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Autore: BlueBell9    01/05/2022    5 recensioni
Cresciamo con la speranza di poter incontrare qualcuno capace di rivaleggiare con le fantasie che infestano la nostra mente, che appaiono così perfette e seducenti. Con il tempo c'è chi cambia idea, rimodellando il proprio ideale di ragazzo sulla scia degli attori che vede nelle serie tv, e chi rimane fedele ai propri principi.
Quando si è Dominique Weasley e si cresce con Etienne Delacour, perché mai si vorrebbe qualcun altro al proprio fianco?
Certo, a meno che l'altro in questione non si chiami Lance Rosier.
Dal capitolo IV:
«Sei proprio un illuso se pensi che farò sesso con te dopo che mi hai insultata» lo avverte acida, divincolandosi da quella stretta che le impedisce di fuggire.
Lui arcua le sopracciglia con eloquenza, divertito da quel tentativo futile.
«Cosa avrei dovuto dire?» ironizza spietato.
«L'amore della mia vita?» continua beffardo, prendendola in giro.
«Sarebbe stato carino».
«E anche totalmente fals-
ahia».
«Te lo sei meritato, Rosier» decreta lei, perfida, sfoderando un ghigno arrogante dopo che gli ha affondato le unghie della mano destra nell'avambraccio ed essersi beccata un'occhiata che promette vendetta.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Louis Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if/AU'
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Cap 1 Questa storia partecipa all’iniziativa MAY the inspiration be with you indetta da PinguinaMati e To Be Writing Challenge 2022 di Bellaluna sul forum Ferisce più la penna.
Prompt maggio: Kid-fic

I personaggi di questa storia derivano dall’universo di 
Battlefield e Someone you loved ma, tranquilli, non è necessario conoscerli per capire questo piccolo delirio.





La sottile differenza
tra Etienne e Lance






Villa Conchiglia, luglio


«Che tipo di amore vorresti?»
Dominique ha il viso corrucciato in una smorfia meditabonda, totalmente immersa nei propri pensieri. Il sottofondo del mare, le cui onde si infrangono contro gli scogli e le lambiscono in una carezza leggera e umida le caviglie, e lo stridere dei gabbiani che sorvolano il cielo azzurro di luglio, è appena percepibile alle sue orecchie, talmente è concentrata a rimuginare su quella frase che ha sentito poco fa.
Molly lo ha chiesto con naturalezza a Victoire, sollevando le iridi castane dal libro che stava leggendo per puntarle addosso all’altra.
Lei, seduta poco più in là a giocare con la sabbia e intenta a costruire un meraviglioso fortino con tanto di fossato, non ha potuto fare a meno di bloccarsi, sbattendo le ciglia per lo smarrimento.
Approfittando dell’esitazione di sua sorella e della curiosità vorace della cugina, si è allontanata fino a sedersi sul bagnasciuga, gustandosi il sole accecante del pomeriggio che le scalda la pelle e il vento leggero che le scuote i capelli ramati, facendole finire bizzosamente qualche ciocca davanti agli occhi.
Effettivamente non ci ho mai pensato, conviene assorta.
Eppure le favole che le leggono prima di andare a dormire 
 e che lei ha anche imparato a raccontarsi da sola  non fanno altro che proporre scenari in cui la fanciulla di turno viene salvata da un principe azzurro.
E se lei è la principessa della sua storia, deve assolutamente trovare un principe degno del ruolo.
Voglio anch'io essere amata, stabilisce ferrea. Poi sbuffa scornata, gonfiando le guance per il disappunto. Ma da chi?




«Che cosa stai facendo?»
Dominique sobbalza, presa di sprovvista, quando una voce le giunge alle orecchie, infrangendo di colpo tutte le sue fantasie. Volta di scatto la testa all’indietro, gli occhi azzurri sbarrati in un’espressione di puro panico.
Louis, sulla soglia della camera, le rivolge un’occhiata vagamente perplessa, aggrottando appena la fronte.
«Una lista» spiega lei, più serena, quando le si avvicina. Si raddrizza sulla sedia della scrivania, permettendogli così di sbirciare quello che stava scribacchiando sul diario segreto.
«Che tipo di lista?» chiede lui curioso, sbattendo le palpebre.
«Le qualità che deve avere il mio principe» risponde lei, presuntuosa. «Non mi accontenterò di nessuno che non possieda queste caratteristiche» spiega pretenziosa, sfoderando un lessico decisamente assurdo e inquietante per una bambina di quasi dieci anni.
È consapevole che metà dei suoi parenti la considerino una sciocchina  mamam direbbe frivola , perché a differenza di Victoire ama farsi carina e ammirarsi allo specchio. Eppure ciò non toglie che le piaccia un sacco leggere.
Anche se non lo mostra in maniera così esplicita come Molly.
«Mi sembra assurdo» replica Louis, schietto, guardandola per nulla convinto. «Non è una cosa che succede a comando» obietta ragionevole.
Dominique inarca le sopracciglia, scettica.
«A me sì» decreta irremovibile, guardando con orgoglio quei punti che ha stilato con tanta cura e lasciandosi sfuggire un sorriso soddisfatto. «Io so quello che voglio».



Numero 1: deve essere più grande.
Più facile a dirsi che a farsi.
Non può fare a meno di guardarsi intorno stizzita, seccata da quel cicaleccio di voci in cui è immersa.
Seduta su un telo, così da non sporcarsi il vestitino con la sabbia, tiene in grembo il piatto contenente la sua fetta di torta gelato del compleanno della cugina. 
Probabilmente in un’altra occasione non avrebbe esitato ad addentare il dolce, gustandosi con piacere quel tripudio di cioccolato e panna ma, in questa, non può fare a meno di gettare fosche occhiate ai presenti, circondata in una nube di cattivo umore.
Perché i Weasley saranno anche una famiglia numerosa ma è anche vero che lei è tra i cugini più grandi, il che significa che metà dei suoi parenti sono più piccoli.
E se guardiamo gli amici dei suoi cugini… beh, il risultato è penoso.
Frankie è innamorato perso di Victoire  quindi è da scartare a priori  mentre Sean è bruttino.
Tra tutti gli invitati alla festa sulla spiaggia davanti a Villa Conchiglia, non c’è nemmeno un bambino carino.
Se forse si esclude un cugino Purosangue di Molly. Garreth, Gabriel o come diavolo si chiama.
Lucy ha fatto la matta per averlo insieme a una che ha un nome tipo Elena, perché sia mai che quel maschiaccio la degni della sua attenzione. 
È così borioso e irritante.
E comunque nemmeno loro, lei e Louis, la vogliono.
Lucy è simpatica come la sabbia nel costume!
Sobbalza quando qualcuno, da dietro, le si siede accanto e le scocca un bacio sulla guancia, spezzando di colpo le sprezzanti riflessioni e riportandola alla realtà, a quella festa di luglio organizzata in riva al mare.
«Come mai non mangi la torta?» le domanda Louis, allegro, le guance arrossate per tutte le corse che si è fatto con gli altri bambini durante i giochi organizzati dagli adulti.
«Non mi va» smozzica abbattuta, le spalle flosce.
Rapido, il gemello le ruba il cucchiaino dalla mano e glielo porta alla bocca, sporcandogliela di cioccolato.
«Ma che fai?» sbraita lei, oltraggiata, fissandolo con furia omicida e leccandosi le labbra.
Lui sorride, sollevando le spalle per nulla preoccupato di essere accanto a qualcuno che si sta giusto trattenendo dallo strozzarlo.
«Non mi piace vederti triste» rivela con semplicità, con quella sua capacità unica di spazzare via il cattivo umore, alzandosi in piedi e afferrandola per una mano, costringendola a fare lo stesso.
«Louis, lasciami in pace!» strepita Dominique, dopo aver messo al sicuro la sua porzione di dolce su un angolo del telo, seguendolo di malavoglia.
Lui ride, i riccioli biondi scompigliati dal vento e gli occhi di un azzurro radioso.
«No» risponde, facendole una linguaccia e trascinandola a giocare con gli altri bambini sul bagnasciuga, facendole nascere un sorriso spontaneo e grato che le illumina il viso.



Hogwarts, Primo Anno


Numero 2: deve essere bello.
Dominique scaccia da davanti al viso la ciocca ramata che è sfuggita da quella treccia mezza sciolta che le ricade sulla spalla, avvolta in una coperta e raggomitolata sul divano della Sala Comune di Grifondoro.
Data l’ora tarda, non c’è nessun altro studente e il silenzio regna sovrano. Ha pensato quindi che fosse l’occasione perfetta per poter stare da sola con i propri pensieri, tirando fuori dal baule quel diario segreto che nasconde gelosamente al resto del mondo.
Rilegge il secondo punto che ha stilato quasi due anni prima, piegando la bocca in una linea di fastidio. 
Deve ammettere che non ha fatto alcun progresso da allora. 
Sì, andare ad Hogwarts ha ampliato la sua vita sociale. Ha conosciuto Scarlett, con la quale si trova abbastanza bene se escludiamo che non fa altro che farle domande invadenti sulla sua famiglia.
Inoltre l’amica ha pensato bene di prendersi una cotta per Louis e Dominique detesta essere utilizzata come mezzo per arrivare il fratello.
«Come mai sveglia?» domanda una voce bassa.
Dominique sussulta, voltando il viso a sinistra e chiudendo di scatto il diario che tiene in grembo.
«Non riesco a prendere sonno» biascica in un farfuglio confuso a causa del panico. «Tu?» domanda, corrugando la fronte.
Etienne le rivolge un sorriso che non cela il divertimento.
«Stesso motivo» risponde amabile, lasciandosi sedere al suo fianco sul divano di fronte al camino. «Che cosa stavi leggendo?» indaga vagamente distratto ma con uno scintillio di pura perspicacia che balugina in quelle iridi chiare.
«Niente di importante» si schernisce lei, lievemente in imbarazzo, nascondendo il diario sotto la coperta così da allontanarlo dallo sguardo pericolosamente attento dell'altro. «Secondo te è normale che non mi piaccia nessuno?» chiede di getto, all’improvviso, voltandosi sul fianco così da poterlo guardare in faccia.
«Perché no?» replica lui, spassionato, una volta superato lo sbigottimento, appoggiando il capo contro lo schienale del divano e reclinando il viso nella sua direzione.
Dominique fa una smorfia, contrariata.
«Perché gran parte delle ragazze che conosco hanno una cotta per Louis o per te» spiega sincera, infastidita a morte. «A me, invece, non succede» puntualizza determinata.
«Sei ancora piccola» sottolinea Etienne, delicato.
«Non trattarmi come una bambina» sbotta lei, brusca, storcendo il volto in una maschera di pura irritazione.
Lui sorride radioso, per nulla toccato da quel tono sgarbato.
«Non lo faccio. Intendevo dire che magari non ti interessa ancora l’aspetto romantico della vita» precisa benevolo, facendole sbollire all’istante quel principio di collera. «Domi, è normale, ognuno ha i suoi tempi» assicura amabile.
Ne è conscia, ovviamente, ma ciò non toglie che ha la sensazione di sentirsi sbagliata.
«Ma il problema è che non mi piace nessuno» ripete sovrappensiero, desolata, abbassandole iridi azzurre. «Ma proprio 
nessuno. Trovo i ragazzi abbastanza scialbi» aggiunge in un mormorio scornato.
Lui ridacchia, attirando all’istante la sua attenzione. 
«Forse sei tu che hai standard troppo alti. È comprensibile, visto con chi sei cresciuta» considera con una punta di presunzione che le fa scappare un sorriso deliziato. «Qualche anno fa continuavi a ripetere che ci saremmo sposati» ricorda spensierato, inarcando le sopracciglia con eloquenza.
Lei arrossisce, scuotendo il capo. 
«E tu che mi vedevi come una sorella» continua divertita, senza perdere quel sorriso che le trasfigura il viso, rendendolo straordinariamente attraente. E dentro di sé, è consapevole che solo lui e Louis conoscono questo suo lato. «Anche se questo non ti ha impedito di prenderti una cotta per Vic» termina asciutta, appena indispettita, lasciandosi sfuggire quella verità dalla lingua.
Subito strabuzza gli occhi, portandosi una mano contro le labbra. Percepisce chiaramente come quella frase abbia cambiato immediatamente l’atmosfera nella Sala Comune, perché le risate lasciano il posto a un silenzio pesante.
«Chi ti dice che abbia una cotta per Vic?» ribatte Etienne, calmo, senza cambiare né il sorriso né il tono della voce. Però lo conosce abbastanza per sentire che si sta sforzando di apparire normale e, questo, gli riesce anche dannatamente bene.
«Io ti osservo» svela diretta, come se fosse qualcosa di ovvio. Decide di ignorare la ragione che la invita a stare zitta o cambiare velocemente argomento di conversazione. «E poi so come sei fatto: tu menti in continuazione a te stesso» afferma saputa, senza l’ombra di incertezza. 
Lui la guarda a lungo, impassibile. 
«Lo facciamo tutti, Domi» risponde, infine, quasi amareggiato, indirizzando le iridi azzurre verso le fiamme che scoppiettano nel camino. Non lo sa, perso com’è nei suoi pensieri, che quello che lei vede è quanto di più bello ci sia al mondo. Davvero, non crede che esista qualcuno capace di stringerle il cuore con una dolcezza così devastante, se si esclude Louis. «Perché è molto più facile scappare in una bugia piuttosto che affrontare la realtà» svela consapevole, in un sussurro appena udibile.
Dominique raddrizza meglio la schiena, anche se così finisce per far cadere la coperta dalle spalle.
«Io no» dichiara perentoria, senza badare a quell’implicità ammissione di fedeltà. Non le importa, a dire il vero. Una delle caratteristiche migliori di Etienne è che non giudica. «Non ti ho mai mentito» giura con enfasi.
Suo cugino piega le labbra, riprendendo a sorridere.
«E perché avresti dovuto?» ritorce lieve, quasi ironico, guardandola con due occhi limpidi e allungando una mano per sistemarle dietro l’orecchio una ciocca dispettosa di capelli. «Mi fai spazio lì sotto? Inizio ad avere freddo».
Si stendono entrambi sul divano, coprendosi in modo da proteggersi dal freddo della Sala Comune. Mentre sente le braccia di lui stringerla all’altezza della vita, attirandosela contro così da scaldarsi a vicenda, Dominique non può fare a meno di pensare che Etienne riesce a soddisfare anche il terzo punto della sua lista.
Numero 3: deve farmi sentire bene.



«Lo dirai a Vic, vero?»
L’altro solleva le iridi chiare su di lei, incrociando le sue incupite dall’insofferenza. Alza entrambe le sopracciglia con quella che pare grande pazienza, prima di tornare a dedicarsi a spalmare una pomata bluastra sul palmo ustionato della sua mano.
Trattiene a stento i gemiti di dolore, mordendosi con forza l’interno guancia fino a sentire in bocca il sapore del sangue.
«Se non lo facessi, lo saprebbe comunque» ragiona logico.
Dominique sbuffa, alzando gli occhi al cielo e maledicendo l’intera scuola.
Mai come in questo momento ha odiato essere costantemente osservata dagli altri studenti, che non si faranno scrupoli a diffondere la voce di quello che è successo poco prima.
«E poi è tua sorella, credo che sia in suo diritto sapere se vieni presa di mira» aggiunge morbido, prima di far fuoriuscire delle bende candide dalla punta della bacchetta e avvolgerle la ferita.
«So difendermi da sola» replica lei, velenosa, corrugando con furia le sopracciglia e sentendo l’orgoglio infiammarle le vene. «E la Bulstrode non rappresenta questa grande minaccia» dichiara secca.
Etienne si raddrizza, allontanandosi appena da lei. 
«Per poco non ti ha ustionato il viso» sottolinea accorto, le labbra piegate con disappunto verso il basso e le mani ancora appoggiate ai lati del banco sopra il quale è seduta, ricordando come abbia evitato per miracolo uno schizzo di quell’intruglio. «Io non la sottovaluterei» consiglia prudente.
Dominique, il viso rigido e corrucciato in una smorfia contrariata, sposta lo sguardo a sinistra, fissando truce un punto imprecisato nell’aula in disuso che hanno occupato.
Forse un po’ si pente di averlo incrociato al di fuori della Sala Grande quando, dopo aver aperto una busta che aveva ricevuto a colazione e che aveva infilato di fretta in borsa, si era  ritrovata le dita coperte di pus di Bubotubero.
Non ha avuto nemmeno per un istante il dubbio che il mittente di quel regalo fosse la Bulstrode, una stronza Serpeverde del suo stesso anno, alla quale non esiterà a fargliela pagare con gli interessi.
Con le lacrime agli occhi a causa di liquido giallo e dall’odore sgradevole, si è fatta docilmente trascinare nella prima aula disponibile, così da farsi medicare dal cugino senza la preoccupazione di contenersi per evitare di fornire altri pettegolezzi agli abitanti del Castello.
Già il fatto che altri studenti siano stati spettatori di quello spettacolo che le riduce la dignità a brandelli ogni volta che ci pensa, la fa impazzire.
«Mi rimarranno delle cicatrici?» chiede preoccupata, osservando allarmata quella mano fasciata.
Etienne scuote appena il capo.
«La quantità era troppo poca per provocare un danno permanente» spiega dolce, sciogliendosi in un sorriso rassicurante. «Questa pomata la usiamo spesso a Quidditch, ti assicuro che è in grado di curare ferite molto più gravi che delle leggere ustioni» afferma, facendole un occhiolino che quasi le provoca un tremito al cuore.
Dominique annuisce, più tranquilla.
«Comunque anche se Vic saprà di questo piccolo incidente» riprende Etienne, gentile, quando l’aiuta a scendere da quel banco. «Non significa che dovrà sapere proprio tutto» conclude allusivo, inarcando entrambe le sopracciglia.
Lei rimane un attimo di sasso, presa alla sprovvista, prima di piegare le labbra in un sorriso complice e grato. Sa che l’altro si riferisce alla fattura che lei ha scagliato qualche giorno prima contro quella vipera della Bole, facendole spuntare sul viso un’eruzione di foruncoli e riducendola in lacrime durante la lezione di Erbologia.
Scuote le spalle, storcendo anche il volto in una smorfia di innocenza.
«Non so proprio di cosa tu stia parlando» sostiene leggera, sbattendo le ciglia con  finto candore.
«Ovviamente» ironizza lui, stando al gioco. 
Numero 4: deve essere degno di fiducia. 
Numero 5: NON deve essere un Serpeverde.



Numero 6: deve amarmi più della sua stessa vita.
Non è forse il problema delle favole creare aspettative troppo irrealistiche da realizzare?
Dominique, nonostante lo negherebbe fino alla morte, è sempre stata una romantica nell'anima, anche se cerca in tutti i modi di celare quella parte che ritiene quasi ridicola.
Eppure dentro di sé sogna quel tipo di amore, qualcosa di così travolgente e straziante da togliere il fiato, anche se sa bene che non accadrà mai.
La vita vera non è una favola.



«Mi trovi orribile?»
Etienne corruga appena la fronte, disorientato.
«Non esteriormente» chiarisce lei, secca, mentre ripone la piuma nel calamaio, una volta terminato il tema di Difesa contro le Arti Oscure. Alza la testa, raddrizzandolo la postura e scrutandolo con due occhi azzurri e attenti. «So di essere bella» continua con lo stesso tono, alludendo ai geni Veela. «Solo che… a volte non mi piaccio. Mi rendo conto di avere un carattere orribile ma non riesco a cambiarlo» ammette mogia, scuotendo il capo con rammarico.
E poco importa se si trovano entrambi in Sala Grande, perché al momento è troppo demoralizzata per mostrarsi algida come sempre.
Lui rimane in silenzio, seduto al suo fianco, facendola tremare per l’ansia e la paura che potrebbe confermare quella teoria.
«Domi, io non vedo nulla di orribile» afferma, invece, limpido, sollevandole il viso per incrociarne lo sguardo.
«Stai mentendo» decreta lei, impacciata, i lineamenti tesi.
Etienne sorride leggero.
«Lo sto facendo?» sottolinea ironico, prendendole una mano e portandosela al collo. Le fa appoggiare i polpastrelli sulla carotide. «Di solito il battito cardiaco è accelerato quando succede, oltre al dilatamento delle pupille» spiega spiccio davanti alla sua espressione visibilmente confusa. «Presento uno di questi sintomi?» chiede eloquente.
Dominique rimane un momento immobile, prima di abbassare il braccio e scuotere il capo con un mezzo sorriso che le affiora sulle labbra. 
«A volte mi fai un po’ di paura» scherza deliziata, sentendo il petto scaldarsi per la gioia. «Il modo in cui studi le reazioni delle persone» puntualizza rapida.
Lui solleva le sopracciglia, per nulla toccato.
«Sarebbe folle basarsi solo sull’istinto» conviene razionale.
Lei piega il viso, sbattendo le ciglia. 
«Forse è questo che mi piace tanto di te» rivela sedotta, arrossendo appena sulle guance. «Mi fai sembrare migliore di quanto non sia e, di questo, ti ringrazio».
«Sei troppo dura con te stessa» commenta Etienne, spassionato.
«No, sono solo realista» decreta Dominique, ferrea, facendo una smorfia scontenta. «Ma va bene così, non importa di risultare insopportabile. Tanto tu mi vuoi bene lo stesso, no?» chiede con una punta di apprensione.
Lui distende le labbra in un sorriso luminoso, facendole battere il cuore per l’emozione.
«Te ne vorrò sempre, non dubitarne mai» promette affabile.
Numero 7: deve valerne la pena.



Lo capisce in una mattina qualunque dell’inverno dei suoi undici anni.
Per caso, solleva il viso dalla tazza di tè che stava ammirando con due occhi vacui e ancora mezzi chiusi dal sonno. Però quando lo vede, ne rimane sconvolta.
Sbatte le ciglia, come per assicurarsi di essere certa di quello che ha di fronte, la bocca schiusa e le dita tremanti che per poco non rischiano di rovesciare il liquido ambrato sul tavolo dei Grifondoro.
E nel momento in cui quella verità le viene sbattuta in faccia con così tanta franchezza, sente le viscere annodarsi e un fiotto di pura gelosia scorrerle nelle vene insieme al sangue.
Stringe le labbra, infastidita a morte mentre si rende conto che i ragazzi non le interessano perché c’è già qualcuno che le piace.
Lo scriverà solo la sera quando, nascosta dietro le tende a baldacchino del suo letto e al sicuro dalle occhiate invadenti delle sue compagne di Dormitorio, prenderà quel diario con l’unicorno che si è trascinata dietro per quasi tutta l’infanzia per aggiungere l’ultimo punto a quella sua lista.
Numero 8: vorrei che mi guardasse come Etienne guarda Vic.
Scruterà intensamente quella semplice frase mentre un rossore le invaderà le guance per quella realizzazione che riesce a malapena ad ammettere a se stessa.
Vorrei che fosse Etienne.
Ma è un qualcosa di troppo intimo e compromettente per fissarlo su carta.










“Parliami dell'attimo in cui hai capito di amarlo.”
The Vampire Diaries











Sì, sono folle a iniziare questa mini long.
Sì, un po’ me ne pento.
No, non so se riuscirò a concluderla entro otto giorni. Però è la speranza è l’ultima a morire quindi ci proviamo.
È anche vero che era un'occasione troppo ghiotta per non approfondire Dominique (e qualcuno certamente saprà che sono leggermente in fissa con Lance e con il suo prestavolto in questo periodo. Ma nulla di fuori controllo, checché ne dicano) e vedere il passaggio da Etienne a Lance.
Vi dico subito che il secondo capitolo non arriverà domani perché non ne ho scritto nemmeno la metà ma vedrò di spicciarmi per pubblicarlo il prima possibile. Sì, nel caso qualcuno se lo stia chiedendo, avremo l’entrata in scena di Lance.
No, non ci saranno piani malvagi all’orizzonte quindi vedremo i due ragazzi in un contesto più sereno.
Non so che altro aggiungere – mi verrà sicuramente in mente stanotte – quindi vi lascio con una perla della buona Giu: Domi, nel passare da Celestino a Rampollo Rosierino, è rimasta sullo stesso gradino della scala Richter dei Manzi.
E con questa mi congedo perché sono stanca e rischio seriamente di perdere la poca dignità che mi è rimasta.
A presto,
Blue

Ps: ieri ero talmente fusa che mi sono dimenticata di dire che quel Garreth/Gabriel e Elena nominati da Dominique altri non sono che Galahad e Elaine, ma tanto probabilmente lo avevate intuito.



   
 
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