con quell’espressione giudiziosa e snob che dedica sempre a chi la pensa in modo diverso da lui a cui rispondi con un dito medio, che lecchi sulla punta.
Questo lo turba, puoi rendertene conto dal modo in cui serra la mascella incavando impercettibilmente gli angoli delle guance. E tu sorridi e retrocedi, cercando di svignartela il prima possibile.
E lo fai, esci dal locale e ti infili in una di quelle vie che portano a casa tua. O forse no, non riesci a distinguerle. Le strade a New York sono tutte così fottutamente uguali. Persino i barboni al lato dei vicoli paiono gli stessi, cambiano solo i cappelli.
È il vicolo con il barbone dal cappello giallo o quello dal cappello blu?
Dev’essere sicuramente il blu, perché il giallo ti ricorda quella volta in cui Michael ha perforato quel muro con l’auto di suo padre. Brutto giorno per il proprietario dell’edicola ed anche per il tuo costato.
Ancora ti brucia dentro l’ardore del gin. Puoi sentirlo ribollire tra le pareti dello stomaco e provare a risalire in quella reazione acida che ti farà sboccare anche il pentimento dei tuoi antenati.
Non vomiti però. Ti fermi, respiri, ti lasci scivolare su quella colonna che non ricordi d’aver intravisto all’andata e perfino la donna aggrovigliata tra le coperte di pile blu di fronte a te pare suggerirti di restare. E ti guarda.
« Che cazzo c’è? » Le chiedi e lei scuote il capo, stringendosi ancora di più in se stessa.
Certo che devi essere proprio una persona di merda per prendertela con qualcuno che una casa nemmeno ce l’ha.
« Scusi, ho mal di testa… »
È un bisbiglio poco convinto il tuo, biascicato dall’obnubilamento alcolico.
Lei non ti risponde e francamente te lo meriti. Ti limiti a guardarla, arrovellata in coperte che non le appartengono, sotto una colonna che affaccia su una strada principale dove chiunque può vederla e nessuno la nota. Nemmeno tu t’eri accorto della sua presenza fino a pochi secondi fa. Cerchi imperterrito di differenziarti ma soprattutto in quei gesti sei perfettamente come tutti gli altri.
Come tua madre, come tuo padre. Come la tua famiglia.
« Non è pericoloso per una donna? »
« Lo è per tutti. »

La sua risposta ti zittisce ancora. È titubante e scosta quella ciocca corvina che rivela parte del suo viso, sporco ma grazioso.
« Perché sei qui? »

Lei si stringe nelle spalle. È vergogna quella che leggi, pena, inadeguatezza. Incrocia il tuo sguardo ed intona un: « E tu? » che di giudizioso non ha niente. Questo ti fa sorridere e stringere nelle spalle. Non risponderesti mai tu, perché dovrebbe farlo lei? Perché dovrebbe farlo con un idiota con le Hogan?
Vorresti aiutarla ma dal suo sguardo capisci che non accetterebbe la tua pietà e francamente non sei nessuno per dargliela. Ti limiti a restare. Forse una bella dormita fuori casa ti farebbe bene, forse domani ti sentirai più appartenente a qualcosa, meno ingrato.
Potresti essere lei, forse lo sei già. In questo siete uguali, non nell’esterno ma in ciò che provate dentro.
Ti senti inadeguato, mai arrivato, un po’ un fallito. Vuoi essere diverso, correre controcorrente ma incappi continuamente in errori che ti portano a pensare di star camminando in reverse, in loop, senza una fine. Come un criceto che cerca di arrivare alla meta girando su una cazzo di ruota ma finisce per svegliare tutti alle tre di notte e muore di crepacuore prima di capire che non era quella la strada per la libertà.
E come lo si capisce in una gabbia?
E come si apre una gabbia?

  
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