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Autore: sallythecountess    06/05/2022    1 recensioni
Aveva perso, la sua carriera era finita ormai, e dopo aver pianto lacrime amare si era sentita stranamente sollevata. Per la prima volta nell’ultimo anno, da sola, di notte era riuscita a trovare un senso a quello che stava facendo. La fama, i giornalisti, i rivali, Marnik, Brian e quel cavolo di Hiro, e soprattutto le maledette aspettative di tutti, le avevano fatto perdere il senso vero di quello che lei stava facendo. Leida non correva per soldi, né per ricevere l’approvazione altrui, ma per la sensazione che le dava spingere la moto a una velocità spaventosa e sentire di saperla controllare, di avere sempre lei il comando. Non era brava a gestire la sua vita, e spessissimo le capitavano cose che subiva e basta, ma in pista, con il casco e la musica Leida non era più quel disastro che sentiva di essere. Era lei la padrona della moto, combatteva fisicamente per piegarla al suo volere e tenerla in equilibrio contro le forze esterne. Il senso di potere che le derivava dall’essere sempre al limite, sempre vicinissima a perdere il controllo, ma riuscire comunque a essere lei a gestire le cose le faceva battere il cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo:
E così il Gp si fermò per qualche settimana, e tutti ne approfittarono per riprendere fiato, tranne Leida. La nostra furia aveva pianificato un programma di allenamenti fittissimo per quei giorni, che le lasciò pochissimo tempo libero. Lavorava benissimo con la moto della Westler, perché era più leggera e sembrava riuscire a domarla molto meglio. Come stile era molto più simile a quella con cui aveva vinto nella precedente categoria, e questo la rendeva incredibilmente entusiasta. Probabilmente era più lenta della moto della Roshos, ma incredibilmente semplice da guidare, e questo la rendeva euforica. Faceva tempi assurdi, e non riusciva davvero a crederci.
Seversin al contrario di Marnik puntava molto sulle sue giovani leve, e aveva da sempre la politica di mettere al centro di tutto il pilota, i suoi feedback e le sue necessità, e le aveva fatto preparare una moto con i settaggi della sua della moto3, centrando perfettamente il punto. Già dopo due giorni, infatti, l’atteggiamento di Leida era totalmente cambiato, ed ora era sicura di potercela fare.
Brian accolse con entusiasmo le sue novità, ma non riuscì a parlarle quanto voleva. Provò a chiamarla e a scriverle in quei giorni, ma lei rispose sempre a orari improbabili, perché davvero trascorreva tutto il giorno a lavorare. Aveva allenamenti fisici, prove su strada, prove al simulatore e poi corsi di yoga. Finiva sempre a orari pazzeschi, ma si sentiva di nuovo forte, come ormai non pensava più di poter essere anche grazie alla serenità che il suo rapporto le regalava. Brian non le faceva mai storie quando rispondeva dopo ore, ed era sempre dolce e comprensivo.
Lui, però, voleva assolutamente stare con lei, perché gli faceva male tutta quella distanza. Sapeva che per lei era lo stesso così appena chiuse il lavoro con Marnik corse in Spagna, dove fu accolto con molto entusiasmo. Seversin gli presentò il team storico di Leida, e poi gli mostrò i dati di quegli ultimi giorni, stupendolo.
“Sta davvero girando a 1,05?” chiese sconvolto, perché era una performance straordinaria. Lui stesso non era mai sceso sotto 1,07 a Jerez, ed era incredibilmente sorpreso.
“Può fare anche meglio, direi. Stiamo ancora definendo i settaggi…” gli rispose con un sorriso, e lui sorrise pensando che fosse davvero una scheggia quella ragazzina in rosso.
“Insomma ti piace quello che ti ho proposto? Sei scocciato perché è annuale?” gli disse Seversin parlando del contratto, ma Brian rispose con un sorriso che era un ottimo contratto, ma che lui avrebbe investito di più in termini di tempo.
“Capisco che tu ci voglia andare piano, e firmerò contratti annuali se è quello che vuoi…” concluse conciliante.
“Non è poca fiducia la mia, ma il tuo non è un lavoro che un ex potrebbe fare…” ammise onesto Rod, ma Brian scosse la testa e rispose “semplicemente non ci lasceremo. Io so quello che sto facendo…” facendo sorridere Rod, che comunque teneva anche personalmente a Leida.
La piccola Furia, nel frattempo, era concentratissima. Quando finì le prove, aveva letteralmente dolori ovunque, e una fame tremenda, ma le restavano solo 10 minuti per la pausa pranzo, perché aveva meditazione e allenamenti fino a tardi quel giorno. Rientrata ai box, però, un brivido la scosse totalmente vedendolo lì. Brian era veramente bellissimo, con la sua solita camicia scura, con le maniche tirate su per il caldo e i primi bottoni aperti. Stava facendo crescere i capelli, e ora che toccavano le spalle aveva preso a raccoglierli sommariamente, perché faceva molto caldo.
Le applaudì soltanto vedendola con un sorriso bellissimo, ma Leida sconvolta gli corse incontro e lo strinse fortissimo urlando “amore mio!”. Aveva pensato tanto a loro due in quei giorni, anche se non aveva avuto tanto tempo per parlargli. Brian non le aveva mai fatto pesare la sua assenza, anzi aveva continuato a inviarle piccoli regali per risollevarle il morale, e quando rientrava nella sua stanza in piena notte era sempre felicissima di poter aprire i suoi pacchi, anche se un paio di quei doni erano letteralmente bizzarri e uno era un enorme dildo di nome “Alfred” che apprezzò non poco.
“Porca miseria Lè, 1,05 è spaventoso…” le sussurrò piano, e lei sorrise, con il viso sul suo petto.
“Sei venuto per lavoro, quindi?” chiese fissandolo all’improvviso e Brian con un sorriso rispose “sono venuto per stare un po’ con te, perché mi mancavi…” facendola sorridere.
“…ma sono sconvolto dai tuoi tempi!” concluse entusiasta e lei sorrise e si aprì la tuta, perché stava bollendo, tra l’allenamento e il contatto con Brian. Lo trascinò nel suo spogliatoio, e il cuore di lui scoppiò. Provò a stringerla forte e lei sussurrò piano “…non fraintendere amore, voglio davvero abbracciarti…” bloccandolo.
“…ma devo sedermi un secondo perché mi manca l’aria e sono sudata da fare schifo…” concluse sofferente, e Brian sorridendo lasciò che si stendesse, e l’aiutò a togliersi i vestiti. Leida aveva il cuore a mille, e forse era anche un po’ debole, così chiuse gli occhi sospirando e provò a calmare il suo cuore.
Faceva sempre un caldo tremendo in quel posto, e Leida stava realmente bollendo, e aveva bisogno di bere, così Brian le porse da bere e le accese il condizionatore.
“Stai dando troppo, direi…” le disse piano accarezzandole la testa, ma lei ridacchiando con gli occhi chiusi rispose soltanto “…no, è che ero già senza fiato per aver buttato l’anima in pista, rivederti a sorpresa mi ha fatto scoppiare il cuore e quindi devo riprendermi…” facendolo sorridere. Era una frase molto dolce da dire, e Brian pensò soltanto “davvero ti amo”, ma non lo disse. Aveva deciso che glielo avrebbe detto una volta arrivati a casa loro in Brasile. Avrebbe organizzato una cena romantica per loro due sul portico e le avrebbe confessato i suoi sentimenti, sperando che lei li ricambiasse.
Ora, però, accarezzando le sue gambe sentiva di non riuscire a trattenersi, e quando lei infilò la sua piccola mano nella sua, un moto di tenerezza lo assalì.
“quindi, anche se non rispondi mai a quello che ti scrivo e non mi chiami mai, non ti sono indifferente…” le chiese, sollevandole le gambe per aiutarla a stare meglio, ma Leida rise fortissimo.
“beh non lo so, ti sembra una cosa normale che io stia per svenire per te?”
“Sì, è questo l’effetto che faccio alle donne di solito…” ribattè sicuro, per farla ridere, accarezzandole le gambe e Leida sbuffò soltanto.
“E con quante donne sei stato ultimamente?” ruggì infastidita, e lui sussurrò ridacchiando “…non so, diaciamo otto o nove? Una per ogni volta che ti ho chiamato e non mi hai risposto…”
Stava scherzando per punzecchiarla, ma Leida si allonanò e rispose “devi esserti divertito tanto…” facendogli capire di aver sbagliato.
“Ma secondo te? Dai Leida bambina, tu sai come stanno realmente le cose, puoi convincere quelle altre due antipatiche che sono innocente?” sussurrò dolcissimo, e lei scosse solo la testa e ruggì che andava a fare la doccia, lasciando cadere per terra la biancheria intima.
Per un attimo Brian non seppe cosa fare, era esausta, e pensò che non volesse davvero provocarlo, ma quando lei urlò “che fai vieni o devo prendere Alfred?” ridendo si alzò per seguirla.
“Sei la donna meno romantica del mondo!” le ruggì osservandola mentre si insaponava sotto l’acqua e lei si strinse nelle spalle e rispose “Disse l’uomo che mi ha regalato le mutandine con il suo nome e un enorme dildo…”
“Non capisci? Erano tutte strategie per non farti andare con altri uomini…” le rispose, togliendo finalmente la camicia e Leida ridendo rispose “efficaci!”
“Sei bella da morire, lo sai?” le sussurrò ormai nudo, un secondo prima di entrare nell’acqua con lei ma lei si strinse subito contro il suo petto e gli fece capire che aveva bisogno di essere toccata da lui.
“Mi sei mancato amore. Non pensare che non volessi risponderti…” sussurrò fissandolo con enormi occhioni. Aveva il cuore in tempesta e due parole da dirgli. Ci aveva pensato tanto, ma era pronta a parlargli dei suoi sentimenti, e forse poteva essere un buon modo per farsi perdonare di averlo messo da parte per qualche giorno.
“Lo so, scherzavo bambina. Mi sei mancata, da morire…” rispose, mordicchiandole il collo, mentre le sue mani le afferravano il sedere.
“Ti amo tanto Brian…” sussurrò tra i baci, facendolo tremare come una foglia.
“Non scherzare così…” le sussurrò allontanandosi per guardarla negli occhi e Leida scosse solo la testa, baciandolo di nuovo.
“Non scherzo, sono molto seria…” sussurrò, stringendosi contro il suo corpo nudo mentre l’acqua li accarezzava.
“Dimmelo ancora, ti prego…” sussurrò con la pelle d’oca, un attimo prima di entrare dentro di lei, e Leida rispose “sono innamorata di te Brian. Penso di saperlo da un po’ ormai…” lasciandolo senza fiato.
“Anche io…” le sussurrò stringendola con tutta l’anima, mentre la appoggiava sul muro della doccia per penetrarla meglio, e Leida sorrise soltanto, perdendosi nei gemiti e nel piacere.
 Uscirono da quella doccia molto felici, ma rimasero un po’ perplessi vedendo che avevano portato il pranzo per entrambi e che c’era un biglietto in cui c’era scritto “riposati oggi Leida…”. Si chiesero se li avessero beccati a fare sesso, ma non vollero pensare a nulla e trascorsero il pomeriggio insieme, a scambiarsi tante coccole.
“Non l’avrei mai detto, comunque…” le sussurrò pianissimo, perdendosi nei suoi occhi, e Leida sussurrò “cosa?” accarezzandogli il viso e i capelli.
“Che ricambiassi i miei sentimenti. Pensavo fossi solo molto attratta da questo corpo e dal mio modo favoloso di fare sesso…” le rispose dispettoso, e Leida rise molto forte dicendo che ovviamente era anche così.
“E sei davvero pronta? Insomma dopo la tua storia epocale con Hatanawa, sei davvero pronta a voltare pagina e amare qualcun altro?” chiese serissimo, fissandola con un’espressione molto dolce e Leida stringendosi nelle spalle ribattè “come se avessi scelta” facendolo ridere.
“E’ successo piano Brian, non mi sono svegliata un giorno dicendo ‘ma sì adesso mi innamoro di Brian!”. All’inizio era moltissima attrazione fisica e basta…” gli spiegò, abbracciandolo piano “…ma poi credo che tu mi hai mostrato i tuoi sentimenti, e io mi sono trovata completamente presa. Dai tuoi modi, dalle tue attenzioni, da quella sensazione di pienezza e calore che mi davi. Quando ho capito che essere noi, con i nostri scherzi e le nostre coccole, mi rendeva immensamente serena, ma anche felice come forse non lo ero da troppo tempo, ho iniziato a sospettarlo. E quando invece hai dimostrato di non volermi più, mi sono accorta di aver perso qualcosa di troppo importante…”
Brian le sorrise, un po’ commosso, perché non avrebbe mai potuto prevedere che le cose andassero in quel modo, ma lei sembrava davvero felice e il suo cuore gli tremava come mai prima.
“Leida ascolta, io non sono uno che se ne va in giro a giurare amore alle signorine. L’ho detta soltanto un’altra volta questa frase nella mia vita. E…non era così. Non mi sentivo così sereno, né soddisfatto e tanto meno felice. Quello che ho avuto con te, da te, non mi era mai successo…” le disse pianissimo, accarezzandole il viso.
“Per me è lo stesso…” sussurrò piano, mettendogli le braccia al collo e per un attimo lui rimase in contemplazione di quegli occhi che lo fissavano con tanta dolcezza.
“Dimmi che sarà per sempre…” gli sussurrò vicinissima alle sue labbra, e Brian sorridendo rispose soltanto “per tutta la mia vita…” facendola morire.



Capitolo: malattia
A due anni dall’esordio di Leida al moto GP, tutto sembrava molto diverso. Era arrivata seconda al suo secondo mondiale, ed ora al terzo era prima. Lei e Brian erano una coppia nella vita e nel lavoro ormai, e convivevano in giro per il mondo. Brian stava imparando il portoghese, correva spesso con Mark e Samuel, oltre che con la sua compagna, e Leida spiegava periodicamente a Stephanie e alla mamma di Brian perché non si erano ancora sposati.
Lui ci restava sempre un po’ male quando lei ne parlava, perché Leida lo accusava di essere poco romantico e di non averle fatto una vera proposta. Glielo aveva chiesto la prima volta mentre lei stava per addormentarsi, e lei si era girata e aveva solo riso per quei modi di lui. La seconda volta, allora, aveva aspettato che fosse sveglia e le aveva detto le stesse parole, ma Leida aveva riso soltanto in risposta, dicendo che “era la morte di ogni romanticismo”.
“Quando me lo chiederà in modo decente, accetterò…” aveva risposto divertita, per punzecchiarlo e Brian aveva risposto “le donne hanno raggiunto la parità da un po’, sai? Potresti anche chiedermelo tu, invece di stare lì ad aspettare che te lo chieda io!” facendola ridere.
 Scherzavano tanto su questa cosa del matrimonio, ma le cose andavano davvero bene tra loro, e come diceva sempre “si arricchivano a vicenda”, ma quella sera il povero Corven aveva una serie di preoccupazioni che non lo facevano dormire. Così la lasciò a letto per andare a fumare fuori. Doveva partire per Austin il giorno dopo, perché sua madre doveva fare delle visite, ed era molto preoccupato per lei.
“Amore…” sussurrò una voce alle sue spalle e lui sorrise ribattendo “non ti si può mai nascondere nulla, eh? Senti sempre tutto!”
“Non sei esattamente un gattino silenzioso amore mio. Piuttosto una specie di rinoceronte, e si sentono i tuoi passi a chilometri…” spiegò divertita accoccolandosi sul suo petto e lui sorrise. Parlarono un po’ della situazione di Stella, e Leida ascoltò attentamente e provò a tranquillizzarlo accarezzandogli i suoi lunghi capelli corvini e sussurrando ancora “andrà bene, vedrai!”
Fu una notte inquieta, e all’alba della mattina dopo si salutarono con un abbraccio e la promessa che si sarebbero rivisti presto, ma come si suol dire il mondo si mise in mezzo.
Da settimane circolavano voci di un virus spaventoso, che uccideva le persone in Cina, ma non ci avevano dato molto peso, come tutti del resto. Quando poi iniziò a diffondersi in alcune nazioni europee, alcuni iniziarono a girare con mascherine e guanti, ma Leida continuò a non badarci.
Nel giro di pochissimi giorni, però, il mondo si capovolse totalmente per i nostri due innamorati, che erano estremamente sereni, anche se a distanza. Leida era a Jerez, provava per il GP quando le cose si complicarono. Tutto iniziò di martedì, quando si diffuse il panico nei box, perché alcune nazioni vicine alla Spagna avevano ufficialmente parlato di lockdown per la prima volta. Leida si confrontò con gli altri piloti, ma decisero di continuare a correre. Il giovedì si venne a sapere dei primi casi in Spagna, e questo agitò sia Rod che Brian. Leida continuò a minimizzare, ma il venerdì fu costretta a interrompere un allenamento, perché uno dei tecnici con cui aveva lavorato era risultato positivo al virus.
Decise di non dirlo a Brian, perché aveva tante cose per la testa, ma non aveva fatto i conti con Amanda, la segretaria della Westler, che presa dal panico aveva mandato la comunicazione di quarantena a tutta la scuderia, Brian incluso.
“Sei in quarantena?” ruggì sconvolto, in videochiamata, ma lei con un sorriso bellissimo rispose che non era nulla, che stava bene.
“Adesso arrivo…” sentenziò serissimo, e non fu semplice dissuaderlo. Leida non poteva comunque vedere nessuno, quindi gli disse che non aveva nessun senso che lui attraversasse il mondo, abbandonando i suoi genitori.
“Il senso è che la donna che amo è in quarantena, dall’altra parte del mondo rispetto a dove sono io. E se chiudono i confini nazionali, rischio di non poterla vedere per mesi!”
Brian era molto spaventato, e lo terrorizzava l’idea che lei stesse male da sola, senza neanche la sua famiglia, ma Leida cercò in ogni modo di tranquillizzarlo e per qualche ora ci riuscì. Andarono a dormire dicendosi soltanto che avrebbero aspettato prima di prendere decisioni. Non voleva che abbandonasse la sua famiglia per lei, e Brian lo capiva, ma aveva davvero paura di non poterla vedere per molto tempo.
Domenica, però, le cose precipitarono. Leida si svegliò in piena notte estremamente dolorante e bollente. Non prendeva farmaci di solito, solo la pillola anticoncezionale, e non aveva neanche un termometro in camera, così capì di dover chiedere aiuto a Rod, che le confessò di non stare bene a sua volta. Erano stati insieme al tavolo con Bobby, quindi non era un mistero che stessero entrambi male, pensò.
Decise di non dire nulla a nessuno in attesa dell’auto medica che le aveva prenotato Rod, ma adesso aveva realmente paura, e un paio di lacrime le scesero sulle guance. Brian per fortuna non immaginava che fosse sveglia, perché se l’avesse chiamata in quel momento, non avrebbe avuto la forza di dirgli che andava tutto bene e lo avrebbe spaventato.
Fu estremamente spaventoso l’arrivo dei medici, perché erano completamente bardati per proteggersi dal virus, ma Leida non conoscendo le loro procedure morì di spavento. Si sentì in un film dell’orrore, e il cuore le scoppiò letteralmente. Le lasciarono termometro e medicine, ma le fecero anche un tampone.
In attesa del risultato la invitarono a idratarsi, mangiare e riposare, ma Leida non riuscì a chiudere occhio, perché aveva dolori fortissimi e tantissima paura. Così dopo qualche ora lo fece. Si sentì incredibilmente egoista per quel gesto, ma aveva bisogno di lui, così gli scrisse “amore…sei sveglio?” facendolo sorridere.
Brian in realtà era in allerta. Appena avessero annunciato il lockdown in Spagna o negli Stati Uniti aveva deciso di partire. Aveva una valigia piena, e aveva sistemato la dispensa dei suoi genitori, ma non si aspettava di sentirla così.
“Non dormi pensando a me?” le chiese, in videochiamata, ma gli occhi lucidi e spaventati di Leida gli fecero venire un colpo.
“Stai male?” chiese sconvolto e lei annuì soltanto, versando qualche lacrima.
“Quanto male? Respiri?” aggiunse spaventatissimo, e lei annuì dicendo che le avevano lasciato anche l’apparecchio per controllarle l’ossigenazione, che era collegato con il cellulare del suo dottore e lo avrebbe allertato in caso di livelli troppo bassi.
Brian cercò di nascondere la sua paura, ma la tranquillizzò dicendole che era sotto controllo medico e che sarebbe andato tutto bene.
“prendi le medicine, addormentati e domani mattina mi troverai da te. Te lo giuro…” le disse dolcissimo, ma a nulla valsero le proteste di lei.
“Non correrò rischi, sarò solo in aereo e ti vedrò attraverso il vetro del soggiorno. Avevi una vetrata che affacciava nel cortile interno, no? Ecco, mi metterò lì fuori e ti guarderò. Nessun pericolo, ma almeno potrò stare accanto alla mia bambina…” le spiegò, mostrando di aver pensato bene a quel piano e Leida con un sorriso gli disse piano “vieni allora…” facendolo sorridere preoccupato, perché era la prima volta che Leida si mostrava così fragile con lui.
“Arrivo piccolina, e ti proteggo da qualsiasi cosa, promesso…” le sussurrò, angosciato da morire, perché sapeva di non poter fare molto e si beccò un sorriso bellissimo in cambio.
Furono ore di ansia e attesa tremenda per il povero Brian che aveva da poco ripreso a dormire, dato che aveva avuto i risultati degli esami di sua madre. Aveva il terrore che lei stesse male, e continuava a controllare le notizie sul virus, sperando di leggere che non uccidesse gli sportivi di vent’anni, ma sembrava che nessuno sapesse nulla e questo lo stava uccidendo. Leida, invece, con le medicine si sentì un po’ meglio, ma aveva anche lei paura di smettere di respirare, quindi controllava di continuo l’apparecchio che aveva all’indice.
Il risultato del tampone giunse prima del suo uomo, ufficializzando quello che temevano. Il medico le diede una forte combinazione di farmaci, ma non fece nulla per tranquillizzarla perché non sapeva realmente neanche lui come stessero le cose, e questo la allarmò ancora di più.
L’arrivo di Brian, però, fu preceduto da una cosa bellissima per Leida. Sentì bussare alla porta, e indossando la mascherina disse “lo lasci a terra e si allontani…” pensando che fosse cibo, ma in realtà aprendo la porta trovò un enorme cesto pieno di peluche con un biglietto che diceva:
“Per la mia bambina, perché è davvero coraggiosa. Ho pensato che avesse voglia di tenerezza, e me la immagino tutta sola in quel pozzo, spaventata per quello che sta vivendo, così le ho lanciato qualche peluche per farla sentire meno sola. Ti amo Leida bambina, e giuro che appena potrò ti riempirò di tutto quello che hai sempre voluto. Nel frattempo, coccolati con l’ippopotamo e se puoi non avere paura. E non ti dimenticare delle nostre coccole…”
Leida si sentì morire per quel biglietto e pianse per quei peluche, così decise di provare a chiamarlo, ma lui rispose solo “avvicinati alla vetrata…” facendola sorridere.
Brian morì rivedendola, ma lei si mise a piangere e gli lanciò un bacio. Lui disegnò soltanto un cuoricino sulla vetrata e le fece cenno di rispondere al telefono.
“Vedi che non sei sola?” le disse piano con un sorriso bellissimo e Leida in lacrime gli disse solo “grazie!” facendogli scuotere la testa.
“Quando guarirai giuro che ci chiuderemo un po’ insieme da soli, ignorando questo mondo che sta impazzendo, va bene?” le disse dolce, e lei annuì soltanto.
“nel frattempo dimmi tutto quello che vuoi, quello che ti serve, e io te lo farò avere. E quando avrai voglia di vedermi, sarò qui fuori…” concluse dolce, ma Leida sussurrò solo “ma piove!” facendolo sorridere.
“Pensi che mi importi?” le chiese dolce, e Leida si avvicinò al vetro e lo baciò sussurrando piano “ti amo Brian…” facendolo sorridere.
Leida stette male per una settimana, circa e Brian rimase ore fuori al suo vetro per tenerle compagnia e farla sorridere per ore. Molti pensarono che fosse pazzo, altri che fosse incredibilmente romantico, ma Leida realizzò quanto valore avesse davvero per lui e capì che era davvero l’uomo della sua vita, così fece una cosa strana. Il sesto giorno, quando Brian si presentò fuori alla sua finestra, la trovò vestita di tutto punto e sorrise, provò a scriverle un messaggio, ma lei gli fece cenno di no con il dito, e prendendo il suo rossetto scrisse sulla finestra.
“Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?” facendolo ridere divertito. Aveva una strana luce negli occhi, che non capì, ma lo ammaliò totalmente.
“Ho pensato che fossi bello da morire, ma anche un sacco stronzo! Uno di quelli da cui girare a largo…” scrisse ridacchiando e Brian con fare teatrale la ringraziò soltanto.
“…E ho continuato a pensarlo per un po’. Anche quando litigavamo per Hiro, uscivamo a bere insieme e tutte le donne ti importunavano…” scrisse ancora, facendolo ridere.
“Ero gelosa, però…” ammise, e lui rispose “ah sì?” facendola solo annuire.
“Ero gelosissima, e malgrado fossi uno stronzo, volevo ti accorgessi di me…” aggiunse. Ormai era a metà finestra, quindi Brian si chiese dove volesse andare a parare con quel discorso, ma la lasciò fare.
“…e poi non lo so cosa sia successo. Mi hai aiutata a risollevarmi, mi hai sfidata, provocata, presa per mano, fatto gli occhi dolci e io mi sono totalmente sciolta, e ho capito di volerti. Mi sono innamorata, momento dopo momento, dei tuoi modi, del tuo essere arrogante e sicuro, del tuo sorriso così da stronzo a volte, ma anche dolce quando ti va. La tua tenerezza mi ha letteralmente vinta, costretta a mostrare la parte vulnerabile del mio corpicino da riccio, tutto aculei per gli altri. Mi sono innamorata dei tuoi occhi, neri e bellissimi, e del modo in cui mi guardano. Della tua bocca, che mi fa sempre impazzire. Delle tue mani, che mi cercano incessantemente, e che ora mi mancano come l’aria…”
Brian le fece solo un cenno perplesso, e Leida scrisse “(metaforicamente parlando!)” facendolo ridere.
“…e ora che conosco il tuo modo di respirare nei vari stadi del sonno, ora che so quali canali tv adori, e quali cose di me ti mandano ai matti, ho pensato che vorrei soltanto toglierti dalla piazza…quindi mi sposerai Brian?” concluse, restando a fissarlo con occhi bellissimi e Brian scosse solo la testa e le fece segno di rispondere a telefono.
“Ti ha dato alla testa questo virus!” esclamò perplesso, ma anche molto commosso e lei mettendo una mano contro il vetro ribattè “tu mi hai dato alla testa, amore mio…” facendolo sorridere.
“Certo che ti sposo. Non posso mica perdermi tutte le Leida che non ho mai visto. Ho appena conosciuto quella malata, e devo dire che è adorabile. Mi manca Leida dal dentista, Leida vecchietta e Leida mamma…” spiegò con un sorriso, che lei ricambiò.
“Quindi quanti ne vogliamo? Tre? Quattro? Sono texano, mi piacciono le famiglie numerose!” aggiunse divertito, e lei ridendo rispose “uno?” facendogli scuotere la testa.
“Due, minimo…” le disse serio, e lei sorrise e chiese “ci pensi da molto?” facendolo sospirare.
“No, in realtà pensavo che non avrei mai voluto diventare padre, ma pensavo anche che non mi sarei mai più innamorato, e poi mi è capitata la donna più bella del mondo. E quando una signorina che conosco mi ha trattato male, ci siamo mollati e non si sa come siamo finiti a fare un test di gravidanza, ed io mi sono accorto che mi sarebbe piaciuto che fosse positivo, ho capito di volere dei bambini mulatti e con gli occhi color lago. E fottutamente più bravi di ogni altro con i motori!” spiegò un po’ commosso,  facendo emozionare anche lei.
“E aspetterai che io sia pronta a metter in stand by la mia carriera?”rispose dolcissima, e lui annuì e le disse piano “penso di aver dimostrato di essere un uomo paziente…” facendola sorridere.
La pazienza di Brian fu premiata dopo ulteriori dieci giorni, quando con il mondo ufficialmente in lockdown, Leida scoprì di essere finalmente negativa. Si emozionò tantissimo per quella notizia, e prese il telefono per avvisarlo, ma poi decise di fargli una sorpresa e corse alla sua porta. Dovette insistere tanto per fargli aprire la porta, ma quando gli disse “aprimi, per favore…” il cuore di lui scoppiò e si trovarono ad amarsi finalmente con tantissima dolcezza.

Nota:
Ciao a tutti, e grazie di essere stati con me anche in questa avventura. So che questa storia è sembrata strana ad alcuni di voi, ma ci tenevo davvero a parlare di cosa si prova a perdersi totalmente per amore di una persona che non sta bene e non è pronta ad amare. Penso che sia una cosa che prima o poi capiti a tutti, e magari può aiutare leggere di qualcuno nella nostra stessa situazione. Anche per me è stata difficile da scrivere, perchè la mia idea iniziale era ovviamente che Leida finisse con Hiro, ma ci ho messo un po' a capire che erano disfunzionali insieme. Non escludo che tra qualche tempo io possa tornarci su e magari sistemarla, ma credo che Brian sia perfetto per Leida, e spero lo pensiate anche voi. Vi ringrazio ancora per non avermi abbandonato e spero che restiate a seguire le mie prossime idee. Un abbraccio di cuore,
Sally  
   
 
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