Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    29/04/2022    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso dell’autrice: Descrizioni di violenza non troppo grafiche, tentativo di stupro, e sangue. Um…situazioni sessuali…più o meno?? Lol
 
 
 
 
 
 
 
 */*/*/*/*
 
È la sensazione più bizzarra possibile, Jaime pensa mentre, fresco di doccia, scarabocchia le sue note dopo essere tornato nella sala di controllo.
 
Lui sa dov’è, sa qual è la sua vita in questo momento. Non ha dubbi su dove vive e su chi sta aspettando il suo ritorno a casa. Ma adesso sente come se ci siano degli echi sotto la sua vita; altri passati, altri mondi, altre storie, che si intrecciano nella sua mente. Se lui si concentra, riesce a mettere a fuoco una vita alla volta. È quasi come se potesse cancellare il rumore delle altre vite e seguire il filo di una vita dai suoi inizi, per poi seguirlo nella direzione opposta, fino all’ultimo momento che ha vissuto quando stava avvenendo l’esperimento.
 
Lancia un’occhiata a Brienne accanto a sé, che sta scrivendo diligentemente con un intenso cipiglio sul suo viso dall’aspetto semplice.
 
Si sono connessi di nuovo agli stessi universi, lui pensa, e le loro strade sono decisamente confluite in ognuno di loro.
 
Lui la osserva con attenzione, ricordando la sua domanda di un paio di giorni fa.
 
Anime gemelle.
 
*/*/*/*/*
 
Discutono dei risultati dell’ultimo esperimento fino alle prime ore del mattino, e continuano il loro dibattito il pomeriggio successivo, mentre fanno un pranzo tardivo nella tavola calda locale poco lontana dal loro hotel. Discutono allegramente sulle equazioni e sulle formule, e poi fanno speculazioni su se potranno trovare nei dati i momenti esatti in cui si connettono agli altri universi.
 
Dopo, scende tra di loro un silenzio cordiale mentre mangiano, fino a quando Brienne sbotta, “Adesso ci credi nelle anime gemelle?”
 
Jaime sbuffa col naso per poi prendere un sorso di birra, prima di attaccare di nuovo la propria bistecca.
 
“Quindi...no?” Brienne chiede in modo secco.
 
Jaime deglutisce il suo boccone di cibo. “No,” lui risponde senza mezzi termini.
 
“Allora come te lo spieghi che le nostre controparti sono insieme in ogni universo?”
 
“Stai dicendo che pensi che siamo anime gemelle, Junior?” Jaime dice con finta dolcezza e con un sogghigno derisorio, e Brienne arrossisce di un rosso acceso e scintillante.
 
“Un’anima gemella non è necessariamente romantica, Jaime!”
 
Il ghigno di Jaime si allarga, e adesso è anche un po' crudele oltre che derisorio. “Non ho mai detto che lo sia.”
 
Il calore sul viso di lei aumenta e per un delizioso momento, Brienne pondera di accoltellargli il dorso della mano con la forchetta solo per spazzare via quel ghigno. Si accontenta di accoltellare la bistecca sul proprio piatto, invece.
 
L’espressione di Jaime si addolcisce.
 
“Mi dispiace, Junior,” lui dice, “non dovrei prenderti in giro in questo modo. No, ancora non credo nelle anime gemelle. Pensala in questo modo: io, Jaime Principale, non ho una sorella di nome Cersei, ma in due dei tre universi che abbiamo visto, ne ho una. Ed è anche la mia gemella ogni volta. Ma ciò significa che ci sono due universi dove lei non esiste nella mia vita. Lei è un’anima gemella?”
 
“Il principe Jaime pensa che lei lo sia,” Brienne dice seccamente, facendo una smorfia di disgusto.
 
Anche Jaime fa una smorfia. “Lui è un po’ estremo nella sua devozione, sì, ma quello non cancella il mio punto. Nel cinquanta percento degli universi che abbiamo visto, non c’è nessuna Cersei. Che mi dici della tua famiglia?”
 
Brienne aggrotta la fronte e tasta con cautela i ricordi di ogni Brienne.
 
“Bè,” lei dice lentamente, “se penso solo a Galladon, io ce l’ho qui, ovviamente, e anche Septa Brienne ce l’ha. La principessa Brienne è sopravvissuta a lui, e la Brienne contadina non l’ha mai avuto. Quindi...tre su quattro.”
 
Jaime annuisce. “Quello prova il mio punto. Io ho Tyrion qui, e da nessun’altra parte.”
 
Brienne mastica un altro boccone di cibo pensosamente. “La Brienne contadina e la Septa Brienne sono le uniche due che hanno Alysanne e Arianne.” Lei aggrotta la fronte, poi dice, “Io sono single in ogni universo, però.”
 
Jaime alza un sopracciglio e lei arrossisce.
 
“Il principe Jaime non conta,” lei mormora, con gli occhi sul piatto mentre si taglia un altro pezzo di bistecca.
 
Jaime ridacchia e poi dice, “Bè, io ho Taena, ovviamente, e il principe Jaime ha Cersei.” Lui aggrotta la fronte, pensando, per poi scuotere la testa. “Nessuna relazione a lungo termine negli altri due universi.”
 
Mangiano in silenzio per qualche momento, e poi Brienne dice, “Quindi, perché sembra che noi ci connettiamo solo agli universi dove entrambi esistiamo e le nostre strade si sono incrociate?”
 
Jaime scrolla le spalle. “Di certo non perché è destino! Forse possiamo connetterci a quelle controparti che sono più simili a noi nella personalità o, più probabile, geneticamente. O forse è il semplice fatto che siamo fisicamente insieme durante l’esperimento e quello determina con quali universi ci connettiamo.”
 
“Bè, quell’ultima ipotesi può essere testata abbastanza facilmente,” Brienne dice. “Abbiamo la Barriera per altri tre giorni. Possiamo eseguire una serie di esperimenti più corti con soltanto te nell’edificio, e poi eseguirli una seconda volta con soltanto me.”
 
“Possiamo eseguire degli esperimenti multipli in una notte?” Jaime chiede.
 
Brienne aggrotta la fronte, calcolando mentalmente. “È possibile,” lei dice lentamente. “La barriera elettromagnetica sarà alla massima potenza e il tempo di esecuzione sarà più corto. Dovremo confermare i calcoli, ma se manteniamo il tempo di esecuzione a trenta minuti, allora dovremmo avere bisogno solo di un’ora per tornare alla massima potenza.”
 
Jaime annuisce. “Allora questo è ciò che faremo per le prossime due nottate. Dovremo solo assicurarci di essere abbastanza lontani dalla Barriera così da essere sicuri che la nostra presenza non stia influenzando i risultati.”
 
“Potrebbero anche non esserci dei risultati,” Brienne avverte. “Il tempo d’esecuzione potrebbe essere troppo breve per riuscire a connettersi ad un altro universo.”
 
“Bè, Junior,” Jaime replica, alzando la sua birra come saluto, “non lo sapremo finché non proveremo.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime canticchia mentre lavora, revisionando ancora una volta i dati che hanno già raccolto, mentre aspetta che la Barriera raggiunga la massima potenza. Un’ora fa, Brienne è tornata al Castello Nero con l’auto, e non tornerà fino a quando lui non le farà sapere che la propria porzione dell’esperimento è terminata.
 
Lui spera che questi esperimenti fatti in solitaria getteranno fuori dalla finestra tutto quello che hanno vissuto in questi ultimi giorni. Bè, non fuori dalla finestra, esattamente; forse è più accurato dire che spera che metterà tutto in prospettiva. Detesta ammetterlo, ma anche lui sta iniziando a chiedersi se ci sia davvero un qualche tipo di destino all’opera.
 
Scuote la testa.
 
È una coincidenza, lui assicura a se stesso tenacemente. Tralasciando il fatto che la dimensione del campione è davvero troppo piccola per utilizzarla per estrapolare, lui è sicuro che loro si connettono a quei particolari universi perché sono stati fisicamente insieme nell’edificio durante gli scorsi esperimenti. Lui è certo che sia perché l’esperimento in qualche modo li costringe a connettersi insieme e non separatamente, e quando torneranno ad Approdo del Re, lui smonterà quel programma per vedere dove potrebbe trovarsi il guasto. Ma di una cosa è sicuro: il motivo per cui sta accadendo non è—affatto—perché lui e Brienne sono ‘anime gemelle’.
 
Un lieve bip gli fa sapere che la Barriera ha raggiunto la massima potenza. Digita i comandi per iniziare a registrare i risultati dell’esperimento, e rivolge un sogghigno allo schermo del computer.
 
“Fa’ del tuo peggio," lui sussurra e preme invio.
 
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“Tu ci credi nelle anime gemelle?”
 
Jaime sbatte degli occhi annebbiati, cercando di mettere a fuoco il suo interlocutore. Femmina. Giovane. È una sua impressione, o le groupie diventano sempre più giovani giorno dopo giorno? Un momento di sobrietà terrorizzata lo sciocca mentre osserva intensamente la donna, pregando improvvisamente con ogni fibra del suo essere che lei sia maggiorenne. Con la sua reputazione, nessuno crederebbe mai che lui sia stato troppo ubriaco per accorgersene.
 
Bè.
 
D’altra parte.
 
Forse lo crederebbero.
 
“Tesoro?” la donna tuba, e lui risprofonda nella sua foschia alimentata dall’alcool.
 
“Anime gemelle?” lui biascica, e lascia che la testa gli ricada contro i cuscini del sedile posteriore della limousine. “Non esistono, dolcezza.”
 
“Ma tu canti di loro!”
 
Il sorriso di Jaime è crudele quanto lo può essere quando non riesce a sentirsi la faccia. “Qualsiasi cosa per guadagnare dei soldi, baby.”
 
La ragazza si affloscia stizzita contro il suo sedile, incrociando le braccia contro il suo petto molto abbondante. “E allora questo fine settimana? Non significa niente per te?” Lei sta facendo il broncio e Jaime vede i suoi occhi grandi riempirsi di lacrime, e quello semina più terrore nel suo cuore della paura che lei potrebbe essere non così grande quanto lui credeva.
 
“Certo che sì, tesoro. È stato meraviglioso!” È sicuro di star dicendo la verità; è solo che vorrebbe ricordare dove sono stati e cos’hanno fatto. Fa’ del suo meglio per sorridere col suo sorriso patentato alla Jaime Lannister, che garantisce sempre di fargli arrivare ai piedi delle mutandine volanti sopra il palco, ma non è sicuro di quanto abbia avuto successo perché la ragazza—dèi, donna, lui spera con fervore—adesso lo sta guardando con dei ristretti occhi sospettosi.
 
“Sì?” lei sbotta. “Come mi chiamo?”
 
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La fanno scendere davanti alla sua casa. Anche ubriaco marcio e anche se lui è, bè, Jaime Lannister, Jaime non è così stupido da lasciare una giovane donna tutta sola in una strana parte della città.
 
Non che non sia stato allettante. Lei aveva strillato, urlato e lo aveva maledetto—cose che per lo più aveva già sentito in passato, a giudicare dalla familiarità delle parole—e lui aveva dovuto spiegare in modo non molto gentile che si trovavano nella sua limousine, quando lei aveva cercato di buttarlo fuori dalla macchina. Lei era addirittura saltata fuori dalla limousine, quando erano arrivati a una fila di semafori, e avevano dovuto persuaderla a tornare indietro. Dopo quello, lui si era offerto di sedersi davanti insieme a Bronn, se l’avesse fatta sentire meglio.
 
Lei si era addolcita all’istante, e quello aveva portato a un tentativo alquanto abile di un pompino persuasivo, ma oltre al fatto che era ubriaco, l’ultima cosa di cui ha bisogno è una groupie che pensa che siano anime gemelle solo perché hanno scopato.
 
Almeno, lui suppone che abbiano scopato.
 
È un sollievo quando lei scende dall’auto e la guardano camminare in modo piuttosto sconsolato verso l’enorme casa di periferia, e sparire sul retro. Si allontanano solo quando vedono una luce accendersi all’interno della casa.
 
Jaime appoggia la testa all’indietro contro i cuscini dello schienale con un sospiro, e abbassa il finestrino che si trova tra lui e il suo autista.
 
“A casa, Bran,” lui dice.
 
“Mi chiamo Bronn, sir.”
 
Jaime ridacchia. “Lo so.” Lui sospira.  “Solo...portami a casa,” lui ripete, e nella sua voce c’è una tristezza che sorprende anche lui.
 
Restano fermi davanti a un semaforo verde, in silenzio, fino a quando Jaime sospira di nuovo.
 
“Ho una villa da qualche parte in città, o almeno così mi è stato detto.” Questa volta la sua risatina è amareggiata. “Se non mi è stata rubata anche quella da sotto al naso, ovviamente.”
 
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Quell’edificio è gigantesco, sfarzoso e splendente di luci, e ci sono delle auto parcheggiate ovunque, o almeno così sembra. Sembra che ci siano un centinaio di persone a gironzolare nel giardino davanti casa, e alcuni di loro sono impegnati in un’orgia dietro una fila di siepi decorative, se i movimenti delle loro ombre sono una qualche indicazione.
 
Jaime aggrotta la fronte mentre barcolla fuori dalla macchina, e si volta verso Bronn. “Sei sicuro che questo sia il posto giusto?”
 
“E’ l’unico posto che salta fuori sull’app StarMap,” Bronn replica. “Forse l’hai affittato a qualcuno?”
 
“Forse.” Lancia un’occhiata da sopra la spalla verso l’edificio. “Bè, sono certo che almeno troverò un posto dove passare la notte.” Rivolge a Bronn un sorriso storto. “Vieni a cercarmi domani, sì?”
 
Bronn fa spallucce. “Senz’altro, perché no?” lui risponde, ed entra in macchina, guidando via.
 
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Jaime si sveglia a causa di una vescica dolorosamente piena, di un mal di testa martellante, e del suo telefono che squilla con la sua canzone di successo più famosa. Lui grugnisce e si copre la testa con un cuscino, sospirando con sollievo quando il suo telefono la smette di squillare. Non sa che ore siano, ma c’è della luce nella stanza, quindi è ovviamente troppo presto perché lui sia sveglio, tanto meno per parlare con qualcuno.
 
D'altro canto, ha davvero bisogno di pisciare.
 
Incespica fuori dal letto con gli occhi per lo più chiusi e barcolla fino alla porta. La apre e la oltrepassa, e poi si ferma.
 
C’è qualcosa che non quadra.
 
Apre gli occhi abbastanza da rendersi conto di trovarsi in un corridoio.
 
Merda.
 
Lui spera di non essersi chiuso fuori dalla sua camera d’albergo.
 
Di nuovo.
 
Si volta e con suo grande sollievo, la porta si apre sotto la sua mano. Prova ad aprire l’altra porta presente nella stanza, e sbatte le palpebre verso l’armadio vuoto, senza capire.
 
Che razza di hotel non ha un bagno annesso alla stanza?
 
Il suo cellulare inizia a squillare di nuovo, ma decide che svuotare la sua vescica è molto più urgente.
 
Torna verso la porta e nel corridoio. Se riuscisse a trovare la reception...
 
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Se ne sta fermo in cucina, completamente confuso, quando una paffuta donna di mezz’età entra nella stanza e fa un balzo all’indietro con un piccolo strillo quando lo vede.
 
“Il bagno?” lui implora.
 
Lei indica una porta. “La terza porta a destra.”
 
“Sei un angelo,” lui rilascia il fiato.
 
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Lui barcolla di nuovo verso la cucina, con un flacone di Pycellenol in mano. È contento di vedere che l’angelo è ancora in cucina, anche se adesso lui nota che la sua bocca è arricciata con del disappunto disgustato.
 
“Posso avere dell’acqua?” lui chiede, alzando la bottiglietta di pillole.
 
“Hai intenzione di prendere solo due di quelle?” lei sbotta, anche se allunga la mano verso un bicchiere e glielo riempie.
 
“Per adesso,” lui replica. “Chi lo sa, potrei aver bisogno di altre due di queste tra quattro ore o giù di lì.”
 
Lei sbuffa col naso, incrociando le braccia sopra il suo seno matronale e guardandolo male.
 
“Senti,” lui dice dopo aver essersi scolato l’acqua e il Pycellenol con cautela, “puoi dirmi dove sono?”
 
“Sei in una casa.”
 
Jaime le rivolge un sorriso stanco. “Quello finalmente l’ho capito. Di chi è questa casa?”
 
“Di Jaime Lannister. Il Jaime Lannister. A Lannisport.”
 
“Huh,” lui replica mentre dei ricordi frammentati ritornano: la ragazza; nessun altro posto dove andare; Bronn che lo faceva scendere davanti all’entrata. “Giusto.”
 
L’angelo sbuffa dal naso, il disappunto le trasuda dai pori. “Puoi dormire un po’ fino a quando non starai meglio, ma farai meglio ad andartene prima gli inquilini tornino a casa.”
 
“Inquilini?” lui domanda, e vorrebbe non essere nel ben mezzo dei postumi di una sbronza, così da poter ricordare quando o se gli è stato detto che ha affittato questo posto.
 
Lei annuisce. “Non saranno felici di sapere della festa di ieri notte,” lei dice con esultanza. “Meglio che tu sia fuori di qui prima che siano qui, se ci tieni alla pelle.”
 
Lui annuisce ancora, e pensa che si preoccuperà di tutto questo quando sarà un po' più sobrio.
 
Si volta per andarsene e poi si ferma, aggrottando la fronte. Si volta di nuovo verso l’angelo e dice, “Sai in quale stanza ho dormito?”
 
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Ci mettono un po’ di tempo nel cercarla, ma alla fine trovano la stanza—per lo più perché il suo cellulare sta squillando—di nuovo.
 
“Bè,” l’angelo sbuffa dal naso, chiudendo la porta dietro di sé, “almeno sei un fan di quell’uomo.”
 
Jaime sorride in modo ampio e poi fa una smorfia, strisciando nuovamente sotto le coperte. Il suo ultimo pensiero prima di perdere di nuovo conoscenza è che avrebbe dovuto chiedere all’angelo dove si trova il bagno su questo piano.
 
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Perfetto, Jaime pensa compiaciuto mentre l’esperimento finisce.
 
Proprio come si aspettava: nessuna Brienne in vista, e —lui testa i ricordi di Jaime versione Megastar— non c’è nemmeno nessuna Brienne nel suo passato.
 
Canticchia la canzone che ha sentito in questo nuovo universo mentre ricostruisce l’attrezzatura e inizia il processo di far tornare i generatori alla massima potenza. Lui manda un messaggio a Brienne per dirle i risultati, e per farle sapere che ha deciso di eseguire un secondo esperimento prima di scambiarsi di posto.
 
Lui sorride in modo ampio mentre si alza e si stiracchia, camminando avanti e indietro lentamente per la sala di controllo.
 
Lui ama avere ragione.
 
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Un’ora dopo, i generatori sono pronti. Si sistema sulla sua sedia e preme invio con impazienza.
 
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Si sveglia ancora una volta per via del suono della propria voce. Il cellulare si zittisce e poi inizia a squillare di nuovo quasi immediatamente.
 
Lui bestemmia, a bassa voce e in modo creativo, e decide a malincuore che è meglio che veda perché cazzo il suo cellulare continua a fare tutto quel cazzo di rumore.
 
Cerca di afferrare quell’aggeggio fastidioso, e lo guarda aprendo solo un occhio.
 
Trentasette chiamate perse. Lancia un’occhiata all’orologio: sono le dieci.
 
Del mattino.
 
Lui grugnisce e scrolla attraverso i numeri. Un terzo delle chiamate sono da parte del suo agente; un altro terzo sono dal suo manager; e un altro terzo ancora sono da una moltitudine di numeri di telemarketing, che molto probabilmente volevano provare a vendergli delle assicurazioni o volevano truffarlo ottenendo le informazioni della sua carta di credito. Troppo tardi, lui pensa con del divertimento esausto.
 
Ci sono anche dei messaggi, ma fortunatamente sono solo due. Li ha addestrati bene, pensa nel modo più compiaciuto possibile mentre sta ancora combattendo contro una sbornia impetuosa. Ricade sul letto e chiude gli occhi, ma la sua vescica sta di nuovo urlando contro di lui, la sua bocca è più secca del deserto di Dorne, e lui suppone che dovrebbe ascoltare i messaggi in segreteria e forse ricontattare almeno il suo manager. Per scoprire se ha affittato questo posto.
 
Grugnisce e si trascina fuori dal letto, portandosi il cellulare con sé questa volta, giusto nel caso l’angelo sia sparito e non riuscisse mai a trovare la via di ritorno.
 
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Lui trova il bagno semplicemente aprendo ogni porta che vede. Trova un paio di altri sbandati dalla festa della notte prima, ancora privi di sensi e in varie fasi di nudità, ma soprattutto, lui trova la benedetta toilette. Si sistema in bagno e ascolta i messaggi. Corti e dritti al punto, da parte del suo agente e dal suo manager: chiamami.
 
Per primo, chiama il suo manager Addam, non solo perché al momento è seduto sul gabinetto e parlare con Tyrion—suo fratello oltre che il suo commercialista—mentre lo fa lo lascerebbe esposto a ogni tipo di cose sbagliate…e pessime battute, se Tyrion si rendesse conto di dov’è.
 
Inoltre, Addam dovrebbe sapere se ha affittato questo posto, e se l’ha fatto, bè...
 
Jaime fa una smorfia e si massaggia la parte superiore del naso. Si spera che Taena abbia lasciato abbastanza soldi sulle sue carte di credito da permettergli di trovare una cazzo di camera d’albergo per la notte. O può raccomandarsi alla clemenza dei suoi inquilini e offrirsi di cantare per vitto e alloggio.
 
Addam risponde. “Finalmente! Dove cazzo sei?”
 
“A casa mia,” Jaime ringhia, la sua voce è rauca.
 
C’è silenzio dall’altra parte della linea. “A casa tua?”
 
“Dèi, dimmi che sono ancora il proprietario di questo posto e che non ho appena passato la notte in una casa di proprietà di qualcun altro!”
 
“Casa, casa, casa,” Addam borbotta per poi gridare, “oh! Quel posto! Di un paio di anni fa?”
 
“Suppongo di sì,” Jaime risponde. “Ne hai comprata più di una?”
 
“Nel corso degli anni, sì. Ma quella lì—aspetta, adesso la ricordo! L’avevo presa per una canzone! Apparteneva a un famoso mago o a un maestro o qualcosa del genere. Nessuno la voleva quando era finita sul mercato, ma si spera che adesso abbia raddoppiato il suo valore.”
 
“Un’ottima cosa,” Jaime gracchia. “Almeno ho ancora della merda da vendere.”
 
“Già, senti. Ti stavo chiamando per farti sapere che Taena ha lasciato il paese. Era su un aereo per Myr lo stesso giorno che era scomparsa insieme a tutti i tuoi soldi.”
 
“Certo che lo era,” Jaime replica in modo secco. “Lei si muove svelta quando deve.”
 
“L’abbiamo mancata per un pelo, davvero,” Addam aggiunge cupamente.
 
“Se solo mi fossi reso conto cinque minuti prima di quello che stava facendo, huh?”
 
“Già,” Addam sospira.
 
Terminano la loro chiamata e Jaime finisce col gabinetto, per poi rivolgere lo sguardo alla doccia. Si domanda se potrebbe convincere con delle moine l’angelo in cucina a fargli il bucato...o a mostrargli dov’è la lavanderia.
 
Dopo impreca e chiama di nuovo Addam.
 
“Due volte in un giorno solo?” Addam lo prende in giro quando risponde al cellulare.
 
“Sì, sì,” Jaime dice. “Hai affittato la casa a qualcuno?”
 
“Dèi, no!” Addam replica. “Ricordavo a malapena che tu possedessi quel posto!”
 
*/*/*/*/*
 
Lui convince l’angelo in cucina—ha scoperto che lei si chiama Nan—a vedere se lei riesce a trovare dei vestiti che lui possa indossare. Lui ha dei bagagli in auto, quando o se Bronn deciderà mai di ripresentarsi, ma fino ad allora...a giudicare dall’odore, è sicuro di aver indossato gli stessi vestiti da quando è venuto a sapere di quello che aveva fatto Taena...il che, per quanto ne sa, è stato diverso giorni fa ormai.
 
Si è appena fatto la doccia e si è appena rasato, con un asciugamano allentato intorno ai fianchi, mentre si rilassa nel salotto in cui Nan lo ha spinto con un’occhiataccia di disapprovazione, quando finalmente lui chiama Tyrion.
 
Tiene il cellulare lontano dall’orecchio mentre le imprecazioni di suo fratello strillano da esso verso di lui. Con cautela, si porta il telefono vicino quando sembra che finalmente sia rimasto senza fiato.
 
“Che cosa ho fatto?” lui chiede, rassegnato.
 
Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto! Che cosa non hai fatto? Quella camera d’albergo ci costerà una fortuna da far riparare! Doveva proprio essere la fottuta suite nell’attico?”
 
Jaime aggrotta la fronte, cercando di ricordare un qualche albergo nell’ultimo paio di giorni, per poi scuotere la testa. “Mi sa che allora dovremo dar loro i miei due prossimi assegni di diritti d’autore, huh?”
 
Tyrion si ferma. “Non costerà così tanto,” lui mormora. “Ringrazia gli dèi che il pubblico ti ama ancora, Jaime, oppure saresti in prigione o peggio!”
 
Jaime fa una smorfia. “Lo so,” lui ribatte. “Hey, questa casa che possiedo a Lannisport?”
 
“Che vuoi sapere?”
 
“L’ho affittata a qualcuno?”
 
Tyrion scoppia in quella che Jaime presume dovrebbe essere una risata e lui riesce a sentire il rumore dell’incresparsi di una carta oltre il cellulare e poi un rumore effervescente quando gli antiacidi colpiscono l’acqua. “Dèi, no! Con la tua reputazione, chi cazzo la vorrebbe?”
 
“Anch’io ti voglio bene, Tyrion,” lui brontola, e poi alza lo sguardo quando una porta si apre e una donna fa irruzione. Lei si ferma sui suoi passi quando lo vede, gli occhi le si spalancano, la mascella le inizia a scendere lentamente. Dietro di lei, Nan ha un aspetto giustamente compiaciuto, ma il suo aspetto si trasforma in confusione perplessa quando la donna non dice nulla.
 
“Huh,” Jaime dice a Tyrion, “Credo che il mio occupatore abusivo sia appena arrivato.”
 
“Oh, ma che cazzo,” lui lo sente borbottare mentre Jaime disconnette la chiamata.
 
Si appoggia all’indietro sul divano, allargando le braccia ad ogni lato e osservando per bene l’intrusa. C’è una sensazione fugace di riconoscimento inorridito, ma anche uno come lui si ricorderebbe se l’avesse già vista in passato.
 
Questa donna è...enorme. Più alta di lui, e lui da scalzo è alto un metro e ottanta. È anche più massiccia di lui, piatta come una tavola e con una faccia che può essere gentilmente descritta come ‘un viso con molto carattere’. La bocca eccessivamente carnosa di lei è spalancata, e Jaime quasi si aspetta di vederla iniziare a sbavare da un momento all’altro.
 
Lui alza un sopracciglio.
 
“Sei una dei famigerati inquilini di cui l’angelo mi aveva avvertito?” lui chiede.
 
Quello fa richiudere di scatto la bocca della donna. Lei aggrotta la fronte. “Angelo?” Lei volge i suoi occhi sorpresi, e davvero piuttosto carini, su Nan, che le rivolge una scrollata di spalle perplessa.
 
“Non fare la modesta, angelo,” Jaime dice, e pensa che si sta godendo questa situazione fin troppo, considerando che sta ancora combattendo contro la regina dei draghi di tutti i dopo-sbornia.
 
L’occhiataccia della donna gigante diventa piena di accuse, e Nan sputacchia un tentativo di negazione offesa. Jaime decide di essere d’aiuto.
 
“Lei mi ha mostrato un posto dove pisciare, mi ha dato dell’acqua, mi ha aiutato a trovare la mia stanza, e mi troverà anche dei vestiti, non è così, angelo?”
 
Nan arrossisce di un rosso scuro e profondo, mentre sembra notare per la prima volta che lui è senza vestiti.
 
Jaime rilascia un sospiro deluso. “Bè, potresti almeno gettare i miei attuali vestiti nella lavatrice e poi nell’asciugatrice? Lo farei io stesso, ma sono leggermente indisposto.” Aguzzando la vista, rivolge lo sguardo alla donna alta, che sembra espandersi secondo dopo secondo. Lui si chiede pigramente se lei finirà per esplodere fisicamente prima di poterlo fare verbalmente.
 
“Stai violando una proprietà privata!” lei alla fine strilla, e lui trasalisce.
 
“Veramente, più che altro sei tu che stai violando una proprietà privata.”
 
“Questa è casa mia!”
 
“No, dolcezza, questa è casa mia.”
 
Sia Nan e sia la sua inquilina senza nome sbattono le palpebre e lo fissano.
 
“Vuoi dire che tu sei—?” Nan si interrompe, con l’aspetto di qualcuno che sta per svenire.
 
Jaime rivolge loro un sorrisetto storto. “Certo che lo sono.”
 
“Voglio un qualche documento,” la gigantessa sbotta, il suo viso insignificante viene deturpato da un cipiglio.
 
“Bè, sfortunatamente, il mio portafoglio è nel mio altro asciugamano. Suppongo che tu non sia una fan?”
 
Lei arrossisce. “Queste sono le Terre dell’Ovest. Avevamo un imitatore di Jaime Lannister all’ultima festa a cui ho partecipato.”
 
“Tu vai alle feste?”
 
Lei lo guarda male, per poi dire a fatica, “Ci stavo lavorando.”
 
Jaime alza un sopracciglio. “Senza offesa, dolcezza, ma non mi sembri quel tipo di ragazza.”
 
Jaime quasi si aspetta dei laser blu sparare dagli occhi di lei, che sono davvero molto belli.
 
“Sono una fornitrice di catering!”
 
“Davvero? Quindi come fa una fornitrice di catering a guadagnare abbastanza da pagare l’affitto per un posto come questo?”
 
“Forse sono una chef di fama mondiale, non ci hai pensato?”
 
Lui inclina la testa in accordo. “Forse lo sei. Come ti chiami? Forse ho sentito parlare di te.”
 
“Poco probabile,” lei sogghigna, “e non sono affari tuoi! Nan, chiama la polizia.”
 
“Stanno già arrivando, signora.”
 
“Oh, bene,” Jaime dice. “Spero che sia qualcuno che conosco.” Lui rivolge loro il suo ghigno brevettato alla Jaime Lannister. “Vedete, sono stato arrestato così tante vote,” lui aggiunge utilmente.
 
“Sei molto sicuro di te per essere un tizio con niente addosso a parte un asciugamano,” la gigantessa ringhia.
 
Jaime scrolla le spalle. “Io sono Jaime Lannister. Non c’è nulla sotto questo asciugamano che il mondo non abbia già visto...che io lo volessi o no.”
 
“La polizia sta arrivando,” la donna insiste, e lui alza un sopracciglio.
 
“Stanno arrivando? Davvero? Entrambi sappiamo che non hai mai affittato questa casa. Ho appena finito di chiederlo sia al mio manager che al mio commercialista e credimi, se c’è qualcuno che saprebbe che sto facendo dei soldi, sarebbero loro.”
 
Il viso arrossato della donna impallidisce lentamente.
 
“Senti,” Jaime sospira, “per quanto questo sia stato divertente, ho dei postumi post-sbronza assurdi, sembro aver perso la maggior parte della scorsa settimana insieme a un casino dei miei soldi, e davvero non sono un cattivo ragazzo una volta che mi si conosce. Perciò, dimmi chi sei, perché stai occupando abusivamente casa mia—anche se non te ne faccio una colpa; è davvero molto bella se passi sopra la verniciatura pacchiana—e perché c’era un’orgia in corso quando sono arrivato la notte scorsa.”
 
“Org—Nan!”
 
Nan alza le mani in segno di finta resa. “Non guardare me, Brienne! Io devo solo ripulire tutto dopo quelle merdate.”
 
Lei dov’è?
 
“Ancora addormentata da qualche parte. Non sapevo nemmeno da dove fosse saltato fuori questo qui, fino a quando non mi ha sorpresa in cucina.”
 
Questo qui sta ancora aspettando delle risposte.”
 
Dev’esserci qualcosa nel suo tono di voce, perché loro due si scambiano delle occhiate improvvisamente nervose, e la donna—Brienne—si volta verso di lui e sospira.
 
“Il mio nome è Brienne Tarth, e hai ragione. Noi stiamo occupando abusivamente questo posto.”
 
“Chi è ‘noi’? Oppure Nan è alle mie dipendenze invece che alle tue?”
 
Nan gli rivolge uno sguardo che avrebbe dovuto ucciderlo sul colpo. “Io lavoro per Brienne,” lei dice in modo altezzoso.
 
“E l’altra ‘lei’? Una tua amica? Una tua parente? Tua moglie?”
 
“E’ la mia socia d’affari,” Brienne ringhia. “Io sono davvero una fornitrice di catering e questa casa se ne stava tutta vuota proprio quando noi ci siamo trovate improvvisamente senza casa.” Lei scrolla le spalle e si sgonfia. “Sembrava una buona idea a quel tempo,” lei borbotta.
 
“Fino a quando non ho deciso di imbucarmi in un’orgia.”
 
Lei chiude gli occhi e annuisce.
 
“Chi è che ha fatto partire l’orgia? Credo che lei mi piacerà.”
 
“Ovviamente,” Brienne replica acidamente. “Si tratta della mia socia d’affari, Nymeria Sand.”
 
“Meraviglioso.” Jaime sorride, ma anche lui si accorge che c’è un qualcosa di spinoso nel modo in cui l’ha detto. “Tornerò a letto e dormirò fino a riprendermi dai postumi della sbronza, anche se potrebbero volerci degli anni. Siete le benvenute a restare fino a quando non risolveremo tutto.” Lui si alza e il sorriso gli diventa beffardo quando gli occhi di Brienne scendono, senza volere, a guardarlo sistemarsi l’asciugamano. “E se avete davvero chiamato la polizia, fareste meglio a richiamarli.” Lui prende il proprio cellulare si dirige a passo lento verso la porta, per poi fermarsi e voltarsi verso Nan con la fronte aggrottata. “Ti ricordi in quale camera stavo?”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime diventa di nuovo conscio della sala di controllo, e scatta in piedi, facendo cadere la sedia all’indietro, mentre quello che ha appena vissuto gli affonda nella sua—quella del Jaime Principale—mente.
 
No, lui pensa quasi in modo disperato, noNon avrebbe dovuto trovare un’altra Brienne!
 
Si ferma, cercando di tenere il suo respiro sotto controllo. Stringe la postazione di comando e abbassa la testa, prendendo dei profondi e lenti respiri.
 
Quando si sente più calmo, imposta velocemente i generatori per farli tornare lentamente alla loro potenza massima. Poi manda un messaggio a Brienne per farle sapere che è arrivato il suo turno nella struttura.
 
Si agita sul posto senza sosta, la sua mente corre mentre guarda i generatori fino a quando non è sicuro che Brienne sia in procinto di arrivare tra qualche minuto. A quel punto, lascia la struttura come se tutti i demoni dei sette inferi gli stiano alle calcagna.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne oltrepassa l’auto di Jaime sulla lunga strada tortuosa verso la Barriera. Lei aggrotta la fronte perchè sembra che lui stia guidando in modo addirittura più veloce del normale e, per un momento, lei prova un barlume di preoccupazione che lui possa volare giù dalla strada stretta.
 
Poi lei si ricorda che lui è Jaime Lannister e che lui vive una vita fortunata.
 
Lei entra nella sala di controllo e si sistema davanti al computer. Inizia a revisionare i dati dell’esperimento di Jaime mentre aspetta che i generatori tornino alla massima potenza.
 
Lavora quasi in modo cupo, una parte della sua mente sta cercando di capire le equazioni che potrebbero spiegare cosa hanno vissuto negli ultimi giorni, mentre si domanda se troverà un universo dove Jaime Lannister non è nella vita di Brienne Tarth.
 
C’è un bip metallico e lei si raddrizza nella sua sedia.
 
E’ il momento.
 
Lei esita perché, anche se odia ammetterlo a se stessa, il pensiero di un universo dove la sua controparte non conosce Jaime la fa sentire...sola. È sciocco, lei lo sa. Non può mancarti una cosa che non hai mai conosciuto, e la Brienne che lei troverà non avrà alcun modo di sapere di Jaime. È probabile che lei abbia qualcun altro che la destabilizza, che le fa ribollire il sangue e che fa cantare il suo corpo, anche se lui non lo saprà mai.
 
Lei scuote la testa. Se c’è una Brienne da essere trovata in questo prossimo universo, lei non apprezzerebbe la pietà tanto quanto non l’apprezza lei stessa.
 
Brienne sorride un po’ amaramente e preme invio.
 
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Brienne dà ai bambini più grandi il compito di pattugliare il perimetro dell’accampamento mentre lei si avventura nelle rovine della città.
 
Sa che dovrebbe portare con sé un paio dei ragazzi più grandi—in tanti è più sicuro—ma questo è un viaggio rapido per cercare dei libri di riferimento e per recuperare alcune parti di quello che lei prega i Sette sarà un mulino ad acqua, e non vuole mettere i bambini di fronte a più rischi del necessario. Inoltre, la zona rurale è stata relativamente stabile per l’ultimo paio di mesi, e lei spera che ciò significhi che il peggio è passato—ma non è pronta a metterci la mano sul fuoco. Si era già fidata troppo in passato, lei pensa amaramente, e i suoi sogni sono ancora infestati da quei poveri corpi distrutti, dopo che la Montagna aveva finito con loro.
 
Il peggio è sapere che lui è ancora là fuori, da qualche parte, coi suoi uomini, con la sua crudeltà e coi suoi...appetiti. Lei rifugge da quei ricordi. La bile, come sempre quando pensa a quel periodo, le sta già risalendo in gola, e loro non hanno così tanto cibo da permetterle di sprecarlo vomitandolo di nuovo.
 
Scaccia via i ricordi e si avvicina di più alla città. L’accampamento non è troppo lontano, e lei si domanda ogni giorno se loro debbano mettere più distanza tra il loro accampamento e i resti di Approdo del Re. Ma i bambini hanno già perso troppo; non se la sente proprio di costringerli ad abbandonare l’unica casa che rimane loro.
 
Sbircia da un boschetto d’alberi nella periferia della città. Ha un quarto di miglio da percorrere prima di trovarsi nelle vere e proprie strade della città, e solo perché non riesce a vedere nulla al momento, quello non significa che non ci siano delle persone appostate nelle case oscure e nelle strade silenziose. Si chiede dove siano andati la Montagna e i suoi uomini, e rabbrividisce al pensiero di imbattersi di nuovo in loro.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne entra nella città alle prime luci dell’alba, ed è nel mezzo delle strade rovinate quando il raschiare di uno stivale contro l’asfalto la fa voltare di colpo, pistola a portata di mano. Lei sbircia nelle ombre degli edifici bruciati.
 
“Fatti vedere!” lei urla. La pistola è stabile tra le sue mani, e una parte distante di lei si meraviglia di quanto sia cambiata dalla timida aiuto-insegnante che era stata solo due anni fa.
 
“Brienne?” un uomo chiede, incredulo, e Brienne si ferma, scrutando intensamente le ombre dove lui è nascosto.
 
“Esci fuori dove posso vederti!” lei ordina.
 
L’uomo esce fuori dall’oscurità, snello e con capelli castani, un po’ più basso del metro e novanta di Brienne, il suo viso ordinario è oscurato da una spessa barba non proprio pulita. Nonostante ciò, lei lo riconosce abbastanza facilmente.
 
Hyle?
 
Lui le rivolge un ampio sorriso mentre annuisce con entusiasmo. “Brienne Tarth,” lui esordisce. “Avrei dovuto sapere che se qualcuno doveva sopravvivere all’abisso infernale in cui siamo precipitati, saresti stata tu.” Lui le rivolge uno sguardo di valutazione, e poi annuisce soddisfatto.
 
Per un momento, Brienne è accecata dalla rabbia. Anche adesso, anche dopo che il mondo è finito, anche dopo che la maggior parte di quegli uomini beffardi sono probabilmente già morti da un pezzo, lei si ricorda della scommessa, dell’inganno, dell’umiliazione devastante. Dovrebbe essere molto meno che importante al momento, fronteggiando l’uomo che aveva vinto la scommessa, ma c’è qualcosa nell’entusiasmo di lui, nel suo aspettarsi che lei sarebbe stata felice di vederlo—
 
“Chi altri c’è con te?” lei ringhia e lui sbatte le palpebre, sembrando sorpreso.
 
“Li conosci tutti,” lui risponde, rassicurante, continuando a sorridere, “sono vecchi amici. Owen Inchfield, Mark Mullendore, Ronnet Connington.” 
 
“Amici tuoi, non miei,” Brienne replica freddamente. “Che ne è stato degli altri?” Ce n’erano stati così tanti in quella camera da letto quella notte, avevano completamente circondato il letto. Lei ancora non sa come sia riuscita non solo a sopravvivere a tutto quello, ma anche a continuare ad andare avanti a testa alta.
 
Lui improvvisamente sembra triste. “Gli altri…non lo so.”
 
“Morti,” Brienne dice in tono piatto, senza sentire alcun dolore per la perdita di quella folla derisoria: Farrow, Ambrose e Bushy; Raymond Nayland e Will la Cicogna. Harry Sawyer. Robin Potter. Se lei aveva pensato a qualsiasi di loro durante gli ultimi due anni, era per sperare che fossero morti nel modo più doloroso possibile, come era successo a tanti altri. E invece, ecco qui Hyle Hunt insieme a tre di quei bastardi che erano rimasti in piedi attorto al letto dove lei aveva perso la sua verginità, e tutti loro avevano riso mentre Hyle prendeva i loro soldi.
 
Lei calpesta quei ricordi per farli tornare nella scatola che ci aveva costruito intorno, e combatte contro l’impulso di alzare la pistola e sparare dritto ad Hyle, per poi trovare gli altri e fare lo stesso anche a loro. Nessuno la denuncerebbe per quello, dopo tutto; nessuno lo noterebbe nemmeno.
 
Ma quello perché il mondo non è com’era un tempo, e proprio perché il mondo non è com’era un tempo, con cautela, lei abbassa la pistola, anche se non la rimette nella custodia.
 
Hanno bisogno di ogni persona sana e ragionevolmente affidabile che riescono a trovare, e lei è l’unica adulta in un accampamento pieno di bambini—anche se Jon Snow e Robb Stark resterebbero offesi da quella descrizione. Ma hanno solo quindici anni e, anche se lei sa che è impossibile, lei vorrebbe che loro avessero ancora un po’ d’infanzia, anche adesso.
 
Brienne osserva Hyle minuziosamente. Lei non vuole credere che lui e gli altri si siano trasformati in dei mostri omicidi come la Montagna e i suoi uomini, ma solo gli dèi sanno cosa li abbia fatti diventare il nuovo mondo.
 
Ma lei è da sola con loro nel cuore di una città distrutta, e lei può sia prenderli con sé come alleati apparenti…o semplicemente loro la seguiranno e cercheranno di entrare con la forza nel loro accampamento, comunque.
 
“Hai del cibo?” lei sbotta, restringendo gli occhi quando Hyle sorride come se avesse vinto qualcosa.
 
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Gli occhi di Brienne sono pieni di lacrime mentre la sala di controllo torna ad essere a fuoco.
 
Questo finora è il peggiore, lei pensa mentre sbatte le palpebre in modo rapido per farli asciugare. Così tanta morte, così tanta distruzione, così tanto orrore…e niente Jaime. Si morde il labbro, trattenendo un singhiozzo.
 
Non vuole tornare in quell’universo, e non soltanto per le umiliazioni inflitte a quella Brienne dagli uomini che ha trovato nelle rovine di Approdo del Re. Tutta Westeros si trova in rovina; ogni giorno che riescono a sopravvivere è un buon giorno; i ricordi…dèi, i ricordi 
 
E non c’è alcun Jaime, e la voragine di solitudine di quella Brienne è quasi fisicamente dolorosa.
 
Prende un profondo respiro tremante.
 
Lei è una scienziata, lei non è quella Brienne, e lei ha un lavoro da svolgere.
 
Fa partire i generatori della struttura per farli tornare alla loro massima potenza, poi si allontana per andare a lavarsi il viso e calmarsi un po’.
 
Quando la Barriera è pronta per il prossimo turno dell’esperimento, lo è anche lei.
 
Lei prende un profondo respiro e preme invio.
 
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Passano una notte guardinga nelle rovine, dopo che lei si barrica in un cubicolo con la sua pistola a portata di mano.
 
Di mattina, lei manda Hyle e i suoi amici a trovare o costruire un carretto o qualcosa di simile, che possano riempire con materiali recuperati e che possano trascinare con loro quando torneranno all’accampamento. Non che lei abbia intenzione di dir loro dove si trova l’accampamento, e ha tutta l’intenzione di camminare dietro di loro, con la pistola in mano per tutto il tragitto. Lei spera di essere eccessivamente cauta, perché anche se loro riuscissero a dedurre la posizione dell’accampamento e la uccidessero nel tragitto, Robb, Jon e gli altri li vedrebbero prima che loro riescano a trovare l’accampamento vero e proprio, e tutti gli altri bambini sanno che qualche volta devono fare ciò che è necessario fare.
 
Non sarebbe la prima volta.
 
Brienne ignora i ricordi e si dirige verso quello che resta della Fortezza Rossa. Spera che la biblioteca del maestro sia ancora lì e che i libri siano ancora intatti. Hanno un’intera città che possono frugare per cercare dei materiali, ma non significherà niente se non sapranno che farsene di tutte quelle cose.
 
Mentre Brienne si fa strada, cautamente, attraverso le strade deserte, lei continua a sentire dei deboli suoni dietro di sé. Potrebbe trattarsi di animali, ma sospetta che Hyle o uno degli altri la stiano seguendo. Ma ogni volta che si gira all’indietro, con la pistola in mano, per guardare dietro di sé, non c’è nessuno. Comunque, le viene la pelle d’oca, e non rinfodera la pistola mentre sale sulla Collina di Aegon.
 
Lei ottiene facilmente l’accesso al cortile del castello in rovina, ma l’entrata verso i bassifondi è bloccata da dei rotti massi rossi che sono caduti dalle mura. Esamina le macerie e pensa di riuscire a crearsi un tragitto se spostasse anche solo due o tre dei massi più grossi.
 
Brienne rinfodera la sua pistola—e quello, lei realizza troppo tardi—è il suo sbaglio.
 
Sono su di lei in un attimo, tre uomini contro cui lei aveva già combattuto in passato, un qualcosa di cui si rende conto nel mezzo di pugni, calci, morsi e mentre il dolore dei loro colpi le arriva contro la carne, mentre le si rompe il naso e del sangue ne sgorga fuori, strozzandola. Loro le dicono cosa hanno intenzione di farle, con dei dettagli crudi e luridi, e le minacce aggiungono della velocità agli arti di Brienne, mentre blocca disperatamente ogni tentativo di sfilarle la pistola dalla custodia. Manda un uomo—Timeon—a ruzzolare lontano, mentre calcia via un altro—Shagwell—, e lo zigomo del terzo—di Pyg—si rompe con una frattura gratificante sotto al pugno destro di Brienne.
 
E dopo, Shagwell le salta sulla schiena e la prende a pugni sulle orecchie, e lei strilla a causa di quell’agonia. Riesce finalmente a strapparlo via da sé, ma sia Timeon che Pyg stanno avanzando con dei sorrisi maniacali—ma poi tre colpi di pistola si fanno strada in rapida successione attraverso la Fortezza Rossa, e i suoi tre aggressori cadono senza vita ai suoi piedi.
 
Gli echi sembrano durare un’eternità, e il conseguente silenzio rende tutto surreale, come se lei sia nel bel mezzo di un sogno. Brienne fissa i corpi, a bocca aperta, mentre il naso le continua a sanguinare e le sue ferite continuano a farle male. Tre contro una, lei pensa in modo vertiginoso, ondeggiando un po', desiderando di poter semplicemente svenire in un beato oblio. Tre contro una...e adesso sono morti e lei non sa se i suoi salvatori saranno peggio di quello che ha appena affrontato.
 
E poi lui sbuca fuori dalle ombre gettate da dei cumuli di mura cadute del castello, e lei spalanca piano sia la mascella che gli occhi.
 
Lui è alto, quasi alto quanto lei, con degli spettinati capelli dorati che gli sfiorano le spalle. La sua spessa barba dorata non riesce a nascondere la mera bellezza mascolina, il potere e l’arroganza che lui sprigiona con ogni passo che fa. Brienne è presa da un vertiginoso momento di riconoscimento sollevato, che non ha per niente senso, ma è passeggero ed è quasi sicuramente causato dai colpi che le sono stati inferti in testa. Lui le si aggira intorno come una qualche dorata bestia da preda, e lei lo guarda con diffidenza, come un topo che guarda un gatto, abbassando la mano per farla aleggiare sopra la sua pistola.
 
Lui ispeziona i corpi, usando la punta del suo stivale per spingerli in modo quasi delicato, per poi rivolgere la sua attenzione a lei.
 
“Non dovresti andartene in giro da sola,” lui ringhia.
 
Brienne si pulisce il sangue da sotto al naso e dice, “So badare a me stessa.” Anche se lei sa quanto quello suoni ridicolo date le circostanze.
 
Lui alza un sopracciglio. “Non mi sembrava così da dove ero seduto.”
 
Lei arrossisce. “Mi hanno sorpresa,” lei borbotta.
 
“Sì, l’ho notato,” l’uomo replica seccamente, e poi la squadra dall’alto in basso e scuote la testa. “Stiamo vivendo davvero in tempi disperati se tu sei il meglio che hanno potuto trovare.”
 
Lo sgomento di Brienne si trasforma in rabbia.
 
“Fottiti,” lei ringhia. “Lo stupro resta comunque stupro, anche se il mondo è finito.”
 
Lui le rivolge uno sguardo sorpreso e divertito. “Sono d’accordo. Perché credi che io li abbia sparati?”
 
Lei stringe i denti. “Chi sei?”
 
Il suo sorriso è amaro. “Un tempo ero Jaime Lannister. E tu chi cazzo sei?”
 
Quel nome è familiare e lei aggrotta la fronte. Alcuni dei bambini all’accampamento hanno il cognome Lannister, ma non è per quello che quel nome le sta strattonando la memoria. “Jaime Lannister...perché conosco quel nome?”
 
Lui scrolla le spalle. “Nei giorni Prima, ero famoso per aver ucciso il Re Folle di Westeros.” Le rivolge un sorriso amaro. “Non che quello abbia aiutato. Alla fine siamo tutti bruciati comunque.”
 
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Brienne sbatte le palpebre, e sta di nuovo guardando gli schermi del computer e non le rovine di Approdo del Re.

Sta tremando, ma non sa dire se sia per l’orrore di ciò che ha visto, o per il mero sollievo che anche questa Brienne abbia incontrato il suo Jaime. Lei geme e affonda il viso tra le mani mentre le implicazioni le corrono per la mente.
 
Non ha idea di come dare questa notizia al suo Jaime, e non sa nemmeno cosa lui penserà del fatto che l’universo che lei ha trovato da sola ha una versione di lui, mentre quello che lui ha trovato non ha una versione di lei.
 
Si strofina le mani sul viso e si dice di nuovo che lei è una scienziata, che qui si tratta di fisica, e che c’è una spiegazione a tutto.
 
Invia un messaggio a Jaime per fargli sapere che lei ha finito, poi inizia a spegnere la Barriera.
 
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- Scusatemi davvero tanto se questo nuovo capitolo si è fatto attendere, ma tradurlo è stata un’impresa, e sono stata anche molto molto molto impegnata. Ma il prossimo non dovrebbe farsi attendere tanto.
 
-Abbiamo conosciuto altri due universi paralleli:
 
1) l’universo di Jaime versione Megastar e Brienne versione “fornitrice di catering” (poi capirete perché ho messo le virgolette, lol), che è un universo davvero spassoso, credetemi.
 
2) e poi l’universo post-apocalittico con Jaime e Brienne sopravvissuti alla fine del mondo, che prenderà il soprannome di universo “Mad Jon”, perché ispirato alla nostra saga di film “Mad Max”, che nell’universo degli Jaime e Brienne Principali di questa fanfiction è una saga di film che invece si chiama appunto “Mad Jon”.
 
 
 
- Sì…il Jaime Principale sta insieme a Taena… Taena! Lol. La coppia che non ti aspetti.
 
 
 
 
 
   
 
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