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Autore: Anown    18/04/2022    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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La mano di Leshawna tremava al punto che che ebbe difficoltà ad inserire la chiave arrugginita nella serratura del bagno. Per un attimo perse la pazienza e pensò di sfondare la porta “E se si spaventasse e si buttasse davvero dalla finestra?! Modi diplomatici, devo avere modi diplomatici...” si disse Leshawna cercando di mantenere la calma.
Ma entrata nel bagno vide che la finestra era già aperta e del ragazzo rimanevano solo scarpe e calze lasciate sul pavimento.
Corse a controllare, ma guardando in basso attraverso la finestra, fortunatamente non vide nessun corpo spiattellato, così potè riprendere a respirare.
“Se Harold si è sbarazzato di scarpe e calze, forse gli servivano i piedi liberi per arrampicarsi meglio...” affacciandosi guardò verso l'altro e potè notare i piedi scalzi di una persona che sembrava sedere sul tetto del suo condominio. “Quella sottospecie di lemure!” -Chiamo i pompieri!- urlò per avvertire l'arrampicatore, le cui gambe ebbero un tremito per la sorpresa. -Tu stai fermo lì! Prova a buttarti e ti do fuoco mentre sei ancora agonizzante a terra!-
-Ma ti ascolti quando parli?!- esclamò Harold. -Sei di una violenza ridicola!- disse mettendo tutto il corpo sul tetto e sporgendo solo la testa.
-Come altro devo scoraggiare un'aspirante suicida se non col dolore fisico?-
-Ma sei cretina?! Secondo te faccio tutta questa fatica a salire per poi buttarmi?! Volevo solo starmene solo e tranquillo in un posto per te irraggiungibile, scema!-
Leshawna stava per rispondergli poi si bloccò “Che voglia o meno ammazzarsi è indifferente. Se lo faccio agitare troppo farà sicuramente qualcos'altro di molto stupido!”
Si ricordò di quando durante un'ora di educazione fisica, Harold era stato fatto salire sulla cima del quadro svedese. L'insegnate aveva cominciato a dargli indicazioni incomprensibili su come doveva scendere durante l'esercizio e alla fine, Harold, frustrato e imbarazzato dallo stare sull'attrezzo sotto gli occhi di tutti mentre non capiva niente, si buttò da circa quattro metri di altezza per poi fuggire dalla palestra dopo essersi guardato attorno con aria agitata.
“Questi sono decisamente più di quattro metri...” pensò Leshawna spaventata mentre con gli occhi seguiva la distanza fra la sommità e la base dell'edificio. “Con calma... devo tenerlo buono lì e chiamare i pompieri...” pensò angosciata mentre cominciava a sentire dei rumori. Vide altri condomini affacciarsi a finestre e balconi attirati dalla loro litigata.
-Oh no... un altro che vuole ammazzarsi? Ma cos'ha che non va questo condominio!?- si lamentò un uomo mentre altri osservavano Harold impietriti e qualcuno tirava fuori un cellulare, forse per chiamare aiuto o filmare il ragazzo.
-Signor depresso! Che cosa ci fai la?- chiese con tono curioso il ragazzino dai capelli viola vicino di Courtney facendo bisbigliare altri che basandosi sul nomignolo cominciavano a trovare sempre più plausibile che Harold intendesse buttarsi.
-Il maialino con i capelli viola non era amico anche dell'altra aspirante suicida? Ma non è che è lui a portare sfiga?!- disse una voce non identificata.
Deglutendo, Leshawna cercò di osservare Harold. Anche a distanza, aveva la brutta impressione che il suo viso fosse arrossato e i movimenti della testa le sembravano preoccupantemente nervosi.
Proprio come temeva Leshawna, il ragazzo sentendosi troppo osservato cominciò a calarsi giù dal tetto riscendendo la grondaia e aiutandosi ogni tanto con i cornicioni sottostanti come appiglio.
“Scusate, scusate...” bisbigliava timidamente appoggiando i piedi sulle ringhiere del balcone di un tizio che lo fissava come se avesse a che fare con un alieno.
Leshawna si rifiondò dentro accovacciandosi sul pavimento del bagno e tappandosi occhi e orecchie.
“Non voglio più saperne niente di questa storia! Non voglio essere qui! Non voglio conoscere Harold! S-se me ne fossi tenuta alla larga a scuola... s-se non avessimo mai avuto una relazione, se non fossimo mai neanche diventati amici, potrebbe ammazzarsi e non mi sentirei dispiaciuta... V-voglio tornare indietro!” cominciò a ripersi terrorizzata. “Però... Io gli volevo bene... a cosa è servito?”
Le sembrò di stare in quella posizione per un'eternità. Qualcosa le stava toccando la spalla ma per un po' non ci fece caso, poi si sentì tirare il braccio così spalancò gli occhi.
-Così come sono salito potevo anche scendere... era tutto calcolato e compatibile con le mie abilità...- le disse con freddezza il ragazzo rientrato dalla finestra. Aveva tolto gli occhiali per limitare il contatto visivo e non aumentare l'imbarazzo. -Devi ancora andartene. Hai tutto il tempo, ma vattene...- aggiunse cupamente e uscì dal bagno.
Leshawna rimase ancora qualche secondo accovacciata cercando di riprendersi. “E' tutto a posto, è intero... No! Col cazzo che è a posto!”
Presa nuovamente dall'energia si alzò per inseguire il ragazzo che era tornato al tavolo a studiare cercando di fingere che fosse tutto normale.
-Cosa avevi in mente?!- esclamò Leshawna mentre Harold cercava di ignorarla. -S-stare con te è sempre stato come avere a che fare con una persona che si punta contro un coltello mentre corre, col continuo rischio che cada e si infilzi! Sei una mina vagante!- farneticò la ragazza cercando di trasmettergli l'immagine e la frustrazione che sentiva.
-M-ma davvero?!- Harold balbettò -Beh, stare con te invece è come essere inseguito mentre mi punto contro un coltello! Se sei davvero preoccupata per me, perchè fai di tutto per ferirmi o spaventarmi?! Allora signorina “ti do fuoco mentre sei ancora agonizzante”?-
-Perchè mi esaurisci!- rispose inizialmente aggressiva. -N-non capisco come gestirti e...- “Non capisco come frenare le mie emozioni...”
-Nessuno ti ha chiesto di gestirmi! Ma in fondo hai ragione... Povera, povera te! Quindi vattene!- le ripetè esasperato per poi tornare con gli occhi fissi sul libro.
-Lo farò!- disse Leshawna andandosene in camera da letto. Ma la sua testa non riusciva a fare mente locale per capire cosa dovesse prendere e dove dovesse trovarlo mentre il suo corpo stava continuando a darle idee stupide del tipo “Devo prendere a calci il muro!” ma Leshawna si era già quasi rotta un piede una volta cedendo a quel particolare tipo di bisogno fisico.
Si sentiva molto accaldata e confusa. Dovette stendersi per evitare di perdere l'equilibrio. “Perchè il mio corpo non fa altro che tradirmi?! Come ci sono finita in questa situazione? Andarmene è ok... dovevo farlo prima... non mi sarei mai dovuta trovare qui in realtà...” era abbastanza imbarazzante accorgersi che inizialmente non aveva pensato che Harold le stesse davvero chiedendo di sloggiare. Pensava fosse uno sfogo temporaneo e lei l'aveva assecondato perchè sarebbe stato imbarazzante mostrare di voler rimanere e allo stesso tempo dicendo che non le importava di andarsene aveva più probabilità di ferire efficacemente Harold. “E' lui che mi ha fatto arrabbiare però... C-Cristo... divento davvero infantile quando mi arrabbio!” pensò col cuore in gola, ma avrebbe preferito spararsi ad una rotula piuttosto che piangere.
“Voglio andarmene davvero... non è che mi senta così perchè non voglia farlo...” Non si stava affatto sentendo meglio, cominciò a temere che non sarebbe riuscita a fare le valigie a breve e più se ne rendeva conto più si sentiva indebolita, ma allo stesso tempo, più aveva fretta di andarsene. Sarebbe stato umiliante non essere subito pronta senza una buona scusa.
-Scusa Harold ma ho la nausea, per ora non posso prepararmi!- disse ad alta voce cercando di mettere in scena un tono il più menefreghista possibile.
Ma il ragazzo entrò nella stanza e la fissò con freddezza come volesse analizzarla. Leshawna si sentiva a disagio, quasi atterrita, ma cercò di non darlo a vedere.
Harold le prese un polso per accertarsi del battito. -Capisco... se l'avversario lascia la zona, dovresti avere il tempo di tranquillizzarti e sentirti meglio...- sussurrò fra sé e sé con una voce flebile ed inespressiva. -Vado a fare una passeggiata.- esplicitò formalmente ma arrivato sulla soglia della stanza ebbe un tremito e si mise a ridere. -Posso persino toccarti... Complimenti. Era così tanto tempo che non riuscivo a provare una rabbia così genuina, ma tu ci sei riuscita! G-grazie!-
Leshawna rimase interdetta per un po' dopo che se ne fu andato. Pur sapendo che ridere potesse essere una reazione normale allo stress era estremamente incerta sull'effettivo umore di Harold, conoscendo quella strana creaturina, quel “grazie” poteva anche essere sincero.
Ma pensare di non essere l'unica completamente esaurita la faceva sentire un po' meglio.
“Si sarà ricordato di rimettersi le scarpe? È sbadato...” si chiese per un attimo, poi sospirò cercando di fregarsene di quella persona.

Alla fine Leshawna non era riuscita a muoversi granchè quel giorno, ma aveva sviluppato uno strano indolenzimento muscolare per tutto il corpo.
Ad un certo punto si era addormentata senza accorgersene, oppure aveva perso i sensi, non ne era così sicura. “L'importante è che non se ne accorga Harold e non mi chieda altri controlli...” pensò risvegliandosi un po' stordita. Fuori era buio. Dalla porta della stanza rimasta aperta intravide Harold che camminava e le gettava un occhio -Lo sapevo...- lo sentì bisbigliare fra sé e sé guardandola come un esperimento che aveva seguito le previsioni negative. -Puoi prepararti domani...- le disse neutrale.
Leshawna voleva sotterrarsi ma si mise in piedi e controllò il cellulare. “In che senso solo le tre inoltrate?!” a quel punto aveva disgraziatamente ragione Harold. Non aveva senso andarsene in quel momento.

Mentre Harold provava a leggere un po' per distrarsi, sentì dei passi. Sospirò. Anche Leshawna respirava in modo inusuale e a giudicare dal suono disarmonico che produceva la sua andatura o aveva gli arti indolenziti o era nervosa e si stava costringendo ad avvicinarsi. “Farei a meno del suo sforzo! Cosa diavolo vuole ora?!”
Rimase ferma dietro di lui per qualche istante senza parlare. Sarà anche stato l'orario, ma era abbastanza inquietante. “Magari vuole uccidermi. Può farlo? Glielo permetterei? No, nonostante tutto non lo farebbe...”
-Credo che dovresti andare a dormire. Non hai una buona cera.- gli disse con un tono forzato.
“M-ma che dice? Che fastidio...” -Non ho bisogno del tuo senso di colpa, non è successo niente di grave... E poi potresti stare peggio di me...-
La sentì sbuffare e andarsene. Era strano ma rassicurante che gettasse la spugna così in fretta.
Dopo un po' sentì un rumore di zoccoli. Per un attimo pensò di essere impazzito definitivamente, poi si ricordò che ogni tanto fra le tre e le quattro del mattino c'era chi faceva allenare o passeggiare i cavalli utilizzati per le corse abusive che si tenevano ogni tanto in quella zona. Quello che non capiva invece era perchè Leshawna fosse corsa a riempire una pentola d'acqua e se la stesse portando in camera da letto.
Poi sentì il rumore dell'acqua che veniva rovesciata e andando a controllare vide che Leshawna l'aveva buttata dalla finestra probabilmente addosso al fantino.
-Sì!- esclamò Leshawna con un ghigno soddisfatto.
Sentendo imprecare in strada, Harold provò a far rientrare Leshawna in modo che non venisse vista, ma era tardi. Stranamente il fantino cambiò completamente tono quando la individuò. -Oh ma sei soltanto tu, mia cara!- disse la familiare voce di MacArthur.
“Sempre saputo che quella poliziotta fosse strana ma non mi aspettavo fosse fra quelli che allenano i cavalli a quest'ora...” pensò Harold. Nel mentre Leshawna sembrava infastidita dal tono eccitato della poliziotta.
-Come facevi a sapere che avevo caldo e mi serviva una secchiata d'acqua? Siamo proprio fatte l'una per l'altra!- dichiarò MacArthur mentre Leshawna chiudeva il balcone con aria infastidita.
-Che sfortuna! Ma almeno mi sono levata una soddisfazione...-
-Quella di provare a provocare i fantini nella speranza che io subisca qualche ritorsione?!- chiese Harold inacidito.
-No... è che mi svegliano sempre verso quest'ora, così prima di andarmene volevo vendicarmi...- disse con tono innaturalmente sommesso.
-Tu non ci pensi mai alle conseguenze delle tue azioni, non è vero?-
-Mi conoscevi quando mi hai chiesto di stabilirmi qui. Ora piangine le conseguenze! Però io... io volevo dirti... io...- Harold sospirò prevedendo delle scuse che non era in vena di sentire. -Io ti odio...- continuò lei per poi bloccarsi di colpo e guardarlo con aria confusa. -No aspetta, non è questo che volevo dirti, volevo... io... io ti odio.- ripetè. Poi sospirò e assunse un'aria più rigida. -Mi spiace molto per ciò che è successo oggi, temo sia stato causato più da me ma... ti odio comunque.-
Che fosse una delle sue solite prese in giro o un eccesso di sincerità, non faceva differenza, Harold rise nell'esasperazione. “Comincio a sembrare mia madre! Forse prima era una donna normalissima ed è a causa di mio padre che ha imparato a sghignazzare in risposta a qualunque fastidio.” -Ah si? Chi se ne frega! Il sentimento è reciproco! Anzi no... non sei abbastanza importante per farmi provare odio...- “Dopo tutto hai solo dato la coltellata finale alla mia psiche precaria, nulla di grave in fondo!” -Ma mi piacerebbe davvero sapere, cosa cazzo ho fatto per meritarmi il tuo odio?!-
-Hai tradito la mia fiducia, forse?!- ribattè amareggiata.
-Non so di cosa tu stia parlando.- disse con tono duro.
-Del fatto che io mi fidassi davvero molto di te! Anche se sapevo che sei sempre stato un po' una serpe. Molto bravo a non essere diretto, nascondere i tuoi sentimenti o a farli sembrare altro...-
-Si chiama diplomazia, Leshawna! Non tutti godono nel litigare, sai?!-
-A me non piace litigare!- affermò con amarezza. -E la tua diplomazia mi sta benissimo! Ma non usata contro di me... avrei preferito che mi avessi detto esplicitamente che sospettavi che ti avessi tradito, invece no... Tu hai continuato a coltivare i tuoi film mentali e tenerteli per te senza dirmi mai niente!-
-E quindi? Non capisco perchè questa cosa ti faccia uscire di testa. Statisticamente parlando il tradimento è normale. Non vedo perchè avrei dovuto fare dei miei sospetti un dramma...-
-T-tu sei un idiota...- affermò incredula.
-No, sei tu ad essere incomprensibile! Non ti va bene quando sono emotivo, mi liquidi come se non valessi niente o diventi spaventosamente aggressiva! Ma ora, se tengo i miei pensieri per me, sono il male?! Mi merito il tuo odio?! Fai pace col cervello!-
Leshawna che aveva tenuto per tutto il tempo le mani dietro la schiena per evitare di gesticolare e spaventarlo, non riuscì più a trattenersi e diede un calcio al piede del letto urtando con forza le dita e l'osso della gamba. Dalla sua bocca non uscì un lamento ma gli occhi le lacrimarono un po' in segno di dolore fisico o forse frustrazione.
-S-senti, dovresti riposare. Non ne ricaveremo nulla dal discutere a quest'ora. Ma se proprio devi sfogarti, utilizza qualcosa di morbido che non ti danneggi se colpito, ok?- disse Harold irrequieto.
-E in tutto questo continua a non fregartene niente di me, ma rimani fissato con la mia salute...-
-E' un con...-
-Non è un controsenso visto che sono incinta!-
-E' ovvio che mi interessi anche a te... Come persona tengo alla tua incolumità, ma ci siamo lasciati! È normale che cerchi di essere distaccato, stiamo pure litigando! Se non volevi che il nostro rapporto cambiasse forse non dovevi mol...-
-Ma se è da quando hai scoperto che sono incinta che per te sono diventata poco più che un contenitore!-
-Contenitore? Che diavolo dici?!-
-La verità! E non sei stato l'unico... Improvvisamente a tutti importava solo di un bambino non ancora nato quindi la mia salute era diventata ossessivamente importante! Il mio carattere fonte di grandi preoccupazioni! E il mio umore avete cominciato a vederlo come una bomba ad orologeria!- stava per dare un altro calcio alla rete metallica del letto, ma riuscì a deviare la sua rabbia sulla federa del cuscino che strappò.
-Tanto posso ripararla e non è poi così importante...- commentò Harold fra sé e sé. Leshawna, salita sul letto, lo guardò con occhi lucidi di risentimento. Lei stava nuovamente impazzendo per un caldo immaginario e subiva dei tremolii agli arti superiori e inferiori. Si accovacciò in posizione difensiva.
Harold mormorò -Ecco...- animate dalla rabbia per Leshawna, quel giorno le parti del suo cervello si erano mosse insieme come un coro dandogli un'impressione di stabilità e chiarezza che non sentiva da mesi ma ora che non era più certo di cosa provare, la sua mente era nuovamente scissa in un caos a più voci che cantavano contemporaneamente canzoni diverse. C'era chi ce l'aveva con Leshawna, chi era preoccupato per lei, chi si sentiva colpevole e chi voleva solo andare a dormire... -Era solo una tua impressione. Alla tua famiglia e a me importa molto di te come persona.- disse con fermezza, su quello erano “tutte” d'accordo. -Mi spiace... suppongo che aver creduto che mi avessi tradito possa avermi fatto comportare in modo un po' distaccato senza che me ne accorgessi...-
-Ma davvero?! Che risvolto incredibile! Insospettabile! Assolutamente imprevedibile!- gli disse con rancore e scherno tirandogli contro il cuscino.
“Non fare marcia indietro! Si è comunque comportata di merda! Diglielo, diglielo! È tutto un tentativo di manipolarti!” diceva qualche voce infastidendo e disorientando Harold. -Quindi... era questo il motivo per cui mi hai abbandonato e hai fatto perdere le tue traccie?- “Non dire così! Se vi siete lasciati per un malinteso rischiate di avere ripensamenti e voler tornare sui vostri passi!” ad Harold gelò il sangue pensandoci. “Non voglio! Non va bene!”
-Eh... Credo di sì? In realtà sei stato tu a mollarmi... Non ricordi? Mi hai chiamato furioso perchè non mi ero presentata al matrimonio e hai detto che era finita quindi...-
-Cosa?! Come altro dovevo interpretare il tuo aver tagliato la corda se non come un “Ti mollo” non verbale?!-
-Beh, dal punto di vista razionale ti do perfettamente ragione.- confermò con rassegnazione e imbarazzo. -Ma io non funziono così quando sono nervosa... e lo ero al punto da non riuscire a presentarmi.- disse la ragazza leggermente sollevata dall'ammissione.
-Tu però non hai insistito per chiarire!-
Leshawna sospirò -Beh, sarebbe stato ridicolo, no?-
-Se ti sei fatta fermare da questo, significa che in fondo di noi non ti importava granchè!- le fece notare Harold con amarezza.
-Se non importava più a te, perchè doveva importare a me?-
-Non riesci proprio a pensare che se non ho voluto indagare sul sospetto di essere stato tradito, il motivo non era che non mi interessi abbastanza, ma un altro, eh?-
-No, perchè non ha senso.- rispose lei con fermezza. -E poi ho deciso di non fidarmi più di te, quindi zitto... tanto non ti ascolto.-
-Hai la testa più dura della pietra lavica...- nonostante il rammarico, nessuno dei due sembrava più interessato a litigare per qualcosa di ormai perduto. “Non avrei le energie per farlo. Sento che in questo momento potrebbe dirmi qualunque cosa, ma non riuscirei ad arrabbiarmi...” era contemporaneamente rassicurante e frustrante.
-A proposito di teste di pietra lavica... Sei ancora convinto che ti abbia tradito?-
-Non ero convinto di niente... la tenevo in conto come probabilità.-
-Non la tieni più in conto? Perchè?- lo interrogò infastidita.
-Perchè è vero, sono io quello bravo o decente a fingere di provare una cosa anziché un'altra. Tu una volta che ti senti scoperta fai semplicemente schifo a negare! Cominci a sparare cavolate con un tono imbarazzante e fai strane smorfie involontarie. Invece quando oggi ti sei sentita accusata sei andata in berserk... Quindi, o hai cambiato personalità  o ho preso un abbaglio io.- “Anche se continuo a trovare un po' strano tempismo e modalità della tua gravidanza, ma mi stai già incenerendo con lo sguardo, quindi eviterò di chiedere...” -Scusa, non avevo un modo più gentile di scagionarti.- aggiunse. “O forse sì, ma almeno lasciami divertire un po'”
-Ok... proverò a interpretarle come scuse da parte tua.- sospirò spostandosi nervosamente i capelli da davanti la faccia. -E forse anche se in parte è colpa tua dovrei scusarmi per averti addossato completamente la colpa di... No, probabilmente anche senza di te e i miei familiari sarei comunque una madre terribile...- ammise.
-A parte che mi sembra un po' prematuro stabilirlo, anche se fosse, cosa c'entreremmo, scusa?- “Ho fatto male i calcoli, almeno un po' irritato lo sono.”
-Non lo è.- disse seria e cupa.  -Un genitore, sopratutto quello che lo tiene all'interno per nove mesi, ha il dovere di amare incondizionatamente il proprio mostriciattolo, no? Ma a me sta già pesantemente sulle palle adesso! Lo detesto ogni volta che sto male, sono nervosa o noto che qualcuno si sta preoccupando per me non perchè io sono io, ma perchè contengo un'altra persona! Che essendo non nata, quindi pura, fa istintivamente più simpatia di un essere umano vivo da anni quindi di me... E lo so che è immaturo e meschino! Sembro tipo gelosa di un feto!- esclamò imbarazzata.
-No, Leshawna, aspetta...- Harold provò inutilmente a intromettersi.
-Ma a meno che qualcuno non vada a tagliuzzarmi il cervello per modificarlo non posso non sentire questa cosa! E s-sento di non avere abbastanza pazienza, quindi che non riuscirò affatto ad affezionarmi a quel coso che uscirà squarciandomi la pancia o gli organi genitali...-
-No, Leshawna guarda, non siamo in Alien...-
-Ma secondo i tuoi libri di psicologia i neonati sono capaci di capire se sono ben voluti o no e se non si sentono ben voluti crescono male quindi... quindi è una tragedia! Non ho la minima idea di come fare a fingere bene davanti ad un coso che per comunicare fa suoni stordenti! Io li odio quei versi e vocette! Dovrò farmi un auto-lavaggio del cervello! La mia vita è praticamente finita...-
-Leshawna...- Harold perdeva sempre di più le speranze di essere ascoltato.
-Non avrò più un secondo di pace quando nascerà l'Alien!-
-Non piangere...-
-Non sto piangendo! Mi è solo entrata un po' di morte e disperazione nell'occhio!-
-Infatti ti sta completamente oscurando la vista!- “Di solito capirebbe...” era triste vederla così disperata e spaventata. -E' normalissimo che tu abbia timori e sentimenti negativi, ma non significa che detesterai in eterno l'Alien e che sarai una pessima madre. Ti stai allarmando troppo in antic...-
-I miei timori non sono irrealistici!- puntualizzò irritata.
-No, ma la tua ansia...-
-Ho conosciuto qualcuna che è rimasta incinta durante le medie, eppure sembravano abbastanza tranquille, mentre io che dovrei essere...-
-Non ti viene in mente che alcune potrebbero essere troppo piccole, che impressione, per prevedere determinati problemi e il peso della situazione? Lo fai apposta?!- chiese esasperato. “Non ha la testa così bacata... Mi starà sottoponendo dei pensieri assurdi per avere una conferma esterna che siano assurdi, non ci sono altre spiegazioni... vero?”
-Fare a posta che? Vuoi forse insinuare che ci sia qualcosa che non vada con la frequenza di adolescenti madri nel mio quartiere?- lo fulminò con lo sguardo ma gli parse una provocazione poco sincera.
“Ma che c'entra?” aveva l'impressione che stesse giocando con lui mischiando tutto ciò che le veniva in mente. “Perchè? Si è sentita trascurata e ora vuole che le dia corda?” l'ipotesi gli provocava una sensazione strana. -Beh senza i dati, non posso dirlo.- rispose con fredda pignoleria. -Ma in base alla mia visione che potrebbe essere falsata dai fascicoli letti per mia madre e le visite a cui ho assistito in particolare quando lavorava per il tribunale dei minori, posso dire che anche se inizialmente non spaventata dalla maternità, una madre adolescente potrebbe ritrovarsi parecchi problemi e che in generale l'iniziale entusiasmo di una futura madre non equivalga per forza ad una buona madre. Quindi dovresti evitare certi paragoni cretini!-
-Almeno tua madre ha cominciato a pagarti per il tuo lavoro in nero da segretario e assistente...-
-Io non lavoro in nero, assisto di tanto in tanto e purtroppo sono anche inutile...- disse rammaricato, si sentiva impotente su più fronti in quel momento. -Ma non stavamo parlando di questo!-
-Lo so cosa intendi spiegarmi. Infatti anche se la stalker del tuo amico basso del liceo sembrava avere un forte desiderio di maternità, sarei molto preoccupata se sapessi che fosse incinta...- ammise Leshawna, Harold tirò un sospiro di sollievo. -Ma questo che significa? Che chi è terrorizzata dalla maternità invece farà un ottimo lavoro come figura materna?-
-Non... non ho i dati per dirlo...-
-Allora evita di parlare solo per cercare di convincermi che andrà tutto bene!- lo rimproverò.
Harold sembrava abbattuto quanto lei. -E' vero, non capisco nulla...- rispose lui invece di ribattere.
Leshawna si sentiva turbata da quella mancanza di reattività così provò a infastidirlo -Sai, avevo deciso di assecondare la stupida idea di mia madre sul matrimonio perchè tanto la mia vita è finita e non può andare peggio così. E nonostante tutto, tu potevi essermi utile.- ma le venne naturale ammorbidire il tono. -Sei sempre stato affidabile sotto diversi punti di vista...- “Ora invece mi lascerai sola...”  
Invece di provare fastidio per l'essere stato considerato un oggetto, Harold si limitò a fare spallucce. -Tanto essere utile ad un'altra persona è l'unica che mi fa andare avanti in questo momento. Se dovessi vivere per me stesso e cercare qualcosa che mi renda felice, vorrei solo chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più. O meglio, è l'unica cosa che finirei per fare...- notando che Leshawna lo guardava atterrita, cercò di correggere il tiro. -Non è una dichiarazione di intento suicida, puoi stare tranquilla, ho troppa poca energia per avere certe spinte. Era solo una constatazione... Ho sempre sonno e faccio sempre più fatica a svegliarmi. Sembra che il mio cervello non sia interessato a nulla e non provi piacere in nulla, l'unica cosa che lo motiva a stare sveglio è fare le cose in funzione di qualcun altro, io non conto più. Col tempo credo che il mio cervello si riparerà, ma nel mentre, devo rendermi utile se non voglio cadere in “letargo”
Ho anche un po' paura di dormire perchè non so se e come aprirò gli occhi il giorno dopo. Infatti non so come il mio cervello approfitterà del sonno per elaborare i nostri scontri di oggi...- ma Leshawna continuava a guardarlo come se fosse davanti a un fantasma. -Però quando è Justin a parlare del suo cervello come un entità a parte lo trovi carino...-
-Perchè lui è stupido...-
-E bello...-
-Non cambiare discorso. Penso che dovresti andare in terapia.- lo avvertì cupa.
-Non mi fido dei terapeuti...-
-Rassicurante detto da uno studente di psicologia!-
Harold giunse le mani e abbassò il capo -E' che per ora non posso chiedere aiuto esterno a persone o farmaci... fidati, ti prego...-
-Non posso neanche affidarti un bambino se la tua salute è così, beh... precaria e strana.-
-E' un ottimo segno che tu te ne sia accorta.- disse con un accenno di sorriso, tristemente forzato -E' anche per questo che se riuscissi ad ottenere l'affido condiviso, dovrei tornare a stare da mia sorella, sotto il suo controllo... ma non credo ci sia da preoccuparsi. Nella mia condizione è improbabile che qualcuno mi ritenga un papabile tutore.- il ragazzo lo ammise guardando verso il basso.
Leshawna aveva difficoltà a mettersi nei suoi panni e capire i suoi sentimenti. “Hai bisogno di concentrarti su qualcuno che non sia tu e chiunque sia questa persona non fa differenza per te?” pensò infastidita. “Non dovrei prendermela se sei davvero messo così male, ma...”
Dopo essersene stato per un po' zitto a torturarsi nervosamente le dita, Harold continuò. -Proverò comunque a chiedere al padre di Trent qualche delucidazione su come dovrebbe funzionare da un punto di vista legale... è avvocato, ricordi? Probabilmente se Trent lo sapesse mi scoraggerebbe... è gentile, ma sento di non piacergli e di sembrargli ridicolo... è gentile ma in modo freddo. Ti sono sembrato così anche io?- le domandò. Non ebbe bisogno di una risposta, lesse un “si” nell'espressione della ragazza. -Se vuoi dirmelo, tu che progetti hai?- le chiese cauto, domande come quella tendevano ad innervosirla.
-Non so.- rispose con tono schivo.
-Come mai hai deciso di tenere il bambino? Forse all'inizio non eri così disperata... Allora potresti...-
-Ero disperata.- disse con fermezza. -Ma t...-
-”T” cosa? Non provare a scaricare la colpa su di me... Non potevi sapere la mia opinione, se sei tu ad avere problemi con...-
-Non mi sarebbe interessata la tua opinione e non ho problemi con l'aborto. Finchè non sono io a farlo...- “In realtà se avessi pensato di abortire avrei evitato di parlartene. Sei troppo emotivo perchè possa fidarmi delle tue reazioni e proprio in quel momento non volevo rischiare di perderti... ho sempre pensato che ci fosse qualcosa che non andava in noi, ma eri una presenza importante per me... Mi sparo piuttosto che dirtelo ora, bastardo!”
-...Ehi?- mormorò Harold. A giudicare da come la guardava, lei doveva avere un'espressione piuttosto irrequieta.
“Maledetta la mia faccia...” -Intendo... Sono in salute e sono mentalmente abbastanza forte da affrontare la gravidanza quindi... beh, io sono io quindi devo farcela!- detto ad alta voce, suonava stupido e infantile. -P-potrei essermi sopravvalutata ed essermi messa in un guaio, eh?- si portò le mani al viso, aveva la sensazione di sbriciolarsi. -Però alla fine non sono una dodicenne, poteva andarmi peggio, quindi io non dovrei...-
-Togliti dalla testa le bambine incinta, per favore! Se si entra nella logica del “c'è chi sta peggio, che diritto ho di lamentarmi?” non se ne esce più e si finisce per nascondere tutto i problemi sotto un tappeto senza risolvere mai un cavolo! Inoltre chiunque, anche il più miserabile, può pensare “Eh, ma c'è chi sta peggio”- disse infastidito dell'eventualità di un altro delirio senza via d'uscita. “Non è neanche vero che tu sia così in salute... il tuo peso per il parto potrebbe rappresentare un problema...” non lo disse ad alta voce, non tanto per buon senso, ma perchè quel pensiero lo spaventava.
-Hai ragione, ma ormai è fatta ed è inutile parlarne, no? Cosa vorrò fare lo saprai a tempo debito... se sopravvivrai...- disse lanciandogli un'occhiataccia.
-Non ho alcuna intenzione di morire, fidati.- le rispose abbozzando un sorriso a quell'atteggiamento aggressivo ma familiare e quasi rassicurante.
“Dovrei fidarmi? Forse una volta andata via, lasciando passare un po' di tempo mi sentirò più serena... Lontano da qualcuno che sembra sempre con un piede nella fossa... potrei smettere di preoccuparmi per il mio... Harold.”
“Posso abbracciarti?” Leshawna sbattè la schiena contro il muro sentendolo fare quella strana domanda. Non era neanche sicura che fosse stata realmente pronunciata, forse era un'allucinazione uditiva.
-Non hai più paura che possa ucciderti?- chiese con un sarcasmo che si trasformò immediatamente in nervosismo.
-Non è mai stato quello il problema... comunque, è per salutarti. Non so se domani sarò sveglio per vederti.-
Anche se era un po' restia all'idea, Leshawna si alzò dal letto e si lasciò toccare dal ragazzo. Lui era tremolante, ma meno delle ultime volte in cui aveva provato a toccarlo.
L'instabilità di quella persona la mise terribilmente a disagio, ma sentendo il respiro del ragazzo diventare più calmo mentre si appoggiava a lui, di riflesso calmò anche il proprio respiro. Erano stranamente tranquilli. Tanto che avrebbe potuto addormentarsi in piedi utilizzando il ragazzo come appoggio.
“Strano... all'inizio mi sembrava di disgustarla...” pensò Harold accorgendosi di essere bloccato in una presa. Lei aveva sempre avuto un linguaggio del corpo molto chiaro anche se a volte si contraddiva nel giro di pochi secondi.
Sentì che la ragazza stava indirizzando molto peso su di lui e un po' confuso cercò di guardarla in faccia “M-ma... Aaaah! Si è addormentata!” Harold sussultò gridando interiormente. Era un risvolto strano e non sapeva come reagire. Poi sospirò e pensò che poteva lasciarla riposare ancora per un po' in quella posizione. Poi sarebbero tornati alla normalità. Tanto lei se ne sarebbe andata. Non era il caso di sentirsi troppo agitato per quella situazione. “Beh... almeno sarà meno imbarazzante di quella volta che dopo esserci accidentalmente sfiorati dopo aver litigato siamo scoppiati a piangere...” era come se quella volta fosse avvenuto uno strano fenomeno di trasmissione e amplificazione dell'umore tramite il tatto... “In realtà per me non era stato così traumatico... ma Leshawna continuò a sembrare irrequieta per diversi giorni... sa essere eccessivamente orgogliosa.” ricordò.
Si rese conto che per imitazione veniva anche a lui di assopirsi. “No! Non posso! Tanto per cominciare cadremmo rovinosamente a terra se mi appisolassi!”
Forse a causa dei leggeri sussulti di Harold, Leshawna alzò gli occhi verso di lui con un'espressione carica di intento omicida tipico di chi si è appena svegliato.
Resasi conto della situazione si allontanò lentamente e Harold fece lo stesso.
Si dissero buona notte ed Harold uscì dalla stanza.

Dopo aver aspettato un po' che le passasse la nausea, Leshawna era riuscita a fare le valigie.
Harold era steso sulla branda con gli occhi chiusi, ma a giudicare dalle mani posizionate sul ventre a tenere il cellulare e le ginocchia alzate, probabilmente era sveglio e aveva cominciato a fingere di dormire sentendola uscire dalla camera. Dai segni attorno agli occhi chiusi, sembrava che non avesse dormito proprio.
In parte Leshawna si sentiva sollevata di non dover parlare con lui. Era un po' scombussolata dalla situazione del giorno prima e i ricordi della notte erano confusi, ma non poteva cancellare la sensazione che fossero accadute diverse cose stupide e imbarazzanti.
Ma la ragazza non riuscì ad uscire dall'appartamento e guardò verso il ragazzo immobile con un po' di fastidio. Non le piaceva essere ignorata.
Si avvicinò al suo corpo ignorando la gatta vicino a lui che la guardava minacciosa, forse ancora offesa dal giorno prima.
-Io vado, ciao.- gli disse senza ricevere risposta così lo baciò sulla guancia.
Il ragazzo scattò e si nascose sotto le coperte, dopo qualche secondo le alzò appena per avere uno spiraglio per guardarla storto mentre lei ghignava.
-Hai mantenuto le stesse modalità vendicative di una bambina all'asilo...- sibilò Harold.
-E tu le stesse reazioni di una bimbetta d'asilo. Io sto andando...-
-Ok, ciao...- mormorò il ragazzo voltandosi dall'altra parte.

Angolo dell'autrice:

Lo scorso capitolo è capitato di San Valentino, questo capita a Pasquetta... E' comunque passato troppo tempo! E mi scuso...
E' stato un altro capitolo difficile da scrivere ma spero che il risultato possa piacervi.
Se avete qualcosa da dirmi, fate pure, le opinioni mi fanno piacere. Intanto spero che abbiate passato una buona Pasqua, buona Pasquetta o buon qualunque giorno sia quando leggerete questo capitolo. Grazie di aver letto.
A presto!
  
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