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Autore: Linda1990    02/05/2022    1 recensioni
"Io sono nata per combattere e la mia casa è il campo da battaglia, il resto sono solo menzogne e distrazioni.
Eppure per un attimo... ho sentito qualcosa." - (Fan fiction post FIN)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La warlord entrò di fretta nella tua tenda, certa che nessuno avesse notato la sua assenza e quella fuga notturna dall'accampamento.
Decidere di penetrare nel cuore della notte nelle sue stanze, era stata una decisione sciocca di cui ancora non si capacitava; un attimo prima stava levigando la sua spada e l'attimo dopo stava scalando la cinta muraria per arrivare a lei.
Il processo mentale che c'era stato nel mezzo delle due cose e che l'aveva portata a compiere un'azione del genere, le era ancora inspiegabile o meglio, lo conosceva ma era privo di logica.
Aveva un ruolo, un compito e numerose ragioni per cui ignorare quella voce interiore che continuava a sussurrargli una storia diversa da quella che la sua memoria ricordava ma stava diventando sempre più difficile farlo, al punto che più di una volta si era abbandonata a quelle sensazioni solo per vedere dove esse l'avrebbero condotta.
La sua percezione di sé e della sua esistenza era sempre più confusa e contraddittoria e forse era stato proprio questo a spingerla ad andare da colei che le era antagonista ma allo stesso tempo, parte di quel passato che continuava ad esserle inaccessibile.
Restando a debita distanza, Xena aveva osservato il bardo dormire e pronunciare più volte il suo nome nel sonno, ritrovandosi poi a doversi nascondere frettolosamente quando quest'ultimo si svegliò di soprassalto in preda ad un incubo.
A quel punto, decidere se rivelare o meno la sua presenza, divenne un vero e proprio cruccio per lei, divisa com'era tra i suoi doveri di comandante al servizio del Maligno e la voglia di scoprire cosa ci fosse oltre quel muro contro cui sbatteva ogni qualvolta provava ad andare più a fondo nei suoi ricordi; alla fine, fu la sua sete di conoscenza a prevalere ma trovarsi davanti a Gabrielle fu tutt'altro che semplice.
Tutun. Tutun. Tutun.
Per quanto provasse a negarlo a se stessa, il suo corpo reagiva istintivamente alla sua presenza. Il battito cardiaco, di solito regolare e costante, aveva infatti iniziato ad accelerare bruscamente non appena la vide mentre lo stomaco, le diede subito una strana sensazione di vuoto e formicolio che non aveva nulla a che vedere con qualche problema fisico.
L'aveva anche guardata, anzi squadrata da capo a piedi con una certa insistenza ma fortunatamente lei non sembrò accorgersene, troppo confusa nel vederla lì per cogliere le occhiate che le stava lanciando.
Ai suoi occhi infatti, provare attrazione per un nemico soprattutto nel caso in cui si trattasse di una giovane donna di indubbia bellezza, non era una cosa così grave ma lo stesso non poteva dire sull'aver lasciato che la poetessa stabilisse un contratto emotivo con lei.
La guerriera si era spinta a tanto guidata solo dall'istinto che le diceva di doversi avvicinare a lei se avesse voluto trovare le risposte ai suoi quesiti ma la conversazione che ebbero, finì con l'innescare una reazione a catena del tutto imprevista, culminata in quel dolore inumano che non aveva mai provato in un'intera vita di battaglie e scontri mortali.
Ed era successo per ben due volte.
La prima dopo che l'aedo si era scusata per qualcosa di cui la mora nemmeno si ricordava e la seconda, dopo che lei l'aveva afferrata per un polso nel tentativo di ottenere delle spiegazioni per quanto era appena successo.
La warlord ripensò alla determinazione nel suo sguardo, alla preoccupazione che riuscì a leggere nei suoi occhi e al modo in cui lei si arrese al volere dell'amazzone, permettendole di aiutarla a capire cosa le stesse succedendo e quale fosse l'origine di quella pena.
Il perché le avesse fatto una tale concessione, sarebbe stato qualcosa su cui avrebbe dovuto riflettere ma Xena decise di ignorare temporaneamente la cosa, ormai totalmente assorta in quel rebus che sembrava essersi trasformata la sua esistenza.
"666" pensò, ricordando ciò che disse il bardo e l'espressione sorpresa con la quale la guardò dopo aver trovato quel numero impresso sulla sua pelle.
Forse avrebbe dovuto dubitare delle sue parole ma qualcosa le diceva che non c'era ragione per cui avrebbe dovuto mentire su una cosa così strampalata ed effettivamente, da quando era tornata in vita, quella zona del suo corpo emanava sempre una sorta di calore che le recava spesso fastidio.
La guerriera, sempre più assetata di sapere, prese quindi la sua spada e la posizionò dietro il capo, cercando di direzionare l'arma come se fosse uno specchio. Impiegò qualche secondo per trovare la giusta angolazione ma alla fine, la sua ostinazione venne premiata.
Proprio come aveva detto Gabrielle, sul suo collo campeggiava un marchio simile a quello che veniva fatto sul bestiame con la cifra 666. Riceverlo non era certo una procedura indolore o qualcosa di cui ci si poteva non accorgere ma lei non aveva memoria né di come né di quando le fosse stato fatto.
"Non stava mentendo" si ritrovò ad ammettere, riponendo l'arma nel fodero.
L'idea di essere stata marchiata come un animale non le piaceva per niente ma ancor meno le piaceva il fatto di non sapere il reale potere di quel simbolo e soprattutto se c'era anche solo una remota possibilità che la donna potesse avere ragione anche su tutto il resto.
Quando si erano viste la prima volta, la poetessa le aveva chiesto insistentemente di ricordare cosa le avesse fatto Lucifer perché convinta che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei, qualcosa che rappresentava l'unica spiegazione possibile per ciò che stava facendo e alla luce di quanto scoperto quel giorno, le sue parole sembravano iniziare ad avere un senso o perlomeno a non sembrare solamente i vaneggiamenti di un'amante disperata che si sarebbe convinta di qualsiasi cosa piuttosto di guardare in faccia la realtà.
"Perchè le sto dando così tanta importanza? Perché lei riesce a fare breccia in me? Perché mi fa sentire... così?"
La mora sentiva di aver bisogno di schiarirsi le idee o meglio ancora, di dar tregua alla sua mente che non aveva mai spesso di lavorare dopo quel breve e meraviglioso bacio e decise quindi di dirigersi verso il lago poco distante, ricordando come fin da fanciulla era solita andare vicino agli specchi d'acqua immersi nella natura per trovare pace e serenità quando qualcosa la turbava oppure litigava con sua madre Cyrene.
Ferma sulla riva, stava guardando la sua immagine riflessa quando ad un tratto, essa iniziò ad incresparsi in maniera innaturale, trasformandosi in qualcosa di completamente diverso.
<< Ma cosa... >> disse aggrottando la fronte.
<< Salve Xena >>

   
 
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