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Autore: Panda13    28/04/2022    0 recensioni
Mentalisti, Guerrieri e Animisti sono le tre casate che popolano il regno magico d'Erenthasia. Tuttavia questa non è una qualunque storia fantasy. Questa è una storia d'amore e di passione, di oscurità e di psicologia, che vi trasporterà negli abissi erotici e perversi di Ambra e Vittorio. Sono opposti, lei pura e romantica, lui bello e dannato ma insieme formano l'incastro perfetto.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Qualche tempo dopo....
 
 
Il braccio destro del capo se n’era andato da Erenthasia per trascorrere un periodo sabbatico a Londra. Voleva spassarsela circondato dalle droghe, dall’arte e dalle belle donne. La sua assenza aveva lasciato un grande vuoto nel cuore di Ambra, che fino all’ultimo aveva sperato che i loro continui incontri segreti avessero davvero significato qualcosa. L’ultima volta che s’erano visti avevano litigato. La ragazza s’era finalmente decisa a entrare nei Black Skull ma lui, nonostante avesse insistito così tanto, aveva cambiato idea spiazzandola completamente.

Le aveva detto che i progetti della setta avevano preso una piega inaspettata che non aveva né voluto né previsto e gli ideali di partenza s’erano trasformati in un pretesto per diffondere violenza. Le aveva ordinato di restarne fuori perché non era adatta e non avrebbe superato nemmeno la prova di ammissione. Lei s’era opposta. Gli aveva risposto che voleva stare con lui a tutti i costi e che non le interessavano le conseguenze. A quel punto Vittorio aveva reagito male aggredendola e rinfacciandole di essere solo una ragazzina capricciosa e incosciente, che non doveva mettere la sua vita in pericolo per qualcuno che la considerava solamente un divertimento passeggero di cui si sarebbe stancato molto presto. Dichiarò senza mezzi termini che non era importante per lui e che, se fosse stata minimamente intelligente, avrebbe dovuto continuare per la sua strada senza cercarlo più e senza tornare alla villa.
Due giorni dopo era partito. La rossa aveva fatto tutto il contrario di quanto le aveva detto e aveva continuato a par- tecipare regolarmente a tutti i ricevimenti organizzati da Ascanio nella vana speranza che si presentasse. Non diversa era stata quella sera.
Durante le molteplici feste il capo metteva sempre in bella vista un diario molto particolare, rivestito da una copertina in pelle opaca color dell’ebano. In effetti non aveva nulla di speciale in sé e per sé, ma a renderlo tale era l’uso che se ne faceva. Alla fine di ogni orazione Ascanio invitava i suoi ospiti a registrare il proprio nome su di esso. In questo modo chiunque volesse entrare a far parte della setta con la propria firma ne dichiarava l’intento. Seguiva poi la prova di ammissione in cui il candidato avrebbe dovuto dimostrare di essere meritevole del marchio nero.
Ambra aveva sempre guardato con sospettosa prudenza quel piccolo libricino scuro. Non s’era mai avvicinata troppo e l’aveva sempre ammirato da lontano. Tuttavia, appoggiato sopra un leggio dalle linee in ferro, illuminato da una lam- pada di pietre del sole, scatenava oltremodo la sua curiosità. S’avvicinò e finalmente lo aprì. Insieme alle Leggi inviolabili sulle pagine c’erano centinaia di firme. Alcune sbarrate da una linea orizzontale.
«Finalmente, Caruso!» La voce melliflua di Ascanio la fece sobbalzare. Come sempre, era vestito in maniera inecce- pibile ma il suo aspetto esteriore gli regalava sempre qualche anno in più. Infatti, nonostante non raggiungesse i quaranta, aveva i capelli brizzolati e segni d’espressione piuttosto marcati sul volto. «Temevo di doverti cacciare dai miei ricevimenti. Dopo tutti questi anni iniziavo a pensare che non avresti mai seguito le orme di tua sorella. Invece eccoti qua» disse 
soddisfatto. Le porse una matita dalla mina in granato e tor- nò dagli altri invitati. Ambra sollevò un palmo verso l’alto. Appoggiò la punta su di esso e il sangue sgorgò con facilità. Firmò.
 
***
 
 
Qualche giorno dopo Ascanio l’attendeva nel suo salottino privato. Chi non s’aspettava minimamente di incontrare era Vittorio. Erano entrambi spaparanzati su un divano in stile impero di pelle bordeaux. L’odore d’erba saturava l’aria, ma per il resto la stanza retrò era pulita e ordinata. Ai loro piedi si stendeva un tappeto orientale dalla trama classica rossa e beige. Lunghe tende ocra ricamate a mano coprivano le fi- nestre e donavano luce alle pareti pastello. Il moro la ignorò completamente continuando a fumare e trattandola come se fosse un’estranea. Indossava una camicia nera e un semplice paio di jeans. Non era cambiato molto dall’ultima volta che s’erano visti, solamente un velo di barba scura gli circondava il mento. Il capo invece la fissava come un avvoltoio dentro un completo color écru che si adattava perfettamente al fisico magro.
«Ben arrivata» l’accolse. «Ti divertirai tra poco» le assicurò incurvando le labbra.
Lei rispose con un cenno, cercando di concentrarsi sulle sue difese mentali per mantenerle il più alte possibile poiché in quella stanza tutti potevano sentire i suoi pensieri. Dopo al- cuni minuti arrivò Ennio, un trentenne dai ricci ribelli e dai 
piccoli occhi marroni. Trascinava un giovane moro all’incirca della sua stessa età, piuttosto malconcio e che emanava cat- tivo odore. Era stato torturato. Il viso e le braccia erano pieni di ematomi. Le labbra pallide, secche e spaccate. Le narici ostruite da croste di sangue. Anche il resto del corpo, seppur coperto dai vestiti sporchi e strappati, dava l’idea di non es- sere in buone condizioni. Camminò a fatica trascinato dallo Skull che lo fece inginocchiare sul tappeto.
«Finalmente! Iniziavo a preoccuparmi» affermò impaziente Ascanio. «Identificati!» si rivolse al prigioniero. «Dimmi nome e razza». L’Elderman non rispose. Il riccio gli sferrò un calcio dritto sulle reni che lo fece cadere in ginocchio e contorcere con affanno.
«Nome e razza» ripeté, scandendo le parole.
«Giulio… Animista…» biascicò a fatica.
«Desideri diventare un servitore dei Black Skull in cambio della vita?» domandò Ascanio in tono formale.
«Fate schifo!» sputò con disprezzo.
«Mi sembra un no» concluse il capo. «Caruso, uccidilo!» ordinò.
La rossa agghiacciò. Se ne stava lì impalata mentre la sua più grande paura prendeva vita: doveva uccidere qualcuno.
«Puoi usare l’arma che vuoi, ma un semplice coltello dovrebbe bastare» la incoraggiò Ennio porgendole il suo coltellaccio dal manico in legno con un gesto di galanteria. Ambra avvicinò la destra cercando di non tremare e l’afferrò. Consapevole di non aver altra scelta si posizionò alle spalle 
dell’Animista. Doveva fare attenzione e mantenere alte le difese mentali. Se avesse esitato, titubato o avuto timore l’a- vrebbero saputo.
Ascanio la fissava con trasporto, le braccia distese lungo lo schienale del divano e le gambe incrociate. Anche Vittorio la guardava, ma la sua espressione era indecifrabile. Maledisse il giorno in cui lo aveva incontrato, maledisse quegli stupidi party a cui andava solo per stare con lui e maledisse se stessa per essere stata così sprovveduta. Non avrebbe mai trovato il coraggio per superare la prova. Ciò che voleva era voltarsi, andarsene e non tornare più. Aveva le mani sudate e il respiro così accelerato da temere che potessero sentirlo. Il cuore pompava forte riempiendo la cassa toracica. Il ru- more era talmente intenso da arrivarle fino alle orecchie. Il cervello era un mulinello vorticoso.
Vittorio s’alzò. Raggiunse il prigioniero con passo spedito, gli afferrò il capo con entrambe le mani e con un gesto ra- pido lo ruotò facendogli fare uno scrocchio inconfondibile.
«Noioso» disse.
Tutti lo fissarono attoniti.
«È una prova fin troppo banale. La sorellina di Calliope merita di meglio. Dopotutto la maggiore era stata davvero creativa nella prova d’ammissione» spiegò.
Il superiore gli rivolse un sorrisetto complice. «Cos’hai in mente?» chiese interessato. Incrociò le dita affusolate facendole scorrere le une a fianco alle altre, un semplice vez- zo che talvolta replicava quando la sua materia grigia veniva piacevolmente sollecitata.
 
«Lascia che me ne occupi io. Sai quanto mi piacciano le aspiranti Skull».
«Tu e il tuo debole per le donne» sospirò arrendendosi davanti al suo tallone d’Achille. «Divertiti anche per noi» disse buttandosi all’indietro sul comodo schienale.
«La riporterò su quando avrà finito» gli assicurò.
Ennio gli passò un mazzo di chiavi dallo stile antico, co- struite in minerali d’aragonite arancione. Poi si stravaccò sul divano prendendo il suo posto.
«Seguimi!» le ordinò Vittorio.
 
Questo capitolo è tratto dal libro Blacl Skull: il Marchio della Bestia. Potete trovate il testo integrale su Amazon, Ibs, Mondadori o NeP Edizioni. Autrice Laura Occhialini.
   
 
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