Sei nei miei pensieri come la sabbia del deserto.
Incontabili fottutissimi granellini che s’insinuano dappertutto e mi si appiccicano alla pelle.
Graffiano, sai?
E proprio quando credo di aver lavato via tutta la sabbia, di essermi ripulita, di essere libera dalla tua presenza… tu osi ritornare. Scopro che ce ne sono ancora, di stupidi pensieri di polvere sottile, che mi sono rimasti fastidiosamente attaccati.
Credo che dovrei strofinarmi la pelle fino alla carne viva per finire questa storia.
Sarebbe una metafora poetica, se non facesse così dannatamente male. Ma decido di provarci lo stesso, voglio togliermi il tuo deserto di dosso e correre via.
Potrei tuffarmi nell’Oceano dopo, l’acqua salata che mi brucerebbe il corpo ustionato e aiuterebbe il dolore a svanire.
Ma la vuoi sapere la cosa più divertente di tutte?
Giusto per capire quanto bastardo e infame sia il destino; che, a dirla tutta, per me è solo caos bugiardo?
Nell’Oceano, quando sfiorerò il fondo per tornare a galla e respirare meglio, ci sarà ancora sabbia.
Di nuovo tu, maledizione.
Pronto a pervadere i miei pensieri, a tornare al tuo posto.
Non permetterò che tu mi riprenda così.
Continuerò a nuotare veloce, la sabbia mi scivolerà intorno, nessun pensiero si fisserà, li annegherò tutti al ritmo delle onde.
Lascerò che sia il sale a cercare una strada in me.
Sono pronta, perché farà un male cane, già lo so.
Ma almeno non lascerà ferite, come hai fatto tu. No, anzi, le disinfetterà e non vedo l’ora di vedere delle dannatissime cicatrici sul mio corpo.
Allora sarà tutto finito.