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Autore: Amatus    24/04/2022    0 recensioni
[GreedFall]
Élodie De Sardet è una giovane di buona famiglia, impermeabile agli intrighi di palazzo ma prona ai moti di un cuore fin troppo leale.
Kurt per sopravvivere cede la propria lealtà al miglior offerente e tiene a bada un cuore che ha subito le ingiurie del tempo. Niente di più lontano, niente di più vicino.
Una storia che non pretende niente di più che indugiare in piccoli, più o meno teneri, missing moments.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Oh, my life is changing everyday
In every possible way
And oh, my dreams
It's never quite as it seems
Never quite as it seems

I know I felt like this before
But now I'm feeling it even more
Because it came from you
Then I open up and see
The person falling here is me
A different way to be

The Cranberries

 

 

 “Le loro eccellenze ci faranno l’onore di unirsi a noi e di allietare come gli altri la serata?”

La voce del capitano Vasco l’aveva trascinata fuori da pensieri foschi e malinconici. Uno strano languore si era impossessato di lei durante il viaggio, l’inazione aveva lasciato spazio a solitudine e rimpianti e neanche i canti e le danze che avevano animato la serata erano stati sufficienti ad allontanare da lei quella nube di malinconia. Quando Élodie alzò lo sguardo richiamata dalla voce del capitano capì che le sue parole non erano certamente per lei.

Quell’uomo così sicuro di sé, quasi arrogante, era senz’altro l’essere più lontano da ciò che aveva sempre attratto Constantin, eppure sapeva con certezza che l’adorato cugino sarebbe infine caduto davanti allo sguardo dolce ma determinato del bel capitano.

Per la prima volta avrebbe dovuto cedere il controllo, per la prima volta si sarebbe davvero innamorato. E lo sguardo nei suoi occhi in quel momento confermava i suoi presagi. Vasco lo guardava con aria di sfida, affascinato dal giovane principe come chiunque altro, ma molto meno disposto a lasciar trasparire l’ammirazione. Constantin non avrebbe avuto scampo. 

I due uomini impegnati nell’ennesima schermaglia si volsero improvvisamente verso di lei: “Cara cugina, se non mi lascerai solo in questa prova, potrei anch'io fare la mia parte per questa serata. Ma lo farò solo se anche tu ci canterai qualcosa”

A Élodie sembrava di essere tornata indietro di almeno 10 anni, quando lei e Constantin poco più che bambini, venivano condotti in salotto solo il tempo necessario per essere sfoggiati davanti agli illustri ospiti del Principe. Si ricordava come Constantin fosse scoppiato in lacrime la prima volta che fu costretto ad esibirsi, e lei aveva cantato per tutti, cercando di allontanare l’attenzione dal bambino scosso dal pianto.

Come sempre non seppe resistere alla richiesta del cugino e acconsentì a cantare dopo di lui. Constantin cantò una canzonaccia da taverna scatenando l’ilarità generale. La testa di Élodie sembrava bloccata in un ricordo continuava a rivivere la scena della sua infanzia ma avrebbe fatto qualunque cosa pur di non cantare la stessa canzone anche davanti a quegli uomini sbronzi. Afferrò al volo un pensiero e cantò una lenta ballata, non proprio adatta alla compagnia ma senza dubbio più adatta di quelle apprese a corte:

City of stars
Are you shining just for me?
City of stars
There's so much that I can't see
Who knows?
Is this the start of something wonderful and new?
Or one more dream that I cannot make true?

 

 Alla fine del suo canto sulla compagnia era sceso il silenzio e gli occhi chiari di Kurt erano fissi su di lei con un’espressione che la metteva incredibilmente a disagio. Per questo fu inizialmente grata quando il capitano Vasco con il suo modo impertinente ruppe il silenzio: “Lady De Sardet, non mi stupisce scoprire che da brava fanciulla ben educata abbiate una splendida voce, ma perdonate la mia ciurma, non è abituata ad ascoltare canti così delicati, una canzone adatta senz’altro alle stanze di un bel palazzo a una ricca bambina pronta a coltivare ogni tipo di sogno. Nessuno dei presenti ha mai avuto niente di tutto questo, né comodità, né ricchezza né la libertà di poter sognare un destino diverso. Questo ci rende emotivi.” Grazie a quelle parole caustiche rivestite di un’ipocrita cortesia, la gratitudine si era presto mutata in dispetto ed Élodie decise che non avrebbe più permesso al capitano un così facile giudizio.

 “Sarete quindi deluso, Capitano, scoprendo che ho imparato questa canzone da una prostituta della taverna delle Guardie del Conio. A voi piace molto sottolineare quanto comode e felici siano state le nostre vite. Ma delle nostre vite non sapete nulla. Io vi guardo e vedo una famiglia. Non ho mai avuto niente di simile.”

 “Mi dispiace milady. Non volevo giudicarvi né essere irrispettoso.” Vasco genuinamente dispiaciuto provò a scusarsi, ma Élodiedecise di godere appieno della propria rivincita e guardando il volto del capitano imporporarsi per l’imbarazzo aggiunse: “Allora provate ad essere più accorto quando accusate di aver vissuto una vita comoda e agiata dei prigionieri che state conducendo in esilio.”

 Uscì lasciandosi dietro una platea esterrefatta. L’aria fredda della notte spense il suo sentimento di vittoria. Aveva messo a tacere il capitano, lo aveva fatto sentire uno snob, che era esattamente ciò di cui l’aveva più omeno velatamente accusata da quando aveva messo piede su quella nave. Ma cosa voleva ottenere da quello sfogo? Non era per l’opinione che il nauto aveva di lei che provava tutto quel risentimento nei suoi confronti. Vasco era stato anzi piuttosto accogliente nei suoi confronti, era stata lei a comportarsi in modo scostante allontanandolo ad ogni occasione. Avrebbe dovuto chiedergli scusa e quel pensiero lasciava una scia acida dentro di lei. Di cosa avrebbe dovuto scusarsi? Di non rassegnarsi a vedere la sua vita cambiare completamente di punto in bianco? Di non accettare a cuor leggero che all’improvviso Constantin non avesse più voglia di trascorrere il suo tempo con lei? Di non gioire del fatto che suo cugino era davvero per la prima volta innamorato e questo la chiudeva inevitabilmente fuori, additando una volta di più i suoi sentimenti come qualcosa di distorto e malato? Ovviamente no. Doveva scusarsi solo delle sue reazioni infantili e del suo dimostrarsi ancora una volta egoista. 

 “Green blood.” Un brivido le scese lungo la schiena quando la voce incerta e interrogativa di Kurt la raggiunse mettendo in fuga i pensieri che promettevano di sciogliersi in un pianto imbarazzante. Si voltò verso l’uomo sfoggiando il suo sorriso migliore “Non ti sarai certo preoccupato? Non sarebbe degno di un mercenario nella tua posizione.”

 Kurt accennò un sorriso ma continuò a guardarla con un’insopportabile gravità.

 “Va tutto bene, volevo solo dare una lezione a quello sciocco capitano. È solo uno snob pieno di pregiudizi. Sarebbe perfettamente a proprio agio a Corte.”

 L’uomo più rilassato lasciò andare una risata e si appoggiò al parapetto del ponte lasciando vagare lo sguardo verso il mare nero. Quello spettacolo sembrava aver finalmente smesso di spaventarlo.

 “Sospetto che ci sia qualcosa di personale, un livore così acceso nei confronti della nobiltà non può essere solo una questione di principio. Magari una giovane di buona famiglia gli ha spezzato il cuore.”

Probabilmente Kurt aveva ragione, Élodie non sapeva niente della sua vita eppure aveva accusato lui di aver emesso giudizi superficiali. Il soldato era ancora, e forse sarebbe sempre stato in grado di darle lezioni in modo semplice e diretto. Grazie alle sue parole era sempre capace di immaginarsi un poco migliore. Sospirò rassegnata tornando finalmente a riconoscere quale fosse la cosa giusta da fare, recuperando il proprio imprescindibile ruolo. Finalmente disse con grande sincerità: “Spero solo che non decida di vendicarsi su un altro giovane di buona famiglia.” 

 “Constantin è grande ormai, non puoi proteggerlo da tutto. E trovo molto divertente che sia io a dovertelo ricordare.” 

Élodie si trovò a sorridere sentendosi più leggera. Stava per aggiungere altro quando dalla sala, in cui era tornata a suonare una musica allegra, uscì un giovane marinaio che si avvicinò tentennante.

 “Milady, sono venuto a controllare che fosse tutto in ordine, che stiate bene.” Élodie, sorpresa da tanto interesse ringraziò e rassicurò il giovane che pareva però restio a lasciarsi convincere. “Il capitano è un uomo buono, ma non è bravo a parlare con la gente di terra. Non voleva offendervi. Sono certo, Milady, che se tornaste dentro ne sarebbe davvero felice. Lo saremmo tutti.”

 Élodie avrebbe mentito dicendo di non essere invidiosa del senso di lealtà e familiarità che univa la ciurma di quella nave, niente però l’avrebbe convinta a rientrare ora che Kurt era lì fuori con lei. “Vi ringrazio molto e terrò a mente le vostre parole. Per questa sera però credo di aver goduto a sufficienza della compagnia.” Cercando appoggio in Kurt aggiunse: “Stavamo giusto valutando di ritirarci per la notte, non è vero?”

 Kurt rispose solo con un sorriso divertito che sembrò essere abbastanza convincente per il marinaio che rientrò nel refettorio per riunirsi alla compagnia. Non appena il giovane fu scomparso nella sala della festa Kurt prese a parlare enormemente divertito da qualcosa che le sfuggiva completamente: “Green Blood, sei un mostro! Possibile che tu non abbia un briciolo di compassione?” Le parole di Kurt erano esplose in una risata.

 Èlodie lo guardava interdetta contagiata però dall'ilarità improvvisa dell'uomo. Kurt riprese allora a parlare con tono giocoso: “Hai appena spezzato il cuore a quel giovanotto con totale noncuranza.”

“Che sciocchezze. Tu e Constantin siete sempre pronti ad attribuirmi spasimanti. Se aveste ragione anche solo la metà delle volte avrei una corte da fare invidia a Theleme.”

 “Sono pronto a scommettere la mia spada che quel giovane marinaio si sia preso una gran bella cotta per te.”

 “Anche se fosse? Sono stata cortese, non l’ho certo offeso.”

Kurt la guardò ancora divertito, e forse incredulo davanti alla sua ingenuità nei confronti di una situazione che a lui doveva sembrare ben più che ovvia.

 “Green Blood, sei incredibile! Gli hai appena detto con noncuranza non solo di non avere tempo per lui, ma gli hai anche lasciato credere che saremmo scesi sottocoperta insieme.”

 Élodie sentì il volto andarle a fuoco mentre Kurt rideva di gusto della sua ingenua goffaggine. 

 La risata scrosciante di Kurt spinse anche lei al riso, i brutti pensieri lontani anni luce. Poteva davvero ritirarsi e sperare finalmente in una notte serena. Quell'uomo burbero non avrebbe mai saputo davvero quanto avesse fatto, in modi insoliti e improbabili, per meritare la sua gratitudine. Restarono per un po' a guardare il mare e il cielo in un confortevole silenzio. Élodie pensava di concedersi solo qualche momento in più di quella serena intimità prima di ritirarsi per la notte quando due figure strisciarono fuori dalla sala della festa in quasi assoluto silenzio. Erano distanti ma Élodie ne riconobbe perfettamente i contorni. Costantin e il capitano si fronteggiavano in silenzio illuminati appena dalla luce della luna. Un pensiero crudele si insinuò nella mente della giovane: Constantin non le aveva dedicato un solo pensiero. Un marinaio di cui non era certa di ricordare il nome era stato spinto fuori dalla sala della festa dall’urgenza di accertarsi che lei stesse bene, per pregarla di riunirsi alla compagnia. Il suo adorato cugino aveva invece lasciato la sala solo per appartarsi con l’uomo che aveva scatenato la sua ira. Ma Élodie poteva facilmente immaginare che il confronto fra i due in seguito alla sua sfuriata fosse sfociato in qualcosa di più intimo, poteva vedere Constantin affrontare il capitano e chiedere spiegazioni, esigere delle scuse, e il capitano rispondere orgoglioso a quelle richieste. Poteva immaginare l’attrazione che aveva contraddistinto ogni loro scambio prendere il posto della rabbia e dell’irritazione. Era tutto così scontato e inevitabile che Élodie non poté evitare di sentirsi in colpa per l’ennesima volta per quei pensieri egoisti che non sapeva tenere a freno.

Kurt intanto si era avvicinato a lei e la guardava preoccupato. Dopo qualche istante le disse in un sussurro: “Forse è meglio che davvero ci ritiriamo per la notte, non credi?”

 “Insieme?” Élodie sputò fuori quella domanda senza alcuna intenzione di attenuarne l’intento provocatorio. Non avrebbe saputo dire il perché ma l’atteggiamento dell’uomo, le sue parole, il suo tono, la irritarono tanto da farle perdere la ritrosia che spesso frenava la sua lingua. Avrebbe voluto vederlo perdere un po’ della sua compostezza e della sua sicurezza, invece lo vide solo ridere di nuovo. I due uomini che avevano a quel punto iniziato a studiarsi più da vicino, forse infastiditi dalla rumorosa risata di Kurt si avviarono verso le scale scomparendo sottocoperta. Élodie si voltò verso il soldato per fronteggiarlo ancora una volta. L’irritazione che cresceva dentro di lei rischiava di trovare sfogo nell’infantile impulso di ferire. Cercò di tenere a freno quell’istinto crudele, limitandosi a dire con voce cupa e scontrosa: “Vai pure. Io non ho sonno.” 

 L’uomo restava in piedi accanto a lei e la fissava con sguardo grave. Élodie avrebbe fatto di tutto per sfuggire a quello sguardo, in quel momento non c’era nulla che lei potesse nascondergli e sapeva che l’immagine che stava dando di sé era la meno lusinghiera possibile. Si allontanò da lui e rientrò nella sala dove i marinai continuavano a festeggiare senza il loro capitano. Il marinaio che, secondo Kurt, aveva una cotta per lei le fu accanto non appena la vide. 

 “Milady, siete tornata. Ne sono felice. Volete giocare, ascoltare la musica, o ballare magari?” Élodie lo vide chiaramente arrossire a quella proposta. Maledetto Kurt, aveva ragione come sempre. Il nauto doveva avere pressappoco la sua età, ma a guardarlo in quel momento con l’imbarazzo così chiaramente dipinto sul volto insieme ad un’emozione sincera e ingenua, sembrava un bambino. Era esattamente così che lei doveva apparire agli occhi di Kurt.

 “Per il momento mi accontenterei di qualcosa da bere.” Disse al giovane con tenerezza. Non aveva niente da potergli offrire, il minimo che potesse fare era trattarlo con gentilezza. Il marinaio prese due bicchiere e una bottiglia, le fece strada verso un angolo della sala e la fece sedere. Si sedette accanto a lei e chiacchierò per un po’ continuando di tanto in tanto a riempirle il bicchiere. Mentre il nauto raccontava della vita a bordo e di terre meravigliose visitate in viaggi precedenti, anche Kurt aveva fatto ritorno nella sala e la osservava da lontano. Élodie e il suo marinaio erano seduti ai margini della sala ma alcuni altri nauti si unirono a loro man mano. Erano una compagnia piacevole e la ragazza si lasciò catturare dalle loro storie. Ma, via via che l’alcol passava dal bruciarle la gola ad annebbiarle la testa, Élodie si accorse di trovare quasi tutto intollerabile: le chiacchiere dei nauti che si erano fatte sguaiate, la musica che continuava a riempire l’aria in modo quasi insopportabile e su tutto gli occhi feroci di Kurt che non perdevano neanche il più piccolo dei suoi gesti e che la giovane sentiva addosso pesanti come una zavorra che rendeva impossibile non solo muoversi ma anche pensare liberamente. Dimentica di ogni cautela lasciò la piccola compagnia senza dire una parola e si diresse decisa verso il soldato. 

 “Che vuoi?” Sputò fuori senza alcun riguardo. 

 “Green blood è ora che tu vada a dormire.” Non una parola in più, non un’espressione sul suo viso. Solo il tono severo del maestro.

 “Sai Kurt? Non sei più nella posizione di potermi dare ordini. Semmai, ora è il contrario.” L’alcol aveva completamente annullato il poco buon senso rimasto nella sua testa e si era trovata a dire con cattiveria parole che non avrebbe mai voluto pronunciare.

“Non sono mai stato nella posizione di potervi dare degli ordini, Eccellenza.” Nel tono scostante, quasi offensivo, con cui aveva usato in quel momento quell’appellativo così formale non c’era niente del modo irriverente e familiare con cui spesso Kurt lo usava quasi a volersi prendere gioco di lei. Élodie seppe di aver tristemente punto il soldato nel vivo. “Sono sempre e solo stato nella posizione di dovervi proteggere. È per questo che vengo pagato.” Aveva finalmente fatto breccia nella compostezza dell’uomo, lo aveva ferito, e lui aveva risposto nell’unico modo possibile: facendo ricorso alla sua armatura di freddo mercenario senza cuore.

Élodie abbassò lo sguardo, incapace di chiedere scusa ma non desiderando portare avanti quella schermaglia. Si lasciò condurre fuori ma al pensiero di dover scendere sottocoperta non fu in grado di costringersi a scendere.

L'aria fredda la colpì insieme alla consapevolezza di essere bloccata. Sentì in un attimo lo stomaco rivoltarsi e fece giusto in tempo a sporgersi fuori bordo lasciando andare così il malessere trattenuto a stento. 

L'uomo era rimasto accanto a lei e la guardava ora preoccupato. Quando ebbe riacquistato il controllo riportò lo sguardo su di lui con l'intento di rassicurarlo, ma le sue buone intenzioni si scontrarono con l'espressione del maestro deluso. Élodie si appoggiò contro delle casse ancorate a terra e attese il rimprovero che non si fece attendere a lungo. “Dovresti evitare di bere così tanto, soprattutto quando sei con gente che non conosci” 

“Forse è sfuggito al tuo sguardo attento che ora che Costantin è distratto da altro, tu sei la sola persona che conosco. E devo dire che non sei il compagno di bevute più spassoso che si possa immaginare.” 

L'uomo si sedette accanto a lei e disse con un tono appena più conciliante: “Cercare di arginare la solitudine con l'alcol può essere una tentazione decisamente insidiosa. Devi fare molta attenzione.”

Élodie attirò a sé le ginocchia e rifletté sulle parole del maestro prima di dire più a se stessa che all’uomo: “È incredibile quanto ci si possa sentire soli in un posto in cui ovunque volti lo sguardo c’è qualcuno, in un luogo tanto piccolo e affollato da rendere impossibile anche un solo istante di intimità.”

 Kurt non disse nulla. A Élodie saltò alla mente il fatto che quella fosse per lui una verità piuttosto banale. Quanti anni aveva dovuto trascorrere a palazzo solo in mezzo a gente che lo teneva a distanza e lo giudicava poco più di un villano ripulito? Ignorando ancora una volta la cautela gli si fece più vicino fino ad arrivare a posare la testa contro la spalla dell’uomo che rimase in silenzio e non accennò a muoversi. Non aveva niente da nascondere a Kurt in quel momento, lui sapeva ogni cosa, il suo cuore per lui non aveva segreti. Lei invece non sapeva nulla.  “Ti sei mai sentito solo in questi anni a palazzo?”

 Kurt si mosse un poco, un gesto che non sembrava del tutto infastidito ma che la convinse a rientrare nei ranghi, sollevò la testa e portò lo sguardo verso l’uomo.

 “Certo, sempre. Perché? Vorresti fare qualcosa per rimediare?”

 “Sai che è così.” Lo aveva detto con un sorriso poco convinto e Kurt invece di rispondere al suo tentativo di provocazione con una risata era divenuto serio all’improvviso.

 “Non dovresti buttarti via così, neanche per scherzo. Dovresti davvero imparare a valutarti per ciò che sei o rischi di trovarti in situazioni davvero spiacevoli”

 Élodie portò lo sguardo fisso verso le punte dei suoi piedi, si sentiva tornata bambina, non era diverso quello dai tanti rimproveri che il maestro d’armi le aveva rivolto in passato. Era bastato un momento di debolezza, un solo istante di autocommiserazione per ricacciare lontano quell’uomo che aveva appena iniziato a valutare la possibilità di abbassare le difese. Che sciocca era stata.

 L’uomo si rialzò in piedi: “È davvero ora di ritirarsi.” La voce dura di Kurt era quella che conosceva, la voce del maestro deluso.

 Ma per quanto potesse essere deludente per lui, niente in quel momento l’avrebbe convinta a rientrare nella sua cabina.

 “Resterò qui fuori ancora un po’.” Disse alzandosi lentamente e cercando di non suonare scontrosa.

 “Green blood non mi sembra la notte adatta per rimanere qui fuori da sola.” 

 Lo guardò per un momento: l’uomo, che la superava in altezza di tutta la testa e forse qualcosa in più, guardava in basso verso di lei facendola sentire ancor più piccola, ancora più infantile. Non sarebbe mai stata alla sua altezza, era chiaro. Cercò di recuperare un sorriso irriverente, riportando una sorta di normalità in quello scambio così imbarazzante: “Magari il marinaio di prima non ha ancora cambiato idea, e accetterà di farmi compagnia.”

 Lo sguardo di Kurt si fece ancor più severo: “Questo per te non vorrebbe dire buttarsi via?”

 “No, vuol dire semplicemente riconoscere qual è il mio posto.” Per un istante ebbe il timore che Kurt volesse attaccarla. Sembrava furente e le si fece minacciosamente più vicino. Élodie sostenne il suo sguardo per un lungo momento e poi disse senza un accenno di rabbia e cercando di tenere a freno la tristezza: “Kurt questa è una lezione che preferirei non ricevere. Non ora, sicuramente non da te.”

 L’uomo aveva incassato quelle ultime parole come un pugno. Lo vide infatti tentennare e fare un passo indietro. Il senso di colpa la spinse a parlare di nuovo: “Mi dispiace, ma niente mi convincerà a tornare nella mia cabina, ora.” Era il turno di Kurt di sentirsi confuso. Non poteva capire e allora Élodie decise di spiegarsi. Non poteva certo peggiorare la situazione: “Dove credi che siano andati mio cugino e il suo capitano?” Kurt non rispose ma rimase in ascolto. “La mia cabina è esattamente tra quella di Constatin e quella di Vasco, nulla mi convincerà a spendervi la notte.”

 “E quindi cosa vuoi fare? Restare qui fuori tutta la notte?” 

 “Veramente la mia prima scelta sarebbe stata la tua cabina, la seconda la cabina del marinaio che a sentir te mi fa il filo. Ma nessuna delle due soluzioni sembra andarti a genio.”

 Questa volta Kurt sorrise e si rimise a sedere, si sedette a terra accanto al posto che lei aveva occupato prima. Così anche Élodie si sedette di nuovo. Fu Kurt a parlare questa volta, raccontò delle lunghe giornate solitarie trascorse a palazzo.

 Élodie si lasciò cullare dalla sua voce e poi disse: “Speravo davvero che la nostra presenza fosse stata d’aiuto, abbiamo trascorso ogni giorno insieme da quando sei arrivato a palazzo.”

 “È vero e ciascuno di quei giorni è un ricordo che tengo caro. Costantin è sempre stato un ragazzino speciale e tu sei sempre stata straordinaria, ma dovermi prendere cura di voi, cosa che non avete mai reso semplice, non poteva lasciare spazio per l’amicizia.”

 Lo guardò un momento, non era mai stato così onesto con lei, non che fosse propenso alla menzogna, tutt’altro, ma in quel momento stava davvero facendo un passo nella sua direzione. 

 “E d’ora in poi?”

 “Credo dipenda dal tempo che ci verrà concesso.”

Élodie lo guardò ancora come se lo vedesse per la prima volta. Il maestro era molto lontano ora, era rimasto solo Kurt, il soldato, il capitano Kurt. E anche lei avrebbe dovuto imparare a conoscerlo meglio.

 Sorrise e rispose solo con un cenno di assenso. “Grazie.” Disse appena e poi aggiunse sicura “Vai pure, ti prometto che non farò nulla di sconsiderato questa notte.” 

 “Come desiderate mia signora, sapete bene che ho fiducia in voi.” Si alzò e le augurò la buonanotte. Élodie aveva davanti un percorso che non aveva immaginato, ma che la riempiva di curiosità. Una vita nuova la attendeva, nuovi incontri e nuove amicizie. Non avrebbe mai immaginato che il primo dei nuovi incontri potesse essere proprio il suo vecchio maestro d’armi.

   
 
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