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Autore: Andromeda 5    23/04/2022    0 recensioni
Trama: Sierra e Davide sono due perfetti sconosciuti, ma hanno qualcosa in comune: l’amore per la scrittura. Entrambi frequentano un master, ma per tutto il semestre del primo anno non hanno mai fatto un progetto nello stesso gruppo. Sarà un progetto di scrittura creativa ad unirli: scrivere un breve romanzo rosa. Sierra non ha alcuna esperienza dell’amore: friendzonata più volte, ormai ha rinunciato a cercare il principe azzurro. Davide invece tiene una relazione a distanza. Allora ecco la proposta: fingere di essere una coppia per 15 giorni, ovvero fino alla fine del compito. Riuscirà Sierra a capire cosa si prova ad essere innamorati? (ispirato ad un sogno)
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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-Iniziamo da oggi allora?-chiese Sierra.
-Certamente.-rispose Davide.
-Che cosa si fa all’inizio?-chiese Sierra- Dalle commedie romantiche viste finora, ho imparato che i due provano a conoscersi, all’inizio. Di solito accade un incontro casuale per più volte e poi lui fa sempre la prima mossa invitando lei a prendere qualcosa.-
-Offrirti qualcosa alle macchinette può essere già un buon inizio?-propose Davide-Non sarà un bar o un café esclusivo, ma è un luogo di ritrovo.-
Sierra annuì pensierosa. Si ricordò all’improvviso di quando si era data appuntamento con il suo migliore amico, Angelo, quell’estate e la precedente. Chiamarli appuntamenti era un parolone, ma erano qualcosa che si avvicinava molto. Il suo migliore amico era sempre molto impegnato e poteva vederla solo per un giorno e solo in estate. Sierra ripensò a come andava a finire di solito: quell’ansia di non venire troppo in anticipo o troppo in ritardo davanti al bar in cui erano andati ai due “appuntamenti” e la molta cura nello scegliere come vestirsi e se truccarsi o no. Al contrario, Angelo non prestava attenzione a tutto ciò e parlava quasi esclusivamente del suo lavoro, solo raramente parlava d’altro come, ad esempio, dei loro ricordi di come sono diventati amici. Angelo e Sierra erano amici da tanti anni e, anche se lontani, erano sempre in contatto, anche se Sierra ormai cominciava a lamentarsi del fatto che era sempre e solo lei a contattarlo per prima; lui, salvo rari casi, non si faceva mai sentire per primo.
Sierra si guardò i vestiti- un vestitino di lana viola, i pantaloni quadrettati che metteva di solito, un paio di stivali neri e lucidi, un ciondolo e un paio di orecchini a clip, entrambi a forma di stella- e pensò “Meno male che oggi mi sono vestita bene, di solito indosso i primi vestiti che trovo.. Stamattina, ma già da ieri sera, non so che cosa mi ha spinta a scegliere questi vestiti. Forse avevo già intuito cosa sarebbe accaduto oggi.”
Intanto erano già arrivati alle macchinette e Davide stava già scegliendo cosa prendere da bere. “Accidenti!”pensò Sierra”Ora che lo vedo, mi ricorda tanto quel mio amico d’infanzia…come si chiamava?...Dominic. Ha più o meno gli stessi lineamenti, solo che Dominic è biondo.”
Davide fermò il suo flusso di pensieri dicendo:- Che cosa vuoi che ti prenda?-
-Un té caldo.-rispose Sierra senza pensarci.
Appoggiarono i bicchieri di plastica sul tavolo alto di fronte alle macchinette e aspettarono che le bevande si raffreddassero un po’. Mentre bevevano- lei un tè caldo e lui un caffè- parlarono quasi tutto il tempo di ciò che dovevano scrivere.
-Io direi che dovrebbero interpretare una coppia in un gruppo teatrale.-propose Davide.
-Lo pensavo anch’io,- disse Sierra-metterei che lui si è appena trasferito in città e, siccome ama il teatro, si iscrive. Lei, invece, possiamo mettere che è in quella compagnia dall’anno prima perché la cosa l’ha aiutata con la sua timidezza.-
-Buona idea!- esclamò Davide- Stavo pensando anch’io la stessa cosa!-
-Siamo sulla stessa lunghezza d’onda.-disse Sierra sorridendo. Poi sentì la campanella del cambio d’ora ed esclamò:- Oh no! C’è lezione!-
- Io ho ancora un’ora di libertà.-disse Davide.
-Ah già,-disse Sierra sconsolata- tu fai due anni in uno e sei esonerato da quel corso.-poi aggiunse- Devo andare o mi perderò l’inizio. Ci vediamo dopo.- e detto questo se ne andò.
“Che persona solare!” pensò Davide mentre Sierra se ne andava “Devo proprio ammetterlo, non pensavo che fosse così. Di solito è seduta in un angolo e non parla con nessuno sembrando immersa in un mondo tutto suo. Invece, oggi scopro che in realtà è una persona completamente diversa da ciò che pensavo. E’ molto divertente e simpatica; non capisco perché nasconda questo lato di sé.”
 
Sierra era distrutta: la lezione successiva fu devastante e lei era visibilmente stanca. Davide ritornò in aula e, inaspettatamente, si sedette vicino a lei. Di solito, quando c’era Mario, stava sempre con lui e gli stava sempre intorno sedendosi sempre nei posti non troppo in avanti. Sierra lo sapeva; lei invece era più tipo da mettersi nei posti davanti e più vicini all’uscita. Se c’erano posti vicini a un muro e vicini a un’uscita, poi, era anche meglio perché così poteva correre via dall’aula per non perdere la metropolitana per tornare a casa. Già, casa! Sierra, quando passava intere giornate in università, non pensava ad altro che alla sua cameretta dato che viveva ancora con i genitori. Il pensiero del suo comodo lettuccio, del suo vecchio televisore, della sua cara Playstation 2 e dei suoi libri preferiti erano una ragione più che sufficiente per desiderare di ritornare a casa dopo una giornata lunga e faticosa. 
Davide, invece, non fece altro che osservare Sierra tutto il tempo: prendeva appunti digitando le parole sulla tastiera della cover del suo tablet e picchiettava i tasti come se stesse suonando quella tastiera. Poi una ragazza del tavolo affianco interruppe quel momento di incantamento totale passandogli il foglio delle presenze da firmare. Davide firmò e passò il foglio a Sierra, che, sbuffando perché firmare quell’inutile foglio le faceva sempre perdere il filo della lezione, firmò usando la mano sinistra. Poi ridiede il foglio a Davide per farlo passare all’altro tavolo. Davide notò la sua firma piccola e incomprensibile, ma piuttosto elegante come quella di un medico. Passò il foglio e poi fissò Sierra, la quale se ne accorse e chiese bisbigliando:- Sembri pensieroso.Tutto a posto?-
-Ehm…- bisbigliò lui- Sei mancina?-
-Certo, ma che domande sono?- bisbigliò lei- Ah già, nessuno lo nota, almeno non subito. Faccio quasi tutto con la sinistra: scrivere, prendere il cibo in mano, prendere gli oggetti,...-
- E’ magnifico. Lo sai che è piuttosto raro?- fece lui.
- Per questo molti geni erano e sono mancini.- disse lei tornando a scrivere per riprendere il filo della lezione.
Mentre scriveva, Sierra pensò all’unica volta in cui l’essere mancina era diventato un problema per lei: la sua insegnante di Italiano alle elementari provò a farle scrivere il suo nome con la mano destra, ma senza successo. Sierra allora non capiva perché la cosa l’avesse tanto disturbata e non lo capiva tutt’ora, anche perché poi la gente che aveva incontrato dopo o non ci faceva proprio caso o si stupiva nel vederla scrivere con una mano diversa rispetto alla massa. Per questo cercava sempre di sedersi lontana almeno una sedia dalle persone o in posti in cui non urtasse con i gomiti le persone vicine, non sopportava di essere guardata in modo sbigottito e voleva evitare domande sulla questione. Per lei la cosa era assolutamente normale . 
Finita la lezione, ci fu la pausa pranzo. Sierra aprì il suo portapranzo e iniziò ad abbuffarsi delle polpette al suo interno perché non ci vedeva più dalla fame e, a momenti, il cibo quasi le andava di traverso. Davide, invece, corse alla mensa dell’università e prese un sacchetto del cibo da asporto contenente un enorme hamburger, un sacchetto di patatine fritte e una bustina di Ketchup e una di senape. Quando ritornò, Sierra stava finendo di mangiare mangiando di gusto un pezzo di formaggio. Si sedette e le disse:- Potevi almeno aspettare.-
Lei lo guardò perplessa e lui disse:-Potevamo mangiare insieme.-
-Ehm,...-disse Sierra- non mi piace che la gente mi veda mangiare e poi non mi piace parlare con le persone mentre mangio.- poi pensò ”Tutto questo disagio è perché da piccola mangiavo lentamente per gustare il cibo e la cosa non andava giù agli adulti.”Non l’aveva mai detto a nessuno, non amava molto parlare di sé stessa.
Davide non sapeva cosa dire e cambiò subito discorso parlando ancora del loro compito e, siccome che Sierra aveva finito di mangiare, iniziò a scrivere l’incipit.
Nel frattempo anche Davide aveva finito di mangiare e fissava di nuovo Sierra mentre scriveva. Era molto diversa dalla sua fidanzata, Holly: lei era più estroversa e non aveva paranoie. L’aveva incontrata a una gita di lavoro e le aveva fatto una corte spietata da allora per non mollare la presa. Lei non rimase a lungo restia alle sue attenzioni e, dopo qualche settimana, stavano già insieme e lui progettava già come sarebbe stata la loro vita insieme. Lei, ogni tanto, gli diceva di non mettere troppo le mani avanti, ma Davide era una di quelle persone che corrono sempre troppo in amore e non poteva smettere di pensare al suo futuro. Aveva persino ipotizzato di venire promosso se avesse finito il master dato che i suoi articoli erano sempre molto apprezzati; a volte, Davide si immaginava già al posto del suo redattore.
Le lezioni continuarono e, quando ormai il sole era tramontato, Sierra e Davide, assieme a tutti gli altri corsisti, uscirono dall’aula e Sierra stava per camminare più veloce che poteva verso il metrò quando Davide le disse:-Domani siamo a casa, che si fa per il nostro esperimento?-
-Per il giorno 2?- pensò ad alta voce Sierra rallentando- Possiamo vederci via webcam nel pomeriggio?-
-Sono impegnato nel pomeriggio.-disse Davide- Devo vedere la mia fidanzata.-
-Io, invece,....sono impegnata la mattina.-disse Sierra.
Scesero in stazione per prendere il metrò e Sierra tirò un sospiro di sollievo quando quello che passò e si fermò era quello che doveva prendere per tornare a casa. Salirono sul metrò e parlarono ancora un po’ delle idee che avevano finché Davide non scese.
Si salutarono e Sierra continuò il suo viaggio verso casa. Entrambi non lo sapevano ancora, che il compito che avrebbero svolto in quelle due settimane avrebbe cambiato molte cose.
 
   
 
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