Era
da tempo che avevo voglia di scrivere una raccolta di storielle comiche su Axel
e Roxas…
Questa
qui nasce come una scommessa con me stessa: prendere una lettera dell’alfabeto,
cercare una parola a caso che iniziasse con quella lettera e poi lavorare sull’ispirazione
fino ad immaginare un episodio che ruotasse intorno a quella parola.
Sì,
un’idea decisamente bizzarra. Ma non ho potuto fare a meno di seguirla. XD
Così,
mi sono messa a cercare ventisei parole che iniziassero ciascuna con una delle
ventisei lettere dell’alfabeto (eh, già: J, K, W, X e Y incluse!
Immaginate la precarietà della mia salute mentale… u__ù), e
sono anche riuscita a farmi la mia brava scaletta con tutte le trame dei
relativi capitoli… La mia intenzione è, in sostanza, quella di
presentarvi una raccolta di one-shot, flash-fic e/o drabble slegate nel tempo e
nelle tematiche, ma accomunate dal filo conduttore dell’alfabeto. Da qui
il titolo della raccolta. ^^
[Tenete presente che, anche se in quello che vi apprestate a leggere
lo shounen-ai è solamente accennato,
ci saranno anche degli episodi ben più romantici di questo! ;)]
Beh,
questo è il primo capitolo, e devo confessarvi che personalmente non mi lascia affatto soddisfatta…
Ma forse dentro di me spero che il vostro giudizio sia più elastico del
mio! ^^’
Per
ora, vi auguro una buona lettura!
[Nota:
Ovviamente, protagonista sarà sempre la coppia Axel/Roxas, ma in ogni
capitolo intorno a loro si muoveranno più o meno tutti i membri dell’Organizzazione.
Qui, ad esempio, è la volta di Demyx. ^^]
A come Assolo
«Psst,
Demyx… Ehi, Dem!»
Il
numero IX si girò dall’altra parte, ignorando i suoi sussurri
disperati.
Axel
ci riprovò. «Demyx…
Demyx, ti scongiuro. Ti scongiuro, ascoltami.»
Nessuna risposta. No, meglio: il bell’addormentato
si tirò il lenzuolo fin sotto il mento e sorrise di chissà quale
bel sogno in corso dietro le sue palpebre ben chiuse.
Di questo passo non avrebbe combinato nulla. Si
tirò su per controllare la finestra: era già quasi l’alba,
ormai…
Tornò a guardare il compagno tranquillamente
disteso nel suo letto e raddrizzò le spalle. Pazienza, avrebbe dovuto
mandare la discrezione a quel paese. Ma d’altro canto, lui e la
discrezione non erano mai andati eccessivamente d’accordo.
Si decise, prese fiato e poi lo tirò fuori con
tutta la potenza che aveva.
«DEMYX!»
Il nuovo metodo funzionò. Demyx sobbalzò,
sollevandosi di una buona ventina di centimetri dal materasso, spalancò
gli occhi e riatterrò stringendosi al cuscino come nella disperata
ricerca di una difesa contro l’invasore del suo sonno. Posò lo
sguardo appannato su Axel, e allora si rilassò, seppur di poco.
«Axel! Sei impazzito?!» ansimò, senza
mollare il cuscino.
Axel sorrise. Era sgattaiolato nella stanza del Notturno
Melodico sul morire della notte, per chiedergli aiuto in una cosa in cui
soltanto lui avrebbe potuto dare del suo meglio. E Axel, intendiamoci bene, voleva il meglio. Però sì, rifletté studiando
l’aria pallida dell’amico; forse era impazzito davvero, per contare
così ciecamente sulle sue assonnate capacità fisico-logiche…
Demyx si voltò a guardare il cielo al di là
della finestra aperta. Sbadigliò. «Insomma, si può sapere
che accidenti vuoi a quest’ora?»
«Dem, ho bisogno di te.»
«Cosa?»
«Mi serve un favore. Lo sai che giorno è
oggi?»
«Ma tu lo sai che ore sono?»
«Non sviare il discorso, Dem. Lo sai o no?»
«No. Non lo so e non m’importa. Vattene e
lasciami dormire per un altro mezzo secolo.»
Il numero IX stava già per rimettersi disteso, ma
Axel gli pizzicò una guancia, forte, esultando nel profondo quando vide
i suoi occhi lacrimare non più per il sonno.
«Ahia!»
«Ben svegliato, Dem.»
«Axel» piagnucolò lui, massaggiandosi
la guancia arrossata e guardandolo con aria di immensa tristezza e accusa.
«Io sono il Notturno Melodico. Not-tur-no
Melodico, ti dice niente?» Afferrò di nuovo il cuscino e se lo
premette sulla faccia, probabilmente sperando che il tessuto fresco lenisse il
dolore. «Insomma, cerca di inquadrare il concetto: sono andato a dormire
meno di un’ora fa. Non puoi venire qui all’alba e pretendere di
trovarmi sveglio e di ascoltare le tue strampalate richieste. Lo capisci che
non puoi?»
«Demyx, piccolo mio, ti giuro, ti giuro che se
potessi chiederlo a qualcun altro lo farei. Mi credi, vero?»
«No!»
gridò Demyx con quanto fiato aveva in gola.
Axel sorrise di nuovo. «Fantastico. Ora che ci
siamo dati da fare per svegliare tutto il Castello, mi ascolti?»
Sconsolato, il Notturno Melodico incrociò le gambe
attorno al cuscino, guardò con profonda costernazione il Soffio di
Fiamme Danzanti e sospirò di sconfitta. «Ti ascolto. Che giorno
è oggi?»
Roxas
aprì lentamente un occhio, poi l’altro. Li serrò e li
riaprì più volte prima di abituarsi alla luce che illuminava la
sua stanza.
A dire il vero si era già svegliato qualche ora
prima, quando aveva avuto l’impressione di udire nei meandri del sonno
uno scoppio di urla familiari; ma constatando che il cielo fuori dalla sua
finestra era ancora buio, aveva immaginato che si trattasse di uno stupido
incubo e si era rimesso a dormire senza difficoltà.
Ora però il cielo si era schiarito, segno che la
notte era passata. Sbadigliò e si girò sulla schiena. Quando si
fu snebbiato la mente al punto da potersi ricordare di che giorno fosse, lo
sbadiglio gli si strozzò in gola e divenne un gemito.
C’erano pochissime cose che ricordasse della sua
vita precedente. Di alcune altre, sprofondate nell’oblio, sentiva la
mancanza. Ecco, quella era invece una
cosa che si sarebbe dimenticato volentieri. Eppure, purtroppo, se la ricordava
benissimo. E come lui se la sarebbero ricordata di certo i suoi compagni.
Steso a pancia in su, gli occhi fissi sul soffitto
bianco, cercò di immaginarsi la reazione di ciascuno di loro.
Xaldin e Xigbar avrebbero approfittato
dell’occasione per scolarsi una buona parte delle scorte di alcolici che
avevano minuziosamente accatastato per le date speciali. Demyx avrebbe fatto il
cretino più che mai. Marluxia magari se ne sarebbe venuto fuori con
qualche sciocchezza floreale… Degli altri non era molto sicuro.
Sospirò e cercò di consolarsi al pensiero che almeno Axel, Xion e
Naminé lo avrebbero lasciato in pace e si sarebbero limitati a
regalargli un sorriso…
Oh, oh.
Axel? Mmm. Nulla di cui stare tranquilli.
Un gran brutto presentimento gli diceva che era lui a riservargli la reazione più
preoccupante…
Scosse la testa con energia e si alzò a sedere di
scatto, scrollandosi di dosso le ultime tracce di sonno. Sapeva lui cosa fare:
non avrebbe permesso a nessuno di ricordarsi del grande – smorfia
sarcastica – evento. Si sarebbe comportato come al solito, semplicemente,
augurandosi che anche gli altri si comportassero come al solito… E,
soprattutto, che quel pazzo incosciente di Axel rientrasse nella definizione
“gli altri”.
Roxas si alzò e cominciò a prepararsi
– psicologicamente – per la nuova giornata.
«Ci
siamo. Deve essersi svegliato.»
Ancora chino sugli ultimi preparativi, Demyx
sollevò lo sguardo e lo fissò con un ghigno sonnolento ma
saputello.
«Com’è che conosci tanto bene le sue
abitudini giornaliere?»
Axel gli scoccò un ghigno molto simile, senza un
filo di imbarazzo. «Queste confidenze, se permetti, non fanno parte degli
accordi. Tu pensa a quello che devi fare e il resto lascialo a me.»
«Ah, stai pure tranquillo.» Alzando gli occhi
al cielo, il numero IX tornò ai suoi incarichi. «Ma non ti
garantisco di essere ancora abbastanza sveglio» aggiunse dopo una breve
pausa, soffocando malamente un ennesimo sbadiglio.
Axel lo ignorò. Era già immerso nell’allettante
prospettiva di ciò che stava per fare. Inspirò; quindi, con un
sorriso sicuro sulle labbra, alzò il viso e la voce verso la finestra
della stanza del numero XIII.
«Roxas!»
Era
già sul punto di aprire la porta e uscire quando la voce lo fermò
al suo posto. Una voce fin troppo familiare, che rafforzò ulteriormente
il suo brutto presentimento.
Roxas si voltò molto, molto lentamente verso la
finestra, mentre Axel, là fuori da qualche parte, non si lasciava
scoraggiare dal suo silenzio.
«So che sei sveglio, Roxas! Coraggio, vieni a
vedere cos’ho per te!»
Il brutto presentimento divenne atroce certezza.
Roxas gemette ancora; poi, suo malgrado, s’incamminò
verso la finestra aperta, quasi come un condannato a morte che avanzasse verso
il patibolo. Infine la raggiunse e racimolò anche l’ultima dose di
coraggio per riuscire a guardare fuori.
Axel era in piedi nel centro di un mare di attrezzature
elettroniche. Guardava in su, con un sorrisone che gli andava da un orecchio
all’altro, sbracciandosi verso di lui. Esibizionista fino in fondo.
Accanto a lui, stranamente, Roxas vide il numero IX, che sembrava sul punto di
cascare dal sonno da un momento all’altro.
«Buongiorno, Roxas!» squillò
vivacemente Axel, catturando di nuovo la sua attenzione. «Ecco la mia
sorpresa per te!»
Angosciato, il ragazzo lo osservò dare una
gomitata nelle costole di Demyx. Il Notturno Melodico uscì dallo stato
di letargia.
«Ah… Sì. Subito, subito» lo
sentì farfugliare.
Axel guardò ancora in su mentre il compagno
metteva mano, con una certa aria distratta, alla chitarra.
Quel che accadde dopo fu un istante molto veloce, in cui
l’atroce certezza sfociò in un istinto omicida.
Axel
guardò ancora in su mentre Demyx metteva mano alla chitarra.
Appena sveglio, Roxas era veramente bellissimo.
Il suo sorriso si allargò nel breve attimo in cui
la mente gli diceva che presto quello sguardo smarrito si sarebbe aperto in un
meraviglioso sorriso, non appena Demyx avesse iniziato a suonare e lui avesse
potuto dargli così il suo regal…
SPLASH!
Fantasticare sul numero XIII minava sensibilmente la sua
attenzione, questo era certo.
Non aveva notato che il Notturno Melodico, in piena linea
con il suo titolo, non si era ancora ripreso dalla sveglia imprevista. E quello
che doveva essere soltanto un assolo di chitarra era diventato uno dei suoi
temibili attacchi acquatici.
Che si era riversato dritto verso la finestra aperta di
Roxas.
«Mi
dispiace! Mi dispiace, Axel, mi dispiace di aver rovinato il tuo regalo! Sul
serio!»
Demyx correva a perdifiato lontano dal luogo del delitto:
le fiamme che si sentiva crepitare alle calcagna erano riuscite dove tutto il
resto aveva fallito – svegliarlo del tutto. Però Axel sembrava
sordo alle sue giustificazioni, probabilmente perché, dal canto suo, era
impegnato anche a sfuggire ai colpi di Keyblade che la Chiave del Destino
tentava di sferrargli sulla testa nell’inseguimento.
«Ehi, Roxas» lo chiamò Demyx alzando
la voce, sperando di farsi sentire, «credimi, mi dispiace davvero!
Scusami! Ero distratto, ero… Non volevo bagnarti, Roxas! È tutta colpa di Axel!»
«Non mi interessa di chi è la colpa!» urlò Roxas di rimando, da
qualche parte alle spalle del numero VIII, che adesso sembrava aver
intensificato gli attacchi alle sue scapole. «Mi basta che mi abbiate
ricordato il motivo per cui odio i
compleanni!»
«Ah, già…» Appena dietro di lui,
il tono di Axel si rasserenò e le fiamme scemarono per un attimo. Demyx
se lo immaginò mentre si voltava a guardare il ragazzino. «Buon
compleanno, Roxas.»
Invece che soffermarsi sulla risposta – che, tra
l’altro, non suonava troppo riconoscente – il Notturno Melodico
preferì approfittare dell’istante di distrazione accelerando. Non
si sa mai: meglio non fermarsi a discutere con un Axel e un Roxas irritati, specie a
quell’ora della mattina.
E
adesso, sotto con le critiche! XD
Lo
so, non è proprio niente di che (ç__ç), ma prometto di
rifarmi con i prossimi capitoli. Ne ho già abbozzati un paio, che finora
mi sembrano decisamente migliori di questo… Perciò, spero che
continuiate a seguirmi e – soprattutto – che non restiate delusi! ;)
Per
quanto riguarda gli aggiornamenti, non so quanto potrò essere regolare:
anche se le idee ci sono, il difficile, come dico sempre, è metterle su
carta… o__ò In questo possono essere molto d’aiuto i
commenti dei lettori! ^^ Più curiosità provoca una storia,
più è forte il desiderio dell’autore di continuarla, nee?
Quindi,
fatemi sapere! :3
Arigatou to sayonara!