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Autore: Chiara PuroLuce    01/05/2022    3 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Carissima nipotina mia,
 
sei stata la luce dei miei occhi e, come tale, hai illuminato la mia vita con la tua gioia, la tua forza e la tua dolcezza. Purtroppo, sono vecchia, molto vecchia e sono stanca e so che presto dovremmo dirci arrivederci.
 
«Mi manchi tantissimo zia Miho!» Patty era commossa e calde lacrime presero a scenderle copioso sul volto. Strinse al petto la lettera che sua zia le aveva fatto pervenire e, una volta ripreso il controllo, la scostò dal petto e continuò la lettura.
 
Darò disposizioni al mio notaio di fiducia affinché questa mia ultima lettera per te, ti venga recapitata esattamente tre mesi dopo la mia morte, quindi, se la stai leggendo è perché lo sono, morta! Spero sia stata una bella cerimonia, allegra e semplice, come ti ho sempre detto e come le pompe funebri sanno già. Sì, li ho avvisati in anticipo. Tutto quello che hai visto e sentito durante le mie esequie, è stato programmato da me. Ti è piaciuto? E dimmi, Vanesia ha pianto? Lei che davanti a me fa la dura quando ne parliamo, ha un cuore tenerissimo e sensibile; quindi, me la immagino a consumare fazzoletti su fazzoletti. Dille che le ho voluto molto bene e che mi mancherà immensamente, come te.
 
«Ha pianto tantissimo, come me cara zia» le disse come se ce l’avesse lì davanti «E sì, scoprire che avevi già deciso tutto tu, ha sconvolto tutti, ma tu eri fatta così e io me l’aspettavo. È stata una cerimonia meravigliosa, nella sua semplicità e tristezza.»
 
E ora veniamo al vero motivo per cui ti sto scrivendo.
Cara, spero che ti sia piaciuta la mia eredità, te la meriti tutta. Vedo come tieni alla mia Palazzina quando vieni a trovarmi e, quando mister Tanaka – il notaio – mi ha chiesto di iniziare a pensare cosa farne dopo la mia morte, gli ho detto subito che lo sapevo già e gli ho fatto il tuo nome. So che me la tratterai bene e con essa anche i suoi strampalati, ma simpaticissimi inquilini.
 
«La adoro, come tutti gli abitanti. Sono felicissima di viverci e amministrarla. Non sarò ancora brava come te… ma ci sto lavorando.»
 
Hai conosciuto Steffen, vero? Caro ragazzo, lui. E anche molto bello e simpatico, sempre allegro e disponibile. Le sue visite serali mi fanno sempre bene al cuore. Sai, ti confesso che gli ho spesso parlato di te e come ti ho fatta diventare quasi una dea ai suoi occhi, penso che l’abbia intrigato al punto giusto perchè rimanga totalmente abbagliato da te al primo sguardo. Mi spiace solo di averlo ingannato, ma l’ho fatto per te e la tua inesistente vita sentimentale, che spero non sia più tale.
 
«Cooomeee? Non ci posso credere. Zia! Non ti facevo così insensibile» esclamò con genuino stupore. «Povero Steff, devo dirglielo?» Si chiese infine.
 
A questo punto devo anche confessarti che non è con lui che ti immagino. Perché non ti sei fidanzata con Steffen, vero? Oh, no, sarebbe una disgrazia. Siete perfetti come amici, ma come amanti proprio no. Lui l’ho usato per farti capire che sei interessante e intrigante per qualunque ragazzo sano di mente che ti conosca e ti apprezzi. La mia nipotina maschiaccio, ma che darebbe l’anima per la persona che ama.
 
«Cooosaaa? Ma era impazzita?» Si chiese stringendo la lettera ancora più forte tra le mani. «Non so che dire, non ci posso credere.»
 
E tu sei innamorata, oh, sì, lo sei da anni. A zia Miho non la si fa. Ti ricordi quando a tredici anni mi sei piombata in casa piangente e disperata? Lì, ho capito che qualcuno ti aveva rubato il cuore e te lo aveva spezzato e che la ragazzina che aveva iniziato a sbocciare, era tornata teppistella. Ah, l’amore, che strani percorsi fa. Lasciamelo dire quell’Oliver Hutton è un gran bel ragazzo e ha lo sguardo gentile. Non so come abbia fatto a ferirti, ma sono sicura che non l’ha fatto apposta. È che tu parti sempre in quarta e non dai a nessuno la possibilità di spiegarsi. Sei impulsiva ed è difficile distoglierti se ti metti in testa qualcosa. Come me, come tua nonna. Non ti chiedi come mai so chi è? Be’, cara, internet è stata una grande invenzione.»
 
«Come sarebbe a dire, non è vero, zia! Io non sono testarda!» Urlò alzandosi dalla panchina dove si era rifugiata per leggere in tranquillità. «E da quando in qua andavi in rete tu.»
 
Per fortuna, la tua cara amica Amy, mi ha detto tutto sulla tua infatuazione a prima vista per lui, su quello che ti ha fatto passare e di come tu non ti sei mai lasciata mettere i piedi in testa e abbia proseguito la tua vita, pur nel dolore di vederlo così cambiato e menefreghista verso di te. E concordo con lei, lo ami, lo hai sempre amato, ma non l’ammetteresti mai neanche sotto tortura. Ma ci pensa tua zia a te ora.
Adoro quella ragazza e scusami tanto anche con lei per non averle detto nulla del mio piano, ma non appena lei mi ha confermato i sospetti che avevo sull’identità del tuo innamorato ignaro di tutto, ho elaborato una strategia senza dirglielo.
Sono stata brava, vero? Non volevo creare tensione tra di voi e così ho taciuto. La cara Amy è il tuo opposto e so perfettamente che se fosse stata messa al corrente di tutto, con l’ordine preciso di tacere, la vostra amicizia ne avrebbe risentito. Io, la vostra, la chiamo Insolita Amicizia. Siete come il giorno e la notte, il sole e la luna, testa e croce, pane e nutella. Insomma, siete i classici opposti che si attraggono. E io vi adoro e so già che mi mancherete, come io a voi, spero.
 
«Dio, no, anche Amy hai ingannato. Mi sorge il dubbio che non fossi del tutto sana di mente verso la fine, cara infida zia.»
 
Se ho insistito tanto su di te con Steffen, è perché volevo che ti corteggiasse e facesse ingelosire colui che veramente ami, ci sono riuscita? L’ho visto sai? Il tuo Holly, come lo chiami sempre. Sono andata a vedere una sua partita con tua nonna tempo fa e cavoli che bravura e che grinta!
 
«Che cooosaaa? Nonnaaa? Ma… ma… ma quelle due erano un’associazione a delinquere!»
 
Purtroppo, l’abbiamo visto anche dare corda a diverse ragazze per poi, una volta terminato tutto, andarsene con una di loro, una svampita con il cervello nel culo. Perdona questo linguaggio, ma tu sai quanto amo parlare schietta. Abbiamo visto anche te… fingevi di non accorgerti di quello che combinava e il dolore nei tuoi occhi ci ha trapassate come una lama bella affilata.
Però… però poi, di sfuggita, abbiamo visto anche lui che ti fissava da lontano e poi tornava a concentrarsi sulla recente conquista passeggera. Il suo sguardo, Patty cara, il suo sguardo ci ha molto colpite e ci ha fatto capire che non gli eri indifferente e che lo faceva per ripicca, per punirti di qualcosa di cui non siamo ancora al corrente, ma che non è importante dopotutto.
Lo sguardo di Oliver, ci ha fatto ideare questo piano e spero che ci perdonerai.
 
«Perdonarviiiiiii? Perdonarviiiiii?» Patty era sconvolta e molto arrabbiata. «E per finire, non solo hai manipolato tutti, zia Miho, ma hai ordito un piano solo per farmi mettere con Holly? Inizio a domandarmi se ti ho mai conosciuta veramente. E tu, nonna, giuro che non la passerai liscia.»
 
Ti è piaciuta anche la sorpresa dell’appartamento nascosto collegato col mio? Ormai avrai scoperto che doveva essere di tua nonna, ma che ha rifiutato di abitarci. Le ho fatto promettere che, comunque, ne avrebbe fatto buon uso in tuo favore e lei ha accettato quindi sono sicura che ne sei venuta a conoscenza e che sia abitato da un certo inquilino.
 
«Non ti sei fatta mancare niente, vero? E ora cos’altro mi confesserai, che in realtà non sei morta, ma sei nascosta da qualche parte a spiarmi? Già, niente di più facile per te, con tutte le tue conoscenze strane che hai… o avevi, non lo so più al momento. Avresti potuto ingannare tutti benissimo con qualche trucco.»
 
Premesso tutto questo, eccoci al dunque.
Ti stai domandando perché ti ho fatto arrivare questa lettera a tre mesi esatti della mia morte.
 
«No. In realtà mi sto chiedendo perché mai non ti sei fatta i cazzi tuoi e perché me l’hai confessato solo ora.»
 
Così, per divertimento. No, sto scherzando. In realtà c’è un motivo, ma se le cose sono andate come io e mia sorella speravamo, allora per te non dovrebbe essere un problema.
Sarò breve, perché la mia vista si stanca facilmente da qualche giorno e le dita iniziano a formicolarmi. Tu non puoi saperlo – anzi, a parte Nozomi nessuno in famiglia lo sa – ma io ho avuto un figlio, Atsumichi. Ero giovanissima e impaurita ed ero anche stata abbandonata dal mio fidanzato che mi accusò di averlo tradito. Ma io lo volevo così tanto, che portai avanti la gravidanza, però… però l’ostetrica mi disse che era nato morto. Non me lo fecero neanche tenere in braccio una volta, lo intravidi solo mentre me lo portavano via per sempre. Quello che ricordo di lui è che era bellissimo, con tantissimi capelli neri e che aveva una voglia scura sul dorso della manina sinistra. Come suo padre. Lo credevo morto. Era vivo. Patty, cara, il mio Atsumichi era vivo! Me lo rubarono e, probabilmente, lo diedero in adozione. Almeno, io lo spero, non amo immaginarlo chiuso in un orfanotrofio tutto solo per anni e anni e anni. L’ho saputo solo qualche anno fa, per caso. Ho incaricato un investigatore di trovarlo, ma disse che era impossibile con così poche informazioni. Allora… allora ho fatto inserire una clausola nel testamento, da aprire e rendere nota solo dopo tre mesi dalla mia dipartita. Il testamento che hai sentito leggere, è reale e valido, non ti devi preoccupare di questo. Ho nominato te mia erede universale e lui co proprietario della Palazzina.
 
«Che… che cooooosaaaaaaa? Oh, mio… oh, mio… non ci credo. Ma… ma come ci sei riuscita senza sapere il suo cognome attuale?» Chiese come se lei potesse risponderle e infatti alla riga dopo…
 
Sì, lo so, lo so, è qualcosa di impossibile da fare senza cognome, ma io mi sono tutelata. Avevo registrato Atsumichi con il mio di cognome e l’ho fatto riportare nel testamento dove ho anche specificato il luogo di nascita, l’ora, il giorno… tutto. Sai, anche se era morto, meritava un’identità e un funerale privato. Me lo ridiedero già chiuso in una mini bara bianca e a nulla valsero le mie proteste di aprirla per dargli l’ultimo saluto. Al funerale c’eravamo solo io, Nozomi e tuo nonno che all’epoca usciva da poco con lei. Ogni giorno sono andata a visitare il mio Atsumichi, fino a quando ho scoperto la verità e ho richiesto venisse riesumato il suo “corpicino”. Patty cara, era vuota, fatta eccezione per un tessuto contenente sassi pari al peso di un neonato. Puoi immaginare il mio sollievo e la mia disperazione. Ma ormai ero un’ultra settantenne e nessuno mi prese sul serio, dopotutto c’era il certificato di morte a smentirmi e la mia paura è che gli abbiano cambiato il nome, perdendolo per sempre questa volta. Glielo devo, Patty. Non l’ho potuto crescere, ma l’ho sempre amato e merita di sapere quanto. È ben poca cosa lo so, ma voglio che sappia la verità. Trovalo, tesoro di zia, trovalo per me.
 
«Dio mio, che storia tremenda cara zia. Ehi, un momento, io – io! – a caccia di un cugino sconosciuto? Ma che diamine…»
 
Ecco, ora sai tutto. Ah, sì, i tre mesi erano solo per darti tempo di ambientarti alla Palazzina e di affezionarti ancora di più al suo ritmo, ai suoi abitanti. Tranquilla, non la perderai, avrai solo qualcuno in più con cui gestire tutto, nel caso lo trovassi davvero come spero. E non ti crucciare neanche per il guadagno. Cara, non te l’ho mai detto? Come mia erede universale tu hai accesso a tutti i miei introiti. Ho già fissato per te un incontro con il notaio Tanaka che hai già conosciuto all’apertura del testamento. Ti dirà tutto lui. Spero tu non gli svenga davanti, cara, quell’ometto è tanto gracilino quanto sensibile e potrebbe venirgli un colpetto fatale. L’appuntamento è per la settimana prossima, ma te lo scrivo su un fogliettino a parte che ti incollo all’interno della busta per non perderlo. Porta il tuo fidanzato con te, hai bisogno di supporto emotivo e di qualcuno che ti tenga la mano.
Salutamelo tanto e digli che spero che continui ad amarti per tutta la vita e che continui anche a guardarti come faceva già quel giorno allo stadio. Buona vita mia cara nipotina, mi manchi già, ma ti sarò sempre accanto.
Ti voglio bene, ciao, Zia Miho.
 
Patty era sconvolta e provata da troppe emozioni. La lettera era dentro una busta grande che, con sua sorpresa, era piena di fotografie e non di documenti come pensava. Zia Miho da sola, con lei, con la nonna, loro tre insieme e tante foto della sua Palazzina Fiorita e dei suoi abitanti nel corso degli anni. Un tesoro prezioso. Rimise tutto al suo posto – dopo avere trovato e letto l’indirizzo del notaio e l’ora dell’appuntamento con lui – e lanciò un urlo liberatorio, subito seguito da una risata isterica e da un pianto irrefrenabile. Poi si ricompose e tornò dal gruppo di amici in un forte stato di shock.
 
 
 



 
«Oddio, ma che diamine era?»

Nel salone – dove ancora si stava festeggiando la notizia della gravidanza di Amy – calò un silenzio di piombo. Fu Eve a chiederlo, ma fu proprio Amy a dire…
 
«Patty! Era lei, ne sono sicura, ma che cazzo…» ma non le riuscì di finire la frase che la vide comparire sulla soglia.

Holly guardò la fidanzata. Era sconvolta. Le corse incontro e l’abbracciò stretta, senza dirle nulla e subito Patty ricominciò a piangere disperata. Ma che cazzo le era successo? L’aveva lasciata una ventina di minuti prima tutta sorridente e felice per i futuri genitori e ora…
 
«Amore mio mi stai facendo preoccupare, sai? Che ti è successo?» Poi si ricordò che era uscita dal salone con una grande busta in mano che le aveva dato Vanesia e… «cosa contiene? Per averti sconvolta così deve essere qualcosa di davvero brutto o inaspettato» le domandò scostandola un poco e prendendogliela dalla mano.

«Oh, non… tu non ti imm… agini nemmeno quanto» gli rispose a fatica cercando di ricomporsi e asciugandosi gli occhi per l’ennesima volta.

«Patty, ti va di dirlo anche a noi?» Le chiese Amy raggiungendola e abbracciandola dopo avere spostato Holly che protestò facendola sorridere.

«Certo, penso sia giusto e… vi chiedo scusa per avervi fatti preoccupare tutti e avere rovinato la festa» le disse guardandola.

«Ma scherzi? Non pensarlo neanche! Però adesso devi parlare» le intimò Amy sciogliendola dalle sue braccia.

Holly guardò gli amici che si ritrovarono d’accordo con la manager e portò Patty a sedersi su un divano. Lei incominciò quando tutti si furono accomodati, con lui al suo fianco. Gli strinse la mano così forte che gli sembrava dovesse staccarsi da un momento all’altro. Non l’aveva mai vista così e mentalmente maledì qualsiasi cosa l’avesse ridotta in quello stato. Poi lei prese la parola.
 
«È una lettera di mia zia Miho ed è moltooo… sconvolgente, sì. E non so nemmeno se è la parola giusta per definire quanto ha scritto. Riassumerla è impossibile, quindi – visto che coinvolge anche alcuni di voi, vostro malgrado e vi chiedo scusa in anticipo – preferirei che venisse letta. Ma io non ce la faccio. Non ci riesco proprio.»

«Vuoi che lo faccia io, amore mio?» Le propose lui, ma Patty scosse la testa dopo avergli sorriso debolmente.

«No, grazie caro, ma deve farlo qualcuno che non sia coinvolto o non riuscirebbe a proseguire.»

Cazzo, questo voleva dire che lui era nominato lì dentro? Ma lui non l’aveva mai neanche conosciuta questa fantomatica zia Miho che tanto gli avevano decantato. Cosa mai poteva volere da lui, anche da morta?
 
«Vanesia, per favore» disse Patty alla donna, porgendole una busta estratta da quella più grande.

Holly notò uno sguardo passare tra le due e non capì cosa si fossero dette in silenzio, fino a che…
 
«Va bene, ci penso io. Ma non ti garantisco nulla» accettò quella, poi si rivolse al figlio. «Tumaini, perchè non vai con Kohana ed Eno a giocare di fuori?»

«Posso davvero, papà?» E a un cenno affermativo di Vanesia, il piccolo guardò Eno poi disse. «Senti, le cose dei grandi mi annoiano e io adoro i cani, usciamo a giocare con lei?»

Alla faccia della timidezza!, si disse Holly sorridendo. Una nuova amicizia stava nascendo e non poteva che fare bene a entrambi.
 
«Certo, Kohana è fortissima» concordò lui e poi aggiunse spostano lo sguardo tra il nuovo amico e Vanesia «perché l’hai chiamata papà?»

Ah, l’ingenuità infantile. Holly era curioso come tutti di scoprire cosa avrebbe risposto il piccolo e lui lasciò tutti a bocca aperta.
 
«Ah, perché è il mio papà, che domande. Si veste da donna, ma fa la pipì in piedi come noi.»

E mentre si allontanavano, un Eno sempre più dubbioso disse:
 
«Ma il mio papà non ce le aveva quelle cose rotonde lì. Quelle le aveva la mamma e non erano così grosse, quasi non si vedevano le sue.»

«Neanche lui le aveva, ma ora sì.»

Oook, su questo era meglio sorvolare.
 
«Eh, che domande» disse Vanesia riprendendo la risposta del figlio e poi aggiunse guardando Patty «teatrino simpatico e necessario, non credi anche tu? Bene, ora iniziamo» prendendo la lettera in mano e schiarendosi la voce prima di leggere.

Per i successivi minuti nessuno fiatò, ma Holly poté vedere le espressioni ora di disgusto, ora di pietà, ora commosse, dei suoi amici che poi erano anche le sue. Non ci si poteva credere. Vanesia stessa dovette fermarsi varie volte per non perdere il controllo e ora Holly poteva capire bene la reazione della sua Patty.
Al termine, regnava il silenzio più assoluto.

 
«Ho bisogno di sedermi anch’io. Patty, cara, fa posto che ti raggiungo» e poi Vanesia si sedette accanto a lei e la strinse forte dopo avere fatto l’occhiolino a lui e avergli detto «scusa, ma adesso è il mio turno.»

E meno male che aveva cambiato sesso perché se Vanesia fosse stata ancora un uomo, Holly avrebbe potuto tirargli il collo per un gesto del genere.
Era una lettera terribile, anche straziante sì, ma così ingiusta…

 
«E adesso che farai?» Le chiese Amy.

«Mi accerto che sia veramente morta? Che non abbiamo seppellito anche noi un mucchio di sassi al suo posto? Chissà, potrebbe avere tratto spunto dalla vicenda del suo bimbo» rispose lei.

«Dici che potrebbe ancora essere viva?» L’interrogò un Eve sbalordita. «Ma no dai, sarebbe così assurdo e pazzesco e anche… sì, anche così tremendamente da ricovero che non avrebbe senso.»

«E andrai davvero alla ricerca di questo cugino di secondo grado?» Le chiese Susie, chissà se si era resa conto di essersi aggrappata al braccio di Cliff che non protestava per una volta.

«Devo. La vita con lui è stata così crudele e ingiusta che… ha ragione la zia, glielo dobbiamo e lui merita di conoscere la verità. Se penso a quanto ha sofferto mia zia… e a quanto ci ha manipolati… tutti!» Disse infine guardando i diretti interessati nominati dalla zia.

Sì, in effetti non le si poteva darle torto. Anche lui si sentiva usato e preso in giro, ma…
 
«Penso che tua zia l’abbia fatto in buona fede» le disse, sconcertando tutti e lei in primis «e che alla fine, dobbiamo ringraziarla o eravamo ancora ai ferri corti e io mi sarei perso la più grande gioia della mia vita, tu!»

«Oddio, qualcuno mi dia i sali per favore, penso di stare per svenire» disse Vanesia facendo ridere tutti e stemperando l’atmosfera.

«Sarà come dici tu Holly, ma io mi sento manipolata alla grande. Un burattino mosso dai fili nelle sue mani. E la nonna? Lei sapeva tutto e… e ha finto di non conoscerti quando è venuta qua al ritiro con i biscotti. Ma ti rendi conto? Neanche mi ha parlato di questo cugino perduto, come se fosse stata colpa di mia zia che invece è stata vittima di qualcosa di inimmaginabile e inumano. E Amy che è stata usata per avere informazioni su di te?» Gli disse indicando l’amica e poi continuò. «E Steff? Ingannato, indottrinato per farlo innamorare di me e, infine, usato per farti ingelosire?» Disse ancora guardando l’amico che le sorrideva triste.

«Non ti preoccupare per me, Patricia» le rispose lui «questa confessione di zia Miho non cambia nulla. Non rimpiango nulla di ciò che è c’è stato tra noi, ma questo appartiene al passato. E poi dai, aveva ragione, noi funzioniamo meglio come amici.»

Oh, sì, decisamente sì, su quello era d’accordo anche lui. Non gli piaceva molto che Steff girasse ancora intorno a Patty, ma doveva accettarlo e col tempo, forse… ce l’avrebbe fatta. Per ora lo tollerava per il quieto vivere e perché cucinava davvero benissimo, la squadra aveva un debole per le sue pietanze e lui pure, dannazione. Avere Steff con la sua Allegra Brigata nello staff era stato proprio un colpaccio. Guardò Patty che stava concordando con l’amico e gli sorrideva, istintivamente strinse ancora di più la mano dell’innamorata, fulminando il vichingo nudista con lo sguardo, ma quello sorrise anche a lui. Ma che cazzo…
 
«E il notaio, che pure sapeva e ha preferito omettere di parlarmi di questo Atsumichi?» Aveva intanto ripreso a dirgli Patty. «Francamente amore mio, faccio fatica a perdonarla in questo momento. Giuro che se fosse viva, le metterei le mani al collo per poi…» concluse infine mimando cosa voleva dire.

Vedere Patty così gli faceva male e molto anche, ma non poteva darle torto, questa zia Miho aveva agito male nei suoi confronti, pur senza volerlo, ne era fortemente convinto.
 
«E… e poi quante altre cose mi ha nascosto ancora. A quanto pare la Palazzina Fiorita non era l’unica attività produttiva che aveva. E allora mi chiedo dove sono gli introiti delle altre. E se fosse qualcosa di losco o di… indecente? Ma io ho mai conosciuto veramente mia zia? Non lo so, non lo so più.»

«Ok, non mi entrare in panico ora e non pensarci più fino all’appuntamento con questo notaio. Ci andremo insieme, come su richiesta di tua zia. A quanto pare lui è al corrente di tutto, no? Bene, vorrà dire che lo riempirai di domande il giorno dell’appuntamento. Il problema è trovare questo tizio, questo… Atsumichi, giusto?»

«Sì, Holly, ma… magari è felice così e io vado a sconvolgergli la vita per cosa, per una verità passata ormai morta e sepolta – almeno credo – con mia zia? Ma è giusto, mi domando io?»

«Be’, amica mia, io dico di sì, chiunque merita di sapere la verità sulle proprie origini, specie se oscure così» intervenne Maki fino a ora rimasta silenziosa «però, sai, c’è un altro aspetto che non hai considerato» le disse attirando l’attenzione di tutti «potrebbe essere morto. Non pensi che, in quel caso, i suoi eredi abbiano il diritto di sapere chi era lui? Sempre se ce ne sono, bene intesi.»

Come al solito Maki fu la più razionale del gruppo e tutti non poterono che convenire con lei, giusto o no, Atsumichi doveva sapere la verità e zia Miho avere giustizia, anche se postuma.
 
«Wow, questa storia è meglio di una telenovelas colombiana» intervenne ancora Vanesia «potrebbero farci un film che spaccherebbe al botteghino.»

«È talmente assurda la cosa che potrebbe funzionare» le rispose Patty. «Ma una cosa è certa, devo parlare con mia nonna al più presto. Mi deve un sacco di spiegazioni quella donna.»

Sì, la sua Patty aveva ragione. Holly stava per dirle qualcosa per confortarla, quando una voce irruppe nella sala. Una voce di donna anziana che gelò tutti sul posto.
 
«E così hai già ricevuto la lettera, bene, molto bene. Chiedimi tutto quello che vuoi nipotina mia, sono venuta qui proprio per questo.»

Nonna Nozomi era arrivata e dallo sguardo che aveva, si prevedeva uno scontro infuocato.
   
 
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