James si scosse si voltò
a guardare Gregory che dormiva ancora.
Contò i suoi respiri e si tranquillizzò.
Quel bastardo che gli aveva
sparato, aveva straziato non solo lui ma tutti quelli che gli volevano
bene.
Tornò a fissare il
soffitto, in
realtà senza vederlo. Si chiese se sarebbe sopravvissuto se
Greg se ne fosse
andato. La parola morto non riusciva a pronunciarla.
Morto era una parola pesante senza
via di uscita. Definitiva. E invece Greg era lì vicino a
lui. Doveva molto a
suo fratello maggiore, era stato il suo sostegno in tutti i
più importanti momenti
della sua vita. La mancanza della madre era stata una sofferenza
costante per
entrambi e il padre non era stato tenero con loro. Li aveva lasciati
crescere
con Mary. Inevitabilmente soli.
Era l'amore quello che gli era
sempre mancato. Quello che cercava disperatamente in suo fratello
maggiore, e
lui si era prodigato per crescerlo anche se era poco più
grande.
Gregory era stato perfetto.
Sempre, perfino quando si era
ritrovato alle prese con una sessualità che non conosceva,
che nessuno gli
aveva spiegato.
Sorrise, mentre si ricordava la
faccia spaventata e imberbe di suo fratello quando, una mattina, si era
svegliato con il suo pene di bambino, a cui avevano scherzosamente dato
il nome
di Gigi, che era rigido e turgido.
Era corso da Gregory piangendo. Lo
aveva scosso e svegliato.
"Che
hai? Mi lasci dormire?" Lo fissò arrabbiato con gli
occhi assonnati.
"Greg,
sto male."
"Male?
Cosa hai?" Singhiozzò, pensando che papà si
sarebbe arrabbiato per
l'ennesima volta. Non capiva bene cosa gli stesse succedendo ed era
convinto
che fosse colpa sua.
"Gigi
è diventato lungo e grande e non riesco a fare
pipì." Frignò sbattendo i
piedini nudi sul pavimento.
James soffocò una risata
ricordando la faccia sconvolta che aveva fatto Greg.
Era
allibito, ma poi lo tirò nel suo letto e lo avvolse
nella coperta,
stringendolo sé. "Non è niente stupido, sei
diventato un ometto."
"Ometto?
Cioè, dovrò girare con un
Gigi così grande? Ma sarò ridicolo."
Scoppiò
a ridere, suo fratello, benché fosse più grande
solo di cinque anni e avesse
risolto spesso quelle situazioni da solo. Le sue mani gli accarezzarono
i
capelli mossi. "Ma no, Gigi si allarga e poi ritorna com'era prima non
preoccuparti." Gli spiegò con naturalezza.
"E
perché, dovrebbe fare questa cosa stupida?" Chiese, curioso,
non capendo
cosa fosse quella sensazione strana che sentiva nell'inguine.
Greg
cercò di essere rassicurante. "Perché se un
giorno vorrai avere dei figli
Gigi dovrà comportarsi così"
"E
cosa devo fare per avere figli?" Il bel volto di Greg era contrariato.
"Ma non sai niente di come nascono i bambini?'"
Si sedette
con l'autorità da fratello maggiore e si appoggiò
alla spalliera del letto.
"No,
perché dovrei?" Era proprio un bambino ingenuo allora. Era
per quello che
amava così tanto Greg.
"Ti
ricordi nostra cugina? Lei insomma, hai visto che è diversa,
mentre facevamo il
bagno da piccoli?"
"Sì.
E allora?"
Greg
sospirò rassegnato e decise che era meglio rimandare
ulteriori spiegazioni.
"Magari
andiamo da Mary, lei ti dirà tutto. Temo di confonderti,
è più esperta. Va
bene?"
Suo
fratello lo fissò speranzoso, e lui accettò. "Va
bene chiederemo a
Mary."
Greg
respirò profondamente forse convinto che fosse finita
lì, e invece...
Gigi
era ancora lì ingombrante nei suoi slip, che reclamava
attenzione.
"Greg,
ma mi fa prurito e non torna come prima."
La faccia sconvolta e imbarazzata
del fratello maggiore era unica, la ricordava ancora.
Ridacchiò divertito,
mentre suo fratello dormiva inconsapevole di quei ricordi.
"Non
ti sei mai toccato Jemy? Cioè non hai mai sentito il bisogno
di accarezzarti
lì?" Gli indicò gli slip.
"No,
perché dovrei?'"
Greg
sbuffò al limite, doveva aver finito la pazienza.
"Ne
riparliamo, sei piccolo non capisci ancora." Ma lui prese a
piagnucolare e
a singhiozzare.
"Non
voglio restare così, aiutami. Se mi scopre papà,
lo sai come finisce."
Greg
gli tappò la bocca.
"Va
bene, va bene. Ma bada a tenerlo per te quello che ti spiego."
E
prese la decisione che solo un fratello amorevole come Greg poteva
prendere.
"Ascolta
ora ci giriamo di spalle e ti dico cosa fare." Si voltarono con le
schiene
appoggiate una contro l'altra, sotto la coperta, in modo da non potersi
vedere
in volto.
"Jemy,
accarezza Gigi, fai scivolare la mano lungo di lui, piano. Sentirai del
calore
e ti sembrerà sempre più bello. Lasciati andare,
Gigi si bagnerà, ma non avere
paura, si chiama sperma è il seme che ha l'uomo per
regalarlo alla donna e
farle avere dei figli." Lui si guardò gli slip perplesso.
"E
la donna dove lo mette?"
"Nella
pancia."
"E
come fa?"
Greg
borbottò qualcosa di incomprensibile.
"Quello
te lo spiega Mary ora pensiamo a fare scendere Gigi."
Cominciò
a toccarsi, a fare come diceva. Lui brontolava di schiena, si malediva
per
avere un fratello così ignorante e troppo ingenuo.
Piano,
successe qualcosa e prese ad agitarsi. "Sento dei brividi, ma mi piace.
Mi
fa sentire una cosa strana, che mi parte da Gigi. Greg mi pare che...
mi
succede una cosa... sta scoppiando." Strillò in preda al
panico.
"Sta
zitto! Non urlare hai capito? Se ci trovano così ci
ammazzano tutti e
due." Fu così che arrivò il primo avventuroso
orgasmo di James, ma urlò
per davvero.
Greg,
da vero contorsionista gli tappò la bocca con la mano senza
girarsi. Finché si
calmò, visto che ansimava come un cavallo.
"Zitto
Gesù! Stai buono, va tutto bene. È una cosa
normale."
"Ma
sono tutto bagnato, cosa faccio? Però Gigi è
sceso."
"E
meno male perché sennò ti sentivano tutti, e
avrei dovuto dire che ti stavo
picchiando."
Greg
rise, una bellissima risata che trattene a stento.
"Prendi."
Gli buttò il fazzoletto da dietro. "Asciugati e vatti a
lavare, non dirlo
a nessuno capito?"
"Va
bene. Ma allora Greg ho sprecato il mio seme?" Si asciugò
frettolosamente
prima di scendere dal letto e andare in bagno.
"Ne
hai tanto non ti preoccupare, poi andiamo da Mary che è
brava a spiegarti, ma
prima le parlo io."
Gli
batté sulla spalla curioso. "Greg, è stato bello.
Mi è piaciuto, mi
succederà di nuovo? Lo potrò fare ancora?"
"Tutte
le volte che vorrai, ma non in pubblico e senza strillare come hai
fatto."
Greg
si innervosì, erano troppe le domande a cui rispondere.
"Basta
che mi tocco Greg?" Suo fratello sbuffò e
minacciò con la mano per aria.
"Sì,
ma non esagerare, solo qualche volta."
Greg
si girò, si appoggiò alla spalliera e lo
fissò con gentilezza, gli scompigliò i
capelli.
"Stupido,
ti sei appena masturbato. Si dice così, lo si fa di
nascosto, ma non chiedermi
perché. Gli adulti non vogliono. Queste sono le regole."
"Tu
lo fai?" La domanda lo sorprese, ma fu sincero.
"Sì
a volte, ma non mi piace farlo spesso, non mi piace abusarne, anche se
a volte
mi fa stare meglio." Si era fatto triste. Ma James allora non
capì perché
lui era il maggiore ed era sopra l'infelicità.
"Ma
Gigi può scendere da solo?"
"Imparerai
a comandare tu e non lui" Lo accarezzò sulla fronte segnata
da uno
schiaffo del padre. Il suo volto si contrasse. "Va a lavarti per bene,
pulisci gli slip, e mettili nella lavatrice. Non vorrai che tutti lo
sappiano."
"Certo
che no! Ora sono un uomo, vero? Sarò come te?" Allora si
sentì pieno di
orgoglio e lo guardò con gli occhi che vedevano la bellezza
di quel fratello
paziente, che andava oltre agli schemi e che era padre, madre e amico
allo
stesso tempo.
"Ti
tratto come sempre fratellino. Forza dopo parliamo con Mary." Sospirò
rassegnato ma sorridendogli pieno di
orgoglio.
James guardò di nuovo
Gregory, che
russava, il respiro regolare, la fronte distesa.
Gli bruciarono gli occhi e una
lacrima gli scese lenta, bagnando il cuscino.
Si rese conto di quanto era stato
importante, di quanto tempo aveva sprecato a litigare, spinto da una
assurda
rivalità che gli aveva inculcato il padre e che Gregory non
aveva mai provato.
Sir Anthony Devon era morto da tre
anni, mentre tornava a casa da Londra, dopo essere stato
all'ambasciata. Lui e
anche il suo autista.
E Gregory si era caricato anche del
peso di portare avanti la villa ereditata dagli avi. I Devon Yorkshire
Avevano continuato a lavorare
insieme nella Base militare, dove Gregory era diventato un comandante
apprezzato e amato.
Era lui che lo criticava spesso e
lo riprendeva per le sue decisioni, ma Greg non si era mai lamentato,
limitandosi ad aspettare pazientemente che lui maturasse. Sapeva di
averlo
ferito inutilmente molte volte, dimenticandosi di tutto quello che
Gregory
aveva fatto per lui.
Quanto tempo perso in inutili
stupide beghe d'orgoglio.
Non sarebbe l'uomo che era
diventato se non fosse stato per la pazienza di Gregory Devon, suo
fratello
maggiore.