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Autore: Moira2020    22/04/2022    0 recensioni
L'amore può durare per sempre? Due anime tormentate e sole possono unirsi per la vita? Dopo due anni di solitudine Ville decide di togliersi la vita, ma lei, la sua lei, ritornerà come in un sogno per salvarlo. Le cose non andranno come si aspetta, ma lui farà di tutto per riconquistarla e chiedere il suo perdono.
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mige Amour, Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 

Il passato


Ero morto? Pensavo che morire avrebbe alleviato le mie sofferenze eppure sentivo un dolore martellante alle tempie e un sapore disgustoso in gola. 
No, non ero morto. Rimasi con gli occhi chiusi cercando di riportre alla mente cosa era accaduto. Avevo fatto una scorpacciata di pillole e poi mi ero accasciato sul letto eppure non aveva funzionato. Ero ancora nella mia camera, ma la puzza di vomito non c'era più. D'un tratto l'immagine di Freya tornò a farmi visita; mi aveva salvato. Aprii velocemente gli occhi, scoprendo fortunatamente che le tende erano chiuse; non avrei sopportato la luce. Alzarmi provocò varie fitte che si diramarono in tutto il corpo. 
Quanto avrei voluto essere morto.
I pensieri sulla morte erano all'ordine del giorno per me, quasi da sempre, ma gli ultimi due anni erano stati una continua discesa verso l'inferno della depressione. Avevo un mostro dento di me che riuscivo a tenere a bada soltanto con l'alcool. Quel mostro di dimenava, stringeva gli organi e li mangiava. Io, uomo debole, lo nutrivo con l'acool sperando mi lasciasse in pace e invece più si nutriva e più cresceva nella mia viscere. 
Che strano il destino.L'timo pensiero prima di morire era stato per Freya e lei era venuta a salvarmi. Mi aveva lasciato solo? Forse vedermi in quelle condizioni era troppo anche per lei. 
Accesi una sigaretta con mani tremanti e dei rumori in cucina mi fecero sobbalzare. Caffè, quello era sicuramente odore di caffè. 


Vederla alla luce tenue dell'alba la faceva sembrare eterea, quasi come nel mio sogno. Si muoveva sicura nella cucina, in fondo aveva passato tanti anni in questa casa. Anni bellissimi, spensierato e felici. Non parlai, volevo godermi quella visione. Aveva la pelle cosi chiara e cosi liscia, i capelli legati distrattamente in una coda morbida. Poi, come se avesse percepito la mia presenza, alzò gli occhi verso di me. Non seppi capire cosa provò nel vedermi, il suo sguardo non fece trapelare emozioni. 
-Stai meglio? Non pensavo saresti mai arrivato a questo punto. Se non fossi entrata a casa tua a quest'ora saresti di sopra a marcire. Ho cambiato le lenzuola, le altre puzzavano di merda. E no, non voglio essere ringraziata.-
Parlò senza guardarmi, continuando a preparare il caffè. Capivo perfettamente la sua freddezza. 
- Come sapevi che stavo male?- risposi io. Era l'unica cosa che riuscii a dire. Lei si fermò un attimo e si accese una sigaretta. Prese una tazza pulita e la riempì di caffè e dopo di che ne bevve un sorso. Quando ebbe finito mi fece segno di avvicinarmi. Io obbedi e mi sedetti su uno degli sgabelli della penisola della cucina. 
-Hai un buon amico. Migè mi ha chiamata qualche giorno fa e mi ha pregato di venire qui. Ah comunque ti ho rotto la finestra del salotto, non spevo come entrare - disse lei. 
Mi tornò alla mente il rumore di vetri rotti della sera precedente e tutto ebbe più senso. Migè; l'uomo dalle mille sorprese. Era colpa sua se adesso respiravo ancora. 
- Incredibile, davvero incredibile. Beh sappi che ti ha chiesto aiuto soltanto perché odia vedere il sangue. - cercai di sorridere ma quello che uscì fu solo una smorfia. Osservai Freya; evitatva il mio sguardo. - E così, eccoci qui. Dopo due anni... come stai?-  ero impacciato e le parole faticarono ad uscire. Freya sospirò, roteando gli occhi.
- Ville, stavi per ammazzarti per l'amore del cielo. Adesso tu smetteraai con quella merda di alcool e andrai in riabilitazione per l'ennesima volta e io me ne tornerò a casa.-  le parole le uscirono dalla bocca come coltelli affilati. Ognuno di quel coltelli mi colpì duramente, ferendomi. 
- Si, stavo per togliermi dai coglioni, finalmete. Non capisco perché mi hai salvato -  a quel punto iniziavo ad essere infastidito. 
- Hai ragione, avrei dovuto lasciarti morire dopo le cose che mi hai detto l'ultima volta che ci siamo visti. -  
Già, ricordavo bene quella notte di due anni prima.Mi ero comportato da stronzo? Decisamente si. 


*** 

 23 Gennaio 2018

​Era passato un mese dalla fine dell'ultimo tour con gli HIM. Ancora non riuscivo a credere che sarebbe successo davvero. Era finita, ed era finita per sempre. La mia vita non sarebbe più stata la stessa e da qualche giorno sentivo dentro di me il mostro che gridava a gran voce che aveva fame. Inizialmente si accontentava di qualche birra, poi della vodka all'occasione, ma adesso richiamava alcool allo stato puro. 
Da qualche giorno preferivo passare le giornate nel mio studio incima alla torre, mangiavo poco e mal volentieri. Freya iniziava ad accorgersi del mio cambiamento, capivo il modo in cui mi osservava. Era l'unica a saper decifrare i miei sguardi, la mia anima. Lei era la mia anima. Ma dopo sette anni di relazione cosa le potevo offrire? Ci avevo pensato spesso negli ultimi anni. Era molto più giovane di me, un fiore appena sbocciato. Quando la conobbi aveva diciannove anni e io, senza pudore, avevo beato della sua giovinezza e della sua purezza. Ero stato crudele, le avevo tolto sette lunghi anni in cui avrebbe potuto fare esperienze diverse, più giuste per la sua età. Adesso che aveva ventisei anni capivo che voleva qualcosa di più, magari un matrimonio, magari un figlio. E lei tutto questo lo meritava, ma non con me. Io, che non sapevo neanche badarea me stesso come avrei potuto accudire un altro essere umano fragile tanto quanto me? Dovevo smettere di farle del male e lasciarla andare, lasciarla vivere. Era questo che mi ripetevo; ma era così difficile. 
Il bussare lieve alla porta interruppe i miei pensieri. 
 - Ville, che ne dici se stasera ci ordiniamo una pizza? - chiese Freya entrando nello studio. 
Il suo profumo inondò la stanza e io maledii me stesso. 
Sono un vecchio bastardo.
- No, non ho fame- risposi bruscamente, forse troppo. 
 - Stai dimagrendo, mangi poco e non riesco a capire cosa ti stia succedendo. So che sei triste per la fine degli HIM...- 
Dire triste era di certo un eufemismo. Ero depresso, ecco, questo era il termine giusto. 
- Triste? Quando ho fondato il gruppo tu non eri neanche nata -  
Fu fin troppo facile fare lo stronzo, ma non la guardai neanche per un attimo. Lei rimase a fissarmi, pensando bene a cosa rispondere e cercandi di decifrare quei modi bruschi. 
 - Già, per fortuna sono giovane, non come te-  
Lo disse per sdrammatizzare e mi sorrise, quel sorriso che mostrava i denti perfettamente bianca. Dio, quanto era bella. Io rimasi serio, puntando dritto lo sguardo verso la finestra, osservando la neve che cadeva e il buio infinito. 
 - Che ne sai, ragazzina. Credevo di poterlo sopportare e invece per me è una sconfitta. La mia carriera da solista non funionerà. I miei fan amano gli HIM, ciò che eravamo. Io penso alla fine della mia carriera e alla fine della mia sobrietà e tu cosa vieni a dirmi? Sei triste, vuoi una pizza? - 
Le parole la annientarono, potei vedere la smorfia di dolore sul suo viso. Ma non mi voltai, mi limitai ad osservarla nel riflesso sul vetro della finestra. Sarebbe stato troppo doloroso guardarla negli occhi. Non ricevendo risposta, continuai.
- Non credo che tu abbia voglia di rimanere con un fallito, soprattutto se finiranno i soldi...- 
Ecco la goccia, ecco il vaso che straripa.
 - Non ti permettere! Credi davvero che io stia con te per i soldi? Tu sei pazzo! Non sono stupida so bene che inizi a bere dalle cinque di mattina, anzi diciamo pure che non smetti mai, dato che non dormiamo insieme da parecchi giorni. Abbiamo litigato più volte in questo mese che in sette anni. So anche che sei depresso e che ti sei barricato dietro al tuo solido muro di solitudine. Mi ha chiuso fuori Ville, questa volta mi hai chiuso fuori -
La voce le tremava e io pensai alla prima volta che avevamo fatto l'amore. Forse quel giorno iniziai a vivere sul serio.
 - Esatto Freya, ti ho chiuso fuori. Non ti voglio qui, non ti voglio più tra i piedi. - 
 - Tu sei soltanto ubriaco, non dire cose di cui potresti pentirti -
Questa volta non potè trattenere le lacrime. Le incorniciarono il viso e il mio cuore perse un battito. Mi girai, ritrovandomi faccia a faccia con lei. Era ora di farla finita. L'amore che provavo per lei non doveva più essere egoista. Dovevo lasciarla libera in tempo, prima che la dipendeza mi inghiottisse per intero. 
 - Vattene Freya, prendi la tua roba e vattene. -

Mi scrutò per alcuni secondi, cercando di capire quanto facessi sul serio. Non so cosa lesse nei  miei occhi, ma bastò per lasciare lastanza e non tornare più indietro.
   
 
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