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Autore: silviaelena    22/04/2022    1 recensioni
Emma è una bambina di 10 anni. Lei non sa che la sua vita, grazie ad una lettera, prenderà una svolta inaspettata.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: AU, De-Aging, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ecco un nuovo capitolo, buona lettura a tutti!!!
CAPITOLO III
MARY MARGARET
01 ottobre 2009
“Anche gli altri miei due figli stanno soffrendo in silenzio? Sono così terribile come madre che non mi accorgo quando i miei figli soffrono?” queste erano due delle tante domande che offuscarono la mente di Mary Margaret nell’esatto momento in cui Neal si era sfogato.
Durante la colazione, Neal se ne stava seduto, ingobbito, indifferente all’esterno e concentrato solo sulla ciotola di cereali che Mary Margaret gli aveva preparato. Mentre i due genitori lo guardavano preoccupati come se anche un sibilo di vento lo potesse rompere.
David fu il primo a rompere quel silenzio surreale “Dai! adesso mettiti a letto e riposa.”
Accodandosi a ciò che David aveva detto, la donna baciò la fronte del figlio e disse “tuo padre ha ragione Neal, devi riposare. Ti devi mettere in forze per questo pomeriggio che arriva la nonna Ruth.”
Il marito si avvicinò al figlio, gli diede una pacca sulle spalle “io ne approfitterei, giovanotto, perché conoscendo tua nonna, sicuramente, non ti farà restare sdraiato tutto il pomeriggio.”
Neal sospirò, si strofinò le mani tra i capelli e con tono stanco disse “non è che per quest’oggi posso saltare?”
Mary non riuscì a trattenere un ghigno divertito. “no, non puoi saltare, la nonna non lo permetterebbe mai. Tieni, ti farà passare il mal di testa.” La donna diede al figlio una compressa di Froben.
Quando Neal entrò nella propria stanza, i due genitori sospirarono. Mary intravide negli occhi azzurro ghiaccio del marito le sue stesse emozioni e lo stesso senso di smarrimento e di fallimento.
Per anni avevano cercato di risparmiare i loro figli ma, a giudicare da quanto appena visto, non erano riusciti manco in questo. Con voce debole e tremante si rivolse a David “come abbiamo fatto a non accorgerci?”
Mary subito si sentì avvolgere da due braccia forti e appoggiò la testa sul petto del marito, lasciandosi avviluppare da quel profumo che in tutti quegli anni le aveva dato sicurezza.
Era ciò che Mary Margaret amava di più della sua relazione con David: ognuno era la roccia dell’altro e nessuno dei due aveva paura a mostrarsi debole o a esprimere il proprio dolore all’altro.
“non siamo onnipotenti, Mary.”
“lo so, è che… abbiamo già perso una figlia, non sarei in grado di continuare a vivere se perdessi anche Neal o Marco o Henry o te. Già se non ci fossi stato tu non ce l’avrei fatta ad affrontare questa perdita. Sono troppo debole”
Mary sentì il corpo del marito staccarsi bruscamente e allontanarsi da lei. Poi con tono fermo l’uomo replicò “Mary Margaret Blanchard, non osare dire che sei debole, sei la donna più forte che io conosca.”
“quando vedo i miei figli soffrire e mi sento impotente di fronte al loro dolore, mi sembra di aver fallito.”
“Mary come ho già detto, non siamo onnipotenti, siamo umani. Non possiamo pensare di proteggere i nostri figli da tutto il mondo. È impossibile! Ma…”
Mary continuò la frase del marito “quando si faranno male, noi saremo lì a sostenerli.”
David annuì, salì le scale per, poi, ritornare dopo pochi secondi con un libro giallo in mano. le sue labbra carnose disegnarono un sorriso dolce “vuoi vedere le foto?” Mary sorrise e annuì
“come ogni anno.”
I due sposi si sedettero sul divano, in mezzo a loro un album fotografico. Da dieci anni era diventata una tradizione, in quel giorno, vedere quelle foto, poco importava che fossero le stesse. Era un po’ come se lei fosse ancora tra loro.
Mary sentì le labbra del marito incontrare le proprie. “pronta?”
“pronta, tu?”
“forse!”
la donna guardò la mano del marito tremante aprire l’album.
Nella prima pagina c’era l’immagine di un’ecografia, sotto c’era un’inserzione “14 settimane.”
13 novembre 1998.
Era da giorni che Mary si sentiva fiacca, come se le avessero risucchiato tutte le energie.
Certo avere tre bambini maschi sotto i 10 anni e lavorare come psicologa non era facile da gestire. In più era sotto stress: i continui litigi con il padre, il sapere in pericolo il proprio marito. Di tutto ciò Mary ne risentiva. Infatti, era da parecchio che non aveva le mestruazioni. Era così indaffarata che quasi non si ricordava quando era l’ultima volta che le aveva avute. I momenti in cui si poteva rilassare e in cui poteva pensare a sé erano veramente pochi. Non che Mary si dispiacesse di avere tre figli. anzi Neal, Marco ed Henry erano la ragione principale per cui si alzava la mattina, erano la luce dei suoi occhi, ma c’erano dei momenti in cui avrebbe desiderato sdraiarsi e riposarsi.
 Per fortuna veniva spesso ad aiutarla con i propri figli, Ruth, la mamma di David. Sua suocera era diventata come una madre, siccome la madre biologica di Mary, Eva, era morta quando Mary aveva solo 14 anni.
Mary veniva aiutata molto da Regina e da Ruby. Regina era la seconda moglie del padre, aveva solo 10 anni in più di Mary e, quindi, avevano avuto da sempre più un rapporto tra sorella minore e sorella maggiore che continuò anche dopo il divorzio tra il padre e Regina, avvenuto solo dopo 1 anno di matrimonio, quando Mary aveva 18 anni.
Ruby, invece, era la migliore amica di Mary Margaret: le due si conoscevano fin da quando erano bambine piccole. Avevano frequentato le stesse scuole, poi, Mary era andata all’università, mentre Ruby era andata a lavorare nel ristorante di sua mamma. Ruby era la sorella che Mary non ha mai avuto.
Mary stava appunto ritornando con i sacchi della spesa quando vide Henry correre verso la strada principale e Ruth inseguirlo. D’istinto Mary buttò per terra la spesa e si mise a inseguire il figlio più piccolo. A tre anni, pur essendo molto veloce per la sua età, non era ancora così svelto e, quindi, non fu troppo difficile raggiungerlo prima che arrivasse nella strada principale, ma, comunque, la donna era rimasta stravolta. Appena dopo aver sistemato la spesa, aver calmato il bambino urlante e averlo mandato in punizione tutto il mondo intorno a lei divenne nero.  Prima di perdere totalmente coscienza Mary Margaret sentì la voce di Ruth lontana e un panno bagnato sulla fronte.
Mary si svegliò due ore dopo, in un letto di ospedale. Accanto a lei era seduto David, l’uomo di solito sempre sorridente, giocherellone, sempre pronto a fare una battuta era, stranamente, serio e preoccupato. Subito Mary gli accarezzò la guancia per fargli sapere che era sveglia. Appena alzati gli occhi, il viso dell’uomo si illuminò. Con voce flebile Mary chiese “cos’è successo?”
“e lo chiedi a me? Mia mamma mi ha chiamato tutta trafelata, dicendo, che aveva chiamato l’ambulanza e che eri svenuta. Non osare farlo mai più mi hai fatto venire un colpo.”
Mary sorrise “i bambini dove sono?”
“mia mamma è rimasta con loro. Con te, sull’ambulanza, è venuta Regina che è dovuta andare via. Ah mi ha anche chiesto di dirti che ti metterà in punizione.”
Mary e David scoppiarono a ridere e in quel momento arrivarono degli infermieri che dovevano accompagnare la donna per diversi esami.
Passarono momenti di grande confusione prima che si avvicinasse alla coppia il ginecologo, che aveva guidato Mary, nelle sue tre gravidanze. I due coniugi si guardarono, nessuno sapeva perché il dottore Whale si trovasse lì.
“dottore, cos’ho?”
“signora Nolan, diciamo che per i prossimi mesi dovrà stare molto attenta. Dovrà sottoporsi a meno sforzi possibili.”
David si girò verso la moglie con aria preoccupata “ma perché è qualcosa di grave?”
Il dottore rivolse ai due un sorriso soddisfatto “niente che non si possa risolvere in 9 mesi.”
 Mary sentì il cuore batterle all’impazzata: un altro figlio, ma non era possibile, da quando avevano deciso di non avere più figli stavano molto attenti. Guardò l’espressione ancora confusa del marito “David, arriverà un quarto figlio”
 il viso di David si ravvivò “un quarto figlio… io…che…quando…“
poi senza riuscire a elaborare una frase di senso compiuto si abbandonò sulla sedia.
Mary si rivolse a David “n…n..non sei contento?”
L’uomo guardò verso la moglie le prese le mani e se le avvicinò alla propria faccia “certo, che lo so è che…”
“lo so cosa avevamo deciso, ma, chiaramente, adesso lui o lei è qui, vedrai che ce la faremo.”
“lo so che tu sarai un’ottima madre anche per questo nuovo piccolino, ma sono preoccupato per la vostra salute, tua e del bambino.”
“di questo non si deve preoccupare, signor Nolan, abbiamo fatto tutti i controlli necessari. Inoltre, signora Nolan, è alla  quattordicesima settimana quindi dovrebbe essere passato il periodo più critico.”
Mary sentì su di sé, lo sguardo confuso del marito “com’è possibile alla quattordicesima settimana. Mary non avevi nessun sospetto?”
La donna scosse la testa “no! pensavo, fosse lo stress con mio padre, con i bambini e con il lavoro.”
“oh quanto sono felice, Mary, che colore prendiamo per la stanzetta, tu cosa pensi che sia, maschio o femmina? Ah aspetta di vedere la faccia di mia mamma, poi lo dovremo dire anche ai bambini…”
Il ricordo venne interrotto dal rintocco del campanello. Mary si asciugò le lacrime che senza che se ne fosse accorta le scendevano copiose sul viso.
David si alzò dal divano “non ti preoccupare vado io.”
 chi poteva essere? tutti nel paese sapevano che quel giorno era doloroso per loro quindi, quasi mai, li venivano a disturbare. Subito il pensiero della donna andò ai due figli che erano a scuola, forse si erano fatti male? Un brivido le corse lungo la schiena. Una sensazione che aveva provato soltanto quando Ruth l’aveva chiamata per comunicarle, 10 anni prima, che qualcuno aveva portato via la sua piccola.
Dopo pochi secondi, udì la voce di David “scusami piccola ma questa giornata è molto difficile per la nostra famiglia. Credo che Mary ti abbia detto che non fa sedute in questo giorno…”
“Strano”  pensò Mary “perché ho detto a tutti i miei pazienti che oggi non facevo visite.”
in quel momento udì voce di un bambino “no, no, c’è un malinteso, non sono venuta per una seduta. Mi dispiace disturbarvi in questo giorno ma… ma sono venuta a portare notizie di suo padre.”
 
 
   
 
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