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Autore: SilvanaFreesound    29/04/2022    9 recensioni
Sono trascorsi tre anni: i primini della Karasuno, divenuti senpai, sono campioni prefettuali per la terza volta consecutiva e si ritrovano a festeggiare il titolo iridato in un nuovo disco pub, trascinati da capitan Yamaguchi.
Buon divertimento e buona lettura!
Genere: Comico, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La musica assordante proveniente dalle casse allocate in ogni angolo del locale rendeva impossibile ogni qualsivoglia civile conversazione.

“Si può sapere in quale buco di culo ci hai portati stasera, Yamaguchi?”

Gli grida  in un orecchio,  sfoderando un sorrisetto a metà tra il seccato ed il divertito.

“Suvvia, non essere il solito disfattista! Non  è poi così male, è carino qui!”

“Non pensi che noi,  campioni di Miyagi per ben tre volte di fila, avremmo meritato qualcosa di meglio di questa topaia per festeggiare la nostra schiacciante vittoria?”

“Oh, Tsukki, tu mi stupisci!  Non ti ho mai visto così gasato prima d’ora!  E’ un disco pub, si è aperto da poco! Ci sono già stato un paio di volte mentre eri via, da Akiteru. C’è bella gente ed organizzano serate divertenti, fidati! Oggi revival anni novanta: troppo fico!”

“Capitano, capitano!”

Finisce di disappannare le lenti dei suoi occhiali da vista, strofinandoli con un lembo della camicia e li inforca giusto in tempo per vedere i primini della Karasuno far capolino come delle piccole marmotte dalla porta d’ingresso.

Fremono eccitati, nelle loro menti è ancora vivo  l’emozionante susseguirsi di imprese mirabolanti: i loro occhietti sono vispi e brillanti mentre accorrono, galvanizzati, circondando  adoranti il loro valoroso  condottiero.

Tadashi  socchiude le palpebre strizzando le lunghe ciglia da cerbiatto che  in un istante si inumidiscono in un miscuglio devastante di fierezza e commozione: allarga le sue braccia  rassicuranti accogliendo amorevolmente  a sé tutti i suoi kohai.

“Che musica è mai questa, capitano?”

Tsukishima trattiene a stento una  smorfia compiaciuta: è incredibile come ogni loro dubbio o quesito, anche il più banale, debba  necessariamente passare per il  loro lentigginoso leader.

Li osserva di sottecchi mentre aspettano in religiosa devozione una  risposta, la sua risposta  -  l’unica  realmente affidabile  -  trattenendo il fiato come se ne andasse della loro stessa vita.

“E’ house music, musica da discoteca!”

Spiega con fare paterno anche se quei ragazzi hanno appena un paio d’anni in meno rispetto a lui.

“E’ davvero strana, mai sentito nulla del genere, Yamaguchi-san!”

“In realtà non è tanto da ascoltare: dovete sapere che la ballavano i vostri genitori, stiamo parlando di qualche anno fà.”

“Allora è musica per vecchi!” esclama genuinamente uno di loro.

La risata contagiosa di Tadashi prorompe di pancia lasciando di sasso tutti i giovani atleti  che erano rimasti lì,  attorno a lui,  in venerante attesa.

“In un certo qual senso, si potrebbe definire così!  Comunque non vi fermate alle apparenze. Provate a buttarvi nella mischia e seguite il ritmo! Garantito, vi piacerà!  Mi raccomando però, niente casini e niente alcolici che siete ancora minorenni!”

“Sì, capitano!”

“Ma prima, tutti insieme…”

I giovani pallavolisti si riuniscono come d’abitudine in cerchio, infervorati dal recente strabiliante successo: le mani si posizionano fiere,  le une sulle altre; l’adrenalina scorre a fiumi nelle  vene  e per un attimo il loro grido di battaglia sovrasta quei decibels arrivati al limite dell’umana sopportazione.

“Karasuno, fight!”

Urlano tutti  in coro: subito dopo le loro braccia si dispiegano in alto, tese e trionfanti,  come delle ali di corvo pronte a spiccare il volo.

“Kageyama!”

L’ombroso setter prodigio, rimasto alcuni passi indietro per supervisionare l’allegra marmaglia, al suo richiamo solenne con un paio di falcate lo raggiunge in men che non si dica.

“Dimmi, Yamaguchi!”

“Dammi una mano, per favore! Il locale è troppo dispersivo! Vedi di tenere d’occhio soprattutto i primini  che sono quelli  più vivaci.  Tu lo sai, non mi viene sempre facile dire loro di no, mentre tu, con la tua aura autorevole potresti…come dire…”

“Dove vuoi arrivare, capitano?”

“Intende dire che con i tuoi modi scorbutici e con quell’espressione  terrificante  che hai  perennemente stampata in faccia se la farebbe addosso perfino Freddy Krueger!”

“Aaargg, che  hai detto? Ma io ti ammazzo, piccolo pezzo di merda!”

“Ehi, ehi! Kageyama, Hinata! -  il lentigginoso si avventa prontamente interponendosi tra i due bislacchi, sottraendo il fenomenale spiker  dalla presa letale dell’aitante palleggiatore dagli occhi blu mirtillo, salvandolo, di fatto, da una fine indegna  -   La volete finire, sì o no? Quante volte vi ho detto che dovete essere di buon esempio per i nostri kohai? Certe volte siete così infantili!”

“Cacchio, Yamaguchi, sei proprio ostinato!  - il biondo occhialuto sghignazza portandosi la mano alla bocca,  deridendoli tutti  con fare arrogante  -  Perché  perdi tutto  questo tempo appresso a loro? Che vuoi aspettarti  da  due trogloditi che hanno a malapena  un neurone moribondo nel cranio?  Ancora non mi  riesco a capacitare come abbiano potuto scegliere il Re scemotto  come vice quando avevano a disposizione uno come me!”

“Forse perché sei uno stronzo spocchioso e anche un bel po’ rosicone, Tsukishima!”

Il nanerottolo dai capelli biochetasi sbotta come al solito senza peli sulla lingua, puntandolo  in segno di sfida.

L’algido centrale accantona temporaneamente il suo naturale aplomb in un meandro sperduto del suo “io” interiore aggrottando la fronte accecato dall’ira.

Lo fulmina con cipiglio: gli occhiali scivolano in basso, fermandosi sulla punta arricciata del naso,  la bocca si spalanca feroce mentre lo intima furibondo.    

“Allontana subito il tuo lurido dito dalla mia faccia prima che te lo stacchi a morsi, merdosissima piattola arancione!”

“Adesso basta!  -  tuona imperativo il capitano: il suo volto, trasfigurato dalla collera, assume coloriti e forme surreali   ed il resto dei senpai scatta istintivamente sugli attenti -   ci avete rotto il cazzo, tutti quanti, nessuno escluso! Siamo i campioni prefettuali! Oggi è un giorno grandioso e dobbiamo festeggiare, mica bisticciare! Dobbiamo sforzarci di  essere  più coesi, un po’ come lo erano Sawamura, Sugawara e Azumane-san, vi ricordate? Tra poco inizierà il torneo primaverile, l’ultimo! Sotterriamo l’ascia di guerra una volta per tutte!”

Solo le lavate di capo  di Yamaguchi  - degno successore di Ennoshita e Daichi-san -   hanno il magico potere di calmierare in un istante  i loro animi indomiti e mentre Kageyama e Hinata si disperdono tra la calca, controllando a distanza i loro sorvegliati speciali, il biondo centrale rimane accanto al  suo migliore amico osservandolo sornione, orgoglioso dell’uomo che è diventato.

“Sarà il chiodo tutto borchie che ti sei messo, ma stasera sei più cazzuto che mai, mio capitano!”

“Sì, certamente, sfotti pure, Tsukishima!  -  gli scocca ancora mezzo alberato  -  Piuttosto, sarà meglio che me lo tolga!  Avranno acceso i riscaldamenti,  quasi non si respira!”

Seppur fagocitati da quella bolgia infernale, i due ragazzi si ritrovano finalmente  soli:  Tadashi  fa presto ad  incrociare il suo sguardo penetrante, annegando in quelle iridi color ambra  -   brillanti e  vividi al di là delle  spesse lenti -   e in un attimo la sua arrabbiatura è solo un lontano ricordo.

Il  profondo delle sue pupille quasi del tutto dilatate è un  buco nero cosmico  che lo attrae,  risucchiandolo inesorabilmente senza alcuna via di scampo.

Tira giù la zip lasciandosi ammirare in tutta la sua acerba bellezza mentre si fa  scivolare, lento, il  giubbotto nero di pelle consunto ai gomiti  e dall’aspetto vissuto. E’ il tintinnio  dalla metalleria argentata che lo  desta da quell’incanto  e che continua a risuonare finché non lo ripiega, adagiandolo con cura nel sedile del divanetto riservato alla squadra.

Appare come una visione eterea Yamaguchi quando  la sua  canottiera bianca dal modello succinto  si illumina, nel buio della notte,  colpita dalle luci ultraviolette della discoteca.

Adesso le sue spalle muscolose, impreziosite da una miriade di  efelidi caffellatte -  rigorosamente catalogate una ad una dallo sguardo concentrato ed  insistente di Tsukishima  -  sono  vulnerabili e nude.

Anche il torace, tonico e turgido,  è ben in evidenza, parzialmente esposto per via della scollatura oscena che si estende giù, profonda,  sotto le ascelle glabre.

“Ti va di ballare?”

Lo invita con voce calda e  suadente e Kei annuisce nervosamente, deglutendo un litro e mezzo di saliva che si ritrova ad un tratto ammassata in gola.

Le sinapsi dell’algido middle blocker vanno per un breve istante in cortocircuito non appena intravede un  capezzolo fuoriuscire, birichino,  dalla bretella durante il movimento concitato.

“C’è qualcosa che non va? Non parli più!”

“Non senti freddo conciato così?”

Porre una domanda apparentemente innocente è una tattica astuta -vecchia come il cucco, in verità -  per ribattere volutamente a quell’altra formulata in precedenza,  decisamente più scomoda, destinata a rimanere sospesa ed effimera  per poi perdersi  irrisolta nell’ eterno oblio. In nessun altro modo avrebbe potuto sviare a quella genuina curiosità,  giustificandone la sua improvvisa perdita di loquacità.

“Per niente, anzi sto morendo dal caldo! Tu invece, non sarebbe il caso di sbottonarti un po’ la camicia? Magari ti tiri su anche le maniche!”

“Ma no, no!  -   lo fredda impassibile, tentando di tenere a freno lo stato di turbamento che lo sta assalendo inevitabilmente -   Al massimo mi allento la cravatta!”

La risposta dal tempismo perfetto giunge in questo caso più che provvidenziale: allentare il cappio  -  seppur elegante, appena sconfezionato e di pura seta è pur sempre un cappio  -   e respirare è proprio  quel che ci vuole per portare più ossigeno possibile al cervello calcolatore del biondo atleta, sempre più offuscato  -  come del resto lo sono già  i suoi occhiali squadrati dalla montatura severa -  da visioni erotiche e pensieri peccaminosi.

“Lascia, faccio  io!  - Tadashi gli sfiora maliziosamente il suo lungo  collo dalla pelle diafana  che profuma di verbena e di sesso,  liberandogli la gola dal nodo che la opprime -  Ti rendi conto che sei l’unico in tutto il locale che la indossa?”

“Ormai dovresti conoscermi: lo sai che in  certe occasioni  mi piace essere in tiro!”

Replica  mantenendo a fatica la sua faccia da poker mentre si sente ribollire sotto il tocco seducente del pinch server. 

“Sì, come no! Sembri un fottutissimo colletto bianco scappato dall’ufficio! -  esplode goliardico, provando a smontare quella tensione che si sta accumulando  a strati fra di loro -   ehi, un attimo,  non ti scaldare! Sto scherzando! Camicia bianca…cravatta nera: stasera sei proprio un figurino, Tsukishima Kei! Le Iene di Tarantino ti possono fare una pippa!”

La musica dance batte forte rimbombando in tutto il locale e Tadashi inizia a muoversi sinuoso e sensuale ad un ritmo  che cresce sempre più incalzante ed impietoso.

La folla ammassata via via si dirada creandogli spontaneamente  un  varco: in una manciata di minuti  si ritrova al centro della  pista,  catalizzando su di sé centinaia di sguardi di stupore misto ad  ammirazione.

Il biondo lo squadra da capo a piedi divorandolo  con gli occhi mentre si morde ripetutamente il labbro inferiore.

Non vuole essergli da meno: prova a replicare i suoi passi ancheggiando rigido come una colonna greca appena issata,  dimenandosi con la stessa leggiadria di un bradipo finito per sbaglio in una pozza di cemento fresco.

Con una risata soffocata nel palato in uno sbuffo, Tadashi assiste entusiasta all’improbabile  balletto inscenato dall’altissimo centrale palesemente in ambasce:  una  vigorosa stretta al braccio pone fine alle sue  sofferenze.

“Senti, Tsukki, non ce la faccio più: ho la gola secca. Vado a prendere qualcosa da bere!  Tu cosa  vuoi  portato?”

“No, aspetta! Vengo anch’io con te! Col cazzo che ti lascio solo in mezzo a tutti questi arrapati!”

Yamaguchi si solleva sulle punte,   accostandosi  ad un paio di centimetri dal suo padiglione auricolare incandescente:

“Scusa, che hai detto? La musica è troppo forte, non sento!”

“Ho detto che c’è troppa confusione! Meglio cercare un posto più tranquillo!”

 
**********
 

Abbarbicati su due sgabelli alti, uno a fianco all’altro, le schiene ricurve ed i gomiti poggiati sul bancone del pub, Tadashi fa un cenno all’affascinante barman con le sopracciglia ad ali di gabbiano,  tutto muscoli e tatuaggi, avviluppato in una camicia chiara che lascia ben poco all’immaginazione. Lui se ne accorge e ricambia il saluto da lontano, agitando platealmente la mano e strizzandogli l’occhio con fare confidenziale.

“Fammi capire, chi cazzo sarebbe questo bollito?” grugnisce  indispettito.

“Come ti dicevo, Tsukki, sono già stato qua un paio di volte. Lui lo conosco da una vita!  Da piccoli giocavamo nella stessa squadra di baseball. Ci siamo rivisti ed abbiamo fatto in fretta a fraternizzare. Tutto qui!”

Stordito da tutto quel frastuono ed illuminato dalle luci psichedeliche della discoteca, udendo seppur a tratti quel racconto filare liscio come l’olio, magari troppo  -   così perfetto da poter sembrare una risposta bella che pronta, cucinata ed infiocchettata a dovere per l’occasione -   in quel frangente Kei non è in grado di  comprendere se quella che Tadashi gli abbia appena rifilato sia la verità oppure  una probabile, anzi possibilissima balla spaziale.

Sta di fatto che un sentimento di irritazione misto ad odio  lo pervade al punto da desiderare di spaccare prima di subito quella sua cazzo di  faccia da Ken (la versione gay della Mattel, ovviamente)  -   immaginandoselo a carponi intento a raccogliere da terra ad uno ad uno, con paletta e scopino, tutti quei denti bianchi come porcellane, ma questa è un’altra storia  -  allorquando si presenta al loro  cospetto, sfoderando un sorriso che tutto pare tranne che casto e puro.

“Ciao, capitano! Scusa l’attesa, ma stasera abbiamo il pienone! Non pensavo di rivederti così presto! Allora, che cosa preparo per te e per il tuo nuovo amico?”

“Per me il solito e per lui acqua tonica con uno spicchio di limone!”

“Perdonami, Yamaguchi, tu  per te  che cosa hai preso?”

“Un margarita, perché?”

Ritto ed impettito  come un  gallo cedrone,  Tsukishima fissa in cagnesco il palestrato rivale  marcando stretto il suo territorio:

“Allora lo stesso anche per me!” ordina risoluto, battendo con veemenza un pugno sul tavolo.

“Ma Tsukki, tu sei astemio!”

“Oh, capitano, non farmi da mammina, per favore!  So bene quel che faccio!”

“Come vuoi, Tsukki! Allora, due margarita al banco. Va bene così!”

Il barista energumeno si allontana per preparare le loro ordinazioni ed il biondo nerd  approfitta di quell’attimo di pace per poter ammirare indisturbato il bel Tadashi  il quale, dal polso, sfila un elastico nero  perso tra i suoi tanti braccialetti: raccoglie con grazia alcuni ciuffi  sparsi ai lati della testa e li lega alla nuca formando  un delizioso codino.

“E questi  orecchini? Sono nuovi? Non li avevo visti prima!”

Il goffo tentativo di flirt va in qualche modo a segno anche se in fondo il suo è  un interesse sincero.

“Ho fatto i buchi qualche giorno fà. Ancora mi fanno un po’ male. Quelli alla cartilagine, intendo.  Non te n’eri accorto?”

“E come avrei potuto? Erano nascosti dai capelli!  Ultimamente li  hai portati sempre sciolti!”

“Ti piacciono?”

“Da matti!  Dovresti raccoglierli più spesso!”

Con uno scatto impetuoso si avventa sul suo orecchio agghindato finalmente libero da ogni impedimento, succhiandogli famelicamente  il lobo come se stesse assaporando una pesca matura.

Sono  brividi implacabili più simili a scosse elettriche quelli che il lentigginoso sente  propagarsi per tutto il corpo,  dal collo fino alle caviglie:  si ritrae repentinamente, suo malgrado,  alzando una spalla  a mò di  chiusura.

“Ma che fai?  - lo ammonisce,  nascondendo  il volto con le mani mentre le sue graziose efelidi si confondono per poi affondare nel rossore della vergogna  -   Ci guardano tutti!”

“Chi sarebbero questi tutti? Osama Kageyama ed il suo nano da giardino? Che vadano a farsi fottere! E’ tutta invidia la loro!  Non credo che sia più un mistero il fatto che stiamo insieme e anche se lo fosse, chi se ne frega!”

“Sì,  ok, ma ci sono anche i nostri kohai qua in giro! Potrebbero vederci ed ecco…noi due…lo sai…ci frequentiamo relativamente da poco…non vorrei che la cosa…”

“E quindi? Qual è il problema? Fossi in te non mi preoccuperei! Tu sei il nostro capitano, meriti rispetto e mi pare che loro pendano letteralmente dalle tue labbra! Un altro drink uguale a questo per favore!”

“Tsukki, non alzare troppo il gomito, ti prego! Lo sai che effetto ti fanno i super alcolici! Ti salgono dritti in testa e poi ti prendono allo stomaco! L’ultima volta sei stato K.O. per giorni con la testa dentro la tazza: te lo ricordi? So io quello che hai passato!”

“Capitano, risparmiami le prediche! Sono un uomo adulto e vaccinato ormai e che festa sarebbe senza bere un po’?”

Yamaguchi giocherella con il calice di vetro: lo tiene per il gambo, ruotandolo da una parte all’altra con i polpastrelli. Si sofferma  a lungo sull’ultimo pezzetto di ghiaccio che vede  sciogliersi fino a scomparire pian piano,  diventando un tutt’uno con il cocktail dal gusto agrumato. Lo sorseggia  ancora  una volta, lasciandone una buona parte nel bicchiere che poggia delicatamente sul rugoso bancone del bar.

Kei  sa bene come la pensa il suo ragazzo in merito alle effusioni in pubblico: in più occasioni è stato redarguito fino alla nausea,  le sue obiezioni tutte smontate al loro sorgere, una dietro l’altra, senza alcuna possibilità di appello.

A sua parziale discolpa, assaggiare proprio quei granelli di zucchero rimasti appesi  sulle sue labbra sciroppose sarebbe una tentazione per chiunque, perfino per il più asessuato dei santi in paradiso.

Il capitano della Karasuno scuote la testa con fermezza ed i suoi occhi carichi di disapprovazione lo inchiodano alla seggiola un nano secondo prima che  possa irrimediabilmente saltargli addosso.

“Cazzo, Tadashi! Queste canotte dovrebbero essere illegali!”

Tenta di giustificarsi invano, tergendosi fronte e tempie con un paio di tovagliolini di carta sponsorizzati dal pub, prelevati dal distributore messo a disposizione della clientela.

“Lo sapevo, te l’alcol proprio non lo reggi! Vedi di darti un contegno!”

“Un contegno? Ti sei messo a ballare davanti a me  mezzo nudo con ‘sti jeans  tutti incollati al culo! Guardati:  praticamente metà della gente qui attorno farebbe la  fila per trombarti!”

“E l’altra metà la farebbe per portarsi a letto questo bellissimo ed imbronciatissimo ragazzone biondo! Adoro quando fai il gelosone!”

“No, tu non puoi capire: mi ci è voluta la frusta per tenere a bada certi animali!”

“Porca troia, Tsukki! Non mi dire che…”

“Che mi va di scopare?”

“Tipo….”

“Tipo ora, tipo subito! Andiamocene  da qua!”

“Kei-chan, sii ragionevole! La festa è appena iniziata! Non possiamo allontanarci così. I nostri kohai….Ukai me li ha affidati! Non me la posso battere così, all’improvviso!”

“C’è anche Kageyama qui presente,  è il tuo vice o sbaglio? Che si prendesse le sue responsabilità. Tanto non ha un cazzo da fare: col suo  brutto muso e con quel carattere di merda che si ritrova,  stai pur certo che  a Hinata non se lo farà né ora né mai!”

“Ha parlato la Fata Madrina!”

“Che hai detto?”

“No, niente… niente di importante!”

“Ehi, tu, Mister Durbans, un altro di questo intruglio e alla svelta!”

“Tsukki, dacci un taglio, stai bevendo troppo! Stai andando su di giri!”

“Ok, ti prometto che questo è l’ultimo, ma solo se tu vieni via con me!”
 

 
**********
 

“Cazzo, non ci posso credere! Tu che vuoi fare roba qui, nel cesso!”

“E che male c’è? Lo fanno tutti! Li hai visti quelli che sono appena usciti? Guarda lei com’è combinata!”

I due osservano in tralice una bionda tutte  curve  sistemarsi con nonchalance le coppe del reggiseno di pizzo a balconcino e tirarsi su un autoreggente smagliato. Dalla borsetta a tracolla caccia  fuori  uno specchietto e si ripassa il rossetto andato via  a chiazze.

I loro occhi guizzano veloci come saette mappandone i  dintorni: un cenno con la testa per segnalare la via libera ed i  due pallavolisti   si intrufolano di soppiatto nel bagno tra lo schiamazzo generale.

“Non so, qui è tutto sudicio, non credo che la tua  sia una buona idea, Tsukki! E poi potrebbero sentirci!”

“Con questa musica  sparata a tutto volume vuoi che sentano giusto noi?”

“Non sono del tutto sicuro che ‘sta  cosa mi vada a genio,  sul serio lo dico, Kei-chan!”

“Ah sì? E allora che mi dici del  mostriciattolo che si è appena svegliato nelle tue mutande?”

E’ ciò che constata con mano  -    in tutti sensi -  posizionandosi, impaziente, sopra il suo inguine in fiamme, sepolto  sotto strati di tessuto.  Si instrada, accarezzando, sicuro, la sua erezione pulsante,  compressa nella patta ruvida,  mentre  con la punta delle dita, lunghe ed affusolate, raggiunge in un istante  i testicoli gonfi e doloranti, solleticandoli delicatamente. 

Geme rumorosamente ad ogni sfioramento come un verginello tra le braccia del suo primo amore mentre, inerme, si ritrova schiacciato tra la sottile parete divisoria in compensato ed il corpo bollente ed invitante di Tsukishima.

“Ohi, vedi di piantarla, Tsukki!”

Mugugna senza troppa convinzione mentre i suoi fianchi  protendono in avanti dondolando, urgenti, alla disperata ricerca di altro contatto.

“Ma se ti fa impazzire quando lo chiamo così! Su, forza, vieni qua! Chiudi il becco e baciami!”


 
**********
 
 
“Un doppio scotch liscio  per lei e un doppio….latte on the rocks  per il signore!”

Il giovane cameriere, dall’aspetto intellettuale e dal fisico mingherlino,  ripone, divertito,  la singolare ordinazione  al tavolo dei due monster players.

“Latte? Cazzo, Kageyama, abbiamo appena battuto la Shiratorizawa, siamo i campioni della prefettura, non avremo incontri per un bel pezzo: almeno stasera potresti fare qualche strappetto alla regola!”

“E infatti il latte è intero, io di solito lo prendo parzialmente scremato!”

“Seee, vabbè, ciaone! Mi sa che tu non hai la più pallida idea di  cosa sia lo sballo, vero?”

“Ah, no! Mi spiace ma questo proprio non te lo lascio dire! Innanzi tutto devi sapere che per domani mattina ho puntato la sveglia mezzora dopo. Basta con le corse all’alba! D’ora in poi  inizio alle sei in punto! Relax! Quando ci vuole, ci vuole! E poi stasera mi sto divertendo un casino, ho anche ballato con Yachi!”

“Ballato? Ti ho visto poco fà, al centro della pista!  Sei stato tutto il tempo  con i piedi inchiodati al pavimento che manco un palo della luce! Se ti vedeva il mio cane, tutto vestito di grigio come sei, si confondeva e ti pisciava sulle scarpe!  In confronto a te, Tsukishima sembrava Tony Manero!”

“Vaffanculo, Hinata!  Almeno io ci ho provato! Tu sono ore che te ne stai col culo spiaccicato sulla sedia, a fare da tappezzeria: e da quel che vedo, non ti ha ancora rimorchiato nessuno!”

“Non so che mi prende stasera!  -  sbuffa mestamente sbilanciandosi da un lato e  poggiando la guancia che si deforma, pressata sul palmo della mano -  E’ che proprio non sono in vena! Ohi, Kageyama, ti rendi conto che il prossimo torneo  sarà  l’ultimo che giocheremo insieme?”

“Baka, non ti facevo così sentimentale!”

“Uffa, ma perché ogni occasione è buona per insultarmi?”

“Non è così: anzi ti stimo molto!”

“Mi stimi?” salta energico come un grillo in primavera.

“Sì, certamente!”

“Per esempio?”  delle vivaci fiammelle riprendono ad ardere dentro i suoi occhi.

“Per esempio… sai saltare!”

“Capirai! E poi?”

“E poi…schiacci abbastanza bene!”

“Abbastanza bene?”

“Abbastanza bene per essere un tappetto!”

“Ohi, tappetto a chi? Sono cresciuto di ben quattro centimetri nell’ultimo anno. Stai in campana che tra poco ti raggiungo!”

“Tsk! Staremo a vedere!”

“Quindi: so saltare, so schiacciare e basta? Tutto qui?”

“Che intendi dire?”

“Non c’è nient’altro che ti piace di me? Tu, per esempio,  mi piaci e anche tanto, Tobio-chan!”

La piccola mano scende sotto il tavolo arrestandosi, d’istinto, sulla coscia tremante del vice capitano.

“Io… cosa?  -  riesce appena a sillabare come un perfetto idiota, strozzandosi con la saliva mentre sente una fitta violenta opprimergli la bocca dello stomaco  -  To…Tobio-chan?”

 
**********
 

“Cazzo, cazzo, cazzissimo!  -   farfuglia con un fil di voce, piegato in avanti con le mani appoggiate sulle mattonelle fredde,  mentre boccheggia incanalando quanta più aria possibile nei polmoni: le sue  gambe tremano, le viscere ancora vibrano per l’intensa ondata di piacere che lo ha appena travolto  come uno tsunami.  -    E’ stato incredibile! Wow, Tsukki, sei stato una bomba!”

Tsukishima ansima rimanendo  fermo,  saldamente ancorato al suo Tadashi. Il suo corpo è immerso in un bagno di sudore:  la camicia inamidata e fresca di stiro ora è aperta, totalmente raggrinzita e zuppa tanto che la si può strizzare.  Il suo petto possente aderisce perfettamente - pelle su pelle -  contro la schiena incurvata del suo ragazzo.

La canotta sollevata nella foga ed arrotolata alla base del collo è un chiaro invito  a leccare fino a consumare quella insana costellazione di  lentiggini che dalle spalle si diramano lungo la colonna vertebrale fino alle ossa  sacrali.

“E’ che…sai… quel pezzo di Patty Smith… è uno dei miei preferiti!”

“Se è questo l’effetto che ti fa, vorrà dire che d’ora in poi, mentre facciamo l’amore, metterò  in loop because the night!”

“Perché, sentiamo,  che c’avresti da lamentarti? Stronzetto!”

“Comunque, Tsukki, che sia chiaro, per il futuro:  mai più senza lubrificante!”

“Te l’avevo detto io che non era il caso, come dire, di spingerci…almeno non fino in fondo! Ma tu me lo hai chiesto così tante volte…che alla fine…oh, al diavolo, non pensiamoci più!”

“Eh, la fai facile tu! Tanto sono io quello che non si potrà più sedere per i prossimi giorni! “

Le  risa sommesse si uniscono complici mentre si ricompongono alla svelta: i kleenex bagnati ed appallottolati  centrano la pattumiera vicino al lavandino; i capelli  dai riflessi verdognoli continuano a bruciare  alla radice intanto che si sistema il codino scompigliato;  la camicia è inserita maldestramente dentro i pantaloni;  i jeans cinque tasche sono da riabbottonare.

“Si è fatto tardi, Kei-chan! Sarà meglio uscire da qua!”

“Dobbiamo proprio?”

“Manchiamo già da un bel pezzo! Meglio farci vivi prima che i nostri kohai si ficchino in qualche guaio!”

“Ok, un ultimo bacio e poi ti lascio in pace, te lo giuro, parola di boyscout!”

Sorride sotto i baffi, la canaglia,  disegnando più volte una croce all’altezza del cuore.

“Boyscout?   - ridacchia felice  mentre  i biondi capelli, folti ed arruffati, passano attraverso le sue dita divaricate, scostandogli  la frangia  appiccicata sulla fronte -    Questa è bella! Quando mai saresti uscito dalla cameretta, tu?”

Kei  si passa la lingua sulle  labbra lucide e sanguigne e aggancia la sua bocca sottile, trattenendola con i denti fino a fargli male. 

Il suo è un bacio passionale  come fu  il primo e disperato come potrebbe essere l’ultimo.

Si staccano emozionati: le loro mani si posano simultaneamente sulla maniglia e la abbassano finchè il meccanismo non scatta definitivamente.  E’ il mondo reale quello che li attende al di là di quella porta imbrattata da disegni osceni  e frasi irripetibili: un mondo fatto di caos, di chiasso, di apparenza e di finzione.

“Oh, merda! Capitano, Tsukishima! E voi che ci fate qui?”

Shoyo starnazza sorpreso, mollando di colpo le dita di Tobio, che erano intrecciate strette alle sue: il tono della  voce si innalza più  acuto e stridulo che mai,   fastidioso persino al suo orecchio.

La pressione è forte e Yamaguchi trasale un po’ come quando da bambino la mamma lo coglieva sul fatto con il barattolo di vetro tra le  mani e  le dita intrise di marmellata alle fragole, la sua preferita.

“La stessa cosa la potremmo domandare noi a voi!”

Lo spilungone puntualizza ironico,  focalizzando l’attenzione su di loro.

“Che dicevi poco fà, caro il mio Tsukki, a proposito di Kageyama e Hinata?”

“E sta’ un po’ zitto, Yamaguchi!”

“Le vecchie abitudini ogni  tanto si rifanno vive, Kei-chan: il lupo perde il pelo ma non il vizio!”


 
ANGOLO DELL’AUTRICE


Salve a tutti!

Qualora non lo abbiate intuito, confesso pubblicamente di essere innamorata persa dei primini della Karasuno.

Non ho ancora finito di leggere il manga ma so già che Furudate non ha dedicato molto tempo all’arco temporale che va dal secondo (con Ennoshita come capitano) al terzo anno per cui mi sono domandata che tipo di senpai potessero essere Kageyama, Hinata, Tsukishima e  Yamaguchi.

Nella loro vita quotidiana li ho immaginati molto più casinisti e rumorosi rispetto ai  loro predecessori anche se molto coesi ed affiatati sul campo da gioco.

Adoro raccontare del capitano Yamaguchi: pacato, amorevole e carismatico nei confronti dei suoi compagni di squadra, soprattutto dei numerosi kohai (dopo il mirabolante successo della Karasuno ai nazionali, ho ipotizzato un incremento delle iscrizioni al club di volley) che pendono letteralmente dalle sue labbra come dice Tsukishima.

Lui non è stato scelto come vice e la cosa gli rode un bel po’ ma alla fine è molto felice perché fa coppia nella vita reale con il suo capitano, ed è questa la cosa più importante.

Stanno insieme da poco: sono ancora inesperti, imbranatelli ed insicuri sul da farsi, ma sono convinta che la loro storia d’amore verrà accolta nel migliore dei modi da tutti coloro che vogliono bene.

Hinata è riuscito a conquistare il cuore dell’ombroso setter con  la sua energia e travolgente simpatia: è lui che fa il primo passo e fa bene se no Kageyama, continuando così, sarebbe morto vergine!

Tra Tsukishima e Yamaguchi non so chi abbia potuto dichiararsi per prima: una mezza idea ce l’avrei, chissà non riesca prossimamente a metterla nero su bianco.  

Grazie mille per esser giunti fin qui e alla prossima!
 
 
   
 
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