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Autore: michaelgosling    23/04/2022    1 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LONTANO, OLTRE LE STELLE – CAPITOLO 2




 
 
 
Quelle parole le erano uscite senza che se ne fosse resa conto. Nel momento stesso in cui le diceva, le sembrava più di sentire un pensiero nella sua testa, invece di un nome detto a voce alta. Solo quando vide gli occhi allucinati di McCoy capì che non era andata così.
 
Oddio, e adesso?
 
Cosa faccio?


Dico di essermi sbagliata? Confusa? E a che pro?
 
Sarebbe una scusa plausibile se fosse stato un nome a caso, ma non Bones.
 
Bones era il modo in cui McCoy veniva chiamato da Jim, quindi non c’era modo di convincere il dottore di averlo confuso con qualcun altro.
 
E allora che fare? Dire la verità?
 
E quale sarebbe la verità?
 
Che in realtà è tutta una finzione? Che questa è una serie TV? Nemmeno un pazzo di crederebbe. Se la situazione non fosse già abbastanza tragica, ci sarebbe da ridere al pensiero di raccontare una simile storia all’equipaggio dell’Enterprise, soprattutto a Spock.
 
Vide McCoy trattenersi dal dire qualcosa, poi deglutì. Si allontanò dal letto e andò in un’altra stanza, che faceva sempre parte dell’infermeria. Arielle riuscì a sentire il rumore del suo dito e un piccolo bip.
 
“McCoy a ponte.”
 
Sentì una risposta, ma non riuscì a capire una sola parola. Poi McCoy parlò di nuovo.
 
“E’ sveglia.”
 
Fantastico.
 
Ora Kirk e Spock verranno qui, mi faranno mille domande e io non ho la più pallida idea di cosa dire.
 
E non posso neanche scappare, perché pur essendomi svegliata sono ancora piuttosto debole, e anche se non lo fossi stata, dove sarei scappata? Sono in una nave stellare che viaggia nello spazio!
 
Sentiva il sangue gelarsi dalla paura e dall’ansia, lo era al punto da non sentire le gambe e per un secondo ebbe la convinzione di essere diventata paralizzata. Cercò di calmare i nervi esaminando dove si trovava usando qualcosa che fino a poco prima non poteva utilizzare: la vista.
 
Il materasso del letto e le lenzuola che la coprivano fino al torso erano di un particolare arancione scuro, quasi un rosso sbiadito, e c’erano tanti piccoli cerchi dorati che gli davano l’idea di essere un tessuto molto vecchio e antiquato e il color grigio della struttura del letto aumentava di più questa sensazione.
 
Davanti a lei c’erano altri cinque letti singoli esattamente uguali, uno davanti a lei, due alla sua destra e due alla sua sinistra.
 
Le pareti erano color turchese, e le uniche altre cose che riusciva a vedere erano qualche comodino e naturalmente dei televisori sopra ad ogni letto, con probabilmente i segni vitali, a giudicare dai bip che sentiva dietro di lei. Cercò di girarsi per vedere il proprio televisore visto che era l’unica paziente, ma il suo corpo era a pezzi e non appena fece per girarsi, sentì una fitta nei fianchi e un leggero fastidio al collo, così lasciò perdere. Non le interessava così tanto vedere i suoi segni vitali, dopotutto. Tanto era viva, no?
 
Non fece in tempo ad osservare altro, perché sentì una porta aprirsi e quattro piedi che entravano in infermeria, dove probabilmente McCoy si trovava.
 
Kirk e Spock.
 
Sono qui.
 
L’ansia crebbe di nuovo, e non fu in grado di pensare ad altro. Non si sarebbe accorta della differenza neanche se il letto fosse diventato improvvisamente verde e le pareti viola.
 
Si sforzava di avere un’espressione rilassata e di guardare un punto fisso davanti a lei come se non avesse idea di cosa sarebbe successo, ma era davvero difficile, e quando quei tre entrarono nella stanza, divenne impossibile. Inevitabilmente, spostò lentamente il viso e li guardò.
 
Erano tutti alla sinistra del letto, essendo appunto entrati da sinistra. Per primo c’era Spock, impassibile come sempre, e molto più alto di quanto ricordasse. Teneva le braccia dietro la schiena come era solito fare, e la guardava con tanta serietà da metterle soggezione.
Accanto a lui c’era Jim, più basso e più rilassato. Sul suo volto c’era un sorriso confortante che diede ad Arielle un accenno di sollievo. Era difficile dire cosa splendesse di più in lui, se i suoi occhi o i suoi capelli dorati.
 
E infine c’era McCoy, basso anche lui e chino con la testa. Non aveva un sorriso incoraggiante come Jim, ma non era freddo come Spock. Era come una via di mezzo tra i due.
 
Kirk aprì la bocca, ma fu Arielle la prima a parlare, con grande sorpresa di quest’ultima.
 
“Grazie.”
 
Spock non mosse un muscolo, McCoy la guardò più dolcemente e Jim parve incuriosito.
 
“Per cosa?” chiese il capitano.
 
“Per avermi salvata. Io non..” spostò lo sguardo, quasi per vergogna “.. non penso sarei sopravvissuta a lungo.”
 
“Come ti chiami?” chiese gentilmente Jim.
 
Rimase in silenzio per qualche secondo, ma poi rispose.
 
“Arielle.”
 
“Non hai nulla di cui preoccuparti, Arielle. Non ti faremo del male.”
 
Lo so.
 
“Io son—”
 
“Il capitano James Tiberius Kirk. Il primo ufficiale Spock. E il capo medico Leonard McCoy.”
 
I giochi erano finiti.
 
Arielle aveva usato quei pochi secondi che aveva tra una frase e l’altra per mettere ordine nella sua testa e decidere cosa fare, anche se la risposta era piuttosto ovvia.
 
Optò per dire la verità. Essere del tutto onesta. Avrebbero riso di lei. L’avrebbero presa per pazza, e come biasimarli? Lei stessa si sarebbe presa per pazza.
 
Ma le bugie non l’avrebbero portata a niente di buono. Non era mai stata in grado di dirle, presto o tardi avrebbero capito che erano solo menzogne, non si sarebbero mai più fidati di lei, e di certo non l’avrebbero aiutata. E cosa ben più importante, se fosse stata sincera avrebbe avuto la coscienza a posto.
 
E se davvero aveva intenzione di dirgli che conosceva loro e quell’universo sotto forma di serie TV, doveva usare tutte le carte che aveva per dimostrare che non stava mentendo, che sapeva cose che non avrebbe potuto conoscere in altri modi, come i loro nomi. E dirli prima che fossero loro stessi a dirlo era necessario. Fu quasi contenta di aver chiamato McCoy Bones. Un ulteriore prova a sostegno della storia assurda che avrebbe raccontato.
 
Spock inarcò un sopracciglio in stile Leonard Nimoy mentre Jim guardò McCoy come se cercasse una spiegazione in lui, ma quest’ultimo sembrava altrettanto sorpreso.
 
“Come conosce i nostri nomi?”
 
Oddio. Spock mi ha appena dato del lei? Che emozione!
 
Arielle aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo, rendendosi conto di non avere idea di cosa dire.
 
Sapeva che voleva essere sincera, ma il punto era.. come spiegarlo? Come iniziare il discorso? Aveva passato tutta la sua vita sui libri, scolastici e non, eppure nessuna delle parolone che aveva imparato le era d’aiuto in quel momento.
 
“Siete nella vostra missione quinquennale, giusto?”
 
Era quella la via. Continuare a dimostrare di conoscere molto.. troppo. Solo così sarebbero aumentate le possibilità che le avrebbero creduto, seppure fossero ancora molto remote.
 
Spock rimase impassibile, ma qualcosa fece pensare ad Arielle che era leggermente irritato. Forse perché aveva risposto alla sua domanda con un’altra domanda?
 
Jim continuava a guardarla sinceramente incuriosito, mentre McCoy iniziò ad insospettirsi.
 
Non posso continuare ad eludere le loro domande. Spock è già irritato lo sento, e persino McCoy inizia ad avere dubbi. Presto si stancherà anche Jim.
 
“Vorrei dire la verità, tutta la verità..” deglutì, abbassando lo sguardo “.. non sapete quanto. Ma io..” sospirò “.. so che mi non crederete. Faccio fatica a crederci anche io.”
 
Jim fece un sorriso talmente radioso da illuminare la stanza, e anche McCoy accennò un sorriso, anche se decisamente più piccolo di quello del capitano. Spock rimase lo stesso di prima.
 
“Come ti chiami?” chiese infine Jim.
 
“Arielle. Arielle Marchand.”
 
Jim si sedette sul suo letto, senza però avvicinarsi troppo. McCoy e Spock rimasero in piedi dietro di lui.
 
“Arielle..” cominciò Kirk, come se fosse sul punto di raccontare una fiaba epica “.. tu hai appena chiesto se siamo nella nostra missione quinquennale. Ebbene sì, lo siamo. Il nostro scopo è esplorare strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà—”
 
“Arrivando là, dove nessun uomo è mai giunto prima.” Completò Arielle.
 
Non seppe dire come reagirono Spock e McCoy, che apparivano distanti. Riusciva a vedere solo Jim, che dopo un attimo di sorpresa, tornò a sorridere.
 
“Esatto..” spostò lo sguardo, come a cercare le parole giuste “.. e se c’è una cosa che ho imparato esplorando lo spazio ed entrando in contatto con nuove culture e nuovi popoli, è che la cosa più importante nel nostro lavoro è avere una mente aperta.”
 
Arielle non seppe dire se fosse stato il discorso o la voce rassicurante di Jim o entrambe le cose, ma si sentì decisamente meglio. Si grattò nervosamente la testa per qualche secondo, poi si decise.
 
“Io ecco..” sospirò “.. non sono di qui. Provengo da.. un altro universo. Molto lontano.”
 
“Un’altra galassia?” chiese McCoy.
 
“No. Non un’altra galassia. Non esiste la galassia dalla quale provengo qui. Io appartengo.. ad un’altra realtà.”
 
McCoy parve sinceramente confuso e preoccupato, mentre Spock dubbioso. Jim stava semplicemente aspettando che continuasse.
 
Arielle si sentì sollevata. Non si aspettava certo che le avrebbero creduto, soprattutto Spock. Ma il fatto che il vulcaniano la stesse guardando con solo qualche perplessità invece di ritenerla pazza era già una conquista.
 
Sempre che non pensi davvero che sia pazza. Aveva sempre la stessa faccia! Certo, era un vulcaniano e come tale reprimeva le emozioni, ma capire cosa stesse pensando era molto più difficile di quanto ricordasse. Anche nella serie tv era sempre serio, ma ogni tanto riuscivi a cogliere cosa gli passasse per la testa, ma questo qui era un enigma. Forse perché questa non è una serie tv…
 
“E non appartengo neanche a questo tempo. Io.. io vengo dal ventunesimo secolo. Dalla Terra del ventunesimo secolo, dalla Francia per la precisione.”
 
Esiste ancora la Francia nel mondo di Star Trek? O ha assunto un altro nome?
 
“Questo è altamente improbabile. Nel ventunesimo secolo i terrestri non erano nemmeno in grado di lasciare la Terra, è quindi da escludere che disponessero di una tecnologia che permettesse loro non solo di viaggiare tra diverse realtà, ma anche tra diversi tempi.” Spiegò Spock con tono freddo.
 
“Altamente improbabile, ma non impossibile, giusto?”
 
Bones scoppiò a ridere e Jim lo seguì, anche se in modo più controllato. Spock inarcò nuovamente un sopracciglio, più sorpreso che irritato, ma solo quando le risate del capitano e del dottore cessarono, Arielle si rese conto di cosa avesse appena detto.
 
Oh mamma.
Ho appena contraddetto Spock.
Come era potuto succedere? Non era da lei! Lei pensava sempre prima di parlare, non diceva mai le cose di getto in quel modo! Cosa le stava succedendo? E’ lo spazio a farle questo effetto?
Ricorse a tutti i santi che le vennero in mente nella speranza di non aver alterato Spock con quella risposta. Adorava Spock, come tutti, e non voleva che avesse una brutta opinione di lei.
 
“Mi piace questa ragazza, Jim.” Fece orgoglioso Bones, sorridendo apertamente.
 
Ah beh. Almeno piaccio a qualcuno dai.
 
Spock spostò lo sguardo verso McCoy, e in quel momento Arielle vide con chiarezza le sue orecchie o meglio, il suo orecchio destro. Naturalmente anche prima le aveva notate, ma in misura minore, probabilmente perché Spock l’aveva sempre guardata e non si era mai girato, almeno fino a quel momento.
 
Erano grandi, e naturalmente a punta. Molto simili a quelle dello Spock che era impresso nella sua memoria.

E sexy.
 
Arrossì immediatamente, tanto da essere costretta a distogliere lo sguardo. Quando si riprese ed ebbe di nuovo il coraggio di guardarlo, non riusciva a pensare ad altro. Solo alle sue orecchie. E non perché fossero sexy.
 
Erano a punta. Erano davvero a punta. Ora basta Arielle! Contieniti! Non puoi continuare a fissarlo in questo modo!
 
“Continua pure..” fece Jim, ricordandole di cosa stavano parlando.
 
“Quello che voglio dire è.. non è stato intenzionale. Io.. ero con delle mie amiche… poi ho perso i sensi.. credo di essere svenuta. E poi..” deglutì di nuovo “.. mi sono svegliata in quel luogo desolato. Quel posto in cui mi avete trovato. Era un pianeta?”
 
Jim annuì. Arielle continuò.
 
“Hai delle prove a supporto della tua versione?”
 
Cavolo Spock. Saresti stato un ottimo detective.
 
“Falla finita, Spock.” Intervenne McCoy, prima che Arielle potesse anche solo pensare a cosa dire “per quale ragione dovrebbe inventare una storia simile?”
 
“Questo continua a non spiegare come conosci i nostri nomi.” Fece Jim.
 
“Nella mia realtà.. tutto questo è.. un racconto. L’Enterprise. Voi. Un futuro in cui si viaggia nello spazio per approfondire le proprie conoscenze e rendere l’universo un posto migliore, unito e pacifico. Senza razzismo, senza odio. E’ come se.. avessi letto di voi in un romanzo. E’ così che conosco i vostri nomi. E vedendovi qui.. davanti a me.. come persone reali.. è come.. è come se fossi finita in quel racconto.”
 
Mentre parlava aveva fatto diverse pause.
 
Era stata tentata di aggiungere parole come “finzione” e “serie tv dove voi venite interpretati da persone umane reali”, ma pensò non fosse il caso. La prima sembrava crudele, la seconda rendeva ancora più assurda la sua storia.
 
Seguirono attimi di panico. Arielle stringeva i pugni dall’ansia, poi si fece coraggio e guardò Jim.
 
Lesse nei suoi occhi la comprensione, ma anche l’incredulità. Non osava guardare Bones e Spock.
 
“Oppure..” iniziò Spock, incrociando le braccia “.. hai avuto accesso ai nostri database per quelle informazioni.”
 
“E quando avrei avuto accesso a questi dati? Mentre ero svenuta?”
 
Oddio! L’ho fatto di nuovo!
Ho risposto di nuovo a Spock!
E l’ho fatto anche con una discreta dose di sarcasmo! Qualcuno mi fermi!
 
Bones rise di nuovo, chinando la testa. Spock si limitava a guardarla.
 
Pff, cosa darei per riuscire a capire cosa sta pensando, ma non ci riesco, non importa quanto a lungo lo osservo.
 
Sospirò di nuovo.
 
“Il capo ingegnere è Montgomery Scott, ma tutti lo chiamate Scotty. Poi c’è il tenente Nyota Uhura, che si occupa delle comunicazioni..”
 
Man mano che parlava, vedeva i loro volti sempre più increduli.
 
“.. Hikaru Sulu, il timoniere, e Pavel Chekov..”
 
“Chekov?” chiese Kirk.
 
“Non c’è nessun Chekov sull’Enterprise.” Puntualizzò Spock.
 
Ad Arielle ci volle un attimo per capire.
 
“Ma ci sarà, un giorno.”
 
Avrebbe dovuto pensarci prima.
 
Pavel Chekov faceva la sua apparizione nella seconda stagione, e se loro non avevano idea di chi fosse poteva solo significare che erano ancora nel tempo della prima stagione.
 
Ancora meglio. Questo avrebbe dato maggiore credito alla mia storia. Forse Spock aveva sinceramente pensato che avessi appreso i loro nomi dai database, ma come avrei potuto conoscere un evento che doveva ancora verificarsi?
 
“Non mi aspetto che mi crediate..” Si fece coraggio e li guardò intensamente negli occhi “.. ma ho delle informazioni che possono tornarvi molto utili, e non mi riferisco ai vostri nomi. So cosa accadrà prima che accada. L’esito delle vostre future missioni, missioni che nemmeno conoscete ancora. E questo mi permette di aiutarvi ad affrontarle al meglio, e magari di evitare quelle spiacevoli. Voi mi avete aiutata, ora lasciate che sia io ad aiutare voi. Tutto quello che chiedo è l’occasione.. di dimostrarlo.”
 
Parlò tutto d’un fiato, quasi tenendo gli occhi chiusi per evitare che la paura le impedisse di continuare. Quando ebbe finito, tutti e tre rimasero in silenzio.
 
Spock e Bones stavano guardando Jim, come se aspettassero la decisione del capitano, il quale chinò leggermente il capo e sorrise.
 
“Ora pensa a riposarti. Ne riparleremo tra qualche giorno, quando lascerai l’infermeria. Mi.. ci hai dato molto a cui pensare.”
 
Sorrise di nuovo, poi si alzò e lasciò la stanza, e l’infermeria. Spock lo seguì a ruota senza aggiungere altro. Rimasero solo lei e Bones, il quale le mise amichevolmente una mano sulla spalla sinistra.
 
Arielle lo guardò come se si aspettasse che dicesse qualcosa, ma il dottore si limitò a farle l’occhiolino in modo fraterno, poi lasciò la stanza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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