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Autore: TsukikageShawn    29/04/2022    2 recensioni
Fase 1 - Ambientato dopo la sconfitta di Faker, non tiene contro degli avvenimenti successivi.
Cosa sarebbe successo se Rio si fosse svegliata dal coma come Merag, dimenticandosi la sua vita umana?
Tre anni fa mi sono posta questa domanda, da cui è nata questa fanfiction.
Dopo il Carnevale Mondiale di Duelli, per Yuma e Astral sembra ci sia il via libera per recuperare le carte numero restanti. Ma i bariani tramano nell'ombra per ottenere il loro potere, e il destino ha giocato loro un brutto scherzo facendo ritornare Merag dalla parte opposta. Cosa farà l'ex bariana, tornerà alle sue origini o troverà negli umani la sua nuova famiglia? E soprattutto, come affronteranno questa nuova minaccia Yuma e Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 12

 

«Vedo che hai finalmente sistemato quel disastro di scrivania» disse Ryoga entrando senza bussare.

Merag si voltò verso di lui, indecisa se renderlo partecipe o meno dei suoi dubbi. Solo allora si rese conto di quanto avesse ignorato il loro rapporto fraterno, ormai abituata dell'incomunicabilità con Nash. Il ragazzo, dalla capigliatura vagamente somigliante ad un polpo, era senza dubbio la fonte di informazioni per eccellenza. Allargò un sorriso lucente e lo invitò ad accomodarsi per passare del tempo insieme. Shark si sedette sulla sponda del letto, e stese la schiena sulle lenzuola facendo attenzione al vestito e alla cartellina. Indicò il soffitto ed rimase in silenzio per qualche secondo.

«A sette anni hai disegnato questa mappa stellare, non ci hai mai detto come ci sei riuscita. Lo chiamavi Sistema Arcano1, di cui facevano parte tre galassie disposte a triangolo: a sinistra il Chaos, la galassia dominata dalla forza instabile; a destra la Myra, la galassia della conoscenza in rovina di cui fa parte la Via Lattea; e in cima l'Alch, la galassia della magia pura. Ogni sera ti lamentavi perché sui libri non veniva neanche citato.»

Merag si sdraiò accanto al fratello e osservò un disegno imperfetto, colorato con dei pennarelli. Riconobbe subito il mondo bariano, segnato con uno scarabocchio rosso nella Galassia Chaos. Il Sistema Arcano fu una dei primi argomenti che studiò all'Accademia di Magia del pianeta Hünya; l'eccentrico insegnante Jalisse le offrì volentieri delle lezioni extra, notando con piacere il forte interesse per l'astronomia. Mai si sarebbe aspettata che quell'uomo fosse un bariano, dato il suo modo di fare diametralmente opposto a quello di un comune abitante del pianeta.

«Questo posto è troppo perfetto» disse dubbiosa.

«Che intendi?»

«Ho una famiglia amorevole, una stanza tutta per me, sono nate delle belle amicizie. Mi chiedo solo dove sta la fregatura, ci deve essere per forza.»

«Ti stai concentrando troppo su cosa può andare storto, pensa invece a quello che hai adesso e goditelo.»

«Quello che ho adesso, neanche lo ricordo. Ogni giorno continuo a sfogliare l'album di fotografie, ma il vuoto non si riempe.»

«Ci vuole tempo, non essere frettolosa.»

Ryoga si mise in piedi per rispondere ad una telefonata. Merag prese la cartellina con i disegni ed iniziò a sfogliarli, cercando di ascoltare la conversazione senza farsi notare. Il fratello stava parlando con una voce femminile riguardo ad un esibizione di un gruppo rock in un locale e di provare dei nuovi pezzi. La chiamata durò poco, Shark la troncò di botto dicendo che li avrebbe raggiunti subito.

«Rio devo andare dal mio gruppo, sono riusciti ad ottenere un ingaggio e dobbiamo provare. Vuoi venire a sentirci?»

«No, grazie.»

«Ok, tornerò stasera. Mandami dei messaggi ogni tanto, così sto tranquillo» disse dandole un bacio sulla fronte.

Merag lo sentì correre per le stanze ed uscire di fretta dall'appartamento sbattendo la porta.

«Come faccio a mandargli dei messaggi se non so il pin… Almeno sono finalmente sola.»

Aspettava da giorni di poter testare appieno il funzionamento del suo corpo umano, senza avere intorno qualcuno che la disturbasse. Ignorò la porta della sua camera che Ryoga lasciava sempre aperta, e si tolse i vestiti che portava ancora dal giorno prima. Osservò la sua figura nuda allo specchio, in qualche punto aveva delle macchie rosa, segno che la pelle non si era ancora ripresa del tutto dalle ustioni. Si tastò il corpo quasi pallido, cercando di familiarizzare con le sue forme e prendere consapevolezza dello spazio che occupavano.

«Sono più bassa e non ho forme così evidenti. Guarda il lato positivo, ho il seno meno ingombrante.»

Si allontanò dallo specchio ed osservò la città dalla vetrata. Shark le aveva spiegato che i vetri riflettevano la luce del sole, quindi dall'esterno non si vedeva l'interno. Appoggiò le mani sulla superficie e le ritrasse subito, appena avvertito il forte calore. Il suo corpo iniziò a tremare e delle immagini sfocate apparvero nella sua mente. Delle fiamme altissime che la inghiottivano e il volto sanguinante di Thomas che la portava via.

Si ritrovò seduta sul pavimento, spaventata senza un apparente motivo. Continuava a tremare e riuscì a rialzarsi a fatica, un gran bisogno di freddo la spinse nel bagno sotto la doccia. Aprì l'acqua al minimo della temperatura e godè della frescura che le appagava i sensi.

«Non devo toccare le vetrata, mai.»

Chiuse l'acqua e si avvolse con un accappatoio azzurro con il suo nome ricamato. Guardò per l'ennesima volta, con orrore, i suoi capelli che violavano tutte le regole della gravità. Cercò in tutti i modi di far abbassare le punte, ma queste ritornavano sempre verso l'alto. Aprì un cassetto con rabbia, facendolo uscire dal binario, e un paio di forbici le saltarono subito all'occhio. Sistemò con facilità il carrello e richiuse lo scompartimento prendendo lo strumento di ferro. Con un colpo secco, tagliò i suoi capelli in linea orizzontale poco sotto l'orecchio. Guardò soddisfatta il suo operato, il caschetto le donava un'aria più matura. Asciugò la nuova capigliatura con il phon ed andò nel salotto. Fece varie prove di forza, resistenza, velocità e agilità; notando con dispiacere che la sua potenza era diminuita drasticamente.

Grondante di sudore, tornò nuovamente sotto la doccia fredda ignorando la stanchezza e i muscoli doloranti. Tutta profumata, ritornò in camera sua ed indossò un vestito bianco alla Marylin Monroe e delle scarpe da ginnastica, che trovò davvero comode rispetto ai tacchi alti che portava sempre su Barian. Con in spalla uno zaino di pelle, riempito da una borraccia d'acqua congelata, il diario dei ritagli, il telefono anche se inutilizzabile, la mappa della città, un kit per il cucito, una bussola e il portafogli; uscì dall'appartamento e appena fuori dal complesso, incrociò la ragazza americana.

«Buongiorno, capiti proprio al momento giusto. Mi faresti da guida, non ho intenzione di perdermi per la terza volta» le chiese gentilmente.

Merag le spiegò brevemente della sua perdita di memoria, sperando che Jessica non rispondesse con le solite frasi fatte, che non aiutavano per niente.

«Allora se vuoi andiamo a perderci insieme, così siamo idiote in due.»

Alla bariana sfuggì una risata, accettando la proposta. Durante il tragitto, iniziò a sfogarsi con la conoscente, omettendo ovviamente la sua natura aliena. Era così facile parlare con lei, come se la conoscesse da secoli. Si fermarono in un bar a mangiare uno spuntino di metà mattino e fu il turno dell'americana di sfogarsi.

«Mio padre non lo sopporto più, non fa altro che criticare tutto quello che faccio. Ho ventisette anni e vuole ancora prendere le decisioni al posto mio. Però poi mi chiama sempre quando gli si blocca il computer, studiare tecnologia e informatica diceva che non faceva per me.»

«Te la cavi con i telefoni portatili? Non ricordo il pin e non ho trovato nessun appunto.»

Jessica annuì e prese dalla sua borsa un piccolo portatile, a cui collegò il telefono tramite un cavetto. In pochi minuti trovò il codice di sblocco.

«Il pin registrato è 1612, non ringraziarmi… Perché sei arrossita?» disse riponendo tutto nella sua borsa.

Merag non rispose. Il sedici dicembre era il giorno in cui aveva conosciuto Thomas secondo il suo diario. E infatti sulla schermata home del suo telefono c'era proprio una loro foto insieme, scattata quel giorno in mezzo alla neve.

«Rio… Merag?»

«Cosa? Come fai…»

«Tempo fa un tizio dai bei capelli biondi andava in giro a chiedere di te su Hünya; peccato che quel pianeta sia stato distrutto, si trovava parecchia roba interessante e tutti erano gentili e disponibili.» 

«Mizael… Hünya è stata distrutta? Da quanto?»

«Trent'anni circa, abbiamo ospitato parecchi abitanti nel mondo astrale. Si, io sono un'astrale e tu sei una bariana. No, non ho niente contro i tuoi simili anche se ci avete attaccato senza motivo.»

«Ok, questo non me lo aspettavo proprio.»

«Quindi ora che il tuo telefono è a posto, perché non chiami il tuo fidanzato così ci fa da guida?» concluse Jessica indicando Four nella fotografia.

Merag arrossì nuovamente, negando la relazione sentimentale. Chiamò il giovane, che alla proposta accettò volentieri. Nel giro di pochi minuti lo videro spuntare da una via secondaria e insieme si incamminarono per la città.

 

 

 

 

1Dato che mi voglio veramente male, ho creato altri pianeti alieni, Hünya per esempio.

 

Capitolo 12 - Merag che trova nuovi motivi per odiare il suo corpo umano

   
 
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