Suburban girl
Ciao ragazze eccomi con una nuova storia e spero con tutto il cuore che vi piaccia,come io ho provato tanta gioia nel scriverla.Se avete qualche domanda riguardo a questa storia oppure se ci sono gli errori non esitate a dirmelo..e mi raccomando recensite..
Baci Meron
Una nuova vita (Isa pov)
http://mediacation.files.wordpress.com/2009/07/kristen-stewart-100.jpgTrin trin
Alzai il braccio, incazzata come sempre, e schiacciai il pulsante per disattivare la sveglia.
-Adesso si che posso dormire-
Mi rigirai scomoda e raffreddata, poiché i miei piedi uscivano fuori dal divano piccolo.Il vento,entrando dalla finestra aperta,ghiacciava i miei piedi nudi.Chiusi lentamente le palpebre,pronta a dimenticare l
’incubo della mia vita e perdermi nei sogni e non svegliarmi più.Trin trin
-Porca puttana di quella zoccala di mia cugina che mi ha regalato questo cazzo di sveglia-
Tornai sul cuscino, ignorando lo schianto che aveva fatto la sveglia contro il cassetto della cucina.Ormai il sonno mi stava passando e in più,essendo il mio primo giorno di scuola preferivo non fare i ritardi e comportarmi come una persona responsabile,con mio disappunto.Ovvero:Non fare sega davanti alla scuola;non limonare in classe;non sputare,né lanciare oggetti addosso ai professori e soprattutto fare in modo che nessuno si accorga che sono una ricercata della polizia.Insomma fingermi una ragazza perfetta che tutti amano.Già,alla fine come faranno a non accorgersi che abito in un Suburban,e che sono scappata da casa e sono venuta nel primo posto che mi è passato per la testa,rubando questo Suburban.Immaginare mia madre in questo momento non era difficile:La vedevo nella nostra piccola casetta,accasciata sul pavimento, intenta a trattenere le lacrime,pur non dimostrarsi debole e che per colpa sua che la figlia irresponsabile era fuggita via,parlando con la polizia,facendosi forza con lui. Lui che la accarezzava come se non avesse desiderato nessuna,persino sua figlia,da quando si erano sposati.Mia madre non avrebbe di sicuro sospettato né immaginato cosa mi aveva fatto,né quello che passo ora.
- Phil quanto ti odio -
Feci lunghi respiri per calmarmi e dimenticare tutto,quello che avevo avuto e desiderato,che ora non lo avevo più.
-Oggi è un nuovo giorno Isabella e ciò significa che non sei più Isabella di Phoenix.Oggi è solamente l’inizio di un nuovo giorno della tua vita!-
Mi alzai in punta dei piedi,per non soddisfare il pavimento che mi aspettava per divorarmi e succhiare quel poco di caldo che avevo nei piedi.Barcollando arrivai nel minuscolo bagno,tenuta con mia grande fatica,piuttosto pulita. Con calma,mi feci un bagno caldo,poi con l’asciugamano corto,arrotolato dall’altezza dei seni alle cosce,andai in cucina e presi un yogurt.“Mannaggia,devo trovare al più presto un lavoro,che nel frigo non c’è un cazzo”pensai con amarezza.
Dopo aver finito di mangiare,mi diressi verso il bagno per vestirmi e prepararmi.
Misi un paio di Jeans stretti,vecchi e strappati,assieme ad una felpa nera e All star. Per asciugare i miei capelli,bagnati e lunghi,ci misi circa una ventina di minuti.Poi misi la Matita nera sotto gli occhi,e passai lentamente il Mascara per raddrizzare le ciglia,con una passata di Eyeliner,un po’ di Ombretto viola,e il fard leggero.Appena finii, mi guardai allo specchio:Una ragazza a malapena diciassettenne,con le sopracciglie contratte per la preoccupazione,guardava fisso davanti a sé. I suoi occhi color nocciola,erano irrequieti e i capelli boccolosi,di un castano scuro, le accarezzavano morbidamente la schiena.Lentamente mi voltai e feci cadere gli occhi su quel aggeggio che ormai stava diventando la mia casa.Era di dimensione piccola,tale era che la cucina con una finestra piccola,conteneva a malapena due persone,e il soggiorno e il piccolo bagno erano tutti attaccati,in uno spazio solo.Nel soggiorno,s’insidiava il mio divano-letto,un piccolo televisore,uno scaffale, dove tenevo i miei libri rubati e un piccolo armadietto..
Prima di uscire,misi i miei undici braccialetti neri e gli orecchini a forma di stella.
Arrivare a scuola non fu difficile,poiché vivevo dietro la scuola,e in pratica abitando dietro l’angolo potevo uscire cinque minuti prima che suonasse la campanella.Ma quel giorno la fortuna mi girava alla larga.Stavo camminando sul marciapiede,e con l’ombrello mi facevo scudo dalla pioggia fitta.Non volevo perdere l’equilibrio,come mi succedeva sempre ultimamente.Mi guardai a destra e sinistra,prima di attraversare la strada e poi camminai svelta. Con la coda d’occhio,notai un’auto grigia metallizzata arrivare a tutta velocità.Non feci in tempo a scostarmi,né a urlare fermo che mi fu addosso in un attimo,e si fermò a malapena oltre alle mie ginocchia tremolanti.Mentre cercavo di tranquillizzare il mio respiro irregolare,scese l’autista.
-Scusi signorina,si è fatta male?- chiese con una voce dolce come il miele
-Si è fatta male?ma dove cazzo ci aveva la testa?-
Forse sono stata troppo dura,in fondo può capitare a chiunque.Dall’interno della macchina sentii le risate soffocate,come un coro di campane.
-Io eh?Ma se stavi impalata in mezzo alla strada.Guarda che per i pedonali è quella la strada giusta.- affermò beffardo
-Ma va,che per caso hai fatto la scoperta dell’America?Comunque sia devo per forza attraversare per arrivare a scuola.Anche tu l’avresti capito se tu non fossi sordo,probabilmente malato mentale oppure,una cosa certa è,
cieco!--Ma parli sempre così?- mormorò a bassa voce
-Così come?- chiesi con il respiro irregolare
-Così tanto..- cominciò a sghignazzare come se fosse la battuta dell’anno
-Come ti permetti?Che stronzo che sei-
-Questa l’ho già sentita.Ti posso dare un passaggio?- chiese avvicinando il viso al mio
- Apparte che la tua macchina è sovraccarica e hai già quattro persone a bordo?Ma no,non ti scomodare perché non accetto i passaggi dagli sconosciuti-
Senza voltarmi,m’incamminai verso la scuola.Era un edificio antico,con i mattoni rossi,e con aria riassicurante.
Feci il più possibile per aumentare i miei passi d’umana.
-Porca puttana,ho fatto il ritardo il primo giorno..che palle- mi lamentai guardandomi attorno
E a quel punto che lo vidi.Era appoggiato sulla sua auto da favola,come se fosse un giorno qualunque.La sua bellezza che prima mi era sfuggita,adesso splendeva,irradiando una luce particolare,come un arcobaleno.Era pallido come il gesso,gli occhi neri come la pece,e i capelli di bronzo,spettinati e rossicci. Era alto,smilzo,meno robusto di come mi era sembrato.
http://images2.fanpop.com/images/photos/2800000/Edward-with-her-Volvo-twilight-series-2841004-1024-768.jpgScossi la testa per levarmi quest
’idea dalla mente. È solo un arrogante che usa la sua bellezza per approfittare delle ragazze.Non l’avrei mai detto ma solo qualche anno prima di sicuro ero la prima ragazza a far girare la testa a questi tipi dei ragazzi,anche se lui supera tutti.Con la mini gonna e una t-shirt super scolata,giravo per la scuola facendo cadere gli sguardi solo su di me ma ora mi rendevo conto quante cose erano cambiate da quel giorno.-Ci incontriamo di nuovo eh?Te l
’avevo chiesto se ti potevo dare un passaggio--Appunto,ed io non l
’ho accettato e non sono pentita della mia scelta.Sai,camminare fa bene. Non te l’hanno detto i tuoi?--I miei genitori sono morti.-
-Mi dispiace per i tuoi,scusa io non lo sapevo-
-Oltretutto ti conveniva accettare il mio passaggio perché il tuo ombrello è a brandelli e ti stai inzuppando da capo ai piedi-
-Appunto.mi conviene entrare.- Sbuffai guardando l
’edificio che mi avrebbe imprigionato per ore. -Se tu facevi più attenzione alla strada e non cercavi di investirmi e per di più se non mi trattenevi scaricando la colpa su di me a quest’ora, sarei al caldo e con vestiti asciutti e senza ritardi--Ci tieni proprio alle regole.Io sono un tipo che..insomma come si dice:
“Le regole sono fatte per essere violate” no?--Questo l
’ho già sentita e poi tu non mi conosci e non puoi sapere a cosa tengo o non tengo-Girai i tacchi,bagnata come non mai,come avevo già fatto al nostro primo incontro,ed entrai.Prima di aprire la porta feci un respiro profondo.All
’entrata c’era una donna magra,con il naso adunco e gli occhiali rosa.Occupava una scrivania dietro ad un balcone.Sul cartellino,appuntato alla giacca,lessi “Signorina Cope”.“
Sicuramente questa qui mi manderà dal preside perché ho fatto un ritardo quindi meglio che in nascosto rubi i miei orari e magari anche una piantina.Ha una faccia che non mi convince,da stronza”Senza voltarmi indietro,decisa come non mai,m
’incamminai verso il balcone,e per mia fortuna,vicino a esso s’insidiava una colonna che mi permise di nascondermi.Aspettai per ben due minuti e alla fine,la signorina Cope si alzò dalla sua scrivania e andò verso la macchinetta di caffè e mi lasciò il campo libero.Con la punta dei piedi attraversai il corridoio e fui nel suo piccolo ufficio.Sulla scrivania s’insediavano molti più documenti di quanto mi aspettassi.Rovistai una pila precaria di documenti,finché ne estrassi quello che stavo cercando.Ma a quel punto,sentivo già i suoi tacchi,che tornava,con mano un bicchiere di plastica,piena di caffè.-Cazzo adesso che faccio?-
-Ti serve aiuto?Direi di sì.Vieni con me-
Non aspettò nemmeno la mia risposta che mi afferrò per mano e mi trascinò nel ripostiglio delle scope.Era un piccolo armadietto,con dentro gli attrezzi per fare la pulizia.E sicuramente non era abbastanza grande da contenere due persone,e così mi trovavo appiccicata al petto dello sconosciuto antipatico,anche se mi ha salvato,ad aspettare una via d
’uscita.-Come ti chiami?- domandammo all
’unisono-Edward Cullen - rispose dopo qualche secondo
-Isabella Swan,Bella per amici-
-Io ti chiedo scusa per prima.Comunque Isa è meglio-
-Come vuoi.Scuse accettate e grazie per avermi salvata- dissi a bassa voce.Mi costava un po
’ ringraziarlo,per quanto mi avesse infastidito, sta mattina.Nonostante il buio,vedevo chiaramente i suoi pettorali scolpiti sotto la maglietta bagnata e aderente,per via della pioggia. Il mio respiro non sapeva di tranquillizzarsi e il mio cuore sembrava accelerava come se davanti a me ci fosse la forza della gravità-Meglio uscire che qua siamo un po
’ stretti- ridacchiò sotto voceAprii lentamente la porta e mi fece uscire per prima.Dopo che fu uscito e chiuso, per bene la porta,mi girai per vedere se c
’era la signorina Cope,e con mio disappunto la sua faccia spiccava dietro al bancone.Edward mi prese di nuovo la mano e mi trascinò verso il corridoio opposto,affrettando il passo.Lei,si girò lentamente verso di noi,curiosa dal rumore che facevano i miei passi impacciati,confronto a quello di Edward,che procedevano sinuose ed eleganti.-Chi è là?-domandò La signorina Cope
Sentii lo scricchiolo della sedia quando si alzò per verificare i suoi dubbi.Automaticamente anche Edward accelerò il passo ed io facevo fatica a tenere il suo passo.Sentivo i suoi passi farsi sempre più vicini e fu in quel momento che misi un piede sopra l
’altro che mi fece finire per terra,trascinando anche Edward.Nonostante ciò le nostre mani erano intrecciate in una stretta e non ne volevano sapere di separarsi.-Perché non state in classe?..- domandò con una voce stridula -Signor Cullen da lei non mi aspettavo un comportamento del genere..-Poi si soffermò sulle nostre mani intrecciate,inarcando le sopracciglie -Lei è la sua nuova vittima per così dire?anche con lei era chiuso in bagno?-
Tolsi immediatamente le mie mani dalle sue,e le ficcai dentro le tasche degli Jeans.Alzandomi fulminai con uno sguardo di rimprovero Edward Cullen.Se pensava che io fossi come tutte le sue
“ragazze”,si sbagliava di grosso. Se sperava che la sua bellezza e la ricchezza facessero abbindolare tutti quelli che ci era stato insieme,non avrebbe dovuto nemmeno pensare una cosa simile su di me.Edward Cullen non la passerai liscia.-Scusi Signorina..- dissi con una finta voce adorante -Io sono Isabella Swan,la nuova studentessa.Questo ragazzo mi ha fatto vedere la scuola poi mi ha detto che il primo giorno nessuno veniva a scuola ma tutti facevano la sega,come se fosse una tradizione,ed io cercavo di avvertire qualcuno perché ero consapevole che saltare la scuola fosse da maleducati..- dissi piagnucolosa,con una voce colpevole.La segretaria mi guardava commossa e abbindolata dal mio finto gioco,come se avesse davanti a sé una bambina che per farla stare zitta,fosse disposta a fare qualsiasi cosa.
Guardai di sottecchi Edward.Stringeva le mani in un pugno stretto,come se stesse per perdere il controllo.Ma quando lo avevo viso smilzo.Lo osservai con soddisfazione.La mia vendetta si era compiuta!