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Autore: Francyzago77    01/05/2022    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Superato con il massimo dei voti! – esclamò trionfante Arthur entrando nella sartoria – Eric ha passato lo scritto.

Georgie mollò per terra tutte le stoffe e il lavoro che stava facendo per correre alla porta.

-E’ fantastico! – gridò – Ma ti confesso non avevo dubbi!

I due si abbracciarono poi rimasero a parlare lì, in piedi.

-Prima di andare a casa – dichiarò Georgie – passerò allo studio per fargli i miei complimenti. L’ha saputo oggi?

-Ieri sera- spiegò Arthur – ed è venuto subito alla fattoria per dircelo.

-Immagino la gioia di Maria – affermò lei con gli occhi pieni di contentezza.

-Non sta più nella pelle! – rise Arthur aggiungendo poi:

-Lo dici tu ad Abel?

-Se nel pomeriggio passa a casa sì – ipotizzò la donna – a meno che non sia lo stesso Eric ad andare da lui per annunciarglielo.

Mentre parlavano Arthur si accorse che le sue dita e quelle di Georgie erano intrecciate, le loro mani erano unite inconsapevolmente ed entrambi neppure avevano compreso quel gesto giunto così spontaneo e naturale.

Quando anche lo sguardo di lei cadde su quelle dita, Arthur si distaccò provocando lo sciogliersi di quell’unione istintiva.

-E’ meglio che ci parli tu con Abel – sussurrò l’uomo facendo un passo indietro con l’intenzione di uscire dal locale – sai che io non lo vedo molto spesso ultimamente.

Georgie annuì tornando alle sue stoffe e dicendo:

-Sono convinta che sarà Eric a dargli la bella notizia.

Senza dire nulla Arthur andò via lasciando la donna al suo lavoro.

Ben presto tutti in famiglia seppero dell’esito positivo dell’esame, anche Sophie che era felicissima per il cugino tanto da invitarlo a pranzo con Daisy e la bambina la domenica successiva.

-Sono stato di parola? – chiese sottovoce Percy a Daisy sedendosi accanto a lei mentre Eric era in giardino con i bambini e Sophie organizzava insieme alla domestica il da fare.

La ragazza, visibilmente scossa, annuì per poi dire:

-Allontanati da me, non capisci quanto mi distrugge lo stare qui, in questa villa? E fare finta di niente!

-E non è finita! – sorrise lui malignamente.

Daisy lo guardò allibita.

-Gli esami non sono terminati – annunciò tranquillamente Percy – c’è il colloquio da superare!

-Non vorrai … - balbettò la giovane ora spaventata.

-Cosa credevi? – il tono del giovane era quasi divertito – Non mi accontento di una sola volta, voglio che diventi la mia amante.

E iniziò a scendere con la mano sulla sua gonna, accarezzandole la coscia.

Daisy si alzò di scatto, i suoi occhi erano ora pieni di terrore.

-Solito posto, solita ora – affermò Percy rimanendo seduto, senza scomporsi più di tanto.

Le settimane passarono, veloci come il vento.

E la data del colloquio di Eric si avvicinava.

Quel pomeriggio sentì bussare alla porta dello studio.

-Ci sei? – la voce che pronunciava la domanda era familiare e inconfondibile.

-Zio Abel! – esclamò Eric alzando la testa dalla scrivania – Tu qui? Stai male?

-Non ho bisogno di una visita – sorrise al ragazzo – passavo!

Il giovane gli porse una sedia.

-Ti disturbo? – chiese Abel discretamente.

-Affatto! – rispose il nipote ancora stupito – E’ che in genere sono sempre io a venire da te.

-Oggi mi sono mosso io! – affermò l’uomo – Come va la preparazione per il colloquio?

-Bene, bene – Eric aveva un tono sicuro – sono determinato, voglio superare anche questa prova.

-Ce la farai – affermò Abel guardandolo con orgoglio.

Eric mise da parte le carte che aveva davanti, lo zio gli domandò:

-Daisy è in casa?

-No, andava in città per delle commissioni – rispose ignaro della verità – ha lasciato Grace da mia madre. 

-Ieri è venuta da me – asserì Abel.

-E’ strana, vero? – Eric era alquanto preoccupato.

-L’ho notato – disse subito l’uomo.

-A volte – continuò il giovane – mi dà l’impressione che non sia felice della mia scelta di studiare per il posto in ospedale.

-Perché dovrebbe? – chiese Abel meravigliato – Tu ci hai parlato?

-Certo – rispose lui – ma è molto vaga. Forse crederà che potrei trascurare lei e la bambina?

-Forse – ipotizzò Abel.

I loro sguardi s’incontrarono, erano sguardi per certi versi simili, affini.

-Credo  – disse poi l’uomo cambiando discorso – di andare da Sophie, prossimamente.

-Davvero? – Eric era felice di quella notizia – Faresti tu il primo passo?

Abel annuì e alzandosi pensò che in famiglia ci fosse ancora bisogno di lui.

Avrebbe messo da parte i vecchi rancori. Con Sophie. E non solo con lei.

Era sera, Lewis si apprestava a scendere di sotto per la cena, Sophie nervosa, chiamò la domestica:

-Dolly, dov’è mio marito?

-E’uscito signora – rispose prontamente quella.

-Quando? – continuò Sophie imperterrita con le domande.

-Poco prima che ritornaste voi con il bambino, signora – disse Dolly.

-Sai se ha ricevuto visite nel pomeriggio? – chiese allora la giovane donna indispettita.

La cameriera scosse la testa, Sophie comunicò:

-Mi occuperò io della camera al secondo piano, puoi andare!

Quando quella uscì, lei si diresse verso la stanza del peccato.

Sophie era consapevole che il marito non le era fedele, ormai lo dava per scontato, ci aveva quasi fatto l’abitudine. Soltanto del bambino le importava, Lewis doveva essere sereno e tranquillo.

Spalancò la porta di quella camera e si diresse verso il letto sfatto.

-Almeno – pensò – avesse il buon gusto di non portarle in casa!

Con rabbia tolse la coperta dal letto buttandola in terra, poi il lenzuolo fece la stessa fine.

Prese un cuscino e stava per gettare anche quello, quando notò un luccichio sul materasso.

Guardò meglio, un qualcosa di tondo attirò la sua attenzione.

Si avvicinò e con le dita prese quella che era una perlina. Piccola e semplice. Originale. 

Tenendola tra pollice e indice la osservava. 

Di scatto chiuse la mano per stringerla con foga. 

-Ti piace Sophie questa collanina? – in mente le risuonava la voce di Eric che le spiegava – La voglio regalare a Daisy, è il primo dono che le faccio. È molto semplice ma queste tre perline le staranno d’incanto.

Aprì lentamente il palmo della mano, la perlina era lì, ferma.

-Allora sei proprio innamorato di Daisy!  - le aveva detto lei ridendo, quel giorno, tanti anni fa, quando erano ancora due ragazzini spensierati.    

  






 
   
 
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