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Autore: sallythecountess    07/05/2022    2 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
 Alice odiava essere al centro dell’attenzione, ma non poté fare nulla per sottrarsi a quella domanda. Sentiva già il peso del giudizio di quella odiosa signora Rosings, che la squadrava con disgusto. Non era brava a parlare con le persone che non conosceva, soprattutto con quelle che ti fissano come se fossi un topo di fogna, ma ingoiando la saliva e buttando giù il rospo, rispose “E’ un pochino complicato in realtà!” attirando  ancora di più la curiosità generale.
“Ho finito l’accademia da qualche mese, ora sono ufficialmente una mangaka con il diploma…” spiegò orgogliosa, ma nessuno a quel tavolo sembrava avere idea di cosa si trattasse. Dug, però, le disse dispiaciuto che avrebbe voluto esserci al suo diploma, facendola sorridere in modo molto dolce.
“Ora lavoro a dei progetti con degli amici. Stiamo scrivendo un po’ di storie in parallelo, e proviamo a proporle alle case editrici e sulle varie app. In più creo tshirt che vendo a un negozietto di amici, e nel tempo libero lavoro come cameriera in un ristorante di ramen...”
 Gli austeri membri della famiglia di Emily inorridirono, e Dug avrebbe voluto uccidersi in quell'istante. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la giovane ereditiera di una delle più ricche famiglie scozzesi facesse la cameriera, e mentre Mac Neil padre accigliato si decideva a tagliare i fondi ad Alice per costringerla a tornare a casa, calò un silenzio imbarazzante e fortunatamente Lor intervenne dicendo “Wow...il ramen è quella zuppa fatta con gli spaghetti, no? Devi farmelo assaggiare, ma solo per cultura.”
Alice gli lanciò uno sguardo veramente dolcissimo, perché non aveva idea di aver detto la cosa sbagliata, ma tutti sembravano avercela con lei. Tutti tranne quell’uomo bellissimo con gli occhi verdi, che ora la fissava con un sorriso molto tenero.
 “Oh beh faccio la cameriera, non lo chef...ma non sono difficili da fare, quindi potremmo provare insieme se vuoi. Ho vissuto mangiando zuppa di ramen in scatola per mesi...” rispose con candore e Lor ribatté “Orrendo! Dovrò cucinarti io un pasto giapponese come si deve? Divertente. Non ne so molto, ma accetto la sfida. Non indosserò strani vestiti giapponesi, però!”
 Tutti risero allora, e Alice fu grata a quel suo vecchio amico, che in un attimo aveva deviato l'attenzione su di sé, permettendole di allontanarsi a prendere un po’ d’aria. Si sentiva totalmente fuoriposto a casa sua, come una specie di aliena. La famiglia di Emily e anche suo padre, l’avevano fissata con tale disappunto, da farla sentire completamente sbagliata.
“Come se non mi sentissi già sbagliata da sola…” concluse, fissando il cellulare. Si sentiva incredibilmente sola e non ci era abituata. In Giappone conviveva con un sacco di studenti stranieri e in casa sua c'era sempre qualcuno con cui parlare, qualcuno che la capisse. In ventiquattro ore in Scozia aveva parlato solo con Lor e non era stata una conversazione divertente. Le mancava il suo rapporto con suo padre e con Dug, ma non voleva ammetterlo neanche a se stessa. Nessuno parlava con lei, nessuno la capiva e le sembrava che tutti la giudicassero. Seduta a bordo piscina incontrò sua nipote Jasmine e distrattamente le chiese a cosa stesse giocando.
Quando Lor uscì a controllare la matta sentì solo un frammento di conversazione e rise a crepapelle.
“Sì, ascolta non puoi dire certe cose di Silente...”diceva Alice allarmata e con tono serio.
“Ma come no? Con tutto quello che ha fatto a Harry!”gridò sua nipote Jasmine e Alice scosse la testa con fare deciso.
 “Allora per prima cosa non esageriamo, in secondo luogo non tutti sono in grado di gestire queste posizioni di responsabilità e per ultima cosa tu avresti saputo sistemare la cosa diversamente? Perché guarda che non c’erano molte altre soluzioni, eh!”
“Ma perchè faceva tanto l'amico e alla fine voleva solo che venisse ucciso.”
“Ma non è così! Doveva succedere e lui che ci poteva fare?”
“Discorsi filosofici impegnati, eh signore?”
 Commentò Lor con fare divertito e Alice alzò il sopracciglio e rispose “So fare solo questi di discorsi, alla fine sono una cameriera di ramen...”
“Ti sottovaluti...sei anche una donna dai mille look” rispose porgendole un bicchiere, e lei sorrise, ma con fare malinconico aggiunse “Sai è la prima volta che mi sento a mio agio con qualcuno...e il fatto che abbia tredici anni la dice lunga sulla mia maturità, direi.”
Lor rise allora ma non disse nulla, fece per andarsene e lei aggiunse “comunque grazie per avermi aiutata. Credo che Dug si stesse per suicidare, ma non pensavo di dire qualcosa di imbarazzante.”
“Di niente pulce. Il problema è che tu sei imbarazzante…”
Lor stava scherzando, e aveva usato il soprannome con cui la chiamava da sempre. Le aveva messo una mano sulla testa con dolcezza, e stava solo cercando di punzecchiarla un po’, ma aveva toccato un tasto dolente.
“Lo so. Sono stonata in questa famiglia, è per questo che non volevo più tornare…” rispose triste, senza neanche guardarlo. Ancora una volta pensò soltanto “non c’è bisogno che anche tu mi faccia sentire così sbagliata” ma non era quello che lui voleva.
Lor rabbrividì in quel momento. Stava solo scherzando, non voleva ferirla, ma lei sembrava così triste e angosciata, così chiese alla sua nipotina di lasciarli soli.
“Non è quello che volevo dire. Tu sei diversa da loro, sei nata per distinguerti da tutta questa massa informe di ricconi che pensa solo alla moda, ai soldi e ai viaggi in località trendy da documentare sui social. Non hai neanche le tue foto sui social!” le spiegò con dolcezza e lei annuì divertita.
“Un po’ come me, con i miei nonni. Loro mi amano, non ci sono dubbi, ma in realtà si vergognano da sempre di avere un nipote che invece di studiare economia per lavorare nella loro società, ha studiato cucina e fatto da sguattero in giro per l’Europa. Sicuramente l’idea che io sia uno chef non li alletta, ma hanno imparato ad accettarla, perché è quello per cui sono nato.”
Lor non aveva mai parlato con nessuno di quella cosa, ma la situazione di Alice in qualche modo gli ricordava la sua. Anche lui proveniva da una famiglia molto ricca, che lo avrebbe voluto diverso da com’era, ma non era riuscita a mettere a tacere il fuoco che aveva dentro, quel suo amore per la cucina.
“E i disegni, i fumetti, è quello per cui sei nata tu. Sei un’artista, lo sei sempre stata, non devi sminuirti così…” disse, con i suoi bellissimi occhi verdi e per un attimo gli occhi di lei si riempirono di lacrime, perché per la prima volta qualcuno a cui lei teneva le diceva di apprezzare le sue doti.
Alice usciva da qualche mese da una relazione-non relazione molto tossica, con una persona che l’aveva sminuita in molti modi, e che l’aveva convinta di non valere abbastanza per il suo sogno, quindi le parole di Lor la toccarono molto profondamente.
“Mi farai leggere qualcosa delle tue storie? Mi piacerebbe…” aggiunse, con tanta dolcezza, perché lei era molto triste e voleva provare a farla stare meglio. Non era stata una buona idea tirare fuori quella cosa al tavolo con la famiglia di Emily, e Lor era andato quasi per rimproverarla, ma il discorso di Alice e soprattutto il suo sguardo, lo aveva convinto a provare a risollevarle il morale.
“Vuoi davvero?” chiese, molto emozionata e lui annuì, avvicinandosi molto a lei. Entrambi si sentivano molto emozionati per quella vicinanza, ma Alice aveva il cuore totalmente sottosopra.
“Beh uno è un fantasy, e poi c’è la storia di due vampiri gay innamorati, che però sono gelosi quindi succede sempre di tutto…e poi c’è la storia di Valerie, che è una ragazza spregiudicata che seduce i bellissimi chef francesi in aeroporto!” concluse divertita e Lor sorrise in modo malizioso e rispose “bellissimi?” facendola ridere.
“Quanto sei vanesio, esattamente?” commentò punzecchiandolo, ma lui decise di continuare a parlare delle sue storie, e così Alice si aprì per qualche minuto raccontandogli un progetto che aveva molto a cuore.
“Mi piace questo fantasy, mandamelo dai!” provò a dirle incoraggiante, e lei sorrise ancora una volta con molta dolcezza. Non pensava che Lor avesse idea di cosa fosse un manga, ma era carino da parte sua provare a tirarle su il morale e non voleva essere scortese.
“Lo so che sei triste Ai, comunque…” le disse all’improvviso, fissandola negli occhi con uno sguardo profondo come un abisso, e lei per un attimo si perse. Era strano quel suo modo di fare, ma lei che davvero lo conosceva, sapeva che Lor era molto più di quanto volesse sembrare. Era gentile, dolce e premuroso quando ne aveva voglia, così con un sospiro si strinse nelle spalle e rispose “…credo sia normale nella mia situazione” facendolo annuire.
 “E’ una brutta situazione, e probabilmente ti ci vorrà un po’ per abituarti alle novità, ma non sei da sola pulce. Cerca di non dimenticartelo, ok?” le disse, con enormi occhi verdi, un secondo prima che Mike e sua moglie giungessero a disturbarli, chiudendo per quella sera un discorso molto importante.

Nota:
Ciao, ciao a tutti lettori e ri-lettori! Adesso che ho archiviato l'altra storia mi dedicherò a questa, contenti? Questo capitolo prima non esisteva, che ne pensate? Trovate Alice un po' troppo piagnucolona, o la capite? Se vi va fatevi sentire!
   
 
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