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Autore: Sia_    24/04/2022    6 recensioni
“Ed è una coincidenza fortuita che sia anche il colore della tua camicia, ti sta bene.” Aggiunge, passandosi una ciocca di capelli ricci dietro all’orecchio.
“Mi farai arrossire così, Hermione.”
“Sarebbe la prima volta.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Come pezzi di un vetro rotto

 

Le è sempre piaciuto come il colore della luce diventasse di mille sfumature grazie alla finestra del salotto. Deve aver fatto i complimenti a Molly qualche anno prima e Molly deve averle risposto che la finestra s’era costruita un po’ alla volta. Il pezzo giallo, ad esempio, era stato aggiunto il giorno che Ron aveva spaccato accidentalmente i vetri del fienile del vicino, perdendo un dente. E gli altri? Hermione ha sempre tenuto quella domanda per sé e col tempo è finita per inventarsi delle versioni tutte sue.

Inclina la testa verso sinistra e socchiude gli occhi, filtrando la vista con il bicchiere mezzo vuoto che le è rimasto in mano. “Il vino di Charlie ti ha dato alla testa?” Fred è appoggiato allo stipite della porta, con le maniche della camicia tirate su fino ai gomiti. Il pezzettino in alto a destra della grossa finestra, quello viola, adesso è viola per il vino che Charlie ha prodotto da solo in Romania. 

“No.” Hermione sorride però, sulla punta della lingua ha ancora il ricordo della bugia appena detta. Si sente sorprendentemente leggera da quando ha lasciato la tavola e il piatto mezzo pieno del dolce francese di Fleur con il quarto calice nella mano. 

Il gemello scuote la testa e si gratta l’avambraccio – due fili d’erba che gli erano rimasti attaccati alla pelle vanno a finire sul parquet di legno scuro. “Come è andata la partita?” 

“Sono caduto dalla scopa,” Fred ride e decide finalmente di abbandonare la soglia della stanza e di sedersi sull’altra poltrona, “reputo Charlie il colpevole del mio scivolone in campo, devo capire che ci ha messo in quel vino.”

“Suppongo dell’uva” gli risponde Hermione, sistemandosi meglio sulla seduta giallo scolorito. Poi si mette a ridere anche lei, perché lo sguardo del gemello la trapassa da parte a parte. “Mi spiace per la caduta, spero che tu non ti sia fatto troppo male.” S’affretta ad aggiungere qualche secondo dopo. 

“Ho fatto voli molto più pericolosi.”

“Avevi anche circa quattro anni in meno.”

Fred si sporge in avanti, a separarli ci sono appena tre metri. “Mi stai dando del vecchio? Non ho nemmeno raggiunto i trenta e per te sono già da mettere in una bara?” 

Hermione alza l’angolo della bocca verso sinistra e fa presto sparire il ghigno dietro al bicchiere di vino. Pensa che un altro sorso possa allontanare la notte di quel 2 maggio e considera per un secondo l’idea di dirgli che non dovrebbe scherzarci su. Il vetro rosso, uno di quelli più grossi, adesso è il ricordo del sangue del gemello sul pavimento di Hogwarts. 

“Noi siamo vecchi, Fred, accettalo: George l’anno prossimo si sposa, Bill è diventato padre, Percy ci è talmente vicino che posso vedere già una testa rossa correre in mezzo ai divani. Siamo vecchi.” O forse è solo stanca. Certe mattine si sente piena di energia e percorre a falcate le colline intorno alla Tana: lì, con il vento che le sferza le guance, si sente più viva che mai. 

“Spezzeresti il cuore di mia madre con questo discorso: a sentirti parlare è come se lei avesse l’età di Merlino.” 

“Ma tu non glielo dirai, no? O hai intenzione di fare la spia?” 

Il gemello torna ad adagiarsi allo schienale della sua poltrona verdognola. Non intende nascondere il ghigno che gli si dipinge sul viso dietro a un bicchiere di vino: pensa che la provocazione di Hermione sia estremamente divertente. La strega continua a guardarlo con una certa sfida e i suoi occhi nocciola sono mescolati alla sfumatura del sarcasmo. “Potrei farlo.”

“Ma?” 

“L’idea di alzarmi e andare a cercarla per la casa è così stancante che preferisco lasciare impunito il tuo misfatto.” Un brivido percorre la schiena di Hermione e le sue guance prendono una leggera sfumatura rosata: non è stata così tanto vicina all’infrangere una regola da quando frequentava ancora il castello, con la divisa, i libri e la borsa di libri a soffocarle una spalla. “Fare il ruolo della spia è piuttosto frustrante, ci credo che pensi di essere vecchia con tutte le lettere che hai minacciato di scrivere a mia madre.” 

La strega sorride. “Fred?”

Mh?” 

“L’anno scorso non c’era quel pezzo di vetro azzurro nell’angolo basso a destra. È da quando sono arrivata che ci penso e non riesco a capire come sia possibile che non me ne sia accorta prima, vengo da voi a cena ogni due settimane. Due cene al mese e lo vedo solo adesso.”  

Al gemello è sempre piaciuta quella sua capacità di cambiare argomento con naturalezza, senza fare stonature nella conversazione. O forse è solo che gli interessa seguire quel flusso costante di pensieri che cade fuori dalle labbra di Hermione. “L’ha trovato Fleur sulla spiaggia a febbraio.” La strega sbatte le palpebre un paio di volte e non stacca gli occhi dalla finestra. Febbraio. È stata alla Tana sei volte – sette, se conta anche il pranzo di oggi – e non l’è mai caduto lo sguardo? 

“Ha un bel colore.” Decide di dire alla fine, mandando giù l’ultimo sorso di vino e appoggiando il bicchiere al tavolino. Cosa diavolo ha fatto per tre mesi? C’è stato l’annuncio del matrimonio di George, l'apertura del nuovo programma di Lee alla radio, la promozione di Ginny. Possibile che sia stato quello? Che non abbia avuto nemmeno un secondo di tempo libero per guardar la finestra? “Ed è una coincidenza fortuita che sia anche il colore della tua camicia, ti sta bene.” Aggiunge, passandosi una ciocca di capelli ricci dietro all’orecchio. 

“Mi farai arrossire così, Hermione.” 

“Sarebbe la prima volta.” 

Fred non le dà torto. Eppure dovrebbe: la prima volta è stata più o meno a Natale, quando sono capitati accidentalmente sotto al vischio. Quando invece che darsi un bacio hanno improvvisato un lento e gli orecchini di Hermione hanno sbattuto un po’ ovunque nel vuoto in mezzo a loro. Sapeva di glicine lei e un sospiro di troppo sulla pelle del gemello deve avergli colorato la punta delle orecchie di una sfumatura più vivace.  

Hermione, d’altra parte, ha una collezione lunga due rotoli di pergamene di guance rossastre. Fred l’ha dipinta come un quadro per anni prima che lei trovasse un modo di stare al gioco. Ci sono delle volte però in cui è difficile dissimulare, in cui il cuore le sale su nel petto e la risata di Fred diventa un sussurro. È incredibile l’effetto dirompente che ha su di lei. 

“Mi è venuta in mente una cosa divertente.” Le viene da dire, a causa del vino di Charlie. “Non te l’ho mai confessato, forse per… non lo so, non m’è mai passato per la testa di venirtelo a dire.” 

Fred alza un sopracciglio e appoggia il volto al palmo della mano sinistra. Lo sguardo di Hermione cade sulle vene che gli solcano la mano e deglutisce lentamente. Sei cene e sono sei cene piene di notizie, piene di festeggiamenti e pieni di Fred che d’improvviso sceglie di sedersi a fianco a lei. O di Hermione che sceglie di venirlo a cercare per una chiacchierata prima di tornare a casa. 

“Era più o meno all’inizio del tuo ultimo anno ad Hogwarts, non so che ti era preso quel giorno, ma avevi deciso di farti un volo sulla Scopalinda in pieno inverno. Personalmente lo ritengo ancora molto stupido e Minerva dev’essere stata del mio stesso parere. Avresti dovuto vederla, era diventata verde mentre si aggirava disperata nei corridoi alla ricerca di uno dei tuoi mille fratelli.” 

“Non riesco a immaginarla disperata per me.” 

Hermione ride, “Ma lo era, se ne andava in giro dicendo cose tipo ‘Sono come i conigli e se te ne serve uno è come se fossi un cacciatore in una stagione di caccia!’”

“Ti hanno mai detto che la imiti molto bene?” le domanda.

La strega sposta gli occhi verso i suoi pantaloni marroni e comincia a togliere i peli di Grattastinchi per evitare di perdersi nelle lentiggini di Fred. “Comunque ha beccato me alla fine e ci ho messo almeno due minuti per capire che eri caduto da qualche parte nella neve e Hagrid ti aveva trovato per puro caso privo di conoscenza." 

“Non uno dei miei momenti migliori, devo ammetterlo. A mia difesa, Oliver aveva consigliato un volo nella tormenta in vista della prima partita del Torneo di Quidditch.” 

Hermione rimane un secondo in silenzio, non trova il coraggio di dirgli che tra tutti i membri della squadra lui è stato l’unico così stupido da farlo. “Ti ha trovato e?” 

“Ed è rimasta piuttosto seccata che Ron non fosse con me, perché io, lui e Harry eravamo sempre insieme. Mi ha chiesto comunque di andare in Infermeria al posto di qualsiasi Weasley.” Torna a guardare il gemello. “Non ho idea del perché, te ne potevi benissimo stare da solo visto che stavi dormendo.” Il vetro trasparente della finestra è il bianco delle lenzuola di Hogwarts. 

“Non ti avevo mai visto così calmo in vita mia, all’inizio è stato abbastanza strano. Mi ero portata dietro un tema di Pozioni e mi sono messa a scriverlo lì vicino a te;  un’altra prima volta, me l’hai fatto finire tutto senza interrompermi… suppongo a causa del tuo pesantissimo sonno.” Fred sorride, ma la lascia proseguire. “Credo che sia stato lì,” le guance di Hermione tornano a farsi rosate, “è lì che è nata la mia esorbitante cotta per te, durata ben tre mesi e cancellata il giorno in cui hai preso il volo e hai abbandonato gli studi.” 

Ti piacevo. E quel che è peggio è che io ero zitto. Ho iniziato a piacerti perché per una volta sono stato zitto.” Si appoggia una mano sul cuore e fa scontrare il capo alla seduta della poltrona con fare affranto, “Merlino se fa male, Hermione.” 

“Eri carino!” Si difende, aggiungendo poi qualcosa che arriva incomprensibile alle orecchie del gemello. Non perde tempo a dire che anche adesso è carino: le piace in particolare quel filo di barba che è cresciuto nell'ultimo anno. E il ciuffo di capelli che sta prima a sinistra e poi a destra, a seconda dell'umore. 

“Come?” 

“Ho detto che probabilmente non sarebbe diventata una cotta, se poi non avessi cominciato ad ascoltarti più spesso.” Fred si mette a ridere e lei incrocia le braccia al petto. “Oh, Frederick! Non cominciare a prendermi in giro, ti sto aprendo il cuore di una sedicenne.” 

Lui scuote il capo e si fa più vicino, è di nuovo a tre metri di distanza. “Lo sai che è estremamente difficile cercare di dormire con una che intinge il pennino nell’inchiostro ogni due minuti?” 

Hermione smette di respirare e controlla di nuovo i suoi pantaloni per la paura di vedersi addosso la divisa di Hogwarts. “Eri sveglio.” 

Il suo sussurro viene sovrastato dalle parole del gemello. “Suppongo che sia stato lì anche per me: pensavo di morire di ipotermia quel giorno, un brutt’affare, e invece mi sono svegliato e a fianco a me c’eri tu, la ragazza più scoppiettante dell’intera scuola.” Fred ghigna e le dà un buffetto sulla fronte, “Nessuno sa tenermi testa come te.” 

Hermione questo non lo voleva sapere. Eppure ora che lo sa è come accorgersi del vetro azzurro in basso a destra. Fa per aprire la bocca, ma la richiude senza trovare parole da dire: sembrano tutte non avere senso, significato. Sente freddo adesso, dove il gemello l’ha appena toccata e vorrebbe sporgersi in avanti per ritrovare le sue dita. Di che colore è la pelle di Fred quando combacia con la sua? 

“Per quello restavi in Sala Comune fino a notte fonda? Aspettavi il mio ritorno?” La stuzzica ancora e lei trova finalmente il modo per rispondere. 

“Io… non esageriamo, rimanevo alzata a studiare. Che poi tu tornassi e mi dessi la buonanotte era solo una buona ragione in più per non sparire nei dormitori tanto presto.” L’arancione della finestra è il fuoco del camino. “Ad una certa mi ero convinta che senza i nostri convenevoli non sarei stata in grado di prendere sonno.” 

“Hermione Granger è una sedicenne piuttosto interessante da conoscere.” Mi sarebbe piaciuto conoscerla di più, sembra dire con lo sguardo. Potrebbero essere a meno di tre metri di distanza, Fred non sa fare il conto e non gli importa farlo. Pensa invece alla leggerezza di percorrere i corridoi di notte, alla parola d’ordine sussurrata e al quadro che si sposta per scorgere dall’altra parte Hermione che legge con i capelli tirati su in una crocchia scomposta. “Hai reso il distacco da Hogwarts molto più difficile del previsto.”

“Non ne avevo idea.” 

“Nemmeno io, se avessi saputo che la mia partenza avrebbe lavato via tutti i tuoi sentimenti, sarei venuto a cercarti per dire di tenerli il più stretto possibile.” Oh, quanto è difficile respirare. O guardarlo negli occhi, vivere gli stessi secondi che sta vivendo lui e sentire le dita del gemello che rompono l’aria intorno alle sue mani. 

“Quando hai detto che ti è passata?” 

Fred sorride e il sorriso diventa presto un ghigno. Ha tutti i colori del mondo il suo viso e non s’ha più che guardare Hermione. “Non l’ho detto,” le dice e s’allontana di colpo, “sono sempre più convinto che non ci sia solo semplice uva dentro il vino di Charlie.” 

“Forse c’è qualche goccio di Veritaserum.” Gli dà ragione, annuendo appena con il capo. Torna anche a lei ad appoggiarsi alla poltrona e a guardare la finestra del salotto. Il viola di Charlie, l’azzurro della camicia di Fred, l’arancione del fuoco che scoppietta e del suo cuore che batte al ritmo dei passi del gemello perso di notte nei corridoi, il rosso del suo sangue sulle piastrelle, lavato via dopo troppe ore. Potrebbe andare avanti. Il verde chiaro dell’erba intorno alla Tana, il bianco delle lenzuola della infermeria, il marrone dei suoi occhi, il verde scuro del vischio di Natale. “Perché non l’hai detto?” 

La risposta che riceve è il silenzio e lo sguardo del gemello su di sé; non scappa via questa volta. Poi Fred rompe magicamente l’atmosfera. “Quattro anni: i primi due sono riuscito a beccarti due settimane in totale, abbastanza per pensare che fossero volati via anche a me, il terzo ho quasi rischiato di morire e quando mi son svegliato, tu eri lì.” Si ferma per tornare in piedi e avvicinarsi di un passo a lei. Si piega in avanti, con le mani congiunte dietro la schiena. “Mamma dice che due cene al mese per vederci tutti sono poche, ma sono abbastanza per capire che non sono mai davvero volati via.” 

Hermione inclina il capo verso l’alto, “Ho come la sensazione che tu mi abbia appena detto che ti piaccio.” Fred ride e alcune lentiggini spariscono nelle pieghe del suo volto. Le viene voglia di cercarle e sfiorarle con la punta delle dita. Lo fa davvero, il palmo della sua mano si scontra alla perfezione con la guancia del gemello e riesce a individuare i muscoli tirati. 

“Vuoi che mi stenda un attimo lì e faccia finta di dormire?” Indica il divano alle loro spalle, quello che è pieno dei riflessi di luce e che nessuno si ricorda neppure più che colore abbia. È come se fosse fatto anche lui di un numero incalcolabile di frammenti di vetri rotti. La strega scrolla il capo, sorride. La mano sulla sua guancia gli chiede di scendere giù di qualche centimetro ancora, far scontrare le loro fronti. E poi le loro labbra: il bacio sa del vino di Charlie e delle fragole del dolce di Fleur, mentre Hermione riesce solo a respirare erba di prato. Le braccia di Fred si fermano prima ai braccioli della poltrona, poi le sue dita trovano il modo di perdersi nei suoi capelli ricci.

Devono essere passati due minuti quando un leggero tocco sul legno della porta li costringe ad allontanarsi: Lee se ne sta sulla soglia con le mani incrociate al petto e un sopracciglio alzato verso l’alto. “Salve.” 

Il gemello ghigna, si tira su e nasconde le mani nelle tasche dei pantaloni. “Credevo stessi facendo la telecronaca della partita.” 

“Credevo ti facesse male un piede.” Anche sul volto di Jordan si apre una smorfia divertita. “Mi hanno mandato a vedere se stessi meglio, ma noto con piacere che è come se tu non avessi mai avuto niente.” Colto il fragrante, Fred non può far altro che ammettere la sconfitta e stringersi nelle spalle. Non gli dispiace di aver mentito, non gli è mai dispiaciuto: viene sempre fuori che è per una buona causa. Le labbra di Hermione che toccano le sue è una delle più belle, come è bello il pensiero che i sentimenti della strega siano rimasti magicamenti fermi nel tempo.

Dalla cucina li raggiunge la voce di Ginny, “Se mio fratello sta bene, vedi di tornare qui che ho appena fatto quattro punti spettacolari!” 

Hermione si rilassa sulla poltrona, “Ti stanno chiamando, Jordan, dovresti andare.” Fred torna a guardarla, è alquanto divertito. “Dove eravamo rimasti noi?” gli chiede, appoggiando la guancia al palmo della propria mano, cercando di ignorare il battito pesante del suo cuore. Finirà per andare in frantumi – un altro frammento per la finestra del salotto. E il pezzo di cuore sarà il ricordo del giorno che ha avuto le labbra del gemello sulle sue. Sorride quando lui la bacia ancora: non ha più nulla da inventare. 


 
   
 
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