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Autore: Justice Gundam    25/04/2022    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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Risposte alle recensioni

Farkas - Possiamo dire che Pathfinder è una serie che mi ha preso molto, da quando ho iniziato a giocare L'Ascesa dei Signori delle Rune assieme ai miei amici... XD

Diciamo che per adesso ho riassunto quelli più importanti da capire ai fini di questa serie... ma più avanti, verranno rivelati altri pezzi del puzzle. In effetti, uno dei temi principali di Pathfinder è che le conseguenze delle azioni passate si ripercuotono molto più in là nel tempo... e in questo caso, si parla delle conseguenze del malgoverno dei Signori delle Rune.

Vedremo cosa succederà più avanti, e se il piano di Sorshen avrà i risultati previsti.

Grazie della recensione, e a presto!

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 1 - Uniti dalla vendetta

 

Korvosa, la grande città portuale. L'antica capitale di Varisia. L'avamposto dell'Impero di Cheliax. Un gigantesco ricettacolo di culture, popolazioni e persone, e un luogo di opportunità, rischi, speranze ed incontri. Allo stesso tempo, una città piena di pericoli, dove spietati predatori sono continuamente a caccia di prede. Giorno e notte.

In quel momento, quando il sole era già alto nel cielo, il mercato settimanale era in pieno svolgimento. Molte bancarelle erano state allestite per vendere la grande varietà di merci che ci si potrebbe aspettare da un così grande centro culturale. Cianfrusaglie, frutta, carne, cereali, vestiti e molti altri beni. La piazza era immersa in un caos che esprimeva bene la vitalità e la frenesia della grande città... e in mezzo all'andirivieni di persone, si muovevano due giovani che già da tempo avevano potuto sperimentare sulla loro pelle quanto le strade di Korvosa sapessero essere spietate.

Una ragazza dai capelli neri di non più di diciotto anni si stava destreggiando tra le folla del mercato, alla disperata ricerca di una guardia cittadina, mentre teneva per mano un ragazzino che sembrava avere qualche anno meno di lei, e che condivideva i suoi capelli di un lucido colore nero. Entrambi i giovani indossavano dei vestiti che una volta dovevano essere stati belli ed eleganti, ma che ora erano strappati, logori ed impolverati per il fatto di aver vissuto sulla strada da tanto tempo. E in quel momento, mentre cercavano di farsi strada tra la gente che riempiva il mercato, i due cercavano quanto più possibile di non attirare troppa attenzione. Le loro espressioni apparivano ansiose mentre si piazzavano ad un lato della piazza e cercavano qualcuno che indossasse l'uniforme della guardia cittadina.

"Bene... tieni gli occhi aperti, Rilo." disse la ragazza mora, usando una mano per riavviarsi i capelli e per spazzarsi un po' di polvere dai vestiti. Piuttosto alta e robusta per la sua età, era di carnagione olivastra, con lineamenti acuti ed un contegno che avrebbe subito fatto pensare ad una persona di alto lignaggio, probabilmente un'aristocratica. I suoi occhi erano grandi ed espressivi, e le sue pupille rilucevano di un inusuale colore violetto, mentre la sua corporatura era agile, non proprio muscolosa ma comunque piuttosto atletica, e le sue mani erano affusolate e davano un'impressione di destrezza ed abilità. Indossava un leggero giaco di maglia, un po' usurato ma ancora ben tenuto, sopra i suoi vestiti ormai parzialmente consumati - una camicia bianca con i pantaloni neri e un paio di stivali al ginocchio, decorata con dei nastrini rossi sulle maniche e sul colletto. Nonostante tutto, dava l'impressione di una giovane donna di classe, e la sua alterigia  non era ancora stata del tutto smorzata dalle difficoltà della vita di strada. Teneva sulla spalla una bisaccia ancora abbastanza pesante, e all'altezza del cuore portava un ricamo che probabilmente rappresentava lo stemma della sua famiglia.

"Sono sicura che i ragazzini di quel maledetto Lamm operano in posti affollati come questo, dove hanno meno probabilità di farsi prendere." continuò la ragazza mora, anche lei guardandosi attentamente in giro. "Tieni d'occhio se vedi qualcuno che potrebbe assomigliare a Deriu."

"Lo sto già facendo, Krea, sorella mia." disse il ragazzino più giovane di nome Rilo, che condivideva con la sorella maggiore la carnagione un po' abbronzata e i capelli di un vivo colore nero, indossava anche lui degli abiti che fino a un po' di tempo prima erano ben tenuti ed eleganti, ma che ora mostravano segni di consunzione a causa della sua vita sulla strada - una camicia bianca con sopra una giacca nera e pantaloni e scarpe dello stesso colore, oltre che i resti di un cravattino blu attorno al collo. I suoi occhi avevano un colore un po' particolare - erano violetti, come quelli della sorella maggiore, ma ogni tanto, se qualcuno fosse stato abbastanza vicino, avrebbe potuto vedere delle ombre nere che danzavano al loro interno, immergendo l'iride nel colore del cielo notturno. "Ma... ho paura che qui sia come cercare un ago in un pagliaio. Non è tanto facile vedere un bambino come Deriu in questo marasma..."

Krea sospirò e scosse la testa. Certo, in effetti era logico. Quel maledetto Gaedren Lamm, il boss della banda di strada che aveva fatto tanto parlare di sè tra i ceti bassi della popolazione di Korvosa, sceglieva apposta bambini che riuscissero ad intrufolarsi in luoghi affollati, borseggiare qualcuno e poi scappare via prima di essere notati... e Deriu, purtroppo, aveva tutte le carte in regola per diventare uno di quelli che Gaedren chiamava, senza alcuna vergogna, 'i suoi agnellini'.

La giovane dai capelli neri si guardò attorno... e riuscì finalmente a vedere un uomo che indossava una polverosa uniforme della guardia cittadina, immediatameente riconoscibile dallo stemma disegnato sul pettorale - un'alta torre argentata su sfondo rosso, con due pugnali dalle lame ricurve che si incrociavano dietro la cima. Krea fece un cenno a Rilo e gli indicò l'uomo con un cenno della testa, come ad invogliarlo a rivolgersi a lui e chiedergli del loro fratellino più piccolo.

"Chiedo scusa, signore..." esordì Krea non appena si fu avvicinata al soldato ed ebbe attirato la sua attenzione con un gesto educato della mano. La guardia, che fino a quel momento non stava facendo nulla di più che restare ferma al suo posto, con la lancia appoggiata al suo fianco e attendendo che si verificassero eventuali problemi, rivolse la sua attenzione alla ragazzina e al fratello minore, e Krea cercò di rimettersi a posto i vestiti come meglio poteva - ormai la loro famiglia aveva perso già da un po' lo status nobiliare, ma lei non aveva dimenticato il decoro e l'etichetta, e anche in quella situazione difficile, cercava di mantenere un certo contegno.

La guardia si sgranchì una spalla e si rivolse alla ragazzina, dando l'impressione di volersi togliere dall'impaccio il prima possibile e tornare ai suoi incarichi. "Sì, ragazzina? Qual è il problema?"

Rilo si schiarì la voce e cominciò a parlare. "Ecco... vorremmo chiederle se per caso non avesse visto il nostro fratellino più piccolo." esordì. "E' più o meno come me, solo più piccolo..."

La guardia sembrò effettivamente pensarci su almeno un po', il che diede un barlume di speranza ai due fratelli. Ma sfortunatamente, tale speranza durò soltanto qualche istante prima che l'uomo scuotesse la testa. "No... no, non credo di aver visto nessun bambino come quello che mi avete descritto." rispose infine. "Dovreste tornare indietro e cercare da qualche altra parte nel mercato. Se si è allontanato o è stato separato da voi dalla folla, è probabile che non si sia allontanato da dov'era."

"N-Nostro fratello non si è perduto!" esclamò Krea, forse con più veemenza di quanta intendesse. "Lui... lui è stato rapito! E' stato rapito da Gaedren Lamm, e adesso... sono sicura che quel verme lo sta costringendo ad andare in giro per le piazze di Korvosa a borseggiare la gente! Per favore, non potrebbe almeno cercare di fare qualcosa? Magari chiedere in giro ai suoi colleghi se hanno visto un bambino come Deriu? Noi... noi non sappiamo più dove andare a cercare!"

"Hey! Hey, con calma! Cosa credi, ragazzina, che noi della guardia cittadina possiamo essere ovunque? Noi facciamo dal nostro meglio, ma quel bastardo di Lamm sa come mantenere un profilo basso... e poi, in questo momento, non abbiamo il personale da dedicare a queste ricerche. Siamo già tutti preoccupati per questa malattia di Sua Maestà..." rispose la guardia con fastidio.

Krea strinse i denti per il disappunto, ma dovette ammettere che quello che diceva la guardia non era proprio sbagliato. Gaedren Lamm era riuscito a passare nelle maglie della giustizia di Korvosa perchè la sua banda si concentrava su piccoli furti commessi ai danni di gente modesta, e anche se accadeva che qualcuno finisse accoltellato o strangolato, era difficile che l'omicidio andasse ad incidere sull'andamento della vita di tutti i giorni a Korvosa.

E come se non bastasse, già da tempo la città si trovava di fronte ad un altro problema. Una misteriosa malattia che aveva colpito Eodred II, l'amato re di Korvosa, e per la quale non erano stati trovati rimedì, nè mondani nè magici. Nemmeno i capi delle chiese di Sarenrae e di Abadar erano stati in grado di capire cosa stesse accadendo al popolare sovrano, e questo aveva inquietato sia la classe nobiliare che quella mercantile.

La precaria salute del sovrano, che nel corso del suo regno si era dimostrato ragionevolmente competente nel gestire gli affari di stato e nelle relazioni con le case nobiliari di Korvosa e di Cheliax, aveva fatto gradualmente cadere la città-stato in una situazione dapprima di insicurezza, poi di tensione che stava man mano degenerando in disordini. Già da tempo si sentivano notizie di ribellioni su piccola scala che si erano verificate nei quartieri bassi di Korvosa... e non c'era esattamente da stupirsi che sia la guardia cittadina che la Compagnia dello Zibellino (la divisione d'elite dell'esercito di Korvosa, conosciuta per i suoi cavalieri di ippogrifi) fossero estremamente preoccupate e avessero il loro bel da fare in quel momento.

Detto questo, la guardia di fronte a loro non sembrava esattamente occupata... e in effetti, dava l'impressione di volersi togliere di mezzo il prima possibile quei due ragazzini. E per quanto fosse preoccupata a morte per Deriu, Krea aveva abbastanza buon senso da comprendere che mettersi a litigare con un soldato della guardia cittadina voleva dire mettersi nei guai. E che dal momento che il loro interlocutore non era disposto a collaborare, era inutile insistere.

"Sì... si, capisco." rispose infine la ragazza, dopo essere rimasta qualche secondo a rimuginare. Anche se manteneva un tono formale ed appropriato, Krea faceva in modo che la guardia sentisse un accento di acredine nella sua voce. "In tal caso... proseguiremo le nostre ricerche da soli. E... lunga vita a re Eodred."

Quell'ultima parte non era sarcastica, se non altro. Anche lei provava simpatia per il vecchio re, come gran parte degli abitanti della città-stato. A parte la sua abilità nel gestire gli affari di stato e i rapporti diplomatici con Cheliax, aveva finanziato molte opere di pubblica utilità e dato inizio a nuovi scambi commerciali. L'unica ombra in un regno non straordinario ma tutto sommato stabile era stata la sua sfera privata. La popolazione di Korvosa non aveva mai visto di buon occhio quella giovane nobildonna di Cheliax che re Eodred aveva sposato tre anni prima. A parte il fatto che Ileosa, questo il nome della giovane regina consorte, era talmente giovane che avrebbe potuto benissimo essere scambiata per la figlia di re Eodred... c'era anche il fatto che Ileosa non aveva mai espresso simpatia per la città stessa, definendola "un arretrato villaggio coloniale".

Considerata la storia di Korvosa, questa definizione sarebbe stata presa non come una gaffe ma come un deliberato insulto alla città, se Ileosa non fosse stata conosciuta come una donna stolta e di scarsa intelligenza.

Ma queste considerazioni non aiutavano certo Krea e Rilo a trovare Deriu. I due fratelli si allontanarono dalla guardia e si destreggiarono tra la folla che riempiva la piazza del mercato, per poi infilarsi in un vicolo isolato e percorrerlo fino a sbucare in una piazzetta isolata... dove Krea ebbe la possibilità di dare libero sfogo alla sua frustrazione.

"Maledizione!" esclamò la ragazza, e sferrò un pugno ad una porta di legno malferma, facendola barcollare e spaventando due gatti randagi che scorrazzavano lì attorno senza una meta apparente. "Com'è che non riusciamo a trovare una traccia? Una sola miserabile traccia? Deve per forza esserci qualcuno che sa dove si nasconde quel dannato Lamm! Se solo riuscissimo a trovarlo, avremmo trovato anche Deriu!"

Rilo sospirò frustrato e si sedette su ciò che rimaneva di una panchina. "Gli abitanti dei quartieri bassi hanno paura, Krea. Sanno che Gaedren è senza scrupoli, e che se parlassero rischierebbero di finire in mare con la gola tagliata." affermò. "E la guardia cittadina ha criminali di ben altra portata di cui preoccuparsi. Anche se questo significa che le azioni di Gaedren passano sotto silenzio."

Krea incrociò le braccia sul petto e scosse la testa, la schiena appoggiata ad un muro. "Già, posso capire. Gaedren non provoca abbastanza danni per essere considerato una priorità per le autorità di Korvosa. Ma bisognerà pure che qualcuno lo scovi e gliela faccia pagare. Non può continuare così... tra questi piccoli criminali che sfuggono alle maglie della giustizia, e questo malcontento che cresce ogni giorno di più... ho paura che Korvosa stia andando sempre più verso l'anarchia."

"Se solo ci fosse ancora Blackjack... gentaglia come Gaedren se la farebbe sotto dalla paura e non si azzarderebbe a mettere in pericolo i cittadini di Korvosa." affermò il fratello più giovane.

"Blackjack, eh?" chiese Krea con un sorriso nostalgico. Ogni tanto, nelle conversazioni tra i cittadini di Korvosa, ritornava il nome di quel misterioso vigilante mascherato, che appariva di colpo per fermare qualche crimine, dare una lezione a qualche malfattore, o donare qualche moneta e un po' di aiuto, sia materiale che morale, a qualcuno che era in difficoltà. Era una leggenda popolare che circolava a Korvosa e nei suoi dintorni da più di duecento anni ormai. C'erano momenti in cui questa figura leggendaria scompariva per anni, anche decenni. Tuttavia, quando la popolazione di Korvosa aveva bisogno di lui, Blackjack riappariva per aiutarli. Che fosse un membro di una razza che vive molto più a lungo degli uomini, che si nascondeva tra la gente e aspettava di essere di nuovo necessario? Oppure una serie di persone, ciascuno un successore dell'ultimo? "Di chiunque si tratti... certo sarebbe bello se potesse tornare ad aiutare Korvosa in questo difficile momento. E magari potremmo anche chiedergli di aiutarci a trovare Deriu..."

I due fratelli rimasero per un po' di tempo in silenzio, a riflettere cupamente su quanto stava accadendo in quei giorni e al destino che sembrava essere stato riservato al loro caro fratello più piccolo. Non avevano nessuna intenzione di tornare alla loro nuova, modesta dimora senza notizie. Già da quattro giorni avevano dovuto annunciare ai loro genitori di non avere nessuna traccia di Deriu, e la disperazione si stava impadronendo sempre di più di loro.

Almeno oggi, dovevano trovare qualcosa. E poi si sarebbero regolati. Ma avevano bisogno di un po' di speranza...

Krea e Rilo entrarono in alri vicoletti... e al momento di ritornare in una delle vie principali di Korvosa, il più giovane dei due fratelli si accorse troppo tardi di un altro ragazzino, un monello di strada dalle vesti polverose e consunte, che gli arrivava addosso a velocità sostenuta. I due ragazzi si urtarono, e Rilo perse per un attimo l'equilibrio, sorretto rapidamente dalla sorella... mentre il bambino di strada, rapido come una donnola, sgattaiolò nel vicolo da cui i due erano usciti, e fece rapidamente perdere le proprie tracce, ignorando la voce di Rilo che lo richiamava.

"Hey! Hey, aspetta un momento..." il ragazzino dai capelli neri tese una mano nella direzione in cui il monello era scappato, ma non ricevette risposta, e il ragazzino non si fece più vedere. Allarmato, Rilo si mise la mano nella tasca dei pantaloni, pregando che quel marmocchio non fosse riuscito ad approfittare di quel momento per rubargli le poche monete che gli erano rimaste. Era un trucco semplice ma dannatamente efficace - andare addosso ad una persona, apparentemente per caso, e approfittare della confusione per rubare qualcosa.

Ma Rilo, con suo grande sollievo, si rese conto di avere ancora il borsello delle monete in tasca.

"Rilo! Tutto a posto? Non ti sei fatto male, vero?" chiese Krea. "E... non ti manca niente?"

Il ragazzino provvide subito a tranquillizzare la sorella maggiore. "Va tutto bene, Krea... tutto a posto, non mi ha rubato niente... huh? E questo cosa..." disse, mentre continuava a frugare nella propria tasca per essere sicuro di non essere stato derubato. In effetti, oltre al borsello dei soldi c'era qualcos'altro nella sua tasca. Al tatto, sembrava essere un foglio di carta piegato, e Rilo lo prese e lo guardò con aria divertita.

"Beh, questa sì che è una novità." commentò. "Non uno svuotatasche, ma un riempitasche?"

Krea rise brevemente, sentendo il bisogno di trovare un attimo di leggerezza nella loro difficile situazione. "Beh, a me basta che non sia un rompitasche! Hehehee... scherzi a parte, Rilo, vediamo un po' se c'è scritto qualcosa su quel foglio?"

Rilo annuì rapidamente e spiegò il foglio, per poi leggere con attenzione quello che c'era scritto... e la sua espressione dapprima soltanto incuriosita lasciò rapidamente il posto ad una di sbalordimento e di vago sospetto. I suoi occhi si posarono rapidamente sulle righe, scritte in bella calligrafia e con un inchiostro rossastro che faceva risaltare ottimamente ogni singola lettera... e le sue mani cominciarono a tremare.

"R-Rilo?" chiese Krea preoccupata. "Rilo, che succede? Va tutto bene?"

Rilo passò il foglio alla sorella, deglutendo un po' a fatica. "Leggi... leggi un po' cosa c'è scritto qui, sorella..." mormorò, e immediatamente Krea cominciò a leggere quello che era scritto...

 

So cosa vi ha fatto Gaedren. Ha fatto dei torti anche a me. So dove abita, ma non posso muovere contro di lui. Venite a casa mia, al 3 di Lancet Street, al tramonto. Altri come voi saranno lì. Gaedren deve affrontare il suo destino e giustizia deve essere fatta.

 

Il messaggio non era firmato, e Krea notò immediatamente che non poteva essere stato scritto da quel monello - a parte il fatto che era difficile che quel ragazzino sapesse leggere e scrivere, l'inchiostro rosso che era stato usato per scrivere il messaggio era sicuramente di una qualità abbastanza costosa. Quel bambino doveva essere stato pagato da qualcuno per consegnare il messaggio a loro... il che faceva sorgere altri interrogativi, molti dei quali inquietanti.

"Chi... chi può averci mandato un messaggio simile?" si chiese la ragazza, mentre i due cercavano di sgattaiolare nuovamente in qualche vicolo per evitare di attirare la curiosità dei passanti.

“Non mi fido di questo messaggio. Potrebbe anche essere stato scritto da Gaedren stesso. Vogliamo davvero correre questo rischio?” La voce di Rilo era piena di dubbio.

Krea si sfregò la fronte, cercando di pensare attentamente a questa situazione. In effetti, sembrava davvero troppo bello per essere vero. Sembrava che le loro preghiere fossero state finalmente esaudite, dopo tutti quei giorni passati a cercare senza trovare nulla. Ma a quel punto... avevano altra scelta? 

"Ti capisco, Rilo, ma... questa è l'unica traccia che abbiamo trovato. L'unica risposta che ci hanno dato che non fosse: spiacente non posso fare nulla per voi." rispose la ragazza, la cui voce tradiva la sua emozione all'idea di aver fatto finalmente un passo in avanti. "Questa è una pista... una VERA pista! E' vero, potrebbe essere una trappola, non dico di no... ma tu ed io sappiamo difenderci! E se è una trappola... se è da parte di qualcuno degli scagnozzi di Gaedren, lo riempiamo di legnate e ci facciamo dire dov'è Deriu!"

Rilo si fermò a pensare a quello che aveva detto la sorella maggiore. Con un sospiro, si convinse e fece un cenno di assenso verso di lei. “Hai... hai ragione. Scusa, sono solo preoccupato. Non voglio che tu corra dei rischi... soprattutto perché tutto questo è già un affare poco chiaro."

"Ci sono affari peggiori in cui potremmo essere coinvolti. Lancet Street 3, stasera. Possiamo farcela, Rilo... possiamo ritrovare Beriu! Abbiamo solo bisogno di un po' di fortuna per trasformare quest'occasione in un vero salvataggio." Disse la giovane, con assoluta sicurezza. Era una vera speranza a cui poteva aggrapparsi, qualcosa di tangibile per loro due.

"Lancet Street 3, allora." concluse Rilo. "E va bene... allora stasera saremo lì. Per adesso... che ne dici se ci prendiamo qualcosa da mangiare? Non abbiamo neanche fatto colazione, stamattina..."

"Hai ragione..." rispose Krea con un mezzo sorriso. "Immagino che a stomaco pieno si ragioni un po' meglio. Poi... passaremo a raccogliere un po' di equipaggiamento che possa servirci per stasera."

Con un cenno di intesa, i due fratelli tornarono al mercato in cerca di un posto dove potersi sedere, mangiare e parlare per ingannare il tempo fino al momento dell'incontro. Dovevano avere il tempo di tornare a casa per raccattare il loro equipaggiamento e dare la buona notizia ai loro genitori...

 

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Quella sera, nel luogo dell'appuntamento...

"Okay... questa è Lancet Street, numero 3." sospirò Krea, guardando le indicazioni affisse sopra l'ingresso di quella che appariva essere la modesta casa di un popolano dalle mura in legno, con un tetto spiovante sul quale erano state eseguite delle frettolose riparazioni. Le finestre erano appannate, e dall'interno non sembrava provenire nessuna luce... al punto che i due fratelli cominciarono a temere che quel messaggio fosse stato un inganno. Erano da soli, ad attendere in silenzio davanti alla porta chiusa... e Krea sospirò stancamente mentre passava la mano sull'elsa dello stocco che si era portata appeso alla cintura.

"Siamo appena arrivati, sorella. Un po' di pazienza." affermò Rilo, cercando di calmare i timori della sorella maggiore. "Dopotutto, siamo arrivati qui abbastanza presto... ci hanno pur detto che ci sarebbero stati altri come noi che portavano rancore nei confonti di Gaedren. Aspettiamoli... se ci arrendiamo adesso e ce ne andiamo, potremmo non avere più un'altra occasione come questa."

"Lo so, lo so..." rispose la sorella maggiore, sperando con tutta sè stessa che Rilo avesse ragione. Non sapeva se avrebbe potuto accettare un'altra delusione, dopo quei giorni passati a cercare con ansia in tutti i quartieri bassi di Korvosa. "Scusa, Rilo, ma sono nervosa. Spero che... che queste altre persone arrivino presto, e che ci possiamo fidare di loro."

I due fratelli attesero in silenzio per diversi minuti, continuando a sperare che ben presto qualcuno si sarebbe fatto vedere. Per tutto quel tempo, nessuno dei due si azzardava a pronunciare una parola, quasi temendo che se avessero detto qualsiasi cosa, avrebbero potuto perdersi qualcosa di importante... un suono, un sussurro, qualcosa che avrebbe assicurato loro che non erano da soli...

Finalmente, Krea colse un suono ovattato, come quello di un sassolino che rotolava sulla strada sconnessa. Con un tuffo al cuore per l'emozione, la ragazzina varisiana si alzò dallasua panchina improvvisata e guardò in direzione di un vicoletto vicino, dal quale provennero altri suoni appena udibili - un lieve rumore di passi metallici, e il suono di qualcuno che si aggirava per gli edifici. Anche Rilo sentì qualcosa e si alzò, i sensi tesi al massimo, e un'oscura aura grigio-nerastra aveva cominciato a circondare la sua mano. Krea afferrò l'elsa del suo stocco, pronta a sfoderarlo nel caso ci fossero stati problemi.

C'era infatti una figura che usciva dal vicolo - una ragazzina bassa ma atletica, che sembrava avere la stessa età di Rilo. I suoi occhi neri simili a gocce di petrolio, il suo attillato costume intero di cuoio nero e i suoi stivaletti erano contrastati dai suoi lunghi capelli argentati, legati in una coda dietro la testa, e dalla pelle bianca come la neve. Sembrava essere molto ben equipaggiata, con diverse cinture e bandoliere che contenevano un sacco di attrezzatura per avventurieri. La sua spada corta e la sua mazza erano sguainate e puntate nella direzione dei due fratelli, ma non in modo aggressivo. Krea sgranò leggermente gli occhi per l'incredulità. Una caligni. Una dei misteriosi abitanti dei continenti sotterranei di Golarion.  

Altre due figure più grandi seguivano la ragazzina, e Krea riconobbe subito la figura tozza ma robusta di un nano, un po' più basso della media umana ma dalla corporatura ben piantata, e capelli, barba e baffi castani scuri e ben tenuti, corredati da un paio di acuti occhi neri che osservavano il mondo con attenzione da dietro un robusto elmetto di metallo. La barba era decorata con degli anelli di rame ed argento che la tenevano separata in  tre trecce distinte. Anche la sua corazza a scaglie e il suo piccolo scudo di metallo, tenuto legato alla schiena, erano ornati con delle piccole gemme disposte in maniera ordinata e simmetrica, e le vesti che indossava sotto la sua protezione erano di un vistoso colore porpora.

Infine, la figura più grande era quella di un mezzorco, facilmente riconoscibile dalla pelle verde e dai lineamenti più rozzi di quelli di un umano, ma meno animaleschi di quelli di un orco purosangue. Alto almeno un metro ed ottanta, con le spalle larghe, aveva lunghi capelli castani tenuti ordinatamente legati sulla schiena e un corto pizzetto, e indossava un corpetto di cuoio borchiato che mostrava i segni dell'usura, una giacca blu-grigia dai bordi sdruciti e un paio di pesanti scarpe da lavoro. Un piccolo scudo di metallo ammaccato era legato al suo braccio sinistro, e portava appese ai fianchi una spada ben forgiata e una frusta di pelle.

"Suppongo che non siamo qui per incontrare voi." affermò la ragazzina dalla pelle candida a bassa voce.

"No, ma immagino che siamo qui per lo stesso motivo, giusto?" rispose Krea, mentre dava una rapida occhiata ai tre davanti a lei. Ad una prima impressione, sembravano gente in gamba. Rilo, da parte sua, sembrava concentrato sulla ragazzina...

"Lancet Street 3?" Rispose il nano con voce rude, mentre tirava fuori un piccolo biglietto arrotolato, molto simile a quello che i due fratelli avevano ricevuto in precedenza. “Ognuno di noi tre ha ricevuto questo... invito. Diceva che Gaedren doveva pagare, quindi eccoci qui."

"Sembra che anche voi abbiate problemi con il nostro signore del crimine locale." Krea fece un cenno verso di loro. “Beh, il biglietto diceva che altri come noi sarebbero stati qui. Anche se non mi aspettavo che anche tu fossi così giovane." Portò la sua attenzione alla caligni, che alzò le spalle, evidentemente abituata a queste considerazioni.

"Sembri avere... più o meno la mia età." aggiunse Rilo, rimasto in silenzio fino a quel momento. “Gaedren ha fatto qualcosa di male anche a te e ai tuoi compagni? Siamo anche noi qui per fermarlo. Ha rapito il nostro fratellino". Sorrise leggermente. "Oh, io sono Rilo, comunque."

“Il mio nome è Fedra." disse la caligni. "Tutto sommato, è un piacere conoscervi."

Il nano disse di sì con la testa. "Mi chiamo Runyar Locklin, e sono un chierico al servizio di Abadar, il Signore del Primo Deposito. Scusate per... l'imboscata."

"Nessun problema... posso capire." rispose Rilo con un cenno della testa. Se non altro, era più che lecito fidarsi di un chierico di Abadar, il dio delle città, delle leggi e dei mercanti.

"Non si può mai essere troppo attenti quando ci si incontra al calar della notte." affermò il mezzorco. "A proposito, il mio nome è Kostur Kyle, e sono un investigatore della guardia cittadina di Korvosa." Mostrò un documento un po' sbiadito ma comunque leggibile, a testimonianza delle sue affermazioni. 

"Piacere di conoscervi, io sono Krea Aldinn... e lui è mio fratello Rilo. Come ha detto mio fratello, siamo qui perché Gaedren ha rapito il nostro fratellino più piccolo, Beriu. Non avevamo alcuna pista o altro su come trovarlo fino a quando non abbiamo ricevuto l'invito. Ma non mi aspettavo che ci saremmo incontrati in una baracca così modesta."

"Le apparenze spesso ingannano." rispose Kostur con tutta calma. Sembrava un autentico professionista, il che aveva anche senso considerando il suo lavoro. "Entriamo, ma tenete le armi a portata di mano."

Fedra estresse ancora una volta la sua mazza prima di andare avanti, e il gruppo si avvicinò alla baracca. Sembrava che la porta fosse stata lasciata aperta e leggermente socchiusa. Senza troppi problemi, Krea aprì lentamente la porta prima di entrare...

L'interno di quella piccola e umile casa era costituito da un'unica, accogliente camera pervasa da una fragranza di fiori e spezie forti. L'aroma proveniva da dei bastoncini di incenso che covavano sotto la cenere in bruciatori a parete dall'aspetto di elfi con ali di farfalla. Le pareti erano drappeggiate con degli spettacolari arazzi, uno dei quali mostrava una bestia dal teschio nero che giocherellava con dei cuori umani e un altro che mostrava una coppia di angeli che ballavano in cima a una montagna innevata. Un terzo arazzo sulla parete di fondo raffigurava una figura alta ed incappucciata avvolta nella nebbia, che teneva una spada fiammeggiante in una mano scheletrica. Diversi tappeti dai colori vivaci coprivano il pavimento, ma gli unici arredi della stanza erano un tavolo di legno coperto da un panno rosso brillante e diverse sedie eleganti con lo schienale alto. Sotto il tavolo si trovava un cesto coperto da un panno blu.

"Bel posticino..." disse Krea, guardandosi attorno con un misto di meraviglia e sospetto. Quegli arazzi avevano un'aria vagamente familiare, per qualche motivo...

Appurato che non ci fossero pericoli o agguati, Kostur si avvicinò al tavolo e lo esaminò con attenzione. Sopra di esso si trovava un biglietto, scritto nello stesso inchiostro rossastro e nella stessa bella calligrafia degli "inviti" che i cinque avevano ricevuto, eil mezzorco lo raccolse e lo lesse con attenzione.

 

Grazie per essere venuti. Sono dovuta uscire per un po', ma tornerò a breve. Per favore, mettetevi comodi e aspettate. Il cesto sotto il tavolo contiene pane e acqua per voi.

 

"Heh... bisogna ammettere che, se non altro, sono ospitali da queste parti." disse Runyar, il nano chierico, mentre metteva da una parte l'elmetto e dava un'occhiata al cestino posto sotto il tavolo. Al suo interno si trovavano esattamente cinque pagnotte, non proprio freschissime ma perfettamente commestibili, e cinque otri riempiti di acqua fresca, probabilmente attinta da un pozzo. "Per adesso, sediamoci e mangiamo qualcosa. Attendiamo che questo misterioso benefattore ritorni..."

"Ho l'impressione che questa storia si stia facendo complicata..." commentò Rilo, sedendosi accanto alla sorella maggiore, che gli passò una pagnotta e un otre. Il ragazzino prese due bocconi e un sorso d'acqua, poi guardò gli arazzi esposti sulle pareti. Anche a lui ricordavano qualcosa, se doveva essere sincero... "Krea, sorella mia... tu che cosa ne dici?"

La giovane donna alzò le spalle. "Non so che dire, fratellino. Ormai siamo in ballo... e dobbiamo ballare. Ma... voialtri, come mai siete qui? Anche voi state dando la caccia a Gaedren Lamm, come avete detto. E chiunque voglia vendetta contro quel bastardo è per noi un potenziale alleato, se non un amico."

"Sono d'accordo. Penso che sia mio dovere aiutarvi a prenderlo. Qualunque siano i dettagli che potete offrire in merito, sono sicura che possiamo lavorare insieme. Gaedren..." Fedra si fermò per un momento, non del tutto certa di voler continuare. Poi, prese un bel respiro e riprese. "Quel verme... ha ucciso mia sorella, e voglio la sua testa."

"Anche io e Kostur, qui presente, abbiamo le nostre ruggini contro Gaedren." continuò Runyar. Si voltò verso il mezzorco investigatore e fece un cenno di assenso. "Tempo fa, mio fratello Iven è stato accusato di un crimine che non aveva commesso - un omicidio avvenuto nei quartieri bassi. Sono riuscito a trovare un testimone che lo scagionasse, ma l'accusa sta comunque rovinando il buon nome della famiglia Locklin, che fino a poco tempo fa era garanzia di onestà ed affidabilità tra i gioiellieri di questa città. E ho scoperto che ad incastrare mio fratello è stato proprio Lamm."

"Ma per quale motivo?" chiese Rilo incuriosito. "Cosa ci guadagna Lamm a far incriminare vostro fratello, mastro Locklin?"

"Di recente, mio fratello aveva scoperto delle attività illegali condotte da uno degli scagnozzi di Lamm, un tale Yargin Balko." rispose il nano chierico. "Pare che la sua banda sia implicata anche in un traffico di quella droga chiamata brivido."    

"Già, quella porcheria... ha rovinato le vite a un sacco di gente." affermò Krea. Il 'brivido', un tipo di droga distillata dal veleno di una particolare specie di ragno endemica della regione di Korvosa, era conosciuta per il suo prezzo accessibile e i suoi effetti particolarmente intensi: induceva un sonno caratterizzato da sogni particolarmente vividi, durante i quali il corpo dell'intossicato era colto da spasmi e brividi. Ma nonostante il pericolo di overdose, molte delle persone più disperate di Korvosa assumevano quella droga, considerando le sue allucinazioni come l'unica alternativa al suicidio in una vita fatta di miseria.  

"Esatto... compreso uno dei miei più cari amici. Credevo fosse un problema delle classi più povere, ma poi ho trovato il mio collega mezzo morto al suo posto di guardia, in preda al delirio che quella schifezza provoca." proseguì amareggiato Kostur, il mezzorco. "Ma la guardia cittadina si sta prendendo il suo tempo a dare la caccia a Gaedren Lamm, e non vogliono sprecare risorse su "un criminale da quattro soldi", così lui è libero di spacciare la sua droga. A questo punto, credo che l'unica cosa da fare sia fermare personalmente la sua operazione. Lo devo a tutti coloro che hanno perso la vita o la dignità a causa di quella dannata droga."

"Quindi avevo ragione. Vedo che tutti voi avete delle buone ragioni per volere Gaedren Lamm morto o dietro le sbarre." intervenne una voce di una donna matura. La porta d'ingresso si aprì di nuovo, e da essa entrò la padrona di casa - un'attraente donna varisiana di mezza età con lunghi capelli scuri, vestita di abiti da popolano relativamente ben tenuti, con un paio di sandali un po' consunti ai piedi, e un fazzoletto dagli eleganti motivi rossi e verdi legato sulla testa. Tutti rivolsero a lei la loro attenzione, e riconoscendo una varisiana come loro, Krea e Rilo si alzarono in piedi in segno di rispetto.

"Siete stata voi a farci pervenire quei messaggi, dunque..." disse la ragazzina dai capelli neri.

La donna sorrise malinconicamente e disse di sì con la testa. “Grazie per essere venuti, amici miei, e per aver sopportato il mio metodo poco convenzionale per contattarvi. Vedete, ho motivo di rimanere nascosta: un uomo malvagio mi farebbe del male se sapesse che sto cercando aiuto. Quest'uomo ha fatto qualcosa di terribile anche a ciascuno di voi. Parlo, ovviamente, di Gaedren Lamm, un uomo la cui crudeltà e capacità di distruggere le vite di coloro che tocca sono eguagliate solo dalla sua abilità nell'evitare rappresaglie." spiegò la donna. "Ma immagino che sia il caso di spiegarvi qualcosa in più. Il mio nome è Zellara Esmeranda, e sono un'apprensora."

"Un'apprensora?" chiese Fedra con espressione confusa. Era effettivamente la prima volta che sentiva questo termine. "E... perdonate la mia ignoranza, ma cosa sarebbe?"

Fu Rilo a rispondere alla domanda. "L'apprensura è una delle tradizioni di noi varisiani e certamente una di quelle che ha catturato l'immaginazione e la curiosità della maggior parte della gente del Mare Interno..." rispose il ragazzino. "E gli apprensori sono coloro che usano l'antica arte della predizione per rivelare i segreti del passato, del presente e del futuro. Usano un mazzo di carte particolare, chiamato appunto mazzo dell'apprensura, per rivelare questi segreti."

"Esattamente." rispose Zellara, tirando fuori un grosso mazzo di carte da una tasca del vestito. "Vedete... un anno fa, i ladri al servizio di Gaedren mi hanno rubato questo, il mio mazzo dell'apprensura. È importante per me, è un cimelio di famiglia tramandato attraverso una dozzina di generazioni, e anche il mio unico mezzo di sostentamento. Quando i borseggiatori di Lamm l'hanno rubato, mio ​​figlio Eran li ha rintracciati e mi ha restituito il mio mazzo. Ma Gaedren lo fece seguire, e subito dopo aver lasciato la mia casa, i teppisti di Gaedren lo assassinarono. Ho cercato aiuto dalla guardia di Korvosa, ma mi hanno respinto. E così ho chiesto in giro. Ho anche scucito dei soldi. Ho consultato il mio mazzo dell'apprensura per un consiglio. E di recente sono stata premiata: ho scoperto dove abita Gaedren. Lo potrete trovare in una vecchia pescheria a nord di qui, a Westpier 17, dove addestra i bambini rapiti a fare i borseggiatori e conta i suoi tesori rubati."

Krea strinse i denti rabbiosamente e corrugò la fronte. Proprio come temeva, era a questo che Deriu era destinato... a meno che lei e Rilo non intervenissero.

"Ma ho bisogno del vostro aiuto." continuò Zellara. "Non posso sperare di affrontare quest'uomo da sola, e la guardia cittadina si muove così lentamente che anche se fossero disposti ad aiutare, Gaedren saprebbe sicuramente del loro arrivo con largo anticipo. E anche se lo arrestassero, che garanzia avrei che sarebbe punito? Questo criminale ha eluso la legge per decenni. Ma conoscete anche voi queste frustrazioni, vero? Gaedren ha fatto un torto a ciascuno di voi. Quindi ci siamo. È ora che paghi."

"Credo... che siamo tutti d'accordo." rispose Krea con decisione, guardando prima il fratello minore e poi i tre che avevano risposto all'appello di Zellara assieme a loro. Persone che fino a poco prima non si conoscevano neanche, e che ora erano accomunate dalla sete di vendetta nei confronti di Gaedren Lamm. "Penso che se lavoriamo tutti assieme, riusciremo a salvare i bambini, e a fare in modo che Gaedren non faccia più del male a nessuno."

"Sì, sono con la ragazza." disse Runyar. "Siamo alleati. E spero, anche compagni."

Fedra annuì energicamente. "Contate su di me." rispose, mentre anche Rilo dava il suo assenso.

"Allora... credo che non ci sia nient'altro da dire." concluse Kostur. "Westpier 17, giusto? Tutto quello che dobbiamo fare è andare lì, studiare la situazione ed elaborare un piano per infiltrarci là dentro. A quel punto, salviamo i bambini... tra cui anche il vostro fratellino... e poi andiamo a prendere Lamm e i suoi scagnozzi."

"Aspettate un momento..." disse Zellara, alzando educatamente una mano. "Prima che voi andiate... credo che vi sarebbe utile se provassi a fare un'apprensura. Che ne dite? Potrebbe essere un buon auspicio, non credete?"

Fedra sbattè gli occhi sorpresa. "Eh? Non... non conosco questa usanza varisiana..."

"Beh, potrebbe essere un'occasione per vederla in azione. Perchè no... vi posso assicurare che i risultati di un'apprensura sono sempre precisi. Anche se non sempre sono chiari." affermò Krea. Rilo confermò, facendo un cenno di assenso alla giovane caligni, che alzò le spalle e si mise da parte per vedere di cosa si sarebbe trattato...

"Va bene, cominciamo pure. La mia domanda, miss Zellara, è... riusciremo a salvare i bambini?" chiese il ragazzino.

Zellara raggiunse il tavolo, chiuse gli occhi e si concentrò, poi mescolò il suo mazzo e ne pescò nove carte simili a quelle dei tarocchi, che poi dispose sulla superficie del tavolo formando una sorta di tabella di tre per tre.

"Okay, Fedra, guarda bene... queste carte indicano le notizie positive e negative degli eventi passati, presenti e futuri. La colonna di sinistra rappresenta il passato, la colonna centrale rappresenta il presente e la colonna a destra rappresenta il futuro." spiegò Krea, mentre Zellara mostrava le carte una alla volta. Rilo guardò con attenzione le carte di sinistra, per vedere se rispecchiassero il passato con precisione...

Una carta che rappresentava un guerriero in armatura dall'aspetto tormentato, che teneva la sua spada puntata contro il terreno. Una scena in cui un uomo fuggiva, sovrastato da un inquietante sole nero... e un'altra carta sulla quale era disegnata un'enorme formica rossa con una corona dorata in testa, vestita in abiti regali. "Vediamo un po'... il vostro passato. La Perdita... una perdita di identità... di qualcuno a voi caro... di proposito... e poi, l'Eclisse... indica mancanza di fiducia in sè... ma questa non è allineata bene, il che vuol dire che in seguito avete scoperto delle abilità che voi stessi non credevate di avere... e infine, la Regina Madre, che indica conoscenza tramite fedeltà." guardò verso Kostur e Runyar, e il mezzorco corrugò la fronte, cercando di immaginare a quale fedeltà si riferisse Zellara. Forse alle leggi di Korvosa, alla guardia cittadina o all'amicizia del mezzorco con il suo collega rimasto vittima dei traffici di Lamm?

Zellara portò la loro attenzione alla colonna centrale, quella che rappresentava il presente.

"Le Lanterne dei Demoni..." disse Zellara, indicando una carta che rappresentava una mano che emergeva da una palude in un ultimo disperato tentativo di aggrapparsi a qualcosa per tirarsi fuori. Delle strane luci sferiche fluttuavano sopra la scena... "Una situazione molto difficile... ma l'allineamento della carta indica che una guida vi sta mostrando la via d'uscita."

"Poi... la Danza." Zellara indicò una carta che rappresentava un giovane dagli abiti ampi che eseguiva un'elaborata danza. "Significa restare in armonia. Un buon augurio per voi. Siete già riusciti a trovare una certa intesa nel vostro gruppo. E infine..." spostò lo sguardo verso il terzo tarocco, che mostrava un guerriero in armatura dorata con delle piccole ali da angelo. "Il Paladino. Significa avversità ma anche desiderio di resistere e di perseverare."

"Wow... non mi aspettavo che funzionasse così, l'apprensura..." commentò Fedra con evidente meraviglia. L'aria da fredda mercenaria era svanita, lasciando il posto ad una normale ragazzina di 15 anni che aveva ancora visto ben poco del mondo.

"E per quanto riguarda il futuro... cosa dice?" si chiese Rilo, tradendo un po' di apprensione.

La donna varisiana chiuse gli occhi e mosse una mano sopra la carte disposte sulla destra, quelle che rappresentavano il futuro. Con attenzione, le rivelò una alla volta: rappresentavano un individuo incappucciato che teneva in mano un grosso mazzo di chiavi; un umanoide con la testa da grillo, vestito da menestrello... e una figura umanoide prostrata davanti ad un trono vuoto.

"Questo è quello che posso dirvi: qualcuno tiene in mano le chiavi del vostro destino, e incontrerete presto questo Fabbro Ferraio... avrete bisogno di agilità e velocità come quelle del Grillo per cogliere un'occasione unica... ma il Trono Vuoto sarà il più grande pericolo." affermò Zellara, per poi tirare un sospiro e aprire gli occhi, con espressione stanca. "Di più non posso dirvi. Spero che i miei vaticini potranno esservi utili."

"Il Trono Vuoto..." disse tra sè Krea, provando un brutto presentimento in proposito. Si impose di non pensarci, e di concentrarsi sul salvare Deriu e tenere al sicuro Rilo e i loro compagni di squadra. Sapeva per certo che l'apprensura, se fatta da un'esperta, raramente dava risultati errati... e Zellara le dava l'impressione di essere una persona seria, da quel punto di vista. E certe idee che le stavano venendo in mente circa il significato potenziale di quella lettura...

No, meglio non pensare a certe cose. Concentrarsi sui problemi più urgenti... salvare Deriu e i bambini... aiutare i suoi compagni... e passare Lamm a fil di spada.

Con un sospiro, Krea mise in ordine i suoi pensieri e guardò negli occhi Zellara con evidente gratitudine. "Va bene... grazie, compagna di sentiero." affermò, usando uno dei termini che i varisiani a volte usavano per parlarsi tra loro. "Le assicuro che faremo tutto il possibile per fare giustizia di Gaedren Lamm... e fare in modo che l'anima di suo figlio riposi in pace."

"Partiremo quanto prima." rispose Kostur. "Speriamo di poterle dare buone notizie quanto prima."

"E grazie per il suo aiuto." concluse Fedra con un sospiro malinconico. Chiaramente, il comune dolore di aver perso un membro della loro famiglia faceva sì che la caligni si sentisse particolarmente vicina alla donna varisiana.

Zellara annuì, e una lacrima le scese lungo una guancia, mentre si stringeva una mano all'altezza del cuore.

"Vi ringrazio. State molto attenti. E che la strada vi sia propizia."    

 

 

oooooooooo

 

CONTINUA... 

 

 

 

  
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